Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

31 marzo 2020

Un aperitivo “di clausura” con i vol au vent alla crema di prosciutto cotto


E siamo ancora qua… Non potendo evidentemente uscire di casa, siamo obbligati nel tempo libero a inventarci qualcosa.
E allora per un foodblogger è ovvio che la miglior cosa da fare è cucinare, con maggiore calma del solito, qualche buon piatto, cosa che sto facendo in questi giorni.
Ovviamente manca molto il rito dell’aperitivo, dei pranzi e delle cene in cui il “valore aggiunto” è dato dalla piacevole, conviviale e talvolta numerosa compagnia con cui si condividono le bontà in degustazione. Pazienza… Ce ne vuole tanta in questo periodo…
In ogni caso durante questo mese di marzo ho preparato persino del cibo sfizioso da aperitivo, anche se di fatto quest’ultimo l’ho potuto gustare quasi da solo.
Tra gli altri snack da cocktail pre-cena ho preparato questi simpatici vol au vent con crema di prosciutto cotto.
La cosa che più mi intriga di questa preparazione è il loro contenuto cremoso, che si ottiene con una base di formaggini frullati insieme a del prosciutto cotto.
Non vi ho forse mai detto che i formaggini sono una mia passione, anche se mi rendo conto che non sono il massimo dal punto di vista della qualità dei loro ingredienti.
Detto questo, la ricetta per fare questi vol au vent è semplicissima: preparare i “contenitori” con della pasta sfoglia nel modo descritto in questo post.
Nel frattempo frullare dei formaggini al parmigiano reggiano (come quelli Parmareggio) con del prosciutto cotto ed otterrete una crema rosea molto bella anche a vedersi, oltre che buona.
Farcire i vol au vent con questa crema aiutandovi con una sac à poche e servirli tiepidi (si possono scaldare anche in forno, dopo averli preparati già da tempo, a una temperatura di 150-160°C per una decina di minuti). E’ tutto. Vedrete che bontà!


Buon aperitivo, almeno virtuale, in attesa di poterlo fare il più presto possibile “live” in qualche posticino niente male. Per il momento, però, #restateacasa!

23 marzo 2020

“Scrivere è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa”. Il mio saluto a Gianni Mura


Un paio di giorni fa è venuto a mancare un colosso del giornalismo sportivo e non solo, Gianni Mura.
I suoi articoli e i suoi libri sono stati sempre per me un punto di riferimento imprescindibile ed un esempio inimitabile di cosa voglia significare catturare l’interesse e l’attenzione del lettore, attraverso uno stile ammaliante che suscita un’insaziabile voglia di “nutrirsi” ancora dei suoi scritti.
Questi ultimi erano poesia, con una narrazione che miscelava abilmente i meri fatti di cronaca con intelligenti e mai banali commenti, arricchiti da interessanti elementi culturali e da una maestria unica nell’utilizzo e nel dosaggio delle parole.
Amo Mura anche perché era un buono, una corpulenta persona che si faceva voler bene da tutti, in primis dai suoi lettori. Un tweet di Pier Bergonzi, noto giornalista della Gazzetta dello Sport recitava non a caso poche ore dopo la sua morte: “È morto Gianni Mura, l’orso più buono e giusto che abbia mai incontrato sui sentieri del nostro mestiere. Un gigante del giornalismo sportivo e non solo”.
Gianni Mura era quindi una persona splendida, anche se purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscerlo. Ho invece avuto con grande gioia l’opportunità di intervistarlo telefonicamente alcuni anni fa sul mio blog, in un piacevolissimo colloquio che ha affrontato tutti gli argomenti che rappresentano le mie principali passioni: il ciclismo, il Tour de France, lo sport, la Francia, l’enogastronomia, la passione per la scrittura, i gialli di Maigret. Gli scrissi una mail con poche speranze di avere una risposta e invece lui si fece vivo prontamente, e in poco tempo organizzammo l’intervista (la trovate qui).
Sempre sul mio blog scrissi anni prima una breve recensione di un suo splendido giallo ambientato al Tour de France, che ancora una volta mixava la sua elevata cultura sportiva e ciclistica, con l’amore per la Francia, per l’enogastronomia, per i piatti monumento della cucina francese (uno su tutti, il Cassoulet), per la musica.
Già, un giallo, un genere che poi avrebbe continuato a proporre anche in altri suoi romanzi. Anche lui a tal proposito, come me, amava tanto Maigret. Vi consiglio vivamente di leggere al riguardo un suo articolo sulla Parigi di Maigret, il personaggio più famoso descritto da Simenon.
Ne vale veramente la pena, anche perché rappresenta un concreto esempio di cosa è stato (e purtroppo non sarà più, d’ora in poi) Gianni Mura.
Mura era anche un grande appassionato di un’isola che amo, come sapete, da morire: Ischia. A tal proposito scrisse un piacevole romanzo, sempre giallo, ambientato nell’isola verde in cui descrive anche tanti posti a me cari, tra cui i meravigliosi giardini dell’Eden. Anche in questo caso vi invito a leggere un piacevolissimo articolo scritto da un profondo conoscitore di Ischia, Pasquale Raicaldo, sul rapporto tra Mura e questa bella isola del Golfo di Napoli.
Mura era anche un grande esperto di enogastronomia e scriveva insieme alla moglie una rubrica settimanale molto interessante sul Venerdì di Repubblica.
Era un fan dei locali semplici, genuini, delle trattorie e locande con la tovaglia a quadretti, che offrono i più buoni piatti della tradizione. A proposito di cucina, faceva talvolta un parallelo con la scrittura che mi piace ricordare: “scrivere è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa. Quando hai le cose giuste sul tavolo, quando al mercato hai scelto bene, poi i piatti vengono buoni per forza”.
Ciao Maestro, mi (ci) mancherai tantissimo!

8 marzo 2020

Piatti della memoria e di famiglia: il riso con l'uovo


Ho preparato dopo tantissimo tempo questo piatto che mi riporta ai tempi dell'infanzia.
Periodo in cui, fortunatamente, la cucina non era ancora così "pubblica", condivisa, esibizionista, sotto i riflettori, spettacolarizzata.
Da bambino amavo tantissimo il riso con l'uovo, un piatto semplice ma davvero buono, con il riso caldo che rapprende l'uovo sbattuto insieme al formaggio.
Per qualche strano motivo non ho più mangiato questo piatto, tipico di non so quale regione e certamente più diffuso nelle case che non nei ristoranti.
Era ora di prepararlo e riassaggiarlo, anche per presentarlo a chi non lo conosce (ci sarà qualcuno che non ha ancora avuto questo piacere?).
Ecco la ricetta (i quantitativi sono per due-tre persone), anche se più o meno l'avrete già intuita da quanto ho scritto poco più in alto.
Bollire 5 tazzine da caffè di riso (va bene anche un Carnaroli o un Vialone Nano) in abbondante acqua salata.
Nel frattempo in una ciotola sbattere due uova con abbondante parmigiano grattuggiato e un pizzico di sale.
Scolare il riso ancora bollente e versarvi sopra, immediatamente, il composto di uova e parmigiano. Mescolare per bene in modo che il riso caldo possa lievemente cuocere le uova. Guarnire con un po' di prezzemolo tritato e mescolare ancora bene.
Servire subito, con l'aggiunta di ulteriore (abbondante, se vi piace) parmigiano.
E' una ricetta semplicissima, velocissima e buonissima, che vi invito a provare.
Un comfort food che di questi tempi un pò (o parecchio) inquieti è davvero necessario!