Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

27 marzo 2016

Ma qual è il miglior casatiello di Roma?


Oggi è Pasqua. Quindi innanzitutto faccio a tutti tanti auguri di una serena giornata e di un altrettanto piacevole Pasquetta.
In questi giorni è il festival dei dolci e delle prelibatezze pasquali che, a mio avviso, sono molto più golose di quelle del Natale.
Pastiere e casatielli in modo particolare impazzano, anche sul web. Giustamente, perché sono due grandi e profumate preparazioni che ognuno di noi non smetterebbe mai di mangiare, ad ogni ora della giornata.
A proposito di pastiera, l’anno scorso avevo lanciato un sondaggio su quale fosse la migliore di Roma (a parte quelle preparate in famiglia, che spesso sono più buone di quelle delle pasticcerie).
Quest’anno voglio fare la stessa cosa con il casatiello. Qual è il miglior casatiello venduto a Roma? (eccetto quelli fatti in casa, of course).


Non se ne trovano sempre di buoni nella mia città. So (ma non l’ho ancora provato) che è molto buono quello di Bonci e posso dire invece che, per esperienza personale, mi hanno deluso altri casatielli di pasticcerie/panetterie/forni anche noti (impasti ottimi, a volte, ma non era “il vero casatiello”).
Voi che ne pensate? Che suggerimenti mi date sui migliori casatielli di Roma?
Ancora auguri di buona Pasqua e confido nei vostri preziosi consigli!

23 marzo 2016

The Fisherman Burger, un locale per gente di mare


Chi mi segue sa che sono un grande amante del mare e della cucina marinara. E’ sempre quindi una buona notizia poter scoprire nuovi locali che offrono piatti a base di pesce di qualità, magari anche molto sfiziosi.
E’ il caso di The Fisherman Burgerun interessante ristorante situato in una piazzetta accanto al lungotevere da cui, non allungando troppo l’occhio, si scorge il sempre affascinante Castel Sant’Angelo.
Già varcando la porta di ingresso, si capisce subito di che tipo di locale si tratta, con un tema cromatico dominante rappresentato dal bianco e blu, colori che evocano immediatamente la marineria e che sono intervallati sulle pareti da ritratti di pescatori, lupi di mare, bucanieri.


Potrebbe sembrare quasi, in chiave più moderna evidentemente, una taverna di pescatori della Bretagna o delle più lontane terre del Maine, zone dove il mare è molto più “irrequieto” (ma anche affascinante!) rispetto al calmo mediterraneo a cui siamo abituati.
Questo locale nasce proprio come omaggio al mondo dei pescatori, offrendo piatti che rappresentano una sorta di fusione tra la gastronomia del New England, appunto, e la tradizione marinara pugliese. Del resto il New England da sempre ha accolto tanti italiani del Sud che iniziarono a sbarcare sulle sue coste nella seconda metà dell’800 in cerca di fortuna e di una vita migliore.


Appena entrati nel locale, sulla destra non passa inosservato un ampio banco dove poter acquistare del pesce per cucinarlo a casa o farselo preparare direttamente in loco e gustarlo comodamente seduti in sala. Perché questo locale è anche e soprattutto una risto-pescheria.


Quella delle risto-pescherie è una tendenza che ha avuto uno sviluppo notevole negli ultimi anni in Italia. Si tratta per lo più di vere e proprie pescherie che di sera hanno iniziato a proporre la rimanenza di giornata ancora fresca per l’aperitivo e la cena, con nuove opportunità quindi di sbocco dei propri prodotti ed eliminando così il problema dell’invenduto. L’idea della risto-pescheria per il format di “The Fisherman Burger” esula comunque da motivazioni essenzialmente modaiole e invece ha l'obiettivo di voler trasmettere alla clientela la garanzia sulla grande qualità del prodotto ittico, che viene proposto anche a prezzi contenuti, fornendo così un’ottima alternativa ai classici ristoranti di pesce. Quest'ultimo è fresco e tracciato e arriva tutti i giorni direttamente dalle coste pugliesi e da tutto il Mediterraneo.


Di fronte alla porta di ingresso si accede al “bar del mare” dove ci si può accomodare per assaggiare crudités di crostacei e molluschi, accompagnati da bollicine e vini selezionati, in attesa del proprio tavolo o semplicemente di passaggio per un aperitivo. Che può essere consumato anche degustando buonissimi cocktail, con un’offerta che spazia dai classici (Cosmopolitan, Moscow Mule, Daiquiri) ai “Capricci”, per chi vuole osare un po’ di più (tra questi, troviamo un omaggio a Roma con “La Dolce Vita” o al New England – dove whiskey e bourbon sono molto diffusi - col “Whiskey Cobbler”).
Ma veniamo all’esame del menù per chi vuole cenare in questo ristorante. E qui ci si può davvero sbizzarrire. Oltre ovviamente agli astici, preparati in tutte le salse o come ripieno del lobster roll, il famoso panino che lo contiene insieme alla maionese, frutti di mare e zuppe di molluschi sono tra i cavalli di battaglia. 


Ma nel menu di The Fisherman Burger trovano spazio anche le cozze tarantine gratinate e all’impepata e i cannolicchi (buonissimi!).



Tra i piatti che definirei sfiziosi, figurano i fish & chips, i burger di pesce, le fajitas e i wrap di mare; nel segno poi della migliore cultura marinara pugliese, si trovano ricci, tartare e crudi di molluschi e crostacei.


Non mancano chiaramente l’ottimo pesce alla griglia (la pezzogna cucinata così è da applausi, come anche il polpo) e i piatti del giorno (la prossima volta devo provare anche i bucatini del pirata, con acciughe, olive e pangrattato), proposti in base alla disponibilità del pescato.


Interessanti anche le proposte dolci, tra cui figura anche un goloso Tiramisù scomposto.
The Fisherman Burger propone una carta dei vini di tutto rispetto (oltretutto con ricarichi minimi, in controtendenza rispetto al generale trend del mercato della ristorazione) che abbraccia l’intera penisola - con una particolare attenzione alla Puglia - e sconfina oltralpe con alcune etichette di Champagne. Da non dimenticare le bollicine italiane, come il prestigioso Cuvée Royale Marchese Antinori dalla Franciacorta e l’ottima selezione di vini bianchi, tra cui quelli dell’azienda Falesco che ho avuto modo di assaggiare nel corso della cena di inaugurazione del locale. Da rilevare infine una interessante selezione di distillati invecchiati e grappe (Sibona e Bonollo).

The Fisherman Burger
Piazza Pasquale Paoli, 15 - Roma
Telefono: 333 84 56 803
E-mail: fishermanburger@gmail.com

14 marzo 2016

Fondue Savoyarde, quanti ricordi!


A Chambéry sono approdato per la prima volta alle 4 del mattino di un giorno d’estate di tanti anni fa. Dovevo prendere un treno per Lione qualche ora dopo ed ho quindi potuto apprezzarla nella sua evoluzione, dalla notte all’alba.
Dal buio e dalle luci accese di qualche lampione o camion che puliva la strada al progressivo avanzare della luce naturale, che mi ha consentito di ricostruire a poco a poco i contorni nitidi delle montagne della Savoia che la circondano.
Al ritorno poi, al rientro dalla mia bella vacanza lionese a casa di amici francesi, sono transitato di nuovo per Chambéry, per riprendere il mio treno per Roma. Stavolta di sera. E avevo, anche in questo caso, qualche ora libera prima di ripartire.
Giusto il tempo per poter gustare con calma una cena, assaggiando evidentemente qualche specialità locale, tra cui non potevo perdere la Fondue Savoyarde.
Un gran piatto che mi è rimasto nel cuore, a base di formaggi tipici della regione della Savoia e di altri ingredienti, sia pur minori, che fanno davvero la differenza rendendola unica.
Sono tornato anche altre volte nella bella Chambéry, ad esempio per vedere il Tour de France nella vicina Annecy (qui il racconto), ma non ho più mangiato quella splendida fondue della prima volta.

Ora, dopo tanto tempo, ho voluto prepararla a casa e devo dire che il risultato è stato molto positivo e soddisfacente.


E’ fondamentale procurarsi dei formaggi rigorosamente provenienti dalla Savoia (la loro combinazione e scelta cambia molto da ricetta a ricetta) ed i giusti ingredienti (che non è banale trovare in una città come Roma, ma questa è stata per me una sorta di sfida…) e state sicuri che il risultato sarà molto positivo.
Per quanto riguarda i formaggi, io ne ho scelti tre: il Comté dal suo sapore fruttato, latteo, quasi di torrefatto, il Reblochon dal color avorio, cremoso con una pasta dolce, vellutata e morbida e la Tomme de Savoie, un formaggio a pasta dura dal sapore abbastanza deciso.
Nel preparare la Fondue Savoyarde, dovete conteggiare circa 200 grammi di formaggi a persona.
Ma ecco tutti gli ingredienti necessari, per 4 persone:

formaggi della Savoia (almeno tre; oltre a quelli usati da me, potete usare anche l’Abondance, il Beaufort o l’Emmental de Savoie) 800 grammi

2 bicchieri scarsi di vino bianco secco (l’ideale sarebbe prenderne uno di quella zona, come l'Apremont o les Abymes)
uno spicchio d’aglio
sale, pepe, noce moscata
poco burro e farina o un cucchiaino di maizena per addensare
un bicchierino di kirsh, che è un ottima acquavite ricavata dalle ciliegie (più info qui)
6-7 fette di pane casareccio tagliate a dadini e tostate in forno

Ed ecco l’esecuzione: strofinare l’aglio sul fondo di una pentola per fondue (quella a cui si può applicare un fornelletto da accendere, per intenderci). Versare i due bicchieri di vino e accendere il fuoco (per ora quello del fornello normale). Far cuocere brevemente e aggiungere i formaggi tagliati a dadini. Far fondere per bene a fuoco medio-basso, girando costantemente e aggiungere, quando il composto sarà diventato liscio, una noce di burro e poca farina. Regolare eventualmente di sale e aggiungere un pizzico di pepe e noce moscata. Inserire poi il bicchierino di kirsh e continuare a girare a fuoco basso finché la fonduta non tenda ad addensarsi.

Portare in tavola, accendere il fornelletto sotto la pentola e intingere con le tipiche forchettine lunghe i crostoncini di pane nella fonduta.



E in questo momento inizia il godimento puro…

Un piatto molto conviviale, da mangiare insieme a vecchi amici, che adoro perché oltre al gran gusto dei formaggi è anche molto profumato ed aromatico, grazie al vino e soprattutto al kirsh che gli dà un decisivo tocco di eleganza che lo rende unico.


Qualche chicca prima di salutarvi:

- il vino che si deve bere deve essere necessariamente lo stesso usato nella fonduta

- vi svelo un segreto: io non l’ho fatto, ma mi dicono che una volta arrivati al fondo della pentola, quando quasi tutta la fonduta è ormai finita, si usa aggiungere qualche crostoncino di pane e aprirvici sopra un uovo facendolo cuocere.

E pare che questa ricetta nella ricetta sia una cosa fantastica. Proverò e vi dirò. Se lo fate prima voi, provate e ditemi, sono molto curioso ;-)

9 marzo 2016

Non vorrete mica togliermi le caramelle Rossana?


Molti di voi avranno senz'altro letto la notizia che le mitiche Caramelle Rossana della Perugina potrebbero esser presto fuori dal mercato per scelte di investimento della Nestlè, ora proprietaria del marchio.

Sarebbe davvero un peccato perché rappresentano un prodotto buono e sfizioso, con la parte esterna dura e il suo cuore morbido e cremoso a base di mandorle, nocciole e latte.
Ricordo che da piccolo non chiedevo molto ai miei genitori o addirittura a Babbo Natale: bastava che mi accontentassero con delle "fiammanti" Caramelle Rossana...
Queste caramelle hanno quindi per me un valore anche affettivo e mi dispiacerebbe moltissimo vederle scomparire.
Comunque la discussione è ancora aperta sulla loro eventuale "estinzione", visti i segnali di smentita che la Nestlè di recente ha voluto dare.
Nel dubbio, in ogni caso, ne ho fatto di recente una scorta. Non si sa mai... ;))

1 marzo 2016

Le buone pizze della capitale mondiale della pizza


Oggi vi parlerò di alcune pizze e pizzerie di Napoli. Non vi aspettate indirizzi segreti o posti ottimi non tanto conosciuti. Vado, al contrario, su dei classicissimi, di cui mi piace scrivere sia perché questi locali non sono mai stati recensiti sul mio blog, sia forse perché (sarà una mia illusione?) c’è ancora qualcuno che non li conosce e potrei dare quindi qualche suggerimento utile.
Comincio pertanto col parlarvi di una particolare pizza di Ciro Salvo, sfornata dal suo mitico locale a Mergellina, 50 Kalò, frequentato anche da tanti vip, tra cui il capitano del Napoli Marek Hamsik che dopo le partite serali viene a rifocillarsi meritatamente e degnamente qui.


Ebbene, da Ciro Salvo di recente ho mangiato una golosissima pizza bianca definita “dell’Alleanza” con fiordilatte di Agerola, lardo di colonnata, cipolla ramata di Montoro e conciato romano, un formaggio quest’ultimo dal gusto deciso e stagionato in anfore di terracotta.


Senz’altro una pizza non leggera ma veramente gustosa, con ingredienti dolci come la cipolla e molto aromatici e sapidi come il lardo e il conciato romano che si bilanciano molto bene tra loro. Con una gran birra come quelle artigianali offerte dal locale, poi, questa pizza è perfetta!
Da Ciro Salvo a mio avviso è strepitosa, prima della pizza, anche la frittatina di maccheroni, preparata con ingredienti di qualità e ben croccante e dorata.


A proposito di cose fritte, non si può rinunciare a Napoli, quando si è nei pressi della stazione centrale, alle meravigliose pizze fritte della storica friggitoria La Masardona. Qui si possono mangiare versioni mini e maxi di queste pizze così goduriose e gustose (lasciamo per un momento da parte gli aspetti salutistici…). 


La caratteristica di questo posto sempre affollato è il fatto che la pizza viene portata al tavolo incartata (il solo guardare, toccare il tipo di carta, quella che assorbe l’olio dei fritti, ha un che di affascinante) e si mangia rigorosamente con le mani (“per riproporre a pieno l’essenza della vera tradizione centenaria,… per coinvolgere tutti e cinque i sensi…” secondo quanto si legge nel menù del locale).


L’ultima volta che sono stato in questo locale ho assaggiato una mini pizza fritta (detta battilocchio) cosiddetta completa, con ricotta, cicoli, pepe, provola e pomodoro. Anche se a saperlo l’avrei preferita senza pomodoro, che in questo caso (a mio avviso) “annacqua” troppo la preparazione.


Ci spostiamo sullo splendido lungomare a Via Partenope, dove ho potuto scoprire una pizzeria nuova per me, proprio accanto a quella di Gino Sorbillo di cui vi avevo già parlato qui qualche tempo fa.
Sono andato infatti da Eccellenze Campane mare (la sede più grande è invece in Via Brin) e devo dire che la mia esperienza è stata molto positiva. Ho mangiato innanzitutto un arancino ripieno di scarola davvero intrigante.


Ho poi degustato una buonissima e profumatissima pizza marinara (la marinara è quasi come il tartufo: il profumo riesce quasi a vincere sul sapore!) divisa in quattro parti con diversi tipi di pomodoro, presenti anche in diverse consistenze e cotture.
Un posto davvero interessante dove ritornerò per assaggiare anche primi piatti potenzialmente molto allettanti come la pasta e patate con provola. Nel periodo di carnevale, quando ci sono andato, inoltre veniva proposta anche la mitica lasagna napoletana, appunto di carnevale, ripiena di golose polpettine…


Prima di un ideale arrivederci a Napoli e per restare un attimo fuori dal tema delle pizze, era d’obbligo gustare delle ottime sfogliatelle calde (ricce) dallo storico Pintauro dove pare siano proprio nate tanto tempo fa (nel 1785, per la precisione). Detto fatto.
A bientôt!