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4 agosto 2019

Bere bene nelle terre del Grechetto


Lo scorso weekend sono stato a Civitella d’Agliano nell’Alta Tuscia ad un’interessante manifestazione denominata “Nelle terre del Grechetto”, giunta alla sua XVII edizione.
L’evento, organizzato egregiamente dalla Pro loco di Civitella d’Agliano e da Carlo Zucchetti è stato dedicato appunto al vitigno Grechetto, declinato in tutte le sue più diverse tipologie.
La manifestazione ha avuto il suo inizio con una degustazione alla cieca, riservata a giornalisti ed operatori, di 63 vini tra spumanti, bianchi e passiti legati a questo vitigno, appartenenti a vari territori.


La considerazione generale che si può fare a tal proposito è che il Grechetto nelle sue differenti interpretazioni presenta diversità molto interessanti ed evidenzia una grande versatilità, potendo potenzialmente abbinarsi bene con tante preparazioni, non solo le più leggere.
I vini degustati che più mi hanno colpito sono stati numerosi. Ne cito qui tre: tra gli spumanti il Metodo classico ‘12 Leonardo Bussoletti, tra i bianchi il Grechetto IGT Civitella d’Agliano Latour a Civitella ‘16 Sergio Mottura e tra i vini definiti “seduzione” l’ottimo Grechetto IGT Civitella d’Agliano Muffo ‘16 Sergio Mottura.


E’ seguito un pranzo con salumi (dell’agriturismo il Casaletto) e formaggi tipici della zona, oltre che con gli ottimi legumi dell’azienda Sensi.


Nel pomeriggio con il gruppo di giornalisti invitati abbiamo effettuato una interessante visita al borgo di Civitella d’Agliano, tra calanchi e strette viuzze che sfociano in porzioni di panorama dalla bellezza mozzafiato.



Inoltre la visita alla sede locale del Ministero dei Beni Culturali ci ha consentito di comprendere come in questa zona la coltura dell’uva e la produzione di vino abbia avuto un ruolo importante sin dai tempi più antichi, come si può verificare dai tanti reperti archeologici (anfore e altro) trovati in questa zona.


E’ stata poi la volta della visita alla cantina del wine hotel “la tana dell’Istrice” dell’azienda Sergio Mottura antica residenza di famiglia e dimora storica rinascimentale. Qui abbiamo avuto modo di assaggiare tanti ottimi vini di una famiglia che ha voluto far conoscere la bellezza e le possibilità inespresse di una terra dalle molte risorse ancora da scoprire. Ottima la degustazione di diverse annate del Latour a Civitella, tra cui la 1995.


Piacevole è stata anche la cena nella piazza principale del borgo (buoni i piatti a base di cinghiale, tra cui dei goduriosi gnocchetti al tartufo e cinghiale), con una gradevole musica di sottofondo. Interessante anche la successiva visita alla torre che domina tutte le meraviglie naturali dei dintorni.



Dopo aver dormito in un affascinante e antico palazzo di una frazione di Civitella, il giorno successivo abbiamo avuto modo di conoscere più a fondo la bella realtà della Tenuta La Pazzaglia a Castiglione in Teverina.



Quest’ultima è un'azienda vitivinicola di circa 37 ettari, immersa nella Valle del Tevere, tra Lazio, Umbria e Toscana. L’azienda fu acquistata in stato di abbandono nel 1990 dalla famiglia Verdecchia, che subito si innamorò di questa zona. 



E’ con il cambio generazionale nella conduzione, comunque, che è stato dato maggiore rilievo ai vitigni autoctoni e soprattutto al Grechetto. Questa azienda ha infatti il deciso obiettivo di promuovere il territorio tramite la riscoperta dei vitigni che sono meglio in grado di identificarlo. Da qui inizia pertanto il graduale e scrupoloso lavoro sul Grechetto, che è oggi il fiore all'occhiello della sua produzione.


I Grechetti in degustazione sono risultati in effetti molto interessanti, in particolare il Poggio Triale 2014 dal profumo fresco, con sentori di foglia di pomodoro, agrumi, mandorla e albicocca e quello ottenuto dal clone 109, affinato in anfora di terracotta, dalle note di frutta dolce e fiori bianchi.


Prima di rientrare a Roma abbiamo avuto il tempo di pranzare nella bellissima Orvieto presso il bistrot Il Malandrino dove ho potuto gustare una trippa davvero ottima e dei ravioli cacio e pepe con scaglie di tartufo piacevolmente golosi.



Il tutto accompagnato da un vino stavolta non locale ma molto buono lo stesso, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2014 Campo delle Oche. Cin cin!

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