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16 maggio 2022

Una passeggiata nella Belle Epoque con Alberto Angela


Se vogliamo il mio blog ha un nome ben legato alla Belle Epoque. Come alcuni di voi sapranno, infatti, Au Franc Buveur era una piccola locanda di Montmartre frequentata a quell'epoca da tanti noti impressionisti. Ed io che amo tanto questo periodo storico ho voluto dare questo nome al mio blog, che tra l'altro evoca anche temi enogastronomici di cui scrivo principalmente su queste pagine.
Quando allora ho appreso che il bravissimo Alberto Angela aveva dedicato una puntata del suo ottimo “Ulisse, il piacere della scoperta” alla Parigi della Belle Epoque, sono corso subito su Raiplay a recuperare e vedere la puntata.
Una puntata bellissima, devo dire. Davvero completa e non pesante, in perfetto stile Alberto Angela.
In questo reportage, della durata di circa 2 ore, vengono descritti gli anni della Belle Epoque parigina, un periodo di grandi trasformazioni in tutti i campi.
In quello artistico un ruolo centrale era giocato dai pittori impressionisti. Spesso squattrinati, approdarono a Parigi in cerca di fortuna, trovandola soltanto molto dopo (o essendo apprezzati solo dopo la loro morte). Le difficoltà erano tante, con poca stima da parte della critica, e per promuoversi dovettero creare una esposizione a parte, il "Salon des Refusés". Per fortuna un mercante d'arte, Durand Ruel, li sostenne e li aiutò, intuendo in anticipo la loro grandezza.
Nella trasmissione di Angela emerge anche l'importante ruolo che ebbero Manet e Monet nello sviluppo della corrente impressionistica, il cui nome deriva da uno specifico dipinto dello stesso Monet denominato “Impression: soleil levant”. Così nacque l'impressionismo, che ebbe il merito di riprodurre fedelmente la realtà nell’istante esatto in cui la si osservava, come in un'istantanea. Nacquero così anche meravigliose opere d'arte dipinte "en plein air", in mezzo alla natura, tra cui anche il discusso e "trasgressivo" per l’epoca "Déjeuner sur l'herbe" di Manet, ora da ammirare insieme ad altri capolavori impressionisti al Museo d’Orsay. Questa esposizione permanente, situata in una ex stazione ferroviaria, oggi attira tanti visitatori proprio per la massiccia presenza di grandi capolavori dell’impressionismo (uno su tutti: Van Gogh, delle cui vicende non si poteva non parlare nella trasmissione).
La puntata di Alberto Angela ci porta anche in una Parigi in pieno fermento, come sottolineato, anche in altri campi, come quello architettonico con le profonde ristrutturazioni della città ad opera del Barone Haussmann, quello delle arti visive con l’invenzione del cinematografo, che secondo i fratelli Lumière non era destinato ad avere futuro e quello della moda, mentre ad inizio del ‘900 milioni di visitatori approdavano a Parigi per l’Esposizione Universale.
Nel frattempo anche a livello sociale c’era una grande vivacità: sui grandi boulevard uomini con il cilindro e baffi all’insù e donne che esibivano una femminilità fino ad allora sopita affollavano i locali, in cui la musica, l’assenzio, il divertimento e le relazioni sentimentali si fondevano in un mix esplosivo; si andava all’Opera Garnier per esibire bei vestiti, conoscere, sedurre, non solo per assistere agli spettacoli. Le sale interne dell’Opéra sono di una bellezza mozzafiato, eleganti e sfarzose e Alberto Angela racconta la storia di questo teatro da una di esse, il foyer de la danse, luogo della nota tela di Degas che raffigura le ballerine durante il loro riscaldamento. Quando si parla di Opéra, è doveroso fare un cenno al suo fantasma e se qualcosa va storto, “alla fine è sempre colpa sua”…
“Ulisse” menziona anche i Magazzini Samaritaine, un vero “paradiso delle signore” e naturalmente non poteva non soffermarsi sul locale più caratteristico dell’epoca: il Moulin Rouge, dove lo Champagne scorre a fiumi e si assiste al coreografico e inconfondibile “Can can”.
Questa ebbrezza e, se vogliamo, il sogno della Belle Époque venne però bruscamente interrotto dalla Grande Guerra. La Belle Epoque quindi svanì, mostrandosi al tempo stesso luminosa ma anche dai contorni sfumati, come tutti i sogni e qualche intramontabile quadro di Monet.
Del resto la felicità è precaria e può scomparire da un momento all’altro ma, conclude Alberto Angela, questa puntata ci porta anche a fare un’altra considerazione: “i momenti più felici della nostra vita sono proprio quelli in cui non ci rendiamo conto di esserlo”.

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