Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

28 ottobre 2017

Il Tour 2018 presentato a modo mio


E’ stato svelato la scorsa settimana il nuovo percorso del prossimo Tour de France, che si terrà nel territorio transalpino a partire da luglio 2018.
Da grande appassionato di ciclismo mi piacerebbe descrivervelo tecnicamente, ma non lo farò in modo eccessivo al fine di non tediare chi di questo sport non ne sa molto o non vuole interessarsene. Al contrario, cercherò di parlarvi anche di alcuni aspetti paesaggistici ed enogastronomici di questo appuntamento annuale pieno di fascino.
Cominciamo col dire che il Tour 2018 partirà dalla bella regione della Vandea il prossimo 7 luglio. Una zona che si trova appena al di sotto della Bretagna e che è una incantevole lingua di terra sospesa tra terra e mare, "abituata" a grandi eventi sportivi come il Vendée Globe (gara velistica che attraversa impervi mari di tutto il mondo, date un’occhiata al bel video linkato qui).
In Vandea si svolgeranno ben quattro tappe e si potranno ammirare paesaggi molto diversi e attraenti. La prima tappa, ad esempio, partirà da Noirmoutier-en-l’Île con attraversamenti lungo il mare di splendidi luoghi vacanzieri come Les Sables d’Olonne, nei quali il vento può giocare brutti scherzi ai corridori.
Successivamente il Tour approderà nella mia Bretagna, toccando Quimper, Brest e anche il Mur de Bretagne, asperità di non poco conto per i corridori (per chi ne sa un po' di ciclismo, questa salita è denominata "l’Alpe d’Huez de Bretagne"). In queste giornate si respirerà aria di classiche delle Ardenne, con gli specialisti delle corse di un giorno che si daranno battaglia. Dal punto di vista turistico Quimper è da visitare anche per la sua bella cattedrale gotica, mentre Brest è una affascinantissima città di mare dell’estremo Ovest, una finis terrae, un posto oltre il quale finisce la terra ed inizia l'immenso del mare. Brest è anche famosa per una vecchia gara ciclistica, la Paris-Brest, da cui nacque anche un delizioso dolce che prende proprio questo nome.
Il percorso del Tour porta poi a Chartres (anche qui merita la visita la sua cattedrale) e via via verso le regioni del Nord, toccando Amiens in Picardia e Roubaix. Qui il Tour non poteva non percorrere i sassi del suo mitico pavé (sono previsti quasi 22 km su tale "terreno") che hanno reso "immortali" i ciclisti che sono usciti vincitori dal cosiddetto "Inferno del Nord" (denominato così per l’elevata difficoltà di queste strade).
Dopo un giorno di riposo, il Tour approda alle tappe alpine. Potenzialmente spettacolare sarà la Annecy-Le Grand Bornand con il Plateau de Glières su strada in parte non asfaltata (Annecy oltretutto è una splendida località della Savoia situata su un bellissimo lago) e la Albertville - La Rosière, con finale in salita. Ma soprattutto è da sottolineare l'arrivo della successiva tappa sull'Alpe d'Huez, dove tradizionalmente si definiscono nettamente le gerarchie di classifica (e le emozioni per gli appassionati sono sempre tante!).
Seguono poi alcune frazioni di avvicinamento ai Pirenei, non sempre facili, tra cui quella che arriva nella splendida Carcassonne non prima di aver affrontato il Pic de Nore, che offre un panorama eccezionale sui dipartimenti dell’Aude e del Tarn. A Carcassonne il Tour effettuerà anche il suo secondo giorno di riposo. L'occasione sarà ottima per visitare questa splendida città medievale che fa parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco insieme al suo bel Canal du Midi (risalente al XVII secolo). E poi qui si bevono ottimi vini e nei dintorni castelli e abbazie sono incantevoli....
Da Carcassonne si approda poi ai Pirenei con una prima tappa che si conclude a Bagnères de Luchon e con l'attraversamento tra gli altri del Col de Portet-d'Aspet. Segue una tappa cortissima (la più corta da 30 anni a questa parte: 65 km!) ma durissima (gli ultimi 16 km sono a più dell'8% di pendenza media) con arrivo sul Col de Portet che ha le caratteristiche per essere definito "il nuovo Tourmalet" (il Tourmalet è una gloriosa e mitica montagna dei Pirenei di cui avevo già parlato qui).
La tappa successiva arriva a Pau, una cittadina bella da vedere e classicamente inserita nelle tappe pirenaiche (con il 2018 sarà la 70esima volta che il Tour la coinvolge, dopo che il suo primo approdo avvenne nel lontano 1930).
Il giorno successivo i corridori ripartiranno da Lourdes, luogo di alta religiosità e di fede (qui trovate al riguardo un mio articolo) che servirà a rinfrancare lo spirito dei ciclisti prima di affrontare montagne arcigne del calibro del Tourmalet, dell'Aspin e dell'Aubisque.
Chiuderà di fatto il Tour l'ultima (forse decisiva) tappa a cronometro che si svolgerà nei paesi baschi (dove da più di dieci anni il Tour non faceva tappa) fino ad Espelette. Questa cittadina è nota ai gourmet per il suo famoso piment, spezia non troppo piccante ed aromatica coltivata da oltre cinque secoli che profuma molti piatti baschi (axoa, biche rôtie, piperade) e che si è imposta nelle cucine dei più grandi chef di tutto il mondo.
La passerella finale sarà poi classicamente a Paris sugli Champs Elysées, dove la maglia gialla del vincitore sarà premiata sotto l'Arc de Triomphe.
Un Tour quindi che sin dalla prima settimana sarà pieno di insidie per i corridori e che si presta ad essere davvero spettacolare dal punto di vista tecnico, comprendendo una grande varietà di percorsi di diversa difficoltà.
Ma lo spettacolo, come sempre, ci sarà comunque con l’attraversamento degli innumerevoli bei paesaggi della mia amata Francia.
Mi recherò ancora ad assistere ad alcune tappe del Tour de France e, come ben sapete, ogni scusa è buona per abbinare alla piacevolezza dell'evento sportivo qualche bella visita dei luoghi circostanti. In questo modo ho scoperto tanti incredibili posti, magari un po' nascosti, di questa bellissima nazione che io amo tanto. Oltre a vivere, ça va sans dire, delle altrettanto eccitanti esperienze enogastronomiche!

20 ottobre 2017

A cena da Flora


In Italia vi è la consuetudine di considerare gli alberghi principalmente come luoghi dove pernottare. Ad eccezione di pochi casi e a differenza di quanto avviene all'estero, scarsa considerazione viene fornita quindi ai ristoranti degli alberghi, intesi come luoghi di ritrovo per pranzi, cene, aperitivi e quant'altro.
Ebbene, andare all'inaugurazione di un ristorante che è anche il ristorante di un grande albergo mi ha fatto sperare che questo paradigma venisse finalmente disatteso. E dopo la cena inaugurale questa mia speranza ha ottime ragioni per divenire una certezza, in forza della bella esperienza enogastronomica da me vissuta.
Nel caso specifico mi riferisco al nuovo ristorante del Rome Marriott Grand Hotel Flora, denominato appunto Flora, situato nella parte alta di Via Veneto, una delle strade più affascinanti e famose di Roma, celebre a livello mondiale per la sua “Dolce Vita”.
Il Flora è un luogo elegante e raffinato all’interno di uno dei grandi, storici alberghi di Roma, dove hanno soggiornato grandi esponenti della politica e dello spettacolo. Un edificio in stile liberty nato nei primi del ‘900, appartenente alla “Salvatore Naldi Group” (società partenopea con una grande tradizione nel settore alberghiero) e dal 2001 sotto il prestigioso brand Marriott.
Il nuovo ristorante Flora (che rivolge la sua offerta non solo ai clienti dell'albergo) coniuga lo spirito cosmopolita del posto con uno stile italiano e mediterraneo ed ha l'obiettivo di dare nuovo splendore a un luogo che già gode di per sé di un respiro internazionale. Dalla sua cucina escono piatti raffinati e contemporanei, che nascono da una grande ricerca sulle tecniche e sugli ingredienti.


Il tutto nasce da un progetto ambizioso per la cui realizzazione, vi è stato il coinvolgimento di grandi professionisti. Tra questi, Maurizio Cortese amministratore delegato della Cortese Way, agenzia napoletana specializzata nell’organizzazione di eventi pubblici e privati e nella consulenza per l’apertura di nuove realtà legate al food.


Come sostenevano i vecchi cronisti della stampa sportiva afferma Maurizio Cortese - una squadra di calcio per essere vincente deve avere un portiere e un centravanti forti su cui puntare. Nel caso del Flora ho deciso di scommettere su Raffaele De Mase, come Executive Chef e su Antonella Cardella nel ruolo di Restaurant Manager. Alle loro spalle vi è una squadra talentuosa e affiatata, scelta sulla base della professionalità oltre che per il fattore umano, elemento assolutamente non trascurabile”.
A guidare la brigata di cucina è quindi il giovane Raffaele De Mase, napoletano di nascita e romano d’adozione con alle spalle importanti esperienze come quella al fianco di Heinz Beck. La sua è una cucina mediterranea, solare, basata su una materia prima di qualità e sul concetto di stagionalità, con un occhio sempre attento alle tendenze internazionali, visto il contesto. Pochi sono gli ingredienti che accompagnano la maggior parte dei suoi piatti, proposti in diverse consistenze per creazioni equilibrate che incuriosiscono e stupiscono il cliente.


Qualche esempio? Tra gli antipasti è consigliatissimo e molto interessante il piatto denominato "Radici", che vuol ricordare anche visivamente la terra e i prodotti che sono a stretto contatto con essa, affondandoci dentro (appunto) le loro radici (carote, patate, funghi, topinambur). 


Buono anche il calamaro grigliato con zucca abbinato ad un piedino di maialino e aria di lime, mentre tra i primi merita l'assaggio il delizioso tortello di anatra arrosto, spuma di pecorino e polvere di cipolla bruciata.



Nell'ambito dei secondi è assolutamente da consigliare l'ombrina con crema di sedano rapa, pane agli agrumi e maionese di ostrica.


I dolci prevedono poi le proposte firmate dal ventiduenne Baptiste Foronda, giovane talento della pasticceria d’Oltralpe che al Flora, nel ruolo di Pastry Chef, realizza dessert golosi e mai banali (da provare ad esempio il millefoglie, passion fruit, vaniglia e gelato al mango).


In abbinamento ai piatti, una carta dei vini che può contare su decine di referenze, con tante e ricercate etichette made in Italy (Toscana in primis), numerose bollicine francesi e Riesling tedeschi. Il tutto però – spiega la Restaurant Manager Antonella Cardella – è finalizzato ad indirizzare il cliente straniero al di fuori di opzioni “ruffiane” di facile appeal nell’ambiente di via Veneto.


Al Flora, infine, è frequente la richiesta di pasteggiare con il bere miscelato ed è per questo che all’interno del progetto ricopre un ruolo di primo piano il Bar, con possibile utilizzo anche del grazioso dehors. Qui l’ampia e interessante carta dei cocktail si sposa con un’offerta food concepita dallo chef De Mase per pasti veloci ma gustosi e curati. E sono due i cocktail creati appositamente dai competenti e preparati barman di Flora: il buonissimo Midnight Witch, con vodka alla cannella, Strega, cointreau, succo di limone e sciroppo di camomilla e il Beetonic con gin Mare, acqua tonica, aria di rapa rossa, crosta di burro e sale alle erbe.


Non mancano i distillati, con tante interessanti etichette e numerose “chicche” per intenditori.

Ristorante Flora c/o Rome Marriott Grand Hotel Flora

Via Vittorio Veneto, 191 - 00187 – Roma
Tel + 39 06 489929 - E-mail: info@grandhotelflora.net
Giorni e orari di apertura: tutti i giorni dalle ore 12.30 alle 14.30 e dalle 19.30 alle 22.30.
Coperti: 40. Presente un tavolo “conviviale”

8 ottobre 2017

Nella Barrique(aia) di Poggio Le Volpi


Circa una settimana fa ho trascorso una piacevole giornata a scoprire la bella realtà dell’azienda vitivinicola Poggio Le Volpi.
Siamo nella zona dei Castelli Romani, a breve distanza da Roma e appena dopo l’uscita del casello autostradale di Monteporzio Catone.
L'azienda, nata poco più di 20 anni fa, si estende su 35 ettari di suolo vulcanico ed è situata in collina a circa 400 metri sul livello del mare.


Fin dalla sua nascita il suo obiettivo è stato quello di dare vita a vini del territorio, selezionando solo i vitigni più adatti (Malvasia del Lazio e Trebbiano in primis) e le uve migliori.
Dopo quasi venti anni di storia della cantina, i proprietari hanno sentito l’esigenza di creare un filo diretto con il consumatore, al fine di far comprendere appieno lo spirito che contraddistingue l’azienda. E' stato allora creato un suggestivo e splendido spazio immerso nei vigneti, l’Enoteca Poggio le Volpi Wine&Food che in seguito ad una successiva ristrutturazione è diventata la più articolata realtà che è oggi.
Una struttura grande ed elegante su più piani, dotata di un ampio dehors da dove è possibile godere di una vista mozzafiato su Roma. Qui si possono degustare i vini prodotti in loco e quelli di Masca del Tacco, altra azienda (pugliese) di proprietà e godere di una cucina di livello, improntata sul territorio, ma con piacevoli sconfinamenti e contaminazioni.
Quello che ho visitato è quindi un luogo per certi versi unico nel suo genere, pensato per coccolare ogni visitatore, facendolo immergere in esclusivi percorsi enogastronomici. Se a colpire in prima battuta è senza dubbio il panorama e la struttura nel suo complesso a brillare all’interno, situata al piano inferiore, è la splendida barricaia.
Quest’ultima è la sede del ristorante Barrique, luogo degno di un nome prestigioso come quello dell'Executive chef Oliver Glowig, supportato da Daniele Corona, Resident Chef dello stesso locale e suo discepolo per circa dieci anni. Nei due piani superiori troviamo invece un bistrot, l’Epos Wine&Food, che ha sempre in Corona il suo Resident Chef.


Ad occuparsi dei dessert, sia di Barrique che di Epos, c’è poi il pasticciere Andrea Riva Moscara, giovane ma già con diverse e importanti esperienze alle spalle. Ad accogliere gli ospiti di entrambe le realtà, vi è Rossella Macchia, perfetta padrona di casa che gestisce le forniture di materie prime, per lo più del territorio, legate alla stagionalità e di primissima scelta.
La food experience da Barrique è vivamente consigliata. All’esterno un boschetto di piante pregiate accoglie il cliente per condurlo ad un loggiato di glicini che precede l’ingresso nel locale. All’interno del quale si scorge subito su una grande parete la significativa frase “Se puoi sognarlo, puoi farlo”.


Il ristorante vero e proprio si articola tra botti, tavoli dal design raffinato e vigneti a fare da sfondo. I toni sono sui colori dell’oro e del nero ed ogni cosa è studiata con cura per ospitare trenta coperti. Un luogo dove i materiali utilizzati raccontano il rapporto tra terra e vite, tra cultura culinaria e design. Barrique è quindi un luogo ricercato che offre un’atmosfera esclusiva per un’esperienza gourmet multisensoriale.


Quanto all'offerta in carta, sin da subito si nota lo stile e la "mano" di Oliver Glowig. Tra gli antipasti spicca il caviale con uovo e patate schiacciate con storione affumicato e il fegato grasso d’oca al cioccolato con battuta di manzo e visciole all’Armagnac.


Tra i primi è da provare il risotto con cipolle bruciate, sgombro e confettura di limone, veramente ottimo nell'equilibrio dei sapori e testimonianza del rispetto e del virtuoso trattamento delle materie prime. Da provare anche le originali eliche cacio e pepe con ricci di mare.


I secondi prevedono piatti come la deliziosa guancia di vitello alla liquirizia con finocchi e mela verde o la triglia con pelle di pollo croccante e fagioli.


Ottimi anche i dolci, tra cui una buonissima sfera di cioccolato al latte con arachidi salate e more.



Grande importanza riveste naturalmente la carta dei vini, unica per entrambe le realtà ristorative. Si parte da quelli aziendali con tutte le etichette Poggio le Volpi, e seguono quelle dell’azienda “sorella” Masca del Tacco. Ma si spazia anche dalle migliori cantine italiane a nomi blasonati del panorama internazionale, Francia in testa.
Il prezzo medio (vini esclusi) si aggira tra i 70 e gli 80 euro a persona. Più o meno la stessa cifra, 80 euro, del menu degustazione di sette portate.
Luogo più informale e conviviale è invece Epos Wine&Food, dove non viene meno però l’animo gourmet ed elegante di Poggio le Volpi. Un bistrot dai toni chiari che il Resident Chef gestisce proponendo una cucina schietta, gustosa e sfiziosa, con un forte radicamento territoriale e nel rispetto della stagionalità.


Innanzitutto nel menù figurano golose selezioni di salumi provenienti dalla “parete del gusto”, che prevede varie celle di stagionatura a temperatura controllata. Ottimi sono anche i formaggi, alcuni dei quali affinati nelle bucce delle uve usate per la produzione dei vini aziendali. E non mancano splendidi caciocavalli podolici di provenienza pugliese.
Pezzo forte di questo bistrot è la griglieria, che utilizza grandi carni di qualità e che consente di scegliere varietà, taglio e frollatura desiderata.
Non mancano i primi piatti, tra cui è presente un richiamo alla romanità e anche alla tradizione campana viste le origini dello chef (interessante a tale ultimo proposito la pasta e patate con provola affumicata e gamberi). Buoni anche i secondi (tra gli altri, pollo e peperoni, filetto di branzino con scarola, olive e capperi), mentre sul fronte dei dolci prevalgono grandi classici, come ricotta e visciole, tiramisù e zuppa inglese.
Epos Wine&Food offre 50 coperti all’interno più 60 esterni, con un conto medio che oscilla tra i 35 e i 45 euro, bevande escluse.

Poggio Le Volpi
Via Fontana Candida, 3
00078 Monte Porzio Catone (Roma)
Tel. 06.941.66.41