Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

30 settembre 2014

Taste of…the best


E’ stata un’edizione di grande successo quella di Taste of Roma, conclusasi di recente. Oltre 20.000 persone hanno infatti affollato i giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica, con un incremento di presenze del 20% rispetto alla pur riuscita edizione dello scorso anno. E con una varietà e un valore dei contenuti proposti davvero di alto livello.
Roma è quindi diventata ancora una volta il punto di riferimento dell’enogastronomia di qualità, dei vini di pregio e della cucina “sostenibile”.
Quasi 150 eventi in quattro giorni hanno appassionato il pubblico, a cominciare dall’appuntamento con l’Electrolux Chefs’ Secrets, la scuola di cucina dove numerosi aspiranti cuochi hanno potuto “rubare i segreti” dei grandi chef nei numerosi corsi; e proseguendo poi con l’Electrolux Taste Theatre, in cui sia maestri già molto noti al grande pubblico che chef emergenti hanno potuto raccontare e presentare piatti molto interessanti, tutti caratterizzati da un “’ingrediente segreto” che ha fatto la differenza. E poi ancora grande spazio ai migliori pasticcieri, panettieri, pizzaioli che hanno svelato i segreti per un impasto a regola d’arte e ricette perfette.
Ma, come ogni anno, la cosa che più mi è piaciuta e che mi ha più divertito è stato l’assaggio dei tanti piatti offerti al pubblico dai grandissimi chef ospiti, che hanno presentato 36 piatti straordinari.
 

 A quest’ultimo proposito mi viene da pensare che il bello del Taste of Roma è anche il poter assaggiare piatti di grandi maestri a prezzi contenuti rispetto ai loro standard e “fare la conoscenza” con chef ai cui ristoranti non ci si è ancora recati. E questa è una grande cosa e un’enorme opportunità per tutti.
 
 
Il parterre des rois dei grandi chef era costituito da: Giulio Terrinoni (Acquolina Hostaria), Riccardo Di Giacinto (All'Oro), Danilo Ciavattini (Enoteca La Torre a Villa Laetitia), Andrea Fusco (Giuda Ballerino), Cristina Bowerman (Glass Hostaria), Angelo Troiani (Il Convivio Troiani), Anthony Genovese (Il Pagliaccio), Francesco Apreda (Imago all’Hassler), Heinz Beck (La Pergola-Hotel Rome Cavalieri), Fabio Ciervo (La Terrazza dell'Eden), Roy Caceres (Metamorfosi), Daniele Usai (Ristorante Il Tino).
Naturalmente fare tanti assaggi porta quasi automaticamente a stilare delle graduatorie personali dei piatti più buoni.
Ebbene, i quattro piatti che ho preferito (ovviamente soltanto tra quelli che ho assaggiato e non tra tutti) sono stati
, ex aequo: 
 
Ravioli di maiale, cipolla di Tropea, spuma di mozzarella di bufala - Il Pagliaccio - chef: Anthony Genovese
 

Un piatto ben equilibrato, tra il piacevolmente affumicato, il dolce e il sapido, con un perfetto bilanciamento dei sapori. I piatti di Anthony stupiscono sempre.
 

Tempura di maialino, gelato all’acciuga e pomodorini confit - Enoteca La Torre a Villa Laetitia – chef: Danilo Ciavattini
Un maialino morbido, grazie alla pre-cottura a bassa temperatura, ma croccante dopo la frittura leggera in tempura, che ben si sposa con la diversa consistenza e il sapore del gelato all’acciuga (trovo ottimo in generale l’abbinamento carne-acciuga) e con la dolcezza del pomodoro confit: un grande piatto!

“Polpo scordato” Polpo arrostito, finta maionese di lamponi, mele e zenzero - Il Convivio Troiani - chef: Angelo Troiani


La piacevole croccantezza del polpo. Questo soprattutto mi è piaciuto di questo piatto. Ma anche tutto il resto, con il polpo che ben si abbina alla dolcezza e alle altre caratteristiche di mele e lamponi e alla leggera “esoticità” dello zenzero.

Samosa di Sfogliatella, composta di ciliegie e gelato al tè verde - Imàgo All'Hassler - chef Francesco Apreda


Sempre geniale Apreda. Il ricordo del ripieno della sfogliatella napoletana (caldo) racchiuso in una leggera pasta di origine indiana (la samosa), abbinata perfettamente con un rinfrescante gelato dal retrogusto piacevole e “sgrassante” e una composta di ciliegie. Sfiziosa la parte croccante sia a base di yogurt che di ciliegie, che dava un ulteriore elemento di contrasto al piatto. Quando la tradizione campana incontra l’Oriente. Bravo Francesco!
 
Altri piatti che mi sono piaciuti, ma che pongo un gradino più in basso di quelli di cui sopra, sono stati: le mazzancolle arrosto, guacamole romano, nachos di polenta di Terrinoni (Acquolina), il merluzzo carbonaro glassato al sakè, verdurine in campo viola del già ricordato Apreda, la lasagnetta con friggitelli, salame del Monte San Biagio e mozzarella di bufala affumicata di Andrea Fusco (Giuda Ballerino) e gli gnocchetti di zita al Grana Padano con patate affumicate su sifonata di piselli e calamari marinati al lime di Heinz Beck (La Pergola del Cavalieri).


Non mi resta che ricordarvi il prossimo appuntamento con Taste. Che non sarà l’anno prossimo, ma molto presto. Infatti dal 28 al 30 novembre ci sarà a Verona “Taste of Christmas” e anche lì, vi assicuro, ne vedremo delle belle!

22 settembre 2014

Tutto è cominciato così...


In un caldo giorno di estate, nella bella isola di Ventotene (di cui vi parlerò più approfonditamente in uno dei prossimi post), mi sono imbattuto in questo cartello.
Era la sintetica “carta” o menù di uno dei tanti simpatici ristorantini/enoteche che si succedono sul porticciolo dell’isola a due passi dal porto principale.
Ognuno di questi locali propone piatti e sfizi davvero interessanti e degni di essere assaggiati. Naturalmente mettendo ben a frutto le risorse e specialità dell’isola che sono tante, a cominciare dai legumi. E dalle lenticchie, che a Ventotene sono speciali e pure molto costose, aggiungerei.
Su questa lavagnetta che vedete nella foto, tra le altre cose, mi ha colpito in particolare un piatto (quello che ho cerchiato) che aveva come protagoniste queste lenticchie e cioè il crostone con polpo e lenticchie.
 

Non l’ho assaggiato in loco, ma l’ho voluto almeno preparare a casa, immaginando quella che poteva essere la ricetta che combinasse al meglio questi due ingredienti.
Ho quindi proceduto in questo modo: in una casseruola ho fatto imbiondire dell’aglio in olio extravergine, a cui ho aggiunto del peperoncino. Ho poi inserito dei pomodori freschi tagliati a dadini e fatto andare per poco tempo. Ho aggiunto quindi un barattolo di lenticchie (le lenticchie in scatola sono buonissime e non devono essere precedentemente cotte) e tanti moscardini puliti (e tagliati, laddove fossero troppo grandi).
Ho fatto cuocere per una buona mezzora (a fuoco quasi lento) o comunque fino a quando i moscardini sono diventati morbidi. Ne è venuto fuori un composto denso e ben insaporito.
Nel frattempo ho tagliato delle fette abbastanza spesse di pane casareccio che ho fatto dorare da entrambi i lati per pochi minuti in una padella con poco olio extravergine.
Ho poi strofinato dell’aglio sulle fette di pane abbrustolito e posto su di esse il composto di lenticchie e moscardini. Ho infine guarnito con un filo di extravergine e con delle foglioline di basilico (potete utilizzare anche altre erbe aromatiche, come la maggiorana).
 

Il risultato finale è stato un antipasto davvero gustoso: le lenticchie hanno il potere di catalizzare tutto il gusto di altri ingredienti, se fatte ben insaporire ed il piatto che ne è venuto fuori è stato davvero spettacolare, grazie anche all’aglio sul pane, che dà quello “sprint” in più alla preparazione e la rende ancora più speciale.
 

Andate allora a Ventotene a mangiare (anche) questo ottimo piatto. E’ l’occasione per trovare mille altri spunti da autentici foodies e di godere di un mare magnifico (qui a Roma è ancora estate, quindi potete andarci anche in questo periodo!).
Ma provate anche a casa questa ricetta e non ve ne pentirete.
Viva la cucina di mare ed in particolare quella delle isole!

17 settembre 2014

Fries, non le solite frites

 
Vi ricordate che qualche mese fa vi avevo parlato di Fries ad Ostia? Beh, ora questa “Patatineria” di qualità ha aperto un nuovo punto vendita a Roma, in zona San Pietro per la precisione. E la scorsa settimana c’è stata l’inaugurazione, in occasione della quale ho appreso con piacere che abbiamo a che fare con il primo locale a Roma e nel Lazio che utilizza solo prodotti freschi e made in Italy.
“Fries” prende spunto da un format nord europeo, dove da tempo esistono locali, anche di tipo ambulante, in cui si friggono di continuo patate fresche.
 

Ma a questo format i giovani imprenditori che hanno ideato questo progetto hanno associato anche una provenienza delle materie prime ben precisa, con un approvvigionamento da tipiche zone vocate.
Raffaella Ghislandi, titolare dell’agenzia di consulenza per la ristorazione Aprolocale, il fratello Francesco Ghislandi proprietario del ristorante Pomodori Verdi Fritti a Casalpalocco, l’imprenditore Giovannino Glorio e Domenico Sciarria proprietario della ditta Sciarria da dove provengono le patate, hanno quindi unito le loro capacità e la loro competenza per creare questo interessante locale.
Fries utilizza patate coltivate seguendo i dettami della “lotta integrata” (un’agricoltura che limita fortemente l’utilizzo della chimica), le taglia a mano e le frigge in olio di arachidi.


Una cosa interessante e sfiziosa di Fries è rappresentata anche dalle innumerevoli e gustose salse con cui accompagnare le patatine: ben 30 tipi, tra cui le intramontabili americane, la gustosa selezione belga, 8 gluten free e alcune vegane, elaborate dalla giornalista sportiva e cuoca vegana Alessandra Rotili.


In occasione dell’apertura, Arcangelo Dandini, il noto chef del ristorante l’Arcangelo, ha preparato una gustosa salsa di accompagnamento, una cacio e pepe fatta con ingredienti di qualità. E Dandini rappresenta solo il primo di una serie di noti testimonial di tutte le regioni d’Italia, che si alterneranno per dare il proprio contributo alla creazione di salse speciali da abbinare alle patatine.
Un abbinamento che non può non avvenire anche con della buona birra, in particolare la “Miranda”, chiara, e la “Lady Rosetta”, rossa, (i nomi derivano da alcune varietà di patate italiane) che sono state realizzate in esclusiva dal Birrificio Aurelio.
Il mio consiglio è di gustare un bel cartoccio di queste croccanti patatine sul posto (magari insieme alla salsa che più mi è piaciuta, la cheddar affumicata) anche perché, se girate le spalle al locale, vedrete spuntare imponente la più famosa cupola di Roma, il “Cup(p)olone” di San Pietro…


Fries, che trovate al numero 19 di via di Porta Cavalleggeri, è aperto tutti i giorni dalle ore 11:00 alle 23:00.

Ufficio Stampa:
Stefania Faustinella 339.2684658 - stefaniafaustinella@gmail.com;
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11 settembre 2014

Nel paese delle alici


Cetara è una località della Costiera Amalfitana a mio avviso un po’ atipica rispetto alle altre e quindi ancora più bella. E vi spiego perché.
Essa conserva il suo aspetto di borgo di pescatori e la relativa semplicità, a differenza di altri posti dove invece a farla da padrone sono la chiccheria, il lusso, i vip, l’abbigliamento all’ultimo grido oltre che, certamente, la magnificenza dei posti e del mare.
Cetara ha pertanto conservato e conserva le sue origini e si discosta dalle altre perle della Costiera, caratterizzandosi al contrario anche per la presenza di un alto tasso di giacimenti enogastronomici per gourmet, di cui si può a grande titolo vantare.
Amo tantissimo i borghi marinari e, ovviamente e come sapete, il buon cibo e allora un posto come questo per me è un luogo ideale dove passare giorni tranquilli e “golosi”. Barchette in riva al mare, reti di pescatori di qua e di là, pescherie con tanto buon pesce locale, case semplici di pescatori, piccole botteghe, nessun locale alla moda, quasi un presepe la sera con mille lucette sulla spiaggia…

Chi di voi sa cosa vuol dire "Cuoncio cuoncio"?
A Cetara tutto parla innanzitutto di alici, raffigurate anche lungo le sue strade in opere d’arte incastonate o dipinte sui muri, che ricordano anche le origini di questo paesino, legate a fil doppio alla pesca e ai suoi mestieri.


Cetara è poi il paese della Colatura di Alici (di cui ho parlato anche qui), che ha ormai assunto una notorietà almeno nazionale con tanti tentativi di “imitazione” che si cominciano a scorgere. Ma qui la colatura è nata e ha degli utilizzi intriganti ma al tempo stesso molto semplici, come si può constatare nei tanti ristoranti di questo grazioso borgo di pescatori.
A cominciare dal Convento, regno della famiglia Torrente, dove si mangia anche una strepitosa genovese di tonno o una parmigiana di alici davvero interessante.


 
Gli stessi proprietari del Convento hanno anche aperto, nella piazzetta vicino alla spiaggia, una interessante Cuopperia dove si possono mangiare dei gustosi e croccanti “cuoppi” (cartocci) di alici fritte, polpette di alici, di melanzane o delle grandiose alici imbottite di provola; ma si può anche gustare uno “spaghettiello” con colatura di alici, così, tanto per gradire.


Per una pausa pranzo molto gustosa e soprattutto low cost si deve andare all’ex bar degli stessi Torrente che ora prende il nome di “Pane e coccos” (pane e qualcosa).


Qui troverete pane con polpette al sugo, con burro ed alici, con melanzane alla parmigiana, con peperoncini verdi al pomodoro, oltre che una bella selezione di formaggi e salumi, anche da portare via. Troverete poi i prodotti della “dispensa del Convento”, come le alici sotto sale, il tonno sott’olio e la surrichiamata colatura di alici.
Che si può trovare comunque a buon mercato (rispetto agli standard di vendita cittadini, come ad esempio quelli romani) anche in qualsiasi botteguccia del paese che conserva il fascino dei negozietti tradizionali, tipici delle località estive, dove si trova un po’ di tutto.
 
 
Altri ristoranti dove non sono stato ma comunque meritevoli di essere visitati sono poi l’Acqua pazza e il San Pietro, dove il pesce fresco ed in particolare le alici e il tonno la fanno ancora da padrone.
Per rendere perfetta la vostra vacanzina a Cetara (magari anche in settembre o in autunno) è d’obbligo dormire allo splendido Hotel Cetus, un meraviglioso albergo quasi proteso nel mare (è qualcosa in più di un hotel sul mare!), con vista mozzafiato e panorami incantevoli.
 
 
Da lì con pochi km di macchina potrete fare una capatina anche a Vietri sul mare, dove, oltre ad acquistare splendide ceramiche (quelle di Solimene in particolare), potrete anche fare piacevoli scoperte gastronomiche in posti inaspettati,


come questa stupenda pizza estiva alla vietrese, con il fiordilatte aggiunto solo in un momento successivo per farlo fondere solo parzialmente e con degli ottimi e dolcissimi pomodorini freschi: una vera squisitezza!

3 settembre 2014

La ricotta col pesce


Partiamo da questo presupposto. Io ritengo che la ricotta stia molto bene col pesce. E’ infatti “neutra” ed assorbe molto bene tutti i sapori rilasciati da qualsiasi tipologia di pesce che si utilizza.
Presenta poi una certa sapidità, che ben si combina con le tipologie di pesce che hanno un sapore dolce, come i crostacei.
Insomma penso che sia una materia prima che, oltre a tanti altri tipi di piatti, si adatta molto bene anche al pesce.
Partendo da questo concetto, ho voluto fare un esperimento che è risultato davvero ben riuscito.
Ho infatti preparato dei calamari ripieni, mettendo al posto del solito ripieno (di pane secco ammollato e asciugato, tentacoli, pecorino, uova, ecc.) proprio la ricotta.
Lavorata in modo molto semplice, resa leggermente cremosa dall’aggiunta di poco latte, con in più un pizzico di sale e pepe, poco olio extravergine e qualche erbetta aromatica (basilico triturato finissimamente, poche foglioline di timo).
Ho utilizzato il basilico perché ho voluto preparare un sughetto a forte connotazione mediterranea, composto da soli pomodori tagliati a cubettini e tentacoli degli stessi calamari.
Riepilogando, la ricetta è questa:
(con le mie solite dosi “ad occhio”)

In una padella far imbiondire in olio extravergine uno-due spicchi d’aglio tagliati a pezzettini. Inserire poi i tentacoli dei calamari tagliati grossolanamente e farli rosolare per bene. Sfumare con del vino bianco secco, far evaporare e aggiungere una quantità sufficiente di pomodorini tagliati a cubettini.
Precedentemente avrete preso dei calamari medi interi e li avrete riempiti del composto di ricotta precedentemente descritto (ricotta + poco latte + olio evo + sale, pepe + basilico e timo).
Inserire questi calamari ripieni (ben chiusi con degli stuzzicadenti!) in padella nel fondo di cui sopra e portare a cottura aggiungendo poca acqua se necessario. Regolare di sale e servire, guarnendo con del basilico e della maggiorana fresca.
 
Il mio piatto in versione "tra sole e ombra"
Il piatto che ne viene fuori è delizioso. Tagliando i calamari, la ricotta si insaporisce e si "fonde" col delizioso sughetto che sa di mare. E il matrimonio è perfetto e lo sarà per sempre.
Altro che separazioni e divorzi ;-)
Buon appetito!