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17 aprile 2023

Biot, le mille declinazioni della creatività


Ho terminato lo scorso post promettendovi di parlarvi più approfonditamente di Biot, un gioiellino della Costa Azzurra situato tra Cannes e Nizza, a tre chilometri dal mare e a 15 minuti dall’aeroporto Nice-Côte d’Azur.
Ci sono stato recentemente in occasione della settima edizione della festa dei Templari e ne sono rimasto incantato, al di là del bellissimo evento (qui il mio specifico articolo) a cui ho partecipato.


Prima che le stradine di questo borgo di charme indossassero i panni di una fiorente cittadina medievale in occasione della riuscitissima manifestazione “Biot et les Templiers”, ho potuto visitare Biot vedendola come appare ai turisti tutto l’anno e vi assicuro che vale veramente la pena di visitarla per svariati motivi, di cui vi parlerò oggi in questo post.


E’ bello perdersi nelle “ruelles” di Biot calpestando il suo suolo ciottoloso e percorrendo ripide salite e discese, scorgendo piazzette, negozietti e gallerie d’arte oltre che panorami mozzafiato e catturando con la vista o con l’obiettivo fotografico deliziose casette dai balconi fioriti e dall’atmosfera provenzale. 




L’anima medievale di Biot si percepisce quando ci si imbatte in volte, archi, antiche chiesette, che donano al paese un fascino incredibile. Ma in questo splendido borgo si possono anche scorgere resti (monumenti o iscrizioni murali) che testimoniano la presenza dei romani, che conquistarono Biot più di 2000 anni fa con un soggiorno durato cinque secoli.



A Biot sono elencati nell’inventario nazionale dei monumenti storici tre edifici: la bella chiesa di Sainte Marie-Madeleine, il monumento romano della Chèvre d’Or e la cappella Saint Roch all’entrata del villaggio.


Recarsi a Biot vuol dire quindi immergersi nella storia ma anche apprezzare il suo lato culturale e soprattutto artistico, in quanto in questo territorio si sono sviluppati nel tempo tanti mestieri in cui la creatività degli artigiani si esprime al meglio.
 
L’anima artigiana di Biot
 
Leggendo la storia di Biot emerge proprio il graduale affermarsi di tali attività.
Ad esempio nel Quattrocento e Cinquecento Biot era in piena espansione grazie al commercio marittimo e la produzione delle giare o vasi cominciò ad espandersi. Del resto il territorio di Biot era naturalmente ricco di argilla, sabbia, manganese, legno e pietra da forno, materiali ideali per la lavorazione della ceramica. Per molti secoli gli artigiani di Biot, che fabbricavano giare sin dall’inizio del Medioevo, hanno prodotto vasi destinati a conservare e trasportare liquidi (olio, vino) e altre merci deperibili (cereali, olive, ecc.). Nel 1470 anche delle famiglie originarie della Val d’Oneglia in Liguria, venute a stabilirsi per ripopolare il villaggio abbandonato, cominciarono a fabbricare giare e vasellame.


Le giare di Biot costituivano la parte più importante del commercio del porto di Antibes. Venivano generalmente spedite a Marsiglia, e da lì ai porti del Mediterraneo, fino alle Antille, le Americhe e le Indie.
Questa tradizione si affermò sempre più fino a raggiungere il suo apice nel XVIII secolo, con una quarantina di fabbriche che erano presenti a Biot.
Con la rivoluzione industriale e la comparsa di nuovi materiali, vi fu un declino dell’artigianato relativo alla ceramica. Tuttavia, il gusto per le decorazioni provenzali della terracotta permise la rinascita di questo settore.
Nel dopoguerra si rivelò poi pienamente l’identità artistica di Biot. L’industria della ceramica fu finalmente rilanciata dalla famiglia Augé-Laribé e la relativa produzione continuò a svilupparsi grazie, tra l’altro, all’arrivo di artisti di fama mondiale come Fernand Léger, che resero il villaggio famoso in tutto il mondo.


Camminando per il centro di Biot si può visitare a tal proposito l’interessante
Museo della Storia e della Ceramica che espone numerosi vasi e tanti altri oggetti in ceramica legati talvolta ad usi casalinghi.


Molto bella è anche la ricostruzione di una cucina di Biot del XIX secolo, insieme alla esposizione di costumi d’epoca e fotografie.
 


Uno spazio è riservato anche a mostre temporanee di ceramisti contemporanei.
Ma Biot è nota in tutto il mondo soprattutto per essere la capitale del vetro e in particolare per la sua tradizione nel realizzare oggetti in vetro a bolle. Le bolle sono ottenute volontariamente cospargendo di bicarbonato di sodio uno strato, prima di ricoprirlo con una seconda levata. I granelli rimangono quindi imprigionati tra due strati di vetro caldo e, dissolvendosi, formano bollicine regolari di gas carbonico, che creano un effetto "lente d’ingrandimento", attirando e rifrangendo la luce.
La prima fabbrica di vetro risale al 1956 ed ha fatto da traino per far nascere altri laboratori, aperti grazie al know-how acquisito dagli apprendisti che successivamente si sono messi in proprio. Ed oggi i maestri vetrai continuano a farci conoscere l’affascinante lavorazione di questo materiale nobile e puro che è il vetro, svelando i loro segreti di fabbricazione mentre creano opere uniche.


Foto copyright Ville de Biot

Nel mio soggiorno a Biot ho avuto modo di visitare la storica “Verrerie de Biot che fu fondata nel 1956 da Eloi Monod, ingegnere ceramico che inventò il vetro a bolle.
E’ stata un’esperienza unica entrare nel magico mondo del fuoco e del vetro. Nella Grande Halle des Verriers ho ammirato lo spettacolo affascinante dei Maître-Verriers che con mani esperte e il loro soffio magico modellano il vetro fuso, che esce incandescente da forni ad altissima temperatura.


Nello show-room expo-vente è interessante poi apprezzare i prodotti finali che ne vengono fuori. Si tratta di prodotti utilizzati soprattutto per la casa e per la tavola: bicchieri, caraffe, brocche, bottiglie, vasi, tutti pezzi unici, rari, diversi gli uni dagli altri, realizzati con estrema precisione e maniacalità e firmati Biot. E a seconda della stagione e dell’umore dei Maestri Vetrai, i prodotti sono disponibili in diversi colori: rosa sabbia, lime, violetto, blu persiano...


Grazie alla elevata competenza dei suoi Maestri Vetrai, questa azienda ha ottenuto il marchio Entreprise du Patrimoine Vivant (EPV), che riconosce un know-how raro e rinomato.


Alla Verrerie de Biot si può visitare anche l’Ecomusée du Verre che illustra la storia del vetro soffiato ed i segreti e i dettagli della sua fabbricazione. Si possono ammirare inoltre attrezzi del mestiere, vecchi forni, le materie prime usate e molto altro ancora.
La Verrerie de Biot ospita anche la Galleria Internazionale del Vetro, che riunisce in mostra le creazioni di artisti di fama internazionale, così come la Galerie Jean-Claude Novaro, formato proprio alla Verrerie de Biot, che presenta le creazioni di questo Maestro Verrier.
Biot è nota anche per l’arte della gioielleria, la cui storia inizia nel 1958 grazie all’artista-orafo svedese Torun Bulow Hübe. Iniziando a lavorare in una nota maison di Biot e poi nella dimora dell’architetto André Bloc, si circondò di preziosi e validi collaboratori. Questi ultimi sono divenuti poi affermati designer di gioielli. La maggior parte di essi continua a vivere e lavorare a Biot e attualmente sta cominciando ad affermarsi una altrettanto valida seconda generazione di artigiani.
L’eccellenza in tante e così diverse attività artistiche e artigianali ha portato quindi Biot ad emergere nell’ambito di un turismo che viene definito creativo. Con l’adesione al Creative Tourism Network, Biot scommette su una forma di turismo più partecipativo, puntando su esperienze creative dei visitatori nei diversi laboratori dei suoi artigiani. 


Questo approccio innovativo rafforza l’immagine culturale della cittadina e permette una reale interattività tra turisti e residenti, con possibili soggiorni a tema nei laboratori in tutti i periodi dell’anno. I visitatori in cerca di un’esperienza creativa possono quindi iniziare ad avere i primi rudimenti del mestiere e, perché no, rientrare a casa con un pezzo unico di loro creazione.
Da rilevare che a breve distanza da Biot è presente un importante polo tecnologico, denominato Sophia Antipolis.
Questo centro di ricerca, in pratica una Silicon Valley della Costa Azzurra, si trova nel cuore di una magnifica pineta di 2.300 ettari. Qui hanno sede numerose aziende internazionali che creano posti di lavoro nei settori della ricerca scientifica avanzata, delle tecnologie, della medicina, dell’innovazione e della biochimica.
Quindi lo sviluppo del parco tecnologico di Sophia Antipolis sta delineando un ulteriore volto di una cittadina che è orientata anche ad un futuro innovativo.
 
Altri motivi per recarsi a Biot?
 
Oltre a tutto ciò, vi elenco degli ulteriori motivi per venire a trascorrere una vacanza a Biot.


Il calendario degli eventi nel corso dell’anno è molto ricco: nel 2023, oltre all’evento sui Templari ad aprile, è in programma ad esempio:
 
-   a maggio il Festival des Heures Musicales che riunisce artisti di fama internazionale.
-   a giugno sono previsti i Feux de la Saint Jean, una festa tradizionale con musica.
- a settembre da non perdere è il Festival internazionale del vetro di Biot (BIG, “Biot International Glass” Festival).
- a novembre per il popolo gourmet c’è la festa della castagna (Castagnade) con attività, stand, degustazioni, ecc.
- a dicembre si potranno ammirare le 24 persiane di Natale, una esposizione di opere artistiche sulle persiane del borgo, da scoprire ogni giorno dell’Avvento.
 
Inoltre tutto l’anno vi è:
- il mercato provenzale (cibo, tessuti, artigianato) ogni martedì mattina.
- il mercato dei produttori agricoli ogni sabato mattina nella Place des Arcades.
 
Per gli amanti della natura, poi, va sottolineato che è possibile effettuare escursioni a piedi nel Parc Départemental de la Brague che si estende in parte sul comune di Biot. Si possono percorrere tre sentieri, da semplici passeggiate a escursioni più sportive.
Per chi ama lo sport all’aria aperta si può praticare il golf al Golf Club de Biot uno dei più antichi della Costa Azzurra. O giocare a tennis prendendo lezioni alla Mouratoglou Tennis Academy (chi segue il tennis sa che Mouratoglou è stato un professionista di alto livello ed ora è considerato il coach di tennis più influente al mondo).
Chiudo il mio post segnalando due indirizzi da non perdere se, come spero e vi consiglio, verrete a Biot.
Per quanto riguarda l’alloggio, vi segnalo lo sfizioso ed eccentrico “hotel lifestyle” Moxy Sophia Antipolis. Un albergo moderno dotato di mille comfort, in cui sarete accolti con un gradevole cocktail.


Situato a pochi minuti di auto dalla città vecchia di Antibes e a soli 18 km dall’aeroporto di Nizza, offre camere molto comode, una prima colazione di livello e una hall molto piacevole e ridente (potrete passare il tempo anche con giochi di società e un calcetto balilla!). 



Si possono poi noleggiare biciclette o scooter elettrici, usufruire di una piscina di 25 metri circondata dal verde, consumare pasti al ristorante o ai bar. In più potrete mantenervi in forma usufruendo gratuitamente della palestra. Insomma il Moxy Sophia Antipolis ha tutto per soddisfarvi.
Sul fronte food, infine, vi consiglio lo storico ristorante Les Terraillers (una stella Michelin) emblema dei sapori provenzali. Situato ai piedi del villaggio di Biot, si trova in un bell’edificio del XVI secolo ed il suo nome evoca il lavoro dei vasai che fabbricavano stoviglie in «terraille» (la terra raccolta nei campi) secondo la tradizione provenzale. Il forno di ceramica, che è rimasto intatto, può ancora essere visitato. Qui il menu dello chef Michaël Fulci esprime una cucina autentica, raffinata e delicata, con qualche tocco orientale e spazia dalla terra al mare, rispettando le materie prime e la loro stagionalità.
 
Per ulteriori informazioni:
 
Biot tourisme
Cote d’Azur France
Turismo francese
 
Invitato da Ufficio del Turismo Francese in Italia

2 commenti:

Claudia Boccini ha detto...

Bravissimo Enrico, sei riuscito a presentare alla perfezione i tanti motivi che fanno scegliere Biot come luogo di vacanza privilegiato!

Lefrancbuveur ha detto...

Grazie Claudia!