Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

25 febbraio 2011

Pizza bianca ripiena di aringa affumicata e confettura agrodolce di cipolle


L’idea di questa ottima pizza mi è venuta andando ad una simpatica e golosa degustazione di marmellate, nella quale tra l’altro ho avuto il piacere di conoscere Pamirilla.
Nell’ambito della degustazione, mi hanno colpito in modo particolare delle tartine con aringhe e una marmellata agrodolce di cipolle: l’abbinamento era secondo me perfetto, ben bilanciato e davvero un elogio a due prodotti (le cipolle e le aringhe) che io adoro.
Tornando a casa con una nutrita provvista di vasetti di marmellata, il primo esperimento da fare era molto banale: provare semplicemente a replicare quell’abbinamento così buono.
Insieme all’ottima marmellata di cipolle acquistata e ad un'altrettanto ottima aringa affumicata che già avevo, occorreva trovare un’eccellente “base di appoggio” dei due ingredienti. Ed allora ho pensato che poteva starci bene una buona pizza bianca.


A Roma la pizza bianca buona non manca di certo…e la mia scelta è ricaduta sul re della pizza (Gabriele Bonci) e sul suo locale “Pizzarium”. Ottima pizza come sempre. Oltre a quella bianca che nella sua semplicità è strepitosa, mi è piaciuta in particolare quella con broccoletti e una caciottina di pecora davvero indimenticabile. Sempre buoni anche i supplì, anche se onestamente spendere 4 euro per un supplì, pur di alta qualità, mi sembra eccessivo!
Con la pizza bianca che ho portato a casa ho allora creato in quattro e quattr’otto una pizza ripiena con gli ingredienti di cui sopra, aggiungendo al tutto anche delle patate lesse.

L'interno della mia pizza ripiena
La pizza che ne è venuta fuori è risultata veramente mitica, ben equilibrata, ricca, succulenta, da accompagnare con una bella birra artigianale di gradazione sostenuta, che sposa molto bene la complessità della preparazione…

20 febbraio 2011

Cibo (goloso e sfizioso) del Nord Europa


Non so voi ma a me ogni tanto non dispiace di mangiare qualcosina di sfizioso in posti che possono essere considerati "pseudo fast-food".
E devo dirvi che non sempre mangiare in tali luoghi sia proprio così male. E’ chiaro che ciò è vero solo se in questi posti ci si va solo qualche volta e se si escludono categoricamente alcuni locali più noti e più propriamente della categoria…
Ad esempio il rapporto con Ikea, con cui prima o poi tutti si devono confrontare, ha di piacevole di potersi fermare al suo ristorante, che offre piatti per niente malvagi e in certi casi anche biologici.
Una mia passione sono le famose polpettine, servite con la loro salsa e con quella di mirtilli (su youtube c'è anche un video per eseguire la ricetta). Ma anche il salmone affumicato devo dire che non è per niente male, con una deliziosa salsina di accompagnamento.


A proposito di salmone ed altre specialità ittiche nordiche, un altro posto che mi intriga parecchio quando mi reco in Germania è poi la catena NordSee.
Si trova con i suoi ristoranti in tantissime città dei paesi di lingua tedesca (Germania, ma anche Austria e Svizzera) e offre sia panini con ripieno di pesce fritto e salse da poter agevolmente portar via (incluso il fish and chips), sia piatti preparati a base di pesce guarniti in modo egregio (come solo all’estero sanno fare) con insalate, salse e contorni golosissimi.
Un piatto che recentemente ho mangiato, ad esempio, è un filetto di pesce con funghi e formaggio fuso, guarnito da contorni a scelta: una vera bontà!


Inoltre ho scoperto che i ristoranti Nordsee vendono anche del pesce fresco (salmone e quant’altro) da portare a casa e cucinare tra le proprie mura.
Mi piace molto il modo di mangiare delle genti del Nord Europa, con un notevole utilizzo di salse a guarnizione dei piatti di carne e di pesce, cosa che capita molto di meno nella nostra cucina come ben sapete. E’ una cucina alla quale occorre abituarsi, più pesante senz’altro, ma certamente ricca e saporita.
E allora secondo me non c’è niente di male se ogni tanto ci si concede delle “scappatelle” del genere dal grande cibo di qualità (mediterraneo e non)...

11 febbraio 2011

La Camargue nel piatto


Ho fatto la conoscenza con il riso rosso della Camargue sugli scaffali di un supermercato qualche tempo fa, quando dovevo acquistare un riso dal colore altrettanto inconsueto, quello nero Venere.
Mi ero ripromesso di prenderlo in qualche altra occasione, ma non è capitato per molto tempo. Adesso finalmente l’ora è giunta…
E’ un riso dalla colorazione naturale rosso-bruna, a grani lunghi e integrale, coltivato in una bellissima zona, la Camargue, che si trova ad ovest di Marsiglia. E’ tra l’altro una splendida terra di tori e cavalli, allevati allo stato brado e in libertà.
L’utilizzo in cucina di questo riso è il più versatile possibile: è ideale per la realizzazione di colorate insalate di riso ma anche per accompagnare in modo sublime piatti a base di carne o di pesce. Ma si può usare, vista la sua leggerezza e la caratteristica dei grani, anche in gustose e sfiziose preparazioni tipo “thai”. A voi la scelta tra i mille utilizzi di questo riso, ma qualche suggerimento lo trovate comunque qui.
Vista poi la regola, che condivido molto, di abbinare ad un determinato prodotto di un territorio altri prodotti (inclusi i vini, of course!) e materie prime dello stesso territorio, allora questo riso si può utilizzare anche per farci un’insalata di riso alla niçoise i cui ingredienti sono tipici della non lontana Nizza e della classica insalata niçoise. E non si può non dire che a questo riso andrebbero abbinate sempre e comunque le herbes de Provence della non lontana Provenza…
Detto tutto ciò, come ho invece utilizzato io questo riso? Beh, in modo ancora diverso, come spesso mi accade….: l’ho abbinato ad un ragù bianco di polpo e patate.


Ecco “in prosa” la mia ricetta:
Far bollire in acqua dei polipetti di medie dimensioni e pulirli per bene. In una padella far soffriggere uno spicchio d’aglio tagliato a pezzetti in dell’olio extravergine, aggiungere dei capperi dissalati e, se volete, poche olive nere. Aggiungere i polipi bolliti, poco concentrato di pomodoro, vino bianco secco. Far evaporare e cominciare a far insaporire.
Aggiungere successivamente delle patate lesse tagliate a cubetti e dell’acqua e far ancora insaporire per bene. Verso fine cottura, regolare di sale e pepe.
Nel frattempo far cuocere il riso che sarà pronto in circa mezz’ora. Condirlo con un po’ del sughetto dei polipi e patate, con dell’olio extravergine e una manciatina di herbes de Provence. Impiattare i polipi, aggiungendo accanto uno sformatino di riso rosso di Camargue condito nel modo descritto e modellato con un coppapasta.
Un piatto che vi piacerà senz’altro, gustoso e che dà una sensazione di leggerezza grazie a questo splendido riso. Provare per credere...