Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

31 marzo 2013

Buona Pasqua con il “gattò” di zucca e patate

 
Oggi è Pasqua. E nell’Italia centrale si usa fare, a differenza di quanto avviene nella mia regione di origine e nella mia famiglia, un’abbondante colazione di Pasqua con torte salate e dolci, salumi, uova ed altre prelibatezze.
E’ un’abitudine che sinceramente mi piace molto e non nascondo che anche in periodi non festivi qualche volta faccio colazione a base di prodotti dolci ma anche salati, come si fa abitualmente nei paesi del Nord Europa
.
Ebbene, oggi vi propongo una ricetta che potrebbe ben essere proposta sulla tavola della colazione di Pasqua. Si tratta ancora una volta di un classico della cucina napoletana, il “gattò” di patate, ma rivisitato. E’ infatti un gattò con zucca e patate ripieno di provola e speck.
 

Ecco gli ingredienti:
(per 4 persone)

7 patate medie
Una grande mezza luna di zucca
Burro, parmigiano qb
1 etto di Speck dell’Alto Adige
200-300 grammi di provola affumicata a cubetti
2 uova
Sale, pepe

Bollire le patate dopo averle lavate. Nel frattempo far cuocere la zucca in forno a 160°C per circa 40 minuti o comunque fino a quando la polpa non diventa tenera. Con un cucchiaio staccare la polpa dalla buccia e tenerla da parte.
Spellare le patate una volta cotte e, ancora calde, passarle al passaverdure insieme alla polpa della zucca in modo da eliminare le parti più fibrose. Ne verrà fuori una polpa semi-arancione molto bella a vedersi.
A questo punto procedere come un normale gattò di patate: aggiungere al composto le uova, del sale e del pepe, abbondante parmigiano e mescolare bene.
Imburrare quindi una teglia da forno e porvi metà del composto spargendolo per bene lungo la teglia aiutandovi con un cucchiaio. Inserire poi i cubetti di provola e lo speck tagliato a dadini e aggiungere dell’altro parmigiano. Coprire con la restante parte di composto e cospargere la parte di sopra con un misto di parmigiano e pangrattato e fiocchetti di burro. Infornare a 180°C per circa mezz’ora, fino a quando non si formerà una golosa crosticina dorata.
 

Una variante quasi dolce-salata del gattò che vi consiglio vivamente!

Molti degli ingredienti di questa ricetta provengono dalla sporta di Tobia il Genuino, un’organizzazione nascente che seleziona prodotti ortofrutticoli (e molto altro) di qualità dai migliori produttori ed allevatori dell'agro pontino e del reatino. La consegna avviene comodamente a casa o dove si preferisce, sempre con la freschezza dell'appena colto.
Si tratta di prodotti biologici, naturali, coltivati su terreni incontaminati, lontani dallo smog e dall’inquinamento cittadino, seguendo le stagioni e i ritmi della natura.
Tutti questi prodotti sono stati da me testati e non posso che garantire la loro freschezza, genuinità e bontà: provateli anche voi!
E Buona Pasqua (e Pasquetta) a tutti!

23 marzo 2013

Coscette di pollo alla Maplemoon

 
La cucina con la birra (o à la bière come dicono i francesi) me gusta molto. E’ una scusa per bere insieme ai piatti della buona birra e poi mi piace perché conferisce veramente un buon sapore ed aroma alle pietanze.
Mi è capitato di recente di assaggiare un’ottima birra di Manchester, la Holt Maplemoon, una Ale ad alta fermentazione dal colore oro, con aggiunta di sciroppo d’acero. Una birra tendenzialmente dolce, ma non troppo e molto piacevole.
Nel sito mondobirra.org ho trovato una ricettina che secondo me poteva star bene con questa birra e l’ho quindi provata con successo.
L’ingrediente principale di questa ricetta è il classico pollo (in particolare delle coscette) che con la birra si abbina molto bene. Niente di innovativo (e chisseneimporta!) ma la bontà, vi assicuro, è garantita.

Ecco la ricetta:

Ingredienti:
(per 8 persone)


Per la marinata:
tre bicchieri* di Holt Maplemoon (o una Ale scura), una decina di bacche di ginepro, tre foglie di alloro, sale, pepe. 

Per il pollo:
8 cosce di pollo, 2 cipolle, una noce di burro, 3 cucchiai di olio.

*Mi raccomando di non superare le dosi di birra altrimenti il piatto può diventare troppo amaro!

Preparare una marinata con la birra, le bacche di ginepro schiacciate, l'alloro spezzettato, il sale e il pepe e immergervi le cosce di pollo. Lasciarle marinare per qualche ora. In un tegame abbastanza grande per contenere tutte le coscette, rosolare in olio e burro la cipolla tritata finemente; sgocciolare il pollo e metterlo nel tegame; dorarlo da tutte le parti, salarlo leggermente e aggiungere un poco alla volta la marinata fino a ultimare la cottura. Servire il pollo caldo, coperto con il sugo di cottura e berci insieme la stessa birra utilizzata per la cottura!

Nota di degustazione: un piatto molto interessante con l’alloro che, oltre alla birra, dà alla preparazione un tocco di magia in più. Ragazzi, l’alloro non va sottovalutato e devo ricordarmi di utilizzarlo più spesso!
Le cipolle poi che si riducono a crema contribuiscono ad addensare la deliziosa salsina che si viene a formare.
Avete già l’acquolina in bocca.... dite la verità! ;-)
 

19 marzo 2013

Profumo di tartufo a Via Borgognona


Venerdì scorso si è inaugurato in centro a Roma un negozio di gran classe, caratterizzato dall’elevata qualità dei prodotti offerti.
Si tratta del flagship storeTartufi & Friends” di Eleonora ed Angelo Sermoneta, già noti nella capitale per i loro esercizi commerciali nel campo della moda e del lusso.


Come suggerisce il nome, si tratta di un negozio in cui tutto ruota intorno al tartufo, presentato e proposto in tutte le sue forme, sia fresco che elaborato.
La caratteristica di questo locale, unico nel suo genere, è che il tartufo viene abbinato alle eccellenze alimentari italiane attraverso due modalità:
  • in una maniera più semplice e veloce, tramite panini gourmet. I panini si possono mangiare sul posto o portare via. Un “luxury street food”, quindi (esempi: panino con fiocco di culatello con fichi al miele e lamelle di tartufo, panino con bresaola Igp con salsa di asparagi e tartufo);
  •  attraverso un pasto più comodo, seduti al tavolo, per degustare con maggiore calma e direi concentrazione gli abbinamenti del tartufo con tante squisitezze che offre il nostro patrimonio gastronomico (esempi: mozzarella di bufala campana Dop con miele al tartufo, fonduta al formaggio con tartufo a lamelle, tartare di manzo con olio al tartufo bianco ed uova di quaglia).
Ad ogni piatto si aggiunge poi del tartufo fresco, con quotazioni che variano a seconda della borsa del tartufo.
 
 
Non mancano i dessert (come il gelato di crema con pinoli, fichi e miele al tartufo) e in abbinamento ai piatti vi è una carta dei vini all’altezza delle pietanze offerte, con molte etichette di prestigio.
Il locale è una bomboniera: non grande, ma molto carino. Nella sala cosiddetta bianca si possono acquistare i prodotti take away o l’intera gamma dei prodotti al tartufo (miele al tartufo fresco, salsa tartufata, sale al tartufo, riso al tartufo ed altre referenze ancora);
 
 
nell’altra sala, quella nera, molto elegante e riservata, viene proposto un servizio al tavolo per consumare un brunch di lusso o gustare piatti di qualità a base di tartufo, grazie alle creazioni del giovane chef Jean Cristophe Reali. E dalla vetrina di questa sala si può guardare il passaggio nell’elegante Via Borgognona.
 
 
 
Il negozio è aperto tutti i giorni dalle 11 alle 21 e prevede nuove aperture internazionali (Mosca, Londra, Parigi) che consentiranno di far conoscere anche al pubblico straniero il profumo e la bontà di questo straordinario prodotto, simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo.

Tartufi &Friends
Via Borgognona, 4d
Roma

17 marzo 2013

A very good winery with a kitchen


Forse sfugge a molti che a grandi aziende vinicole corrispondono importanti cucine e chef, capaci di esprimere al meglio il loro rapporto con quello stesso territorio in cui nascono i grandi vini.
Per sottolineare questo speciale collegamento, il St. Regis Hotels & Resorts ha ideato il progetto "Winery with a kitchen” che si concretizza in appuntamenti con l’eccellenza in cantina ed in cucina, che vuole segnare un percorso di scoperta attraverso aziende di punta della vitivinicultura italiana. Condivido pienamente questo approccio che non sempre è troppo messo in luce.
La cantina italiana protagonista della prima cena-evento tenutasi presso il St. Regis Hotel di Roma (ed anche di Firenze) è stata la nota azienda campana Feudi di San Gregorio, che valorizza nel modo migliore vitigni tipici del Sud come l'Aglianico, il Fiano e il Greco di Tufo.
Questa azienda è stata rappresentata, oltre che dai suoi ottimi vini, anche dal suo ristorante “Marennà”, con il suo chef stellato Paolo Barrale (stella Michelin dal 2009), la cui cucina si ispira alla tradizione irpina e campana, con un pizzico di reinterpretazione.
 
Lo chef Paolo Barrale
Una cucina senza tanti fronzoli, vera, concreta e dai sapori autentici.
La cena, nello splendido contesto dell’albergo St. Regis di Roma, è stata veramente all’altezza delle aspettative.
 
 
Grazie anche, oltre alla bravura degli chef (Paolo Barrale, ma anche Francesco Donatelli, executive chef del ristorante Vivendo dell’hotel), a materie prime di eccellenza e provenienti dai territori del sud che hanno reso grandi i tanti piatti offerti.
A cominciare dagli aperitivi, tra cui un delizioso “gambero, cipolla e caprino” fino ad arrivare al dolce.


Da sottolineare, tra gli altri piatti, la squisitezza della guancia di manzo brasata all’Aglianico, carote e liquirizia che ben si sposava con un robusto e vigoroso Taurasi Riserva e l’ottimo dolce “sfoglia di mela annurca, yogurt di bufala e rose”.
 
 
L’abbinamento in questo ultimo caso era con il Privilegio 2011 Irpinia Fiano Passito Doc, un altro grande vino.
Non ci resta che attendere altre meravigliose cene come questa, con protagoniste altre case vinicole, mentre consiglio di apprezzare anche sul posto le meraviglie dell’ottima cucina del Marennà, oltre che di un territorio, quello irpino, che regala un paesaggio incantevole e piacevoli scoperte.

11 marzo 2013

Aperitivo in “Veranda”, in attesa del nuovo Papa


 E’ stato veramente interessante e piacevole partecipare la scorsa settimana all’aperitivo del ristorante "La Veranda " a Palazzo della Rovere a Roma.


Innanzitutto per la sua spettacolare location: a due passi da Piazza San Pietro che all’ora del tramonto era qualcosa di indescrivibile per la sua bellezza ed in un palazzo dalle pareti e dalle volte quattrocentesche affrescate.
 
 
Con un bellissimo giardino pensile a completare il suggestivo scenario. L’altro motivo di interesse del locale è poi evidentemente legato al suo cibo prelibato.
Si trattava del lancio del “momento aperitivo” del ristorante, interpretato in modo divertente e con uno spiccato approccio gourmet dal bravo chef pugliese Claudio Favale, con le sue proposte di finger food e mini porzioni. La serata ha visto come protagonista anche la Pilsner Urquell la prima birra chiara al mondo scelta l'anno scorso dai Jeunes Restaurateurs d'Europe.
 
 
Nella fascinosa lounge del ristorante abbiamo quindi degustato:
  • Arancini di riso al nero di seppia su tartara di pomodorini alla menta e caciocavallo ragusano;
  • Bocconcini di agnello da latte arrosto, salsa alla birra Pilsner Urquell e granella di patate croccanti alla curcuma;
  • Cartocci di verdure in tempura;
  • Tartare di carne Fassona, salsa tartara, veli di parmigiano stravecchio e gelatina di birra Pilsner Urquell;
  • Caponata di mele alla siciliana con pistacchi uvetta e pane croccante.
 
Questi ultimi due, in particolare e a mio avviso, i migliori della serata.
Consiglio quindi vivamente al pubblico romano di visitare questo locale anche per l’aperitivo.
L’orario previsto è dalle 18.30 alle 21.00 ogni giovedì con musica di bravi dj come sottofondo, proposte di finger food italiani al 100% (con un debole per il Sud) e i migliori marchi beverage da tutto il mondo.
Inoltre segnalo altre iniziative interessanti del locale: il Fast Lunch fino a fuori orario e cioè un menù di panini preparati espressi dalla cucina, aperto a tutti gli amanti delle cose buone anche oltre i normali orari di pranzo, con un’attenzione particolare dedicata ai celiaci.
Ecco qualche esempio di panino che già mi fa venire l’acquolina in bocca: 
  • Medaglione ai semi di papavero, hamburger di ceci bio di Spello scarola saltata alla senape antica, pomodoro e veli di caciocavallo Ragusano;
  • Medaglioni ai semi di papavero, burratina di Andria, pomodori di Pachino semi secchi broccoli e broccoletti un po’ piccanti e pinoli, olio all’origano ;
  • Bagel ai semi di sesamo, caprino fresco di pura capra tartare di salmone balik e julienne di iceberg.
Da segnalare infine anche il brunch domenicale d’ispirazione classica newyorkese che varia ogni domenica e l’originale baby brunch per i più piccoli. La particolarità ed il valore aggiunto di questi brunch è che sono rigorosamente serviti. Finalmente si possono evitare le fastidiose file ai buffet!
Ulteriori info qui.

6 marzo 2013

Quasi 8 marzo: risotto con mandorle e mimose di limone al profumo di zafferano


 
Un po’ per utilizzare ancora le mandorle, un po’ perché secondo me il limone con le mandorle ci sta molto bene, un po’ per rendere omaggio alle nostre amate e incorreggibili donne a due giorni dalla loro festa.
E’ così che è nato questo ottimo piatto che oggi vi propongo.
E’ un risotto che ho ideato e che mi è piaciuto perché:

  • il limone “sgrassa” la pesantezza di un risotto fatto con un sostanzioso brodo di carne e rinfresca la bocca;
  • le mandorle danno della croccantezza ed ulteriore sapore al piatto;
  • per la sua aromaticità complessiva, data da più componenti: il porro, il limone, lo zafferano.
Dello zafferano inoltre mi piaceva avere più che altro il profumo e di meno il colore. Noterete infatti che il risotto non è giallissimo e la minore colorazione l’ho ottenuta mettendo gli stimmi di zafferano a decantare nel brodo per un minor tempo.
A questo punto avete quasi capito gli ingredienti della ricetta che sono (per 4 persone):
 
mandorle tostate
la buccia di un limone bio grattugiata
brodo di carne qb
riso Carnaroli, 8 tazzine
un porro
burro ed olio extravergine
zafferano di Kozanis (qualche filo)
 
Ecco l’esecuzione:
 
Mettere lo zafferano in una tazza di brodo di carne tiepido per 10-15 minuti. In una pentola mettere il burro e l’olio ed appassirci il porro. Tostare il riso e cuocere con il brodo di carne come un normale risotto. Verso fine cottura aggiungere parte della buccia di limone grattugiata e qualche mandorla tagliata grossolanamente. Sempre verso la fine della cottura incorporare la tazza di brodo allo zafferano.
Una volta cotto, mantecare il riso fuori fuoco con del burro e parmigiano ed impiattare.
Come impiattare? In questo modo: porre il risotto al centro del piatto, guarnire con delle mandorle tostate tagliate grossolanamente e della buccia di limone grattugiata che è molto simile a dei fiori di mimosa.
Ed in questo modo siamo a posto con la coscienza e “ci salviamo” da eventuali accuse di mancati auguri da parte delle donzelle, augurando alle lettrici in ascolto una buona festa dell’8 marzo che dopodomani arriverà inesorabile ;-)