Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

22 aprile 2023

Una tappa imperdibile a Biot: il Museo Nazionale Fernand Léger


Una delle cose più interessanti del mio recente viaggio a Biot è stata senz’altro la visita al Museo Fernand Léger.
Anche se è localizzato un po' fuori centro e non è ben collegato con i mezzi pubblici, vi consiglio vivamente di visitare questo museo che è un trionfo di colori e di contrasti, una gioia per gli occhi.
Il Museo Nazionale Fernand Léger è l’unico al mondo a presentare la collezione permanente delle opere di Fernand Léger, realizzate tra il 1905 e il 1955.
Ma chi era Fernand Léger? Fernand Léger (1881-1955) è stato un artista francese di origine normanna ed è considerato una delle grandi figure dell'arte moderna. Fu pittore, disegnatore di vetrate, decoratore, ceramista, scultore, illustratore. Fernand Léger scoprì l'effervescenza artistica di Parigi in giovane età e fu affascinato dalle opere cubiste di Picasso, Braque e soprattutto Cézanne. Ben presto, si stabilì a "La Ruche", una città di artisti dove strinse amicizia con Marc Chagall e Blaise Cendrars. Questi anni furono decisivi nella costituzione della sua identità artistica.
Léger ha così nel tempo forgiato uno stile inimitabile, riconoscibile per i suoi contrasti di forme e colori, trovando nella vita di tutti i giorni la sua più grande fonte di ispirazione.
Il Museo a lui dedicato si trova ai piedi del villaggio provenzale di Biot, in quanto questo artista a partire dal 1949 si stabilì in questa zona. E a quasi 70 anni sperimentò e creò ceramiche con i suoi collaboratori Roland e Claude Brice.
Quindici giorni prima della sua morte, nell'agosto del 1955, acquistò un appezzamento di terreno sul quale successivamente (nel 1957) la vedova Nadia e Georges Bauquier, braccio destro dell'artista, decisero di creare un museo per rendergli omaggio e promuovere la conoscenza del suo lavoro. Il museo fu inaugurato nel maggio 1960 sotto il patrocinio di Picasso, Braque e Chagall.


Nel 1969, lo Stato accettò la donazione di Nadia Léger e Georges Bauquier, che comprendeva il museo e numerose opere rappresentative della carriera dell'artista.
Il museo oggi ospita quindi la più grande collezione di opere dell'artista (circa 500) che sono presentate in varie forme: dipinti, ceramiche, bronzi, arazzi, sculture e mosaici.
Stupende in particolare sono le vetrate colorate attraverso cui la luce della Costa Azzurra penetra, restituendo dei riflessi mozzafiato ad alcune sale del museo (mi ha colpito una frase di Fernand Léger del 1924 letta accanto ad una di queste vetrate: “Croyez-moi, passez chez l’oculiste, faites refaire vos yeux, vos lunettes. Le Cinéma va commencer… Il commence… attention, ça y est déjà”).
Le opere che si ammirano al museo attraversano diverse correnti, dall'impressionismo al cubismo, ma sembrano essere “accessibili a tutti”, con un percorso coerente che va dagli anni '10 alle grandi composizioni decorative degli anni '50.
Il Museo Fernand Leger è immerso in uno splendido e grande parco, un luogo ideale per godere, dopo aver ammirato tante belle e così diversificate opere, di un po' di frescura nei prossimi mesi caldi. 


Durante l'anno vengono organizzati eventi per animare la vita del museo: mostre temporanee, conferenze, visite speciali e laboratori per grandi e per piccini.
Non mancate di visitarlo!
 
Per ulteriori informazioni:
 
Biot tourisme
Cote d’Azur France
Turismo francese
 
Invitato da Ufficio del Turismo Francese in Italia

17 aprile 2023

Biot, le mille declinazioni della creatività


Ho terminato lo scorso post promettendovi di parlarvi più approfonditamente di Biot, un gioiellino della Costa Azzurra situato tra Cannes e Nizza, a tre chilometri dal mare e a 15 minuti dall’aeroporto Nice-Côte d’Azur.
Ci sono stato recentemente in occasione della settima edizione della festa dei Templari e ne sono rimasto incantato, al di là del bellissimo evento (qui il mio specifico articolo) a cui ho partecipato.


Prima che le stradine di questo borgo di charme indossassero i panni di una fiorente cittadina medievale in occasione della riuscitissima manifestazione “Biot et les Templiers”, ho potuto visitare Biot vedendola come appare ai turisti tutto l’anno e vi assicuro che vale veramente la pena di visitarla per svariati motivi, di cui vi parlerò oggi in questo post.


E’ bello perdersi nelle “ruelles” di Biot calpestando il suo suolo ciottoloso e percorrendo ripide salite e discese, scorgendo piazzette, negozietti e gallerie d’arte oltre che panorami mozzafiato e catturando con la vista o con l’obiettivo fotografico deliziose casette dai balconi fioriti e dall’atmosfera provenzale. 




L’anima medievale di Biot si percepisce quando ci si imbatte in volte, archi, antiche chiesette, che donano al paese un fascino incredibile. Ma in questo splendido borgo si possono anche scorgere resti (monumenti o iscrizioni murali) che testimoniano la presenza dei romani, che conquistarono Biot più di 2000 anni fa con un soggiorno durato cinque secoli.



A Biot sono elencati nell’inventario nazionale dei monumenti storici tre edifici: la bella chiesa di Sainte Marie-Madeleine, il monumento romano della Chèvre d’Or e la cappella Saint Roch all’entrata del villaggio.


Recarsi a Biot vuol dire quindi immergersi nella storia ma anche apprezzare il suo lato culturale e soprattutto artistico, in quanto in questo territorio si sono sviluppati nel tempo tanti mestieri in cui la creatività degli artigiani si esprime al meglio.
 
L’anima artigiana di Biot
 
Leggendo la storia di Biot emerge proprio il graduale affermarsi di tali attività.
Ad esempio nel Quattrocento e Cinquecento Biot era in piena espansione grazie al commercio marittimo e la produzione delle giare o vasi cominciò ad espandersi. Del resto il territorio di Biot era naturalmente ricco di argilla, sabbia, manganese, legno e pietra da forno, materiali ideali per la lavorazione della ceramica. Per molti secoli gli artigiani di Biot, che fabbricavano giare sin dall’inizio del Medioevo, hanno prodotto vasi destinati a conservare e trasportare liquidi (olio, vino) e altre merci deperibili (cereali, olive, ecc.). Nel 1470 anche delle famiglie originarie della Val d’Oneglia in Liguria, venute a stabilirsi per ripopolare il villaggio abbandonato, cominciarono a fabbricare giare e vasellame.


Le giare di Biot costituivano la parte più importante del commercio del porto di Antibes. Venivano generalmente spedite a Marsiglia, e da lì ai porti del Mediterraneo, fino alle Antille, le Americhe e le Indie.
Questa tradizione si affermò sempre più fino a raggiungere il suo apice nel XVIII secolo, con una quarantina di fabbriche che erano presenti a Biot.
Con la rivoluzione industriale e la comparsa di nuovi materiali, vi fu un declino dell’artigianato relativo alla ceramica. Tuttavia, il gusto per le decorazioni provenzali della terracotta permise la rinascita di questo settore.
Nel dopoguerra si rivelò poi pienamente l’identità artistica di Biot. L’industria della ceramica fu finalmente rilanciata dalla famiglia Augé-Laribé e la relativa produzione continuò a svilupparsi grazie, tra l’altro, all’arrivo di artisti di fama mondiale come Fernand Léger, che resero il villaggio famoso in tutto il mondo.


Camminando per il centro di Biot si può visitare a tal proposito l’interessante
Museo della Storia e della Ceramica che espone numerosi vasi e tanti altri oggetti in ceramica legati talvolta ad usi casalinghi.


Molto bella è anche la ricostruzione di una cucina di Biot del XIX secolo, insieme alla esposizione di costumi d’epoca e fotografie.
 


Uno spazio è riservato anche a mostre temporanee di ceramisti contemporanei.
Ma Biot è nota in tutto il mondo soprattutto per essere la capitale del vetro e in particolare per la sua tradizione nel realizzare oggetti in vetro a bolle. Le bolle sono ottenute volontariamente cospargendo di bicarbonato di sodio uno strato, prima di ricoprirlo con una seconda levata. I granelli rimangono quindi imprigionati tra due strati di vetro caldo e, dissolvendosi, formano bollicine regolari di gas carbonico, che creano un effetto "lente d’ingrandimento", attirando e rifrangendo la luce.
La prima fabbrica di vetro risale al 1956 ed ha fatto da traino per far nascere altri laboratori, aperti grazie al know-how acquisito dagli apprendisti che successivamente si sono messi in proprio. Ed oggi i maestri vetrai continuano a farci conoscere l’affascinante lavorazione di questo materiale nobile e puro che è il vetro, svelando i loro segreti di fabbricazione mentre creano opere uniche.


Foto copyright Ville de Biot

Nel mio soggiorno a Biot ho avuto modo di visitare la storica “Verrerie de Biot che fu fondata nel 1956 da Eloi Monod, ingegnere ceramico che inventò il vetro a bolle.
E’ stata un’esperienza unica entrare nel magico mondo del fuoco e del vetro. Nella Grande Halle des Verriers ho ammirato lo spettacolo affascinante dei Maître-Verriers che con mani esperte e il loro soffio magico modellano il vetro fuso, che esce incandescente da forni ad altissima temperatura.


Nello show-room expo-vente è interessante poi apprezzare i prodotti finali che ne vengono fuori. Si tratta di prodotti utilizzati soprattutto per la casa e per la tavola: bicchieri, caraffe, brocche, bottiglie, vasi, tutti pezzi unici, rari, diversi gli uni dagli altri, realizzati con estrema precisione e maniacalità e firmati Biot. E a seconda della stagione e dell’umore dei Maestri Vetrai, i prodotti sono disponibili in diversi colori: rosa sabbia, lime, violetto, blu persiano...


Grazie alla elevata competenza dei suoi Maestri Vetrai, questa azienda ha ottenuto il marchio Entreprise du Patrimoine Vivant (EPV), che riconosce un know-how raro e rinomato.


Alla Verrerie de Biot si può visitare anche l’Ecomusée du Verre che illustra la storia del vetro soffiato ed i segreti e i dettagli della sua fabbricazione. Si possono ammirare inoltre attrezzi del mestiere, vecchi forni, le materie prime usate e molto altro ancora.
La Verrerie de Biot ospita anche la Galleria Internazionale del Vetro, che riunisce in mostra le creazioni di artisti di fama internazionale, così come la Galerie Jean-Claude Novaro, formato proprio alla Verrerie de Biot, che presenta le creazioni di questo Maestro Verrier.
Biot è nota anche per l’arte della gioielleria, la cui storia inizia nel 1958 grazie all’artista-orafo svedese Torun Bulow Hübe. Iniziando a lavorare in una nota maison di Biot e poi nella dimora dell’architetto André Bloc, si circondò di preziosi e validi collaboratori. Questi ultimi sono divenuti poi affermati designer di gioielli. La maggior parte di essi continua a vivere e lavorare a Biot e attualmente sta cominciando ad affermarsi una altrettanto valida seconda generazione di artigiani.
L’eccellenza in tante e così diverse attività artistiche e artigianali ha portato quindi Biot ad emergere nell’ambito di un turismo che viene definito creativo. Con l’adesione al Creative Tourism Network, Biot scommette su una forma di turismo più partecipativo, puntando su esperienze creative dei visitatori nei diversi laboratori dei suoi artigiani. 


Questo approccio innovativo rafforza l’immagine culturale della cittadina e permette una reale interattività tra turisti e residenti, con possibili soggiorni a tema nei laboratori in tutti i periodi dell’anno. I visitatori in cerca di un’esperienza creativa possono quindi iniziare ad avere i primi rudimenti del mestiere e, perché no, rientrare a casa con un pezzo unico di loro creazione.
Da rilevare che a breve distanza da Biot è presente un importante polo tecnologico, denominato Sophia Antipolis.
Questo centro di ricerca, in pratica una Silicon Valley della Costa Azzurra, si trova nel cuore di una magnifica pineta di 2.300 ettari. Qui hanno sede numerose aziende internazionali che creano posti di lavoro nei settori della ricerca scientifica avanzata, delle tecnologie, della medicina, dell’innovazione e della biochimica.
Quindi lo sviluppo del parco tecnologico di Sophia Antipolis sta delineando un ulteriore volto di una cittadina che è orientata anche ad un futuro innovativo.
 
Altri motivi per recarsi a Biot?
 
Oltre a tutto ciò, vi elenco degli ulteriori motivi per venire a trascorrere una vacanza a Biot.


Il calendario degli eventi nel corso dell’anno è molto ricco: nel 2023, oltre all’evento sui Templari ad aprile, è in programma ad esempio:
 
-   a maggio il Festival des Heures Musicales che riunisce artisti di fama internazionale.
-   a giugno sono previsti i Feux de la Saint Jean, una festa tradizionale con musica.
- a settembre da non perdere è il Festival internazionale del vetro di Biot (BIG, “Biot International Glass” Festival).
- a novembre per il popolo gourmet c’è la festa della castagna (Castagnade) con attività, stand, degustazioni, ecc.
- a dicembre si potranno ammirare le 24 persiane di Natale, una esposizione di opere artistiche sulle persiane del borgo, da scoprire ogni giorno dell’Avvento.
 
Inoltre tutto l’anno vi è:
- il mercato provenzale (cibo, tessuti, artigianato) ogni martedì mattina.
- il mercato dei produttori agricoli ogni sabato mattina nella Place des Arcades.
 
Per gli amanti della natura, poi, va sottolineato che è possibile effettuare escursioni a piedi nel Parc Départemental de la Brague che si estende in parte sul comune di Biot. Si possono percorrere tre sentieri, da semplici passeggiate a escursioni più sportive.
Per chi ama lo sport all’aria aperta si può praticare il golf al Golf Club de Biot uno dei più antichi della Costa Azzurra. O giocare a tennis prendendo lezioni alla Mouratoglou Tennis Academy (chi segue il tennis sa che Mouratoglou è stato un professionista di alto livello ed ora è considerato il coach di tennis più influente al mondo).
Chiudo il mio post segnalando due indirizzi da non perdere se, come spero e vi consiglio, verrete a Biot.
Per quanto riguarda l’alloggio, vi segnalo lo sfizioso ed eccentrico “hotel lifestyle” Moxy Sophia Antipolis. Un albergo moderno dotato di mille comfort, in cui sarete accolti con un gradevole cocktail.


Situato a pochi minuti di auto dalla città vecchia di Antibes e a soli 18 km dall’aeroporto di Nizza, offre camere molto comode, una prima colazione di livello e una hall molto piacevole e ridente (potrete passare il tempo anche con giochi di società e un calcetto balilla!). 



Si possono poi noleggiare biciclette o scooter elettrici, usufruire di una piscina di 25 metri circondata dal verde, consumare pasti al ristorante o ai bar. In più potrete mantenervi in forma usufruendo gratuitamente della palestra. Insomma il Moxy Sophia Antipolis ha tutto per soddisfarvi.
Sul fronte food, infine, vi consiglio lo storico ristorante Les Terraillers (una stella Michelin) emblema dei sapori provenzali. Situato ai piedi del villaggio di Biot, si trova in un bell’edificio del XVI secolo ed il suo nome evoca il lavoro dei vasai che fabbricavano stoviglie in «terraille» (la terra raccolta nei campi) secondo la tradizione provenzale. Il forno di ceramica, che è rimasto intatto, può ancora essere visitato. Qui il menu dello chef Michaël Fulci esprime una cucina autentica, raffinata e delicata, con qualche tocco orientale e spazia dalla terra al mare, rispettando le materie prime e la loro stagionalità.
 
Per ulteriori informazioni:
 
Biot tourisme
Cote d’Azur France
Turismo francese
 
Invitato da Ufficio del Turismo Francese in Italia

11 aprile 2023

Un viaggio nel tempo con i Templari di Biot


«Les Templiers font partie 
de l’histoire de Biot, 
c’est notre histoire, 
elle nous appartient»
 
Jean-Pierre Dermit, sindaco di Biot
 
Tra la fine di marzo e i primi di aprile sono stato invitato ad un evento davvero unico nel suo genere nella cittadina di Biot, in Costa Azzurra, situata tra Cannes e Nizza e non lontana dal mare.
Sono stato a Biot per partecipare ad una bellissima festa medievale che celebrava i Templari, che più di 800 anni fa approdarono in questo borgo di charme del Sud della Francia.
La manifestazione 2023 denominata appunto “Biot et les Templiers” mancava da ben nove anni sia per problemi legati alla pandemia sia per scelte dei sindaci che hanno preceduto quello attuale, Jean-Pierre Dermit, che al contrario l’ha fortemente voluta, in continuità con le edizioni precedenti.


Il sindaco di Biot, anche lui in abito d'epoca

Questo evento (il secondo svolto all'aperto sulla Costa Azzurra dopo il Carnevale di Nizza) si è tenuto per la prima volta nel lontano 2009 e da allora il numero di visitatori è aumentato esponenzialmente, raggiungendo nell’edizione 2023 le 100 mila presenze, un numero che testimonia un successo che va ben oltre le aspettative.


E questa festa medievale (una delle più belle di Francia) ha acquisito nel corso del tempo una rilevanza internazionale per la completezza dei suoi programmi e per la fedele riproduzione di personaggi e ambienti, posizionandosi come manifestazione storica di riferimento nell’ambito degli eventi medievali.


Ogni edizione prevede una tematica particolare che quest’anno era “
L’eredità del XIII secolo”, mentre nel 2013 ad esempio è stata quella a me cara e molto affascinante della gastronomia medievale.


In occasione di questa settima edizione, Biot si è ancora una volta trasformata in una vera e propria cittadina ai tempi dei Templari, consentendo a tutti (piccoli e grandi, addetti ai lavori e non) di immergersi nel cuore del Medioevo e immedesimarsi nella vita quotidiana di quest’epoca, per vivere un incredibile viaggio (indietro) nel tempo. Una festa popolare, gratuita per tutti, che ha deliziato ogni partecipante.
Ma che collegamento c’è tra i Templari e Biot? Brevemente cerco di spiegarvelo.
 
Un pò di storia
 
Bisogna premettere che quello dei Templari era un ordine religioso e militare che operò durante il XII e XIII secolo per accompagnare e proteggere i pellegrini in cammino verso Gerusalemme, vittime di pericolosi attacchi e omicidi.


A tal fine in un primo momento fu creato un ordine chiamato "
Les Pauvres Chevaliers du Christ", che successivamente fu molto apprezzato dal re Baldovino II di Gerusalemme, che li accolse nel suo palazzo e assegnò loro il Tempio di Salomone. Fu così che questi Cavalieri divennero Cavalieri Templari o Templari.
L'Ordine dei Templari si espanse poi grazie a molteplici donazioni e a una rigorosa organizzazione interna. I Templari si stabilirono quindi in "maison", in seguito chiamate "commanderies” in cui vivevano in modo monastico, quando non dovevano adempiere alla loro missione di protezione.
Nel 1209, il conte Alfonso II di Provenza consegnò all'Ordine dei Templari un atto di donazione (in esposizione durante la manifestazione al locale Museo della Ceramica) che li autorizzava all’utilizzo di parte delle terre di Biot. 


E presto i cavalieri dei Templari poterono gestire autonomamente la loro nuova "
maison", situata nel vecchio castello di Biot. Le entrate finanziarie, furono così molto più alte di quelle di altre maison.
Attraverso le donazioni, il territorio dei Templari di Biot si estese parecchio e divenne importante, soprattutto dal 1226 al 1260.
I Templari d'Occidente furono successivamente criticati in quanto, pur rispettando la vita e le regole monastiche, accusati di vivere nell'opulenza a causa delle molte ricchezze accumulate.
Chi puntava ad acquisire i loro averi li fece arrestare, come accadde anche a Biot per ordine di Carlo II lo Zoppo, conte di Provenza.
La presenza dei Templari a Biot ne ha determinato la fisionomia attuale in quanto il suo perimetro territoriale è stato progettato grazie alle acquisizioni dei Templari e alcuni edifici che tuttora esistono appartenevano agli stessi Templari.
 
L’evento
 
Tornando alla tre giorni di Biot, devo dire che il mio "Biot et les Templiers" è stato vissuto molto dal "di dentro". Innanzitutto con i miei compagni di viaggio abbiamo noleggiato costumi dell'epoca per immergerci ancor di più nell'atmosfera medievale. Io ho vestito i panni di un uomo di chiesa, probabilmente un cardinale, dal drappo color rosso violaceo.


Mi sono poi molto divertito ad osservare i diversi "personaggi" mascherati presenti per le viuzze di Biot, tutti perfettamente immedesimati nel loro ruolo: crociati con armatura e spade, altri soldati dell'epoca, truppe di diversi ordini provenienti da molti paesi (soprattutto Francia, Italia e Spagna), lebbrosi davvero orribili a vedersi, mercenari, uomini di Chiesa, scudieri e arcieri. Nei negozi del paese inoltre anche il personale era vestito a tema (in un piccolo supermarket alla cassa c'era addirittura un boia...).



Per le stradine del borgo, rivestite di gagliardetti, bandiere e stendardi, si succedevano piccole bancarelle, in ciascuna delle quali erano rievocati antichi mestieri, con possibile partecipazione attiva del pubblico.


Di qua e di là recinzioni in legno e balle di fieno (se ne sono contate tre tonnellate) erano accatastate a riprodurre un ambiente rurale.
Ogni tanto si scorgevano in piccole piazzette guerrieri a duello o uomini e donne in costume che danzavano a ritmo di musiche dell’epoca.


Interessante anche il mercato medievale (con ben 60 stand incentrati principalmente sulla gastronomia e l'artigianato), situato nella parte bassa della cittadina, dal quale si scorgeva una bella vista sugli accampamenti dei diversi ordini, con tanto di ricostruzione fedele della vita da campo.



A proposito di gastronomia erano presenti cinque “taverne” che offrivano piatti della cucina medioevale (abbiamo quindi assaggiato soprattutto carne: guancia di vitello in umido, anatra con fagioli, pollo al dragoncello, ecc.). 


Non sono mancate birre e hypocras, un vino a cui sono aggiunte spezie e miele. Anche i ristoranti hanno offerto menù di ispirazione medievale.
Tra le cose più spettacolari sono da menzionare poi le sfilate dei templari lungo il villaggio, in particolare quelle con le torce (ne sono state distribuite più di 2.000), andate in scena non appena faceva buio. Vederle da lontano aveva forse ancor più fascino che da vicino, donando un tocco di magia oltre che di misticismo.


Foto Ufficio del turismo di Biot

Senza dimenticare i fuochi di artificio, che hanno incendiato di colori il cielo di Biot la prima sera dell’evento.


Foto Ufficio del turismo di Biot

Al campo della Fontanette giù al villaggio, si sono tenute dimostrazioni di tiro con l'arco in presenza di un maestro arciere e di iniziazione alla catapulta.


Bellissimi, davanti a spalti gremiti, anche gli spettacoli con gli uccelli rapaci: più volte al giorno, poiane, falchi, aquile e avvoltoi hanno volato nel cielo di Biot con esibizioni mozzafiato.


Sullo stesso terreno si sono svolti spettacoli e tornei con cavalli addestrati al combattimento che ci hanno fatto ancor di più immergere nell’epoca medioevale. Per tacer di dimostrazioni di maneggio della spada e di conio di monete.


Foto Ufficio del turismo di Biot

Biot e les Templiers 2023 è quindi stato tutto questo, uno spettacolo davvero emozionante e da non perdere, che vi consiglio di vivere nella prossima edizione.


Finita la festa, però, Biot rimane un borgo molto attraente e ricco di tanti altri (forti) motivi per andarci o ritornarci. Ve ne parlerò nel prossimo post. 
Seguitemi!
 
Per ulteriori informazioni:
 
Biot tourisme
Cote d’Azur France
Turismo francese
 
Invitato da Ufficio del Turismo Francese in Italia