Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

25 dicembre 2017

Ora è (la vigilia di) Natale!


Oggi è Natale. Quindi innanzitutto mi preme di fare gli auguri di una serena giornata e di buone feste a tutti i miei lettori.
Sono reduce da un cenone di Vigilia come al solito abbondante, gustoso e di qualità, con tanti piatti a base di pesce degni della migliore tradizione marinara e partenopea. Ma non sono mancati anche altri “classici”, come la pizza di scarole e la cosiddetta insalata di rinforzo.
Adoro l’insalata di rinforzo che apre, almeno a casa mia, la cena del 24 dicembre. Nella mia famiglia si prepara in maniera forse un po’ diversa da quella classica, ma sicuramente altrettanto gustosa.
Come potete vedere dalla foto sono presenti in questa insalata, la nostra insalata, i seguenti ingredienti:

salame
ricotta salata
olive dolci verdi
olive nere
acciughe sott’olio
cavolfiore bollito
giardiniera di sott’aceti

Un altro componente che non può mancare sono le papaccelledei piccoli peperoni schiacciati che quest’anno non erano presenti in questo antipasto perché quando sono a Roma non è facile reperirle.
L’insalata di rinforzo è un piatto grandioso, che va preparato un po’ di tempo prima e che si conserva bene anche per giorni.
Quando la preparo è davvero Natale e il mio ricordo va a quando da bambini a casa dei nonni mangiavamo di nascosto qualche ingrediente dell’insalata, in attesa della cena che a volte iniziava in gran ritardo…
Buon Natale ancora a tutti!

18 dicembre 2017

Un viaggio nello Stile…Libero di Max Mariola


Lo scorso 5 dicembre ha aperto a Roma Stilelibero, un locale con musica dal vivo, attento anche all'arte e alla moda e che presenta una proposta gastronomica davvero interessante.
Stilelibero nasce da una scommessa dei suoi soci, che hanno voluto racchiudere nel progetto le loro passioni di sempre, incluso il cibo di qualità e il buon bere.
Questo locale si declina in tre spazi differenti: una prima sala, con circa trenta coperti e una grande finestra con vista sulla cucina, dallo stile eclettico dove sono i contrasti a dominare. 


Spiccano in particolare le grandi lampade in ottone, moderne ed eleganti, i tavoli e le panche di rovere.



La seconda sala, più intima, è caratterizzata da pareti e soffitto blu petrolio, tavoli di noce antico e lampade in stile art decò.

Il locale poi dispone di un piano inferiore, a cui si giunge attraverso una scala in ferro e legno. E’ la zona dove si colloca un piacevole cocktail bar, che si articola lungo un bancone classico, con una cantina a vista dotata di ottime etichette e birre artigianali. L’ambiente è originale, con pareti a mattoni, carta da parati con toni orientali e arredi eleganti.
Da Stile Libero compare anche un'articolata proposta artistica permanente, con fotografie, collezioni di gioielli, borse ed altre opere.
In tale raffinato contesto, la cucina di qualità non può mancare. E la “mano” del noto chef Massimiliano Mariola si avverte sin dai primi assaggi.


“La cucina di Stilelibero non è né una cucina moderna, né tradizionale, ma dietro c’è la valorizzazione della materia prima”, spiega lo chef Max Mariola. “Si parte dunque dalla spesa, con ingredienti di qualità e ricercati per esprimere una cucina libera in cui non predomina uno stile in particolare”, aggiunge lo chef.
Scorrendo lo sfizioso menu, tra gli antipasti sono da non perdere la battuta di carne di razza piemontese con ovetti di quaglia al tegamino, capperi e pesto al prezzemolo o le polpette di agnello con salsa cacio e pepe e limone.


Tra i primi, gustosi e golosi sono i ravioli ripieni di zucca con burro e tartufo nero, le fettuccine con ragù bianco e verdurine profumate al ginepro o ancora l’uovo su crema di parmigiano, tartufo nero e cialde di pane.


Ottimi anche i secondi, con piatti succulenti come l’hamburger di agnello alla mentuccia, cicoria di campo e pecorino o il “segreto” di suino iberico, spadellata di verza rossa, mele saltate e cumino.
Si chiude in dolcezza ed alla grande con il Montblanc con sfoglie di meringa, castagne e violette, la tarte tatin alle pere e cannella, il cheesecake con salsa di arancia o i magnifici bigné croccanti con crema chantilly e cioccolato fondente.
Il locale è aperto dal pomeriggio ed è possibile mangiare fino a tarda notte (cosa questa non trascurabile a Roma) con proposte più semplici e veloci.
Soltanto la domenica, in armonia con l’autentico spirito della cucina tradizionale, Stilelibero propone il “pranzo di famiglia”, tipico dei giorni di festa.
Se invece cercate qualcosa di meno impegnativo e fuori orario, sono qui innanzitutto da provare i club sandwich (in particolare quello al salmone scozzese scottato) e i piatti a base di salumi e formaggi, tra cui segnalo il Jamon Iberico Bellota, con pane strofinato e pomodori del piennolo o il pane tostato con mortadella, finocchi saltati burro e parmigiano.

Stilelibero

Via Fabio Massimo, 68
Roma
aperto tutti i giorni
dalle 16 alle 2 di notte
Tel. 06.3219657

8 dicembre 2017

Una grande idea per Natale? Il Torrone di Bagnara


Nella mia recente visita presso FICO penso quasi di non esagerare dicendo che la cosa che più mi ha colpito, nell'immensità di quella splendida cittadella enogastronomica, è stato un solo prodotto.
Si tratta di un prodotto del Sud appartenente ad una categoria merceologica che solitamente ignoro anche nei periodi delle feste.
Mi riferisco ai torroni e il prodotto in questione è il Torrone di Bagnara, una località di mare in provincia di Reggio Calabria.
La degustazione di questo prodotto appena fatto, caldo me ne ha fatto letteralmente innamorare. Il suo sapore piacevolmente tostato, la sua consistenza croccante e il suo straordinario profumo agrumato sono infatti davvero inimitabili. Inoltre la cosa interessante è che la dolcezza dell’impasto è bilanciata dal sapore delle mandorle tostate e da una piacevole sensazione di brulé, come si legge giustamente nel disciplinare di produzione.
Il Torrone di Bagnara, riconosciuto Igp nel 2014, si ottiene dalla cottura e lavorazione di miele, zucchero, mandorle tostate (non pelate), cannella e chiodi di garofano in polvere, con la copertura di zucchero in grani (o cacao amaro in un'altra sua versione).
E' un prodotto unico, grazie alla giusta tostatura delle mandorle, al sistema di cottura a fuoco vivo e all’alta temperatura alla quale viene sottoposta la massa zuccherina che lo differenzia nettamente dagli altri torroni.
Sul fronte storico è interessante rilevare che il Torrone di Bagnara ha origine nei traffici dell’omonimo centro marinaro, che nel ‘700 consentirono, attraverso la nascita di spezierie, di legare la tradizionale produzione locale di mandorle e miele con lo zucchero e le droghe di provenienza esterna.
Il Torrone di Bagnara è tradizionalmente presente tra i dolci tipici delle feste di Natale, ma con il passare del tempo il suo consumo si è esteso anche agli altri mesi dell’anno. Ogni anno, inoltre, si tiene alla fine di novembre la tradizionale "Festa del Torrone", che contribuisce a rafforzare la notorietà del prodotto.
Ora naturalmente sono alla ricerca anche nella mia città di questo straordinario torrone e spero di trovarlo, per mangiarne uno degno di questo nome durante le feste natalizie. Fatelo anche voi, ne vale davvero la pena!

21 novembre 2017

FICO, il mio racconto per immagini


Sono stato all'inaugurazione di FICO (Fabbrica Italiana Contadina) la scorsa settimana a Bologna.
Di seguito un racconto fotografico (abbastanza esaustivo).

Rosa mortadella (Bologna Igp)
Tagliatelle oblige
E chi se lo perde il ristorante della pasta Di Martino?
Un frittino da Torrente, perché no?


Amarenona Fabbri

Una incredibile scoperta per me: il Torrone di Bagnara. Ve ne parlerò prestissimo su questo blog!
Piantine che crescono...

... e che poi diventano grandi
Per costruzioni didattiche colorate...
Cinema e centro congressi
Cose fiche (1): i frigoriferi 

Cose fiche (2): una bella Benetton da Formula 1

Cose fiche (3): il negozio Bianchi

La "Centrale del latte"

Teneri animali
Una delle interessanti sei "giostre" tematiche didattiche
Prodotti a marchio Fico
La porta "di accesso" al ristorante de "La Campofilone"

Benvenuti a "Truffle land"

Ps e prima di ritornare a Roma, passeggiatina in centro a Bologna con caffè all’amaretto da Terzi e acquisto di una dose generosa di passatelli da portare a casa (dove saranno gustati con calma insieme a un buon brodo).

9 novembre 2017

Palazzo Montemartini, un’esperienza di gusto e non solo


La scorsa settimana ho avuto il piacere di conoscere più da vicino gli ambienti confortevoli e rilassanti di Palazzo Montemartini, appartenente al Gruppo Ragosta Hotels Collection che vanta anche altri alberghi di lusso tra la Costiera amalfitana e Taormina. Si tratta in questo caso di una struttura di charme nel centro di Roma, dotata di 82 tra camere e suite e situata a due passi dalle Terme di Diocleziano e dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli.

Meta ideale per vacanza o lavoro, ma anche per chi vive in città, questo grande albergo è stato progettato e sviluppato per accogliere ogni tipologia di ospite, in particolare coloro che cercano l’intimità di un hotel di lusso, in equilibrio tra storia e modernità. Sono presenti infatti da un lato gradevoli elementi hi-tech e di design e dall'altro marmi e stucchi originali, caratteristiche che si fondono in una cornice unica, moderna e ricercata.
La mia permanenza a Palazzo Montemartini è cominciata con una splendida visita alle sue principali suite, dagli ambienti molto eleganti e raffinati.



Ve ne sono di vario tipo: da quelle del noble floor con soffitti antichi a quelle de luxe e grand deluxe, fino ad arrivare alle suite fitness e spa e alla skylight.




Bellissima e confortevole è poi la vera e propria spa, un moderno centro benessere di 600 metri quadrati con sale massaggi, trattamenti estetici, piscine riscaldate, zone relax, sauna, bagno turco ed una esclusiva cabina del sale che favorisce la buona ossigenazione.




Se possibile, ancora più straordinaria è la "food experience" che si può vivere nell’hotel. Il Ristorante e Lounge Bar "Senses" presenta un’atmosfera di gran classe e un ambiente magico: una grande fontana al centro sala, grandi capitelli e diversi tavoli dal design elegante, in una combinazione ancora una volta di elementi classici e moderni.






Qui lo chef siciliano Simone Strano, che vanta esperienze importanti in Italia e all'estero, porta in modo inedito e davvero piacevole la cucina della sua regione nei piatti che vengono serviti. 



Dagli antipasti al dolce, si effettua un percorso di gusto che utilizza abilmente e in maniera creativa i prodotti di quel territorio, rivisitando le ricette tipiche per esaltare i sapori tradizionali.




Ricca e sfiziosa è la scelta nell'ambito degli antipasti, con piatti quali il carpaccio di gambero rosso di Mazara, ricotta di bufala, bottarga di muggine e mandarino candito, il baccalà in tempura nera, puntarelle e maionese ai lamponi e l'ottimo arancino d’alici, caponata siciliana e cipolla in agrodolce. 





E ancora il delizioso uovo a 65°, crema di blu del Moncenisio e funghi porcini o il gradevole gioco di consistenze e  sapori della patata gomitolo con crema di mandorle, foie-gras e fichi.






Tra i primi è da citare l’originale “carbonara” di tonno con lo spaghettone Monograno Felicetti “Il cappelli”, ma sono degne di nota anche le tagliatelle 30 tuorli ai funghi porcini su crema di mozzarella di bufala e guanciale croccante, gli sfiziosi ravioli cacio e pepe, cime di rapa e crumble alle alici o le chicche di patate alla zucca con fonduta di Piacentinu ennese e nocciole piemontesi.






Il tonno si ritrova anche nei secondi piatti in trancio con panura, funghi cantarelli, radicchio trevigiano e soia, insieme ad altri piatti di pesce come la coda di rospo, lenticchie Beluga e composta di pomodorini gialli canditi; per gli amanti della carne vale la pena di assaggiare il carré di agnello con ortaggi di stagione aromatizzati al timo e tartufo nero o la pluma di maialino con crema di cicerchia e cicoria ripassata.




Si conclude in dolcezza con altre creazioni golose ed originali: ottimo “L'arancino prende forma” (ripieno di ricotta) mantecato al pistacchio di Bronte e marmellata di arancia, “Il mediterraneo” con fragole, spezie e yogurt, “La pera Pecan” con noci e caramello o “Le origini” con miele, corbezzolo, castagne e cioccolato fondente.




Insomma davvero un gran bel menù che è in linea con la filosofia dell'hotel, “Define your Lifestyle”, in quanto regala agli ospiti-gourmet una bellissima esperienza enogastronomica che riflette il loro stile di vita.


Per informazioni:

Palazzo Montemartini
Largo Giovanni Montemartini 20, 00185 Roma
tel.06.45661, e-mail: info@palazzomontemartini.com
Facebook: https://www.facebook.com/PalazzoMontemartiniRome/
Instagram: https://www.instagram.com/palazzomontemartini_roma/

3 novembre 2017

Oostende nella stazione di Gent


Spulciando tra vecchie foto salvate sul mio computer, ho scovato una cartella di un mio viaggio in Belgio di 5-6 anni fa.
Tra le tante fotografie, ho trovato quella che vedete, scattata nella bellissima stazione di Gent nelle Fiandre.
E' un mosaico che testimonia il ruolo importante che rivestiva la città di Ostenda nei flussi commerciali di un tempo. Questa cittadina aveva infatti nel ‘700 il monopolio del commercio con l'Africa e l'Estremo Oriente fin quando non si imposero olandesi ed inglesi.
Tutto ciò mi ha fatto venire una gran voglia di tornare in questo bel posto che si affaccia sul Mar del Nord. Di Ostenda ricordo con particolare piacere la bellissima e grandissima spiaggia, con sedioline riparate da "casupole" paravento, il mercato del pesce e il relativo street food sul lungomare, sfizioso e goloso. Ma Ostenda è nota gastronomicamente parlando anche per la sua sogliola atlantica, le ostriche, le crocchette di gamberi e i pomodori ripieni di gamberi.
E poi c’è un bel Casinò dove fare qualche bella puntatina…
Sì, sì, occorre proprio che torni ad Oostende!

28 ottobre 2017

Il Tour 2018 presentato a modo mio


E’ stato svelato la scorsa settimana il nuovo percorso del prossimo Tour de France, che si terrà nel territorio transalpino a partire da luglio 2018.
Da grande appassionato di ciclismo mi piacerebbe descrivervelo tecnicamente, ma non lo farò in modo eccessivo al fine di non tediare chi di questo sport non ne sa molto o non vuole interessarsene. Al contrario, cercherò di parlarvi anche di alcuni aspetti paesaggistici ed enogastronomici di questo appuntamento annuale pieno di fascino.
Cominciamo col dire che il Tour 2018 partirà dalla bella regione della Vandea il prossimo 7 luglio. Una zona che si trova appena al di sotto della Bretagna e che è una incantevole lingua di terra sospesa tra terra e mare, "abituata" a grandi eventi sportivi come il Vendée Globe (gara velistica che attraversa impervi mari di tutto il mondo, date un’occhiata al bel video linkato qui).
In Vandea si svolgeranno ben quattro tappe e si potranno ammirare paesaggi molto diversi e attraenti. La prima tappa, ad esempio, partirà da Noirmoutier-en-l’Île con attraversamenti lungo il mare di splendidi luoghi vacanzieri come Les Sables d’Olonne, nei quali il vento può giocare brutti scherzi ai corridori.
Successivamente il Tour approderà nella mia Bretagna, toccando Quimper, Brest e anche il Mur de Bretagne, asperità di non poco conto per i corridori (per chi ne sa un po' di ciclismo, questa salita è denominata "l’Alpe d’Huez de Bretagne"). In queste giornate si respirerà aria di classiche delle Ardenne, con gli specialisti delle corse di un giorno che si daranno battaglia. Dal punto di vista turistico Quimper è da visitare anche per la sua bella cattedrale gotica, mentre Brest è una affascinantissima città di mare dell’estremo Ovest, una finis terrae, un posto oltre il quale finisce la terra ed inizia l'immenso del mare. Brest è anche famosa per una vecchia gara ciclistica, la Paris-Brest, da cui nacque anche un delizioso dolce che prende proprio questo nome.
Il percorso del Tour porta poi a Chartres (anche qui merita la visita la sua cattedrale) e via via verso le regioni del Nord, toccando Amiens in Picardia e Roubaix. Qui il Tour non poteva non percorrere i sassi del suo mitico pavé (sono previsti quasi 22 km su tale "terreno") che hanno reso "immortali" i ciclisti che sono usciti vincitori dal cosiddetto "Inferno del Nord" (denominato così per l’elevata difficoltà di queste strade).
Dopo un giorno di riposo, il Tour approda alle tappe alpine. Potenzialmente spettacolare sarà la Annecy-Le Grand Bornand con il Plateau de Glières su strada in parte non asfaltata (Annecy oltretutto è una splendida località della Savoia situata su un bellissimo lago) e la Albertville - La Rosière, con finale in salita. Ma soprattutto è da sottolineare l'arrivo della successiva tappa sull'Alpe d'Huez, dove tradizionalmente si definiscono nettamente le gerarchie di classifica (e le emozioni per gli appassionati sono sempre tante!).
Seguono poi alcune frazioni di avvicinamento ai Pirenei, non sempre facili, tra cui quella che arriva nella splendida Carcassonne non prima di aver affrontato il Pic de Nore, che offre un panorama eccezionale sui dipartimenti dell’Aude e del Tarn. A Carcassonne il Tour effettuerà anche il suo secondo giorno di riposo. L'occasione sarà ottima per visitare questa splendida città medievale che fa parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco insieme al suo bel Canal du Midi (risalente al XVII secolo). E poi qui si bevono ottimi vini e nei dintorni castelli e abbazie sono incantevoli....
Da Carcassonne si approda poi ai Pirenei con una prima tappa che si conclude a Bagnères de Luchon e con l'attraversamento tra gli altri del Col de Portet-d'Aspet. Segue una tappa cortissima (la più corta da 30 anni a questa parte: 65 km!) ma durissima (gli ultimi 16 km sono a più dell'8% di pendenza media) con arrivo sul Col de Portet che ha le caratteristiche per essere definito "il nuovo Tourmalet" (il Tourmalet è una gloriosa e mitica montagna dei Pirenei di cui avevo già parlato qui).
La tappa successiva arriva a Pau, una cittadina bella da vedere e classicamente inserita nelle tappe pirenaiche (con il 2018 sarà la 70esima volta che il Tour la coinvolge, dopo che il suo primo approdo avvenne nel lontano 1930).
Il giorno successivo i corridori ripartiranno da Lourdes, luogo di alta religiosità e di fede (qui trovate al riguardo un mio articolo) che servirà a rinfrancare lo spirito dei ciclisti prima di affrontare montagne arcigne del calibro del Tourmalet, dell'Aspin e dell'Aubisque.
Chiuderà di fatto il Tour l'ultima (forse decisiva) tappa a cronometro che si svolgerà nei paesi baschi (dove da più di dieci anni il Tour non faceva tappa) fino ad Espelette. Questa cittadina è nota ai gourmet per il suo famoso piment, spezia non troppo piccante ed aromatica coltivata da oltre cinque secoli che profuma molti piatti baschi (axoa, biche rôtie, piperade) e che si è imposta nelle cucine dei più grandi chef di tutto il mondo.
La passerella finale sarà poi classicamente a Paris sugli Champs Elysées, dove la maglia gialla del vincitore sarà premiata sotto l'Arc de Triomphe.
Un Tour quindi che sin dalla prima settimana sarà pieno di insidie per i corridori e che si presta ad essere davvero spettacolare dal punto di vista tecnico, comprendendo una grande varietà di percorsi di diversa difficoltà.
Ma lo spettacolo, come sempre, ci sarà comunque con l’attraversamento degli innumerevoli bei paesaggi della mia amata Francia.
Mi recherò ancora ad assistere ad alcune tappe del Tour de France e, come ben sapete, ogni scusa è buona per abbinare alla piacevolezza dell'evento sportivo qualche bella visita dei luoghi circostanti. In questo modo ho scoperto tanti incredibili posti, magari un po' nascosti, di questa bellissima nazione che io amo tanto. Oltre a vivere, ça va sans dire, delle altrettanto eccitanti esperienze enogastronomiche!

20 ottobre 2017

A cena da Flora


In Italia vi è la consuetudine di considerare gli alberghi principalmente come luoghi dove pernottare. Ad eccezione di pochi casi e a differenza di quanto avviene all'estero, scarsa considerazione viene fornita quindi ai ristoranti degli alberghi, intesi come luoghi di ritrovo per pranzi, cene, aperitivi e quant'altro.
Ebbene, andare all'inaugurazione di un ristorante che è anche il ristorante di un grande albergo mi ha fatto sperare che questo paradigma venisse finalmente disatteso. E dopo la cena inaugurale questa mia speranza ha ottime ragioni per divenire una certezza, in forza della bella esperienza enogastronomica da me vissuta.
Nel caso specifico mi riferisco al nuovo ristorante del Rome Marriott Grand Hotel Flora, denominato appunto Flora, situato nella parte alta di Via Veneto, una delle strade più affascinanti e famose di Roma, celebre a livello mondiale per la sua “Dolce Vita”.
Il Flora è un luogo elegante e raffinato all’interno di uno dei grandi, storici alberghi di Roma, dove hanno soggiornato grandi esponenti della politica e dello spettacolo. Un edificio in stile liberty nato nei primi del ‘900, appartenente alla “Salvatore Naldi Group” (società partenopea con una grande tradizione nel settore alberghiero) e dal 2001 sotto il prestigioso brand Marriott.
Il nuovo ristorante Flora (che rivolge la sua offerta non solo ai clienti dell'albergo) coniuga lo spirito cosmopolita del posto con uno stile italiano e mediterraneo ed ha l'obiettivo di dare nuovo splendore a un luogo che già gode di per sé di un respiro internazionale. Dalla sua cucina escono piatti raffinati e contemporanei, che nascono da una grande ricerca sulle tecniche e sugli ingredienti.


Il tutto nasce da un progetto ambizioso per la cui realizzazione, vi è stato il coinvolgimento di grandi professionisti. Tra questi, Maurizio Cortese amministratore delegato della Cortese Way, agenzia napoletana specializzata nell’organizzazione di eventi pubblici e privati e nella consulenza per l’apertura di nuove realtà legate al food.


Come sostenevano i vecchi cronisti della stampa sportiva afferma Maurizio Cortese - una squadra di calcio per essere vincente deve avere un portiere e un centravanti forti su cui puntare. Nel caso del Flora ho deciso di scommettere su Raffaele De Mase, come Executive Chef e su Antonella Cardella nel ruolo di Restaurant Manager. Alle loro spalle vi è una squadra talentuosa e affiatata, scelta sulla base della professionalità oltre che per il fattore umano, elemento assolutamente non trascurabile”.
A guidare la brigata di cucina è quindi il giovane Raffaele De Mase, napoletano di nascita e romano d’adozione con alle spalle importanti esperienze come quella al fianco di Heinz Beck. La sua è una cucina mediterranea, solare, basata su una materia prima di qualità e sul concetto di stagionalità, con un occhio sempre attento alle tendenze internazionali, visto il contesto. Pochi sono gli ingredienti che accompagnano la maggior parte dei suoi piatti, proposti in diverse consistenze per creazioni equilibrate che incuriosiscono e stupiscono il cliente.


Qualche esempio? Tra gli antipasti è consigliatissimo e molto interessante il piatto denominato "Radici", che vuol ricordare anche visivamente la terra e i prodotti che sono a stretto contatto con essa, affondandoci dentro (appunto) le loro radici (carote, patate, funghi, topinambur). 


Buono anche il calamaro grigliato con zucca abbinato ad un piedino di maialino e aria di lime, mentre tra i primi merita l'assaggio il delizioso tortello di anatra arrosto, spuma di pecorino e polvere di cipolla bruciata.



Nell'ambito dei secondi è assolutamente da consigliare l'ombrina con crema di sedano rapa, pane agli agrumi e maionese di ostrica.


I dolci prevedono poi le proposte firmate dal ventiduenne Baptiste Foronda, giovane talento della pasticceria d’Oltralpe che al Flora, nel ruolo di Pastry Chef, realizza dessert golosi e mai banali (da provare ad esempio il millefoglie, passion fruit, vaniglia e gelato al mango).


In abbinamento ai piatti, una carta dei vini che può contare su decine di referenze, con tante e ricercate etichette made in Italy (Toscana in primis), numerose bollicine francesi e Riesling tedeschi. Il tutto però – spiega la Restaurant Manager Antonella Cardella – è finalizzato ad indirizzare il cliente straniero al di fuori di opzioni “ruffiane” di facile appeal nell’ambiente di via Veneto.


Al Flora, infine, è frequente la richiesta di pasteggiare con il bere miscelato ed è per questo che all’interno del progetto ricopre un ruolo di primo piano il Bar, con possibile utilizzo anche del grazioso dehors. Qui l’ampia e interessante carta dei cocktail si sposa con un’offerta food concepita dallo chef De Mase per pasti veloci ma gustosi e curati. E sono due i cocktail creati appositamente dai competenti e preparati barman di Flora: il buonissimo Midnight Witch, con vodka alla cannella, Strega, cointreau, succo di limone e sciroppo di camomilla e il Beetonic con gin Mare, acqua tonica, aria di rapa rossa, crosta di burro e sale alle erbe.


Non mancano i distillati, con tante interessanti etichette e numerose “chicche” per intenditori.

Ristorante Flora c/o Rome Marriott Grand Hotel Flora

Via Vittorio Veneto, 191 - 00187 – Roma
Tel + 39 06 489929 - E-mail: info@grandhotelflora.net
Giorni e orari di apertura: tutti i giorni dalle ore 12.30 alle 14.30 e dalle 19.30 alle 22.30.
Coperti: 40. Presente un tavolo “conviviale”