Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

30 dicembre 2010

Un mitico timballo


Uno dei piatti che ho cucinato per i pranzi e le cene di Natale, è un classico della tradizione napoletana e natalizia del Sud Italia, il timballo di maccheroni. E’ un piatto che non mangiavo veramente da molto tempo è che ho rispolverato consultando un libro sulla cucina partenopea. Si tratta in pratica di una pasta al forno ripiena, rivestita di pasta frolla.
Avevo quasi dimenticato che la caratteristica del piatto è, oltre alla sua notevole ricchezza di ingredienti, il contrasto tra il dolce della frolla che riveste i maccheroni ed il salato del resto dei suoi componenti. Altre volte avevo infatti gustato questo piatto, apprezzandolo sempre moltissimo, con un rivestimento di pasta sfoglia, quindi salata.
Il contrasto tra dolce e salato, del resto, è una caratteristica della cucina napoletana che si riscontra anche in altre preparazioni come ad esempio quei rustici che si trovano spesso nelle rosticcerie e pasticcerie di Napoli e dintorni che sono composti da uno stato esterno di pasta dolce ed un ripieno di ricotta, salame ed uova sbattute.
Tornando al timballo natalizio, devo dire che è un piatto che richiede una preparazione non difficile ma piuttosto lunga e quindi consiglio per chi voglia provare a farlo di portarsi avanti già dal giorno prima per preparare alcune cose, al fine di non dover eseguire troppi passaggi insieme nel giorno in cui lo si vuole servire in tavola.


Anyway, ecco l’elenco degli ingredienti che vi servono per preparare questo mitico piatto che devo dire ha avuto un ottimo successo quando è stato servito il 26 dicembre, il giorno di Santo Stefano.

Ingredienti:

Per la parte esterna:

500 gr. di pasta frolla (la ricetta la trovate agevolmente in rete)

Per la pasta ed il condimento:

500 gr. di maccheroncini
abbondante ragù

Per il ripieno:

150 gr. di carne di vitello macinata
50 gr. di pane raffermo
200 gr. di piselli in scatola
50 gr. di pancetta a dadini
3 uova sode
200 gr. di fiordilatte
20 gr. di funghi secchi
100 gr. di Parmigiano Reggiano
cipolla
burro (una volta si usava la sugna)
olio, sale e pepe

(NB: considerate che la ricetta originale prevedeva altri ingredienti ancora, fegatelli di pollo e della salsiccia, rispetto a quelli già abbondanti che ho elencato, ma io ho preferito rendere relativamente “più leggero” il piatto...).

Preparare il ragù. Nel frattempo con il pane raffermo ammollato in acqua, la carne macinata, un uovo e del parmigiano creare un impasto con il quale formare delle polpettine che si passeranno nel pangrattato e si friggeranno; successivamente ammollare in acqua tiepida i funghi secchi e farli cuocere in poca acqua; a fine cottura, tagliarli in pezzetti più piccoli; a parte ancora far soffriggere la cipolla in olio extravergine e successivamente aggiungere i dadini di pancetta ed i piselli. Allungare poi con dell’acqua di cottura dei funghi e far cuocere una decina di minuti.
In un tegame far insaporire poi i piselli, i funghi e le polpettine con qualche cucchiaiata di ragù.
Cuocere successivamente la pasta al dente e condirla con parte del ragù e qualche cucchiaiata di parmigiano.
In un tegame da forno alto e non troppo largo che sarà imburrato ed infarinato disporre ¾ della pasta frolla, tirata abbastanza sottile, sul fondo e sui bordi. Aggiungere metà della pasta condita e al di sopra la metà degli ingredienti, inclusi il fiordilatte e le uova sode tagliate a dadini, del ragù e del parmigiano grattugiato; ripetere di nuovo l’operazione di prima nella stessa sequenza (pasta e poi il ripieno); chiudere infine con l’altro strato steso di pasta frolla rimasta, assicurandovi che i bordi siano ben saldati, in modo da non far fuoriuscire il ragù o il ripieno.
Infornare a temperatura media finché la pasta non sarà dorata. Servire dopo aver fatto riposare il timballo (o timpano) per almeno dieci-quindici minuti fuori dal forno.


Che dire? Un piatto davvero mitico, ricco, elaborato e gustosissimo che ben si adatta agli opulenti pasti delle feste natalizie.
E già che questo è l’ultimo post dell’anno, auguro a Voi tutti un eccezionale e goloso Anno Nuovo!!!

24 dicembre 2010

La mia Vigilia

Le mitiche "papaccelle" per preparare "l'insalata di rinforzo"
Con queste foto di una Napoli in cui l’atmosfera del Natale è sempre unica, Vi auguro un fantastico giorno di Vigilia e un magico Natale!



Durante le feste è noto che si devono fare delle maratone culinarie e noi “ci sacrificheremo” sia nel cucinare, pronti a sfoggiare a parenti ed amici le nostre abilità culinarie, che nel mangiare…




Vi aggiornerò allora su quello che di particolare ho preparato durante le feste. Nel frattempo, MERRY XMAS a tutti i lettori del mio blog!

20 dicembre 2010

Arrosto di maiale con brandy, senape e mele

Quelle a fianco non sono patate ma mele, eh :-)
Ebbene sì, della ricetta che vedete nella foto sono proprio soddisfatto!
Avevo mangiato questo piatto di carne qualche tempo fa in un ristorante di cui non ricordo il nome ed ho deciso di provarlo di nuovo, non appena mi è tornato in mente, e di proporlo sul mio blog. Tempo di radunare gli ingredienti e via.
Si tratta di un arrosto di maiale cucinato con brandy, senape e mele. Non scopro niente di nuovo, questo non è certo un piatto innovativo (d’altronde sul mio blog di innovativo c’è poco, e meno male, aggiungo!) ma è sicuramente gustoso, ben equilibrato e profumato.
Amo molto utilizzare il brandy in cucina e devo dire che è ottimo sia con la carne che con il pesce, come ad esempio con i gamberoni.
Questa volta l’ho utilizzato in una ricetta a base di carne di maiale, in particolare con l’arrosto di maiale. Vado allora a descrivervi come ho ottenuto questo piatto squisito.
Ho preso un bel pezzo di arrosto di maiale e l’ho insaporito con del rosmarino, del timo e del sale grosso. L’ho fatto rosolare in un capiente tegame in olio extravergine di oliva e successivamente ho fatto sfumare con un bel bicchiere di buon brandy. Ho quindi aggiunto dell’acqua (si può aggiungere anche del brodo vegetale) fino a quasi coprire la carne. Ho fatto poi cuocere per abbondanti 45 minuti/un’ora (il tempo di cottura dipende dalle dimensioni della carne) finché la carne non è diventata morbida. Cinque-dieci minuti prima di fine cottura, ho aggiunto qualche cucchiaio di buona mostarda e una mela sbucciata tagliata a cubetti/cubettoni. L’aggiunta di una maggiore o minore quantità di mostarda dipende dai gusti. Io ne ho usata inoltre una di gusto non troppo forte. Se la salsa di cottura dovesse ridursi troppo, “correggete” con dell’altra acqua e poco brandy.
Successivamente, ho frullato parte della salsina che si è formata ed ho lasciato da parte dei cubetti interi di mela. Ho quindi rimesso sul fuoco la salsa densa frullata, insieme alla carne e ai pezzetti di mela ed ho fatto cuocere brevemente per amalgamare il tutto. Ho concluso tagliando la carne a fettine di spessore medio e impiattato cospargendo 3-4 fettine di carne con la salsetta e dei pezzetti di mela, guarnendo con un rametto di rosmarino fresco.
Un piatto di grande equilibrio ed eleganza che mi è riuscito davvero bene e che può essere tranquillamente servito durante il periodo delle feste natalizie! E, a tal proposito, buona settimana di Natale a tutti!

14 dicembre 2010

Du Muscadet, s’il vous plaît


Oggi parliamo di Muscadet. Forse non tutti conoscono questo vino prodotto in un’area intorno a Nantes*, non lontano dalla costa Atlantica. Ma chi legge i romanzi di Maigret dovrebbe ricordare che il noto Commissario beveva questo vino quando era più caldo ed aveva sete. Il Muscadet è infatti un vino relativamente semplice, prodotto con uva Melon de Bourgogne, chiamata localmente Muscadet. Le tipologie più pregiate di Muscadet provengono dalla sottozona “Sèvre-et-Maine”, un’area che prende il nome dai due omonimi fiumi che scorrono nella zona. Al fine di migliorare la struttura di questo vino, negli anni ‘70 e ‘80 molti produttori iniziarono a far maturare il Muscadet sulle proprie fecce (“sur lie”) e lieviti, una pratica che indubbiamente conferisce al vino una maggiore complessità.

L'areale di produzione del Muscadet
Immagine tratta dal sito http://www.nantes-tourisme.com/fr/decouvertes/autour-de-nantes/route-des-vins-10207.htm
  Qui a Roma da “Comptoir de France” ho trovato un ottimo Muscadet biodinamico prodotto da Guy Bossard il cui vino è in coltura biologica dal 1975, con inizio dei trattamenti biodinamici a partire dal 1992. L'obiettivo di Guy è di ottenere una vite resistente seguendo i principi biodinamici, in grado di poter esprimere tutte le sfumature del territorio per il piacere del consumatore.
Il Muscadet è noto per i suoi abbinamenti con i crostacei e i frutti di mare ed ha dei sentori finali salini, quasi iodati, che ricordano il mare che a me piacciono molto.
E’ ottimo da bere nelle belle serate estive, ma anche in abbinamento ai piatti di pesce della Vigilia di Natale che si sta piacevolmente avvicinando.
Con l’aiuto della mia amica blogger Gracianne (che ringrazio ancora) ho avuto poi la segnalazione anche di altre aziende che producono un ottimo Muscadet che spero di assaggiare in altre occasioni, quando potrò reperire questi vini. Eccole:

• Domaine de la louveterie ed in particolare la cuvée Amphibolite Landron (segnalato a sua volta a Gracianne da Patrick CdM, un bretone del blog "Cuisine de la Mer", che lo definisce il migliore Muscadet del mondo!)
• Nelly Marzeleau (domaine du Presbytère)
• domaine de La Landelle

Per finire, vi lascio con una ricetta bretone a base di Muscadet, tratta dal libro “Les recettes bretonnes de Tante Soizic”, Editions Ouest France. Si chiama "Escalopes de veau à la mode d’Iffiniac".
Iffiniac è un paesino vicino alla baia di Saint Brieuc in Bretagna dove si producono delle cipolle molto particolari di tipo giallo/dorato.

Ecco gli ingredienti:
(per 5 persone)

5 piccole scaloppe di vitella
1 kg di cipolle d’Iffiniac (non le troverete in Italia, ma utilizzatene altre gialle/dorate)
1 bicchiere di Muscadet
sale, pepe
groviera grattugiata
pangrattato
100 gr di burro

Far fondere nel burro in un tegame le cipolle tagliate molto sottilmente finché non diventano dorate. Aggiungervi la carne e grattugiarvi sopra il formaggio groviera, spargendovi anche del pangrattato. Far cuocere per pochi minuti. Aggiungere un bicchiere di Muscadet e infornare a fuoco moderato per 45 minuti. Si formerà una gustosa crosticina ma l’interno sarà morbido grazie alle cipolle.
E’ un piatto buonissimo che vi consiglio di provare. Io personalmente amo molto l’abbinamento cipolle-groviera come nel caso della Soupe à l’oignon gratinée. L’ultima volta che ho preparato questa carne non l’ho fotografata ma solo mangiata, di qui il motivo dell’assenza della foto…

*città della Francia, tra l’altro, che legge di più il mio blog in base alle statistiche google

8 dicembre 2010

Intervista a Gianni Mura


Gianni Mura è il giornalista sportivo che amo di più. I suoi articoli sul ciclismo e sul calcio sono dei veri capolavori e si leggono sempre con grande interesse e piacere. Ma Gianni Mura è anche un grandissimo esperto di enogastronomia e allora ho pensato che una persona che scrive con gran stile di cose che coincidono con le mie grandi passioni meritava di essere intervistata sul mio blog.
Ho allora scritto un’e-mail al suo indirizzo di posta elettronica, non avendo però grandi speranze di risposta, visti i notevoli impegni che i giornalisti hanno quotidianamente.
Con grande piacere dopo poco ho invece ricevuto la sua gradita risposta ed ora eccomi qui ad intervistare una persona che stimo molto.
I suoi articoli infatti non si limitano a descrivere i risultati dell’evento sportivo, ma raccontano storie, fanno scoprire aspetti inediti legati ai campioni dello sport, sono pagine di vita. E sul Venerdì di Repubblica apprezzo molto anche la sua rubrica settimanale sui ristoranti.
Secondo me non è un caso che sono sempre le grandi firme del giornalismo sportivo ad essere anche dei grandi esperti di enogastronomia. Penso ad esempio anche al grande Gianni Brera, di cui Gianni Mura è stato grande amico e sul quale ha scritto, dopo la morte di Brera, un bellissimo articolo intitolato “I senza Brera”.
Gianni Mura, qualche anno fa, ha inoltre scritto un libro, “Giallo su giallo” che mi è davvero piaciuto, perché mette insieme tante mie passioni come il Tour de France, la Francia, i gialli e il mangiare/bere bene.

Gianni Mura, dopo tanti anni come “suiveur” al Tour de France segue sempre questa corsa con lo stesso entusiasmo?

Dal punto di vista sportivo l’entusiasmo è minore. Il fenomeno del doping dà grandi delusioni e condiziona molto il lavoro. Rimane comunque sempre la speranza che il doping possa esser definitivamente sconfitto…
L’entusiasmo del viaggiatore invece c’è sempre. Girare la Francia, anche dopo venticinque Tour, è sempre bello. C’è sempre un paesaggio, uno scorcio, un qualcosa di bello dietro l’angolo che vale il viaggio.

Nel suo libro “Giallo su giallo” parla della Grande Notte del Cassoulet, un gran ritrovo di giornalisti ed amici per mangiare un gran piatto della cucina tradizionale del sud-ovest francese. Anche se quella era un’occasione particolare, in ogni caso al Tour organizzate davvero delle “rimpatriate” simili?

Non come nel libro. Ma quando si può, ci si ritrova con piacere. Magari non in quindici persone, ma in sei o sette sì. Il momento della cena è un momento importante dopo una giornata lavorativa intensa quando a pranzo non si ha l’opportunità di mangiare bene. Tutto però dipende da dove si è collocati logisticamente. I giornalisti al seguito del Tour de France sono tantissimi e c’è grande dispersione dei diversi colleghi tra i vari paesini limitrofi ai luoghi di tappa.

Cosa si aspetta dal prossimo Tour de France? Riusciranno i nostri Basso e Nibali a fare un salto di qualità in più e vincere qualcosa di importante?

Sono curioso di vedere Nibali che ha fatto un’ottima stagione 2010 vincendo alla grande anche la Vuelta. Basso invece credo sia in fase calante. Onestamente devo dire che non ha fatto l’anno scorso un grande Tour de France.

Foto tratta dal sito http://www.letour.fr/
E il Grand Départ del Tour de France dalla Vendée cosa offrirà ai tifosi e a voi giornalisti dal punto di vista enogastronomico e paesaggistico?

Dal punto di vista paesaggistico non molto. La Vandea è un po’ piatta e, anche se non è lontana dalla Bretagna, è tutt’altra cosa rispetto a quest’ultima. La Vandea è piatta, la Bretagna è mossa. E’ una sorta di Bretagna di serie B.
Comunque c’è il Puy du Fou e Noirmoutier, un’isola piatta famosa per le patate, le mimose ed una frase del pittore Renoir che giudicava le sue acque ben più suggestive di quelle del Mediterraneo. Ciclisticamente quest’isola è famosa per il Gois, una stradina stretta che si apre nel mare, percorribile solo con la bassa marea. Il terreno, reso scivoloso dalle alghe, fa sempre cadere qualcuno.

Ho letto dei suoi bellissimi articoli sul Commissario Maigret di Simenon. La cucina semplice e tradizionale che amava Maigret riuscirà a sopravvivere o sarà soppiantata da sushi, sashimi e quant’altro?

La gente prima o poi si stuferà di sushi e sashimi. Sono soltanto una moda. Si tornerà alla tradizione dove l’Italia è molto più attrezzata della Francia dal punto di vista del numero dei piatti. Da questo punto di vista Italia batte Francia 5-0!

Lei cura una rubrica di enogastronomia sul Venerdì di Repubblica. Quali sono le ultime tendenze della cucina italiana?

Si sta andando verso una cauta innovazione e verso una cucina tradizionale alleggerita. In questo modo si può coniugare il buono della cucina tradizionale con le esigenze salutistiche, sempre più sentite oggigiorno.

Quali sono le principali differenze tra la cucina italiana e quella francese? Stanno andando nella stessa direzione?

La cucina francese è meno innovativa e più codificata, penso ad esempio al Pot au feu o al Tournedos Rossini. Ma c’è anche meno passato nella cucina francese a meno che non si vada a mangiare in certi piccoli paesini. La cucina francese, inoltre, è più “internazionale” di quella italiana. Ovunque si trova il foie gras (che non mangio più per ragioni "etiche"), la coquille Saint Jacques, l’astice o il filetto…

Cosa ne pensa del fenomeno del foodblogging?

Non posso dare giudizi perché di solito non leggo i blog e quei pochi di sport che leggo presentano commenti poco pertinenti e fuori dal mondo. Non mi dedico ai blog perché già scrivo su un giornale e non ho tempo di farlo anche su un blog. Certamente sono una grossa opportunità per i grafomani. Ammetto anche che quelli di enogastronomia possono avere una certa funzione di “passaparola” per l’acquisto di determinati prodotti.

Sta arrivando la “flamme rouge” della mia intervista….A quando il prossimo libro del genere “Giallo su giallo”?

Ci sarà un secondo giallo, ma non proprio immediatamente; sarà il seguito di “Giallo su giallo” con protagonista ancora una volta Magrite.

Si chiude così l’intervista con questo grande giornalista di cui ho ammirato la schiettezza e la gentilezza. Grazie ancora!

4 dicembre 2010

Barilla+Voiello: pasta, che passione!


Ultimamente sono stato invitato ad un paio di eventi romani targati Barilla e Voiello.
Il primo si è tenuto domenica scorsa. Si trattava dell’ultima di una serie di tappe promozionali che hanno toccato le principali città d’Italia, con degustazioni ed assaggi di gustosissimi primi piatti di svariati formati di pasta.
Interessante anche la tipologia de “I piccolini” Barilla, tipo di pasta appunto di piccolo formato che cuoce in poco tempo e che è arricchita, nelle nuove referenze, con passate di ortaggi, come gli spinaci, la carota e la zucca.
Nell’ambito dell’evento, ho avuto l’onore di far parte della giuria di una gara di cucina.


L’esperienza è stata molto positiva. Davanti a noi, una coppia di concorrenti doveva cucinare un piatto di pasta (nel mio caso si trattava di garganelli) con alcuni specifici ingredienti da utilizzare: cipolle, zucchine, carciofi, il pesce gallinella, erbe varie.
Ne è venuta fuori una gara molto combattuta che ha visto vincere il concorrente più esperto dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e delle tecniche utilizzate, che ha realizzato un piatto finale davvero gustoso (nella foto che segue).


 Un evento nel complesso interessante, anche se troppo caotico, con un eccessivo afflusso di gente.

L’altro ieri si è invece svolta la cena di Natale organizzata dalla Voiello. Circa un anno fa c’era stato il primo appuntamento romano, mentre giovedì scorso si è svolta una nuova cena prenatalizia, ma questa volta con una diversa modalità di svolgimento della serata.
Tutti i partecipanti alla cena avevano concorso con una ricetta di tipo natalizio (la mia era questa qui) e prima dell’evento una giuria ha decretato i migliori tre piatti che sono poi stati offerti, con qualche opportuno aggiustamento dello chef Voiello, agli ospiti della cena. Le ricette vincitrici sono state le seguenti: 





Devo dire che tutte le ricette (oltre che un ottimo antipasto composto da tortino di alici e puntarelle) erano davvero meritevoli del premio, ma ho preferito leggermente di più il piatto di Marzia con i suoi sapori ben amalgamati, goduriosi, golosi e i cui ingredienti ben si adattano ad un pranzo di Natale.

Lisa, una delle tre vincitrici
Durante la serata è stato un piacere riincontrare Antonella, Max, Nadia, Claudia, Paola, Claudia e Jajo e fare la conoscenza di persone simpatiche come Micaela Motta e il marito di Lisa.
Dopo la cena ho avuto anche l’onore di essere intervistato insieme all’amico Jacopo in una “doppia” intervista riguardante i piatti del Natale e delle feste.
La forte pioggia al termine della serata ci ha trattenuto ulteriormente con gli amici di Voiello e ciò è stato un ulteriore piacere, “piacerevero”.