Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

28 maggio 2022

Riso apollo, una bella scoperta


Ho avuto modo recentemente di assaggiare un riso molto particolare, profumato e gustoso. Si tratta del riso Apollo, una sorta di riso basmati prodotto però in Italia, nelle zone vocate (il produttore del riso che ho assaggiato si trova in provincia di Vercelli).
È un riso dal chicco allungato, con un piacevole aroma naturale di fiori bianchi che pervade la casa quando lo si cucina. Inoltre è ricco di sali minerali, è leggero e quindi molto digeribile.
Questo riso dall'ottima tenuta in cottura è ideale per essere utilizzato per guarnire carni o pesce in umido (amo tanto questo genere di piatti unici), grazie al suo sapore delicato e non invasivo. È perfetto anche per insalate o semplicemente bollito, con l'aggiunta di un buon olio extravergine di qualità e del limone.


Di recente l'ho utilizzato a completamento di due preparazioni di carne e pesce che adoro. Una è il pollo con i peperoni (stupendi nel periodo di maggior caldo che si sta decisamente manifestando), mentre nell'altro caso l’ho unito a dei superbi ed opulenti totani con patate. 


Non vi resta allora, per chi non lo conoscesse, che assaggiare questo prodotto nazionale di elevata qualità che possiede anche un'altra caratteristica importante: conferisce un elevato grado di sazietà. Ciò può non essere una cattiva notizia, in vista del periodo estivo e della temibile "prova costume" ;)

16 maggio 2022

Una passeggiata nella Belle Epoque con Alberto Angela


Se vogliamo il mio blog ha un nome ben legato alla Belle Epoque. Come alcuni di voi sapranno, infatti, Au Franc Buveur era una piccola locanda di Montmartre frequentata a quell'epoca da tanti noti impressionisti. Ed io che amo tanto questo periodo storico ho voluto dare questo nome al mio blog, che tra l'altro evoca anche temi enogastronomici di cui scrivo principalmente su queste pagine.
Quando allora ho appreso che il bravissimo Alberto Angela aveva dedicato una puntata del suo ottimo “Ulisse, il piacere della scoperta” alla Parigi della Belle Epoque, sono corso subito su Raiplay a recuperare e vedere la puntata.
Una puntata bellissima, devo dire. Davvero completa e non pesante, in perfetto stile Alberto Angela.
In questo reportage, della durata di circa 2 ore, vengono descritti gli anni della Belle Epoque parigina, un periodo di grandi trasformazioni in tutti i campi.
In quello artistico un ruolo centrale era giocato dai pittori impressionisti. Spesso squattrinati, approdarono a Parigi in cerca di fortuna, trovandola soltanto molto dopo (o essendo apprezzati solo dopo la loro morte). Le difficoltà erano tante, con poca stima da parte della critica, e per promuoversi dovettero creare una esposizione a parte, il "Salon des Refusés". Per fortuna un mercante d'arte, Durand Ruel, li sostenne e li aiutò, intuendo in anticipo la loro grandezza.
Nella trasmissione di Angela emerge anche l'importante ruolo che ebbero Manet e Monet nello sviluppo della corrente impressionistica, il cui nome deriva da uno specifico dipinto dello stesso Monet denominato “Impression: soleil levant”. Così nacque l'impressionismo, che ebbe il merito di riprodurre fedelmente la realtà nell’istante esatto in cui la si osservava, come in un'istantanea. Nacquero così anche meravigliose opere d'arte dipinte "en plein air", in mezzo alla natura, tra cui anche il discusso e "trasgressivo" per l’epoca "Déjeuner sur l'herbe" di Manet, ora da ammirare insieme ad altri capolavori impressionisti al Museo d’Orsay. Questa esposizione permanente, situata in una ex stazione ferroviaria, oggi attira tanti visitatori proprio per la massiccia presenza di grandi capolavori dell’impressionismo (uno su tutti: Van Gogh, delle cui vicende non si poteva non parlare nella trasmissione).
La puntata di Alberto Angela ci porta anche in una Parigi in pieno fermento, come sottolineato, anche in altri campi, come quello architettonico con le profonde ristrutturazioni della città ad opera del Barone Haussmann, quello delle arti visive con l’invenzione del cinematografo, che secondo i fratelli Lumière non era destinato ad avere futuro e quello della moda, mentre ad inizio del ‘900 milioni di visitatori approdavano a Parigi per l’Esposizione Universale.
Nel frattempo anche a livello sociale c’era una grande vivacità: sui grandi boulevard uomini con il cilindro e baffi all’insù e donne che esibivano una femminilità fino ad allora sopita affollavano i locali, in cui la musica, l’assenzio, il divertimento e le relazioni sentimentali si fondevano in un mix esplosivo; si andava all’Opera Garnier per esibire bei vestiti, conoscere, sedurre, non solo per assistere agli spettacoli. Le sale interne dell’Opéra sono di una bellezza mozzafiato, eleganti e sfarzose e Alberto Angela racconta la storia di questo teatro da una di esse, il foyer de la danse, luogo della nota tela di Degas che raffigura le ballerine durante il loro riscaldamento. Quando si parla di Opéra, è doveroso fare un cenno al suo fantasma e se qualcosa va storto, “alla fine è sempre colpa sua”…
“Ulisse” menziona anche i Magazzini Samaritaine, un vero “paradiso delle signore” e naturalmente non poteva non soffermarsi sul locale più caratteristico dell’epoca: il Moulin Rouge, dove lo Champagne scorre a fiumi e si assiste al coreografico e inconfondibile “Can can”.
Questa ebbrezza e, se vogliamo, il sogno della Belle Époque venne però bruscamente interrotto dalla Grande Guerra. La Belle Epoque quindi svanì, mostrandosi al tempo stesso luminosa ma anche dai contorni sfumati, come tutti i sogni e qualche intramontabile quadro di Monet.
Del resto la felicità è precaria e può scomparire da un momento all’altro ma, conclude Alberto Angela, questa puntata ci porta anche a fare un’altra considerazione: “i momenti più felici della nostra vita sono proprio quelli in cui non ci rendiamo conto di esserlo”.

7 maggio 2022

La bontà profumata del coniglio alla ligure


Oggi parliamo di coniglio. Una carne non sempre apprezzata da tutti, ma a mio avviso buonissima.
Posso portarvi a tal proposito, e tanto per cominciare, l’esempio della mia famiglia che è sempre stata divisa sul tema. Mio padre e mia madre non gradiscono per niente il coniglio, io soprattutto ed anche mio fratello lo mangiamo invece con piacere.
Certamente il suo gusto un po’ forte e deciso non lo rende alla portata di tutti, ma se ben cucinato ritengo sia davvero ottimo.
Inoltre la carne di coniglio è più magra rispetto ad altre carni, presenta ottime caratteristiche nutrizionali e si adatta bene alle diete degli sportivi.
Quanto ai diversi modi di cucinarla, vi sono almeno 2-3 preparazioni che non mancano mai nella mia cucina.
La prima ovviamente è il coniglio alla cacciatora, un classicissimo, ma non posso non citare una sua variante che rappresenta un monumento della cucina ischitana, il coniglio appunto all’ischitana, di cui ho parlato in tanti post (ad esempio qui o qui). Questa mitica ricetta beneficia oltretutto di un’ottima materia prima, proveniente dal coniglio di fossa di questa bell’isola che amo tanto.
Alcune volte ho anche preparato ricette con il coniglio meno consuete rispetto alla cucina tradizionale italiana come il lapin à la bière e mi sono sempre ripromesso di cucinare il coniglio con i funghi, che ho scovato in una carta di un ristorante di Udine alcuni anni fa.
Quella che vi propongo oggi invece è un’altra ricetta che spesso preparo e che proviene dalla Liguria, regione leader sul fronte delle erbe aromatiche che sono protagoniste in questa preparazione.
Avrete subito compreso che mi riferisco al coniglio alla ligure, una preparazione davvero profumata e deliziosa che vado a descrivervi.
 
Ingredienti (
per due persone)
 
Coniglio in parti, 400 grammi (quello di Carmagnola, che potrete trovare da Eataly, può fare al caso vostro)
Erbe aromatiche miste q.b. (basilico, salvia, rosmarino, timo, erba cipollina, menta, maggiorana: chi più ne ha, più ne metta)
Olive nere, 15-20 o più
Vino bianco e poco vino rosso
Aglio, cipolla
Pinoli (aggiunta facoltativa)
Olio extravergine di oliva ligure
Sale, pepe
 
Far soffriggere in una casseruola in olio evo la cipolla e l’aglio, ben sminuzzati.
Aggiungere il coniglio ben lavato e pulito e farlo rosolare per bene da tutti i suoi lati. Sfumare con del vino bianco e aggiungere successivamente anche una spruzzatina di vino rosso. Far evaporare l’alcol.
Introdurre quindi le erbe aromatiche e le olive nere denocciolate, salare, pepare e far continuare la cottura. Se serve, di tanto in tanto aggiungere un goccino d’acqua.
Quando il coniglio risulterà tenero, spegnere il fuoco e servire, distribuendo sul coniglio una generosa dose del goloso e profumato sughetto che si sarà formato.
Accompagnare il piatto con il vino rosso che meglio si abbina a questa ricetta: il ligure Rossese di Dolceacqua. Un vino prodotto in provincia di Imperia, strutturato ma al tempo stesso profumato, con sentori di macchia mediterranea e dal gusto sapido e iodato come il mare che non dista molto dalle vigne da cui proviene la relativa uva.
Cin cin e buon coniglio ligure a tutti!