Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

25 marzo 2023

Alcune “star” di Tik Tok che seguo con assiduità


 Sono approdato relativamente da poco su Tik tok (questo il mio account: @enricolefrancbuveur) e devo dire che è un social network molto sfizioso, a cui ci si affeziona presto.
Del resto nel mondo dei social i modi di comunicare più diffusi e forse efficaci sono oggigiorno diventati i video, le stories e i reel e indubbiamente Tik tok è l’espressione più evidente di queste tendenze.
Grazie a Tik tok ho scoperto anche dei profili interessanti, che forse avrei prima o poi scovato anche con i miei altri social (FB, IG, Twitter) ma la cosa è coincisa con il mio approdo su Tik Tok e mi piace pensare che il merito sia attribuibile esclusivamente a quest’ultimo social.
Da quando sono su Tik Tok seguo con interesse i video di Victor Quadrelli (@victor.quadrelli) un poliedrico artista e perfetto imitatore di diversi personaggi dello spettacolo, Paolo Villaggio in testa. Sono colpito in particolare dalla sua perfetta emulazione di Fantozzi, ma anche ad esempio di Lino Banfi e non solo, e ammiro ormai da molto tempo le sue dirette e i suoi divertenti video, anche in coppia con altri artisti. Inoltre off-line potrete talvolta trovarlo anche in trasmissioni di successo radiofoniche come “La Zanzara” o televisive come “Viva Raidue” di Fiorello. E mi pare di notare che abbia anche ottime doti di doppiatore.
Scorrendo i “per te” di Tik Tok mi imbatto spesso in profondi ma mai pesanti monologhi e poesie, a tema perlopiù amoroso, di una giovane ragazza romana. Il suo pseudonimo è Ibi (@sonoibi) e sono piacevoli la sua spontaneità e la sua vivacità che traspaiono dai suoi video, con l’uso di un pizzico di “teatralità” che non guasta.
Mi scompiscio dalle risate poi a seguire i “duo” di Michele Lettera (@michele_lettera) che commenta in modo ironico e devo dire irresistibile l’esecuzione di ricette improbabili, preparate quasi sempre da tiktoker di oltreoceano, che mettono in atto dei veri e propri orrori gastronomici.
Sempre in tema di cose spassose, mi divertono molto gli speed date di Clara Botta (@clara_botta_92) con Claudio Cappadonna (@cappadonna.claudio). Lei impersona diversi tipi di donna da conquistare (da quella intellettuale a quella straniera, da quella dal look aggressivo a quella chic o dal fare da maestrina). E i loro dialoghi sono molto esilaranti, con battute da una parte e dall’altra che talvolta rispecchiano le diverse visioni ed eccessi dei rispettivi sessi.
Mi piace molto seguire anche le vicende soprattutto lavorative della giovane Alexia di Genova (@alexiadurantii) che in un panificio di famiglia sforna bontà e racconta un po' la sua vita tra buonissime focacce liguri e dolci realizzati come in casa. Avendo poi recentemente visitato dei magnifici panifici a Recco, la vita di Alexia mi ricorda uno di questi e le relative bontà ed è allora inevitabile seguirla.
E ora veniamo a parlare di un paio di influencer seri del food. La prima, affermatissima, è Aurora Cavallo, meglio conosciuta come Cooker girl (@cooker.girl), molto nota sui social ma che io ho scoperto solo a partire da Tik Tok. E’ una ragazza bravissima e molto comunicativa in tutte le ricette che prepara, che vanno da tutto ciò che riguarda la panificazione (su cui ha scritto anche un recente libro) a quelle più sfiziose, che prepara sempre con un pizzico di personalizzazione e talvolta di “piemontesità” che traspare dai suoi stupendi ed efficaci video.
Chi non conosce poi Daniele Rossi (@danielerossichef)? Un grande tiktoker e non solo che trasmette con i suoi video ricette irresistibili con un fare ironico e misterioso, che si concludono sempre con un assaggio. Che ovviamente è sempre molto apprezzato da lui stesso, manifestando la bontà delle sue preparazioni con un accenno di sorriso.
Chiudo in musica questa mia breve carrellata: i Gemelli di Guidonia (@gemellidiguidonia) sono ormai molto noti, ma li ho scoperti meglio su Tik Tok e devo dire che sono veramente grandiosi: rivisitazione anche in chiave ironica di canzoni note, grande versatilità e stupende voci (andate a vedere come uno di loro interpreta Pino Daniele, ad esempio)!
A mio avviso vale la pena di dare un’occhiata a tutti questi profili, se non li conoscete già. E fatemi sapere cosa ne pensate. Col tempo ne individuerò sicuramente altri e ve li segnalerò ancora. Buona navigazione!

12 marzo 2023

Altrimenti ci arrabbiamo


 Non mangiavo da una vita, a casa, le penne all’arrabbiata, anche perché in famiglia non tutti amano il peperoncino. Ed occorreva rimediare.
Ecco allora questa semplice ma buonissima ricetta, preparata con pochi ingredienti e con una dose generosa di peperoncino (altrimenti che arrabbiata è?).
Se volete la mia personale ricetta delle penne all’arrabbiata (ma non credo sia necessario, in quanto abbastanza banale) chiedetemela e ve la invierò.
Di seguito invece soltanto qualche piccolo accorgimento, senza che vi dobbiate aspettare niente di originale, che utilizzo nel prepararla:
 
-   aggiungo qualche acciughina o colatura di alici al fondo durante la cottura del sugo;
-   aggiungo poca acqua di cottura mentre amalgamo la salsa con la pasta;
-   aggiungo poi solo alla fine sulla stessa pasta il prezzemolo, che deve essere tritato molto finemente.
 
 (Un piccante) Bon appétit!

21 febbraio 2023

Da lasagna a cannelloni di Carnevale è un attimo…


Siamo
 giunti all’ultimo giorno di Carnevale con la settimana grassa che anche quest’anno ci ha regalato tante gioiose e colorate maschere e naturalmente golose leccornie, soprattutto dolci.
Amo i dolci di Carnevale come sa chi mi legge da tempo, ma ancor di più le ricette salate tipiche di questo periodo. Una su tutte, la lasagna di Carnevale che abitualmente si prepara a Napoli il martedì grasso.
Di questa lasagna, preparata con ricotta e polpettine, oltre che con ragù, fiordilatte e parmigiano (per tacer di altri ingredienti aggiuntivi) vi ho già parlato diverse volte in questo blog.
Stavolta, avendo in casa solo dei cannelloni da farcire, ho voluto preparare una variante di queste mitiche lasagne, “salvando” però gli ingredienti del loro ripieno.
Ne sono venuti fuori quindi dei cannelloni di… Carnevale un po' sui generis se vogliamo, ma che rispettano ampiamente l’opulenza del Carnevale stesso. In fondo cambia soltanto il “contenitore”.
Ho quindi utilizzato gli stessi ingredienti che farciscono la lasagna di Carnevale, inserendoli in ciascun cannellone: la ricotta appena ammorbidita con del latte, condita con sale, pepe, parmigiano e arricchita da polpettine fritte e pezzetti di fiordilatte.
Ho quindi posto in una teglia del ragù, poi i cannelloni farciti e sopra ancora abbondante ragù e altrettanta quantità generosa di parmigiano per far formare una bella crosticina.
Ho fatto dorare in forno a 180-190 °C per poco più di mezz’ora e fatto riposare almeno dieci minuti prima di servire.


Ecco a voi quindi i miei sfiziosi, gustosi e golosi cannelloni di Carnevale e con questo piatto non mi resta che augurarvi buon martedì grasso!

19 febbraio 2023

Il meraviglioso huile d’olive de Nyons


Gli oli extravergini di oliva italiani, si sa, sono davvero eccezionali e versatili ed impreziosiscono tanti piatti della nostra cucina, da quelli tradizionali a quelli più innovativi.
Ma è sempre bello scoprirne di nuovi e non solo in Italia. Quelli francesi, ad esempio, sono molto interessanti e di recente ne ho assaggiati alcuni del Sud assolutamente deliziosi.


Un primo olio di cui vorrei fare cenno è quello proveniente in purezza dalla varietà Picholine, un’oliva che è buona anche da mangiare, oltre che in preparazioni golose come le profumate tapenade.


In effetti anche l’olio che deriva da queste olive ha tra gli altri un sapore che può ricordare la classica tapenade, un patè di olive nere diffuso in Costa Azzurra e dintorni, che si mangia tipicamente su croccanti bruschette.
Ma oggi vorrei soffermarmi un po' di più su un altro olio extravergine molto interessante della Francia meridionale.
Mi riferisco all’Huile d’olive de Nyons Dop, un olio d’oliva di colore che varia dal giallo con riflessi verdi al giallo dorato, caratterizzato da aromi di mela verde e di frutta secca e da un gusto di burro, talvolta accompagnato da un odore di nocciole fresche e/o di erba appena tagliata.
Quest’olio d’oliva, è stato il primo ad essere riconosciuto come denominazione d’origine controllata in Francia ed è citato nell’inventario del patrimonio culinario della Francia.
Almeno il 95% delle olive utilizzate per la produzione sono della varietà Tanche, una cultivar a duplice destinazione, ossia destinata sia alle olive da tavola che all’estrazione dell’olio d’oliva.
Le condizioni ambientali della zona di produzione sono ideali per l’ottimale crescita di queste olive, che sono l’unica varietà utilizzata nella regione, a parte alcuni alberi impollinatori. Tale varietà ha infatti bisogno del freddo invernale per limitare l’alternanza ed è sensibile al vento. La sua presenza di lunga data e l’adattabilità a questo territorio sono attestate dalla sopravvivenza di alberi molto vecchi (alcuni esemplari hanno circa 1 000 anni). E le esigenze di tale varietà ne hanno limitato la diffusione al di fuori della zona geografica.
Quest’ultima è situata a nord del Mont Ventoux (definito il “gigante della Provenza”) e a sud dei contrafforti addossati al massiccio alpino che si innalzano da 1.000 a 1.300 m di altitudine e fanno da barriera al vento dominante di maestrale. Inoltre la presenza del Mont Ventoux tra il mare e la zona di produzione limita le forti piogge provenienti da sud ed è per questo che si parla di Prealpi asciutte quando si nomina questa regione.
Nyons è peraltro definita “la piccola Nizza” in riferimento alla durata del soleggiamento (2.500 ore/anno), alla qualità dell’aria (asciutta e sana) e alla mitezza delle temperature.
La produzione di olive nella zona di Nyons è antichissima: i fenici e in seguito i greci insegnarono agli abitanti delle rive dell’Eygues non solo la coltivazione della vite, ma anche quella dell’olivo. Si contano, nel corso dei secoli, numerosissimi riferimenti al commercio dell’olio di oliva e tale produzione costituisce parte integrante del paesaggio e della vita economica della regione.
Se vi capita di assaggiare quest’olio fatemi sapere cosa ne pensate. A me è piaciuto molto. E chissà, forse capiterà di assaggiarlo insieme a qualcuno di voi in occasione di qualche bel viaggetto in Provenza o Costa Azzurra, ora che pian piano si affaccia la primavera e che il tempo si spera vada via via migliorando, invogliando tutti noi a programmare qualche bella visita in terra transalpina…

12 febbraio 2023

Lo sciroppo di rose di Genova


Molti di voi sanno che sono stato invitato lo scorso novembre ad una interessante manifestazione che celebra le Dop e Igp italiane ed in particolare la Focaccia di Recco Igp.
In quell’occasione sono stato ospite in uno storico albergo/ristorante gourmet/focacceria di Recco denominato “Manuelina.
L’accoglienza è stata perfetta e la particolarità delle camere di questo albergo (un “taste hotel”) è che ciascuna è denominata e dedicata ad un prodotto tipico ligure, con tanto di omaggio dello stesso prodotto.



A me è capitata la stanza denominata sciroppo di rose, un prodotto che non conoscevo e di cui mi ha incuriosito approfondire la storia.
Sul sito di Slow Food (questo sciroppo è anche presidio Slow Food) e sull’etichetta del prodotto che ho trovato in albergo, si legge che “la piantina di rosa era una presenza immancabile sui balconi o nei giardini delle case genovesi. Con i suoi petali, raccolti con delicatezza e posti in infusione, si produceva uno sciroppo da offrire agli ospiti in piccolissimi calici di cristallo, poco più che ditali. 


Chi non possedeva rose raccoglieva i boccioli nell’entroterra della valle Scrivia, oppure acquistava i petali sfusi dal fruttivendolo o dal fioraio. Qualche bottega di Genova li vende ancora ai rarissimi genovesi che si cimentano in sciroppi casalinghi e, nel mese di maggio, è possibile trovare cesti pieni di petali rossi e rosati accanto a cassette di carciofi e a mazzi di asparagi.
Le rose migliori sono di varietà antiche e non si sa bene perché proprio a Genova si sia sviluppata questa rinomata tradizione della lavorazione dei petali di rosa, con i quali non si fanno solo sciroppi ma anche confetti e conserve. Le rose da sciroppo si raccolgono da metà maggio ai primi di giugno, quando la corolla è ben aperta”.
La ricetta dell’infuso è più o meno questa: “si immergono i petali con poco limone in acqua precedentemente portata a ebollizione. Si spegne il fuoco e si lascia macerare il tutto per circa 24 ore, quindi si filtra il liquido di macerazione, si torchia la massa dei petali residua e si aggiunge lo zucchero. Si riporta a ebollizione per una decina di minuti e si versa quindi il contenuto in piccole bottiglie”.
Sullo sciroppo di rose ho trovato un meraviglioso articolo sul blog di Giulia Scarpaleggia che lo definisce “il più romantico degli sciroppi, tanto per il suo profumo floreale quanto per il suo colore, un rosa antico che si scalda nei toni dell’arancione quando un raggio di sole lo attraversa”. Ecco il link che vi invito caldamente a consultare. Nell’articolo trovate tra l’altro i tanti impieghi di questo sciroppo, che impreziosisce ad esempio i dolci al cioccolato in modo sorprendente e può far parte anche di raffinati cocktails.
Ed ora che sta per arrivare lentamente la primavera, siate pronti a preparare questo sciroppo versatile che può essere conservato a lungo in casa e che aggiunge un tocco di romanticismo che non guasta mai, soprattutto oggigiorno.

15 gennaio 2023

Una ricetta col kiwi giallo


Qualche mese fa ho visitato per la prima volta un’azienda che produce kiwi in provincia di Latina, una delle zone in Italia più produttive e vocate per questo frutto.
E’ stata davvero una bella esperienza (prima non sapevo nemmeno come era fatto un albero di kiwi) e naturalmente non potevo tornare a mani vuote, portando con me una discreta quantità di kiwi di una varietà per me altrettanto sconosciuta, e cioè quella a polpa gialla.
Si tratta di frutti ricchi di vitamina C come tutti i kiwi e, come suggerisce il nome, dalla polpa dorata. Questi prodotti dalla buccia liscia hanno poi la peculiarità di essere molto più dolci di quelli più classici, i verdi, e risultano freschi e succosi.


Un appezzamento di kiwi in provincia di Latina

Con tutta questa actinidia (i kiwi possono prendere anche questo nome) mi sono sbizzarrito in tante ricette, oltre che consumarli freschi come frutta a fine pasto.
Oggi vi propongo una di quelle che mi è piaciuta di più.
Si tratta di una carne di maiale con salsa al kiwi giallo.
Ecco come l’ho preparata:
 
Ingredienti
 
spezzatino o costine di maiale per 2-3 persone
4-5 kiwi gialli
un bicchiere di brandy
olio extravergine di oliva
uno spicchio d’aglio
sale e pepe
rosmarino
 
Far imbiondire lo spicchio d’aglio tagliato in piccoli pezzi in padella insieme a del rosmarino, quindi unire la carne (se preferite anche infarinata) e farla rosolare per bene su tutti i lati. Sfumare col brandy e regolare di sale e pepe.
Sbucciare i kiwi e tagliarli a cubetti. Inserirli insieme alla carne.
Lasciar andare fino a cottura di quest’ultima, aggiungendo poca acqua se necessario ogni qualvolta il sughetto si restringa troppo. Quando la carne sarà cotta, il kiwi giallo dovrebbe risultare disfatto e ridotto a crema.
Servire quindi lo spezzatino o le costine, accompagnandole con la deliziosa salsa ai kiwi gold e guarnendo con un ciuffetto di rosmarino fresco.
Un piatto davvero gustoso, con la carne di maiale che tende a “sgrassarsi”, bilanciandosi egregiamente con la dolcezza e leggera acidità del kiwi giallo.
E, con questo piatto, approfitto (con ritardo) per augurare a tutti un ottimo 2023!