E’
riconosciuto nel Centro Italia come prodotto agroalimentare tradizionale e sembra
che la sua origine sia legata allo sviluppo dell’apicoltura, essendo il miele un
ingrediente importante in questo dolce.
Con molta probabilità
il nome cicerchiata ha origini medievali e si presume derivi dal legume
cicerchia (gli antichi romani lo chiamavano cicerula) in quanto le palline che
lo compongono lo ricorda.
La
Cicerchiata simboleggia la fine dell’inverno e l’inizio della primavera o la
fine del male e del disordine e il ritorno del nuovo ordine rigenerato. La
notevole somiglianza con lo struffolo napoletano ne riafferma poi il
significato simbolico di rigenerazione.
Ma vediamo
come si prepara questo ottimo dolce, che ho avuto occasione di cucinare on-line
insieme ad altri blogger e giornalisti grazie a un invito della Camera di Commercio di Rieti e Viterbo e dell’Azienda Speciale Centro Italia.
5 uova
40 gr di
burro
60 gr di
zucchero
500 gr di
farina
Scorza di
limone
500 gr di
miele millefiori dell’Alto Lazio
mandorle
Olio extravergine
per ungere lo stampo
Olio di
semi di girasole per friggere
Un po' di
canditi
Confettini
colorati
Versare le uova in una ciotola e sbatterle con una forchetta insieme allo zucchero; aggiungere il burro morbido, la scorza di limone grattugiata e la farina, incorporandola un po’ per volta. Amalgamare poi gli ingredienti con le mani, trasferire il composto sul piano di lavoro e continuare a lavorarlo fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo, simile a quello della pasta fresca.
Dividere
l’impasto in piccole porzioni, formare dei bastoncini di pasta (come se si
dovessero preparare degli gnocchi) dello spessore di 1 cm, poi tagliarli a
tocchetti della lunghezza sempre di 1 cm. Arrotondare i pezzettini di impasto aiutandosi
con il palmo della mano per ottenere delle palline. Portare quindi l’olio di
semi alla temperatura di 200°C e friggere poche palline per volta. Quando
saranno dorate (dovranno assumere il colore della crosta di pane) in modo
uniforme, scolarle per bene e lasciare raffreddare su carta assorbente o per
fritti.
Nel frattempo versare il miele in una pentola capiente e scaldarlo dolcemente per qualche minuto. Quando il miele avrà preso colore, spegnere il fuoco e aggiungete le palline fritte. Mescolare bene così da rivestirle uniformemente, quindi unire le mandorle e i confettini colorati, avendo cura di tenerne qualcuno da parte per la decorazione finale. Mescolare ancora il tutto, versate il composto all’interno di uno stampo da ciambella, unto con olio di oliva, livellare la base e lasciare raffreddare a temperatura ambiente. Successivamente, capovolgere lo stampo sul piatto da portata; se dovesse staccarsi con difficoltà, si può scaldare leggermente lo stesso stampo sul fuoco. Guarnire ancora con mandorle e confettini (e, a chi piacciono, i canditi) e servire.
Un dolce buonissimo e semplice da eseguire, che si può preparare anche in famiglia con la “collaborazione” di tante persone, bambini compresi, che saranno contentissimi di formare le palline da friggere😊.
Per finire, qualche cenno al miele millefiori dell’Alto Lazio che ho utilizzato per questa ricetta, un prodotto montano d’eccellenza della provincia di Rieti.
Un miele che
riesce a far arrivare sulle tavole il bouquet del territorio di produzione. Ciò
è possibile tramite aziende che seguono regole produttive tradizionali ma al
tempo stesso moderne, a garanzia del prodotto e della filiera sostenibile. Vengono
utilizzati ad esempio apiari stanziali e rispettate quote altimetriche minime.
A tale
ultimo proposito, i produttori di miele dell’Alto Lazio sostengono e valorizzano
l’apicoltura montana, caratterizzata da ambienti incontaminati e capaci di donare
api migliori, poiché più rustiche e resistenti.
Il miele dell’Alto
Lazio è un prodotto non pastorizzato o riscaldato, non deumidificato
artificialmente e a cristallizzazione solo naturale, in modo da garantire che tutte
le lavorazioni dell’uomo siano ridotte al minimo. Ciò in quanto i processi
artificiali alterano il miele sia nel suo contenuto chimico che nella sua
capacità di trasmissione del valore del lavoro delle api, degli apicoltori e
dell’ambiente.
Solitamente
i mieli millefiori dell’Alto Lazio vengono raccolti in un unico periodo
dell’anno e sono quindi capaci di contenere tutte le essenze bottinate dalle
api durante la stagione, consentendo al consumatore nello spazio di un solo cucchiaino
di prodotto di effettuare uno straordinario viaggio sensoriale nel territorio.
Vi è venuto un sufficiente desiderio di assaggiarlo, a cominciare dal suo qualificante utilizzo nella summenzionata ricetta? 😉
Nessun commento:
Posta un commento