Durante il mio recente soggiorno ad Ortigia (Siracusa) non potevo non recarmi nel miglior ristorante della zona, oltre che uno dei più noti dell’intera Sicilia: il Don Camillo.
Devo dire di aver “scoperto” e di esser rimasto incuriosito da questo locale seguendo qualche tempo fa una trasmissione sul Gambero Rosso Channel in cui Simone Rugiati faceva delle scorribande enogastronomiche nella zona del siracusano.
E mi aveva colpito la bontà di un piatto, se vogliamo molto semplice, preparato dallo chef di questo ristorante, che valorizzava il pescato povero e che poi ovviamente non ho rinunciato ad assaggiare. Una volta giunto a Siracusa, sono infatti voluto andare a tutti i costi in questo splendido locale, che si è rivelato all’altezza delle attese.
Il ristorante Don Camillo nasce nel 1985 grazie a Camillo Guarneri e a suo figlio Giovanni, palermitano, l’attuale chef e patron del locale, come piccolo locale a conduzione familiare.
Ma la sua evoluzione continua lo ha portato negli anni ad essere uno dei ristoranti siciliani più apprezzati, con una ricerca costante della qualità e una forte valorizzazione delle materie prime locali, del territorio e della tradizione.
Ubicato in una stretta e fascinosa strada che porta direttamente al mare, il ristorante presenta degli interni ricavati dai resti di un edificio religioso crollato con il terremoto del 1693, con delle meravigliose volte catalane che non fanno che aumentare lo charme del locale, che seduce in mille modi il visitatore.
Accolto da uno staff altamente professionale che mi ha coccolato con un servizio serio e attento, ho cominciato la mia food experience scegliendo il menù degustazione di pesce.
Del resto in un posto di mare splendido come Ortigia non potevo non assaggiarlo e il risultato è stato davvero delizioso, anche se devo dire che scorrendo il menù degustazione di carne sono stato fortemente tentato nello sceglierlo.
Il menù di pesce è cominciato con un benvenuto molto piacevole, rappresentato da un bicchierino con una cozza, la sua acqua e limone, molto delicato e gradevole.
L’antipasto prevedeva una crema di mandorle di Noto con gamberi in crosta nera, che ho molto apprezzato. In sostanza si trattava di gamberi rivestiti di una crosticina di nero di seppia tuffati in una rustica crema di mandorle. Piacevoli i contrasti e le consistenze e ottima la qualità delle materie prime.
Per quanto riguarda i primi, il menù comprendeva due piatti, gli spaghetti delle Sirene con un gustosissimo e dolcissimo riccio di mare ad impreziosire la portata e i sedanini di grano antico con filetti di sgombro, patate e finocchietto selvatico.
Quest’ultimo è il piatto fantastico di cui alla trasmissione televisiva che citavo prima e che si è rivelato, come mi attendevo, strepitoso.
Lo sgombro si scioglieva in bocca, e si fondeva benissimo con la cremosità delle patate (ben vengano questi addensanti naturali!), il profumo delle cipolle e del vino bianco, presente nella ricetta. Perfetto l’abbinamento col finocchietto ed anche il tipo di pasta era ideale per questa preparazione. Un gran piatto davvero, che mentre scrivo avrei tanto desiderio di riassaggiare!
Tra i secondi il menù ha proposto un buon filetto di cernia con crema di patate, sedano e carote e un altro grande, strepitoso piatto da applausi a scena aperta: la tagliata di tonno con marmellate di peperoni. Due tipi di peperoni, quelli rossi e quelli verdi, cioè a dire i friggitelli.
Un piatto innanzitutto ben presentato, con le marmellate adagiate in appositi scomparti, alternate una dopo l’altra.
Ma anche di una bontà estrema. Trovo che tonno e peperoni stiano insieme benissimo e la dolcezza delle creme di peperoni, dalle caratteristiche differenti, ben si sposava con la tagliata di tonno, cucinata al punto giusto, rosata al centro, cotta all’esterno e fantastica mangiata anche da sola, senza accompagnamento.
Sono questi i piatti che fanno felice il cliente e che lo spingono a spendere un po’ di più pur di mangiare qualcosa di straordinario!
E’ stata poi la volta del pre-dessert, un
fantastico gelo di mellone per ricordare il legame con la tradizione e, per
finire, il dessert del giorno, composto da ottimi dolci che attingono a piene mani
alle materie prime locali e di stagione. Ottimo quindi il tortino di una
freschissima ricotta con le pere, quello di pistacchio e cioccolata e il gelato
di fichi con mousse di cioccolato bianco.
Tutti questi piatti sono stati accompagnati da ottimi vini, scelti da un’autentica “antologia” dove figurano meravigliose e prestigiose etichette sia regionali, che nazionali, che internazionali.
Proprio una bella esperienza, quindi, la mia prima cena da Giovanni Guarneri, un uomo che, oltre a fare un’ottima cucina (e a tifare Palermo), ha anche voluto festeggiare i trent’anni del suo locale scrivendo un libro (“Cu mangia fa muddichi”) dove racconta la sua storia, e ovviamente quella del ristorante, arricchita da tanti aneddoti, da personaggi noti con cui negli anni è venuto a contatto e non facendo mancare gustose ricette.
Tutti questi piatti sono stati accompagnati da ottimi vini, scelti da un’autentica “antologia” dove figurano meravigliose e prestigiose etichette sia regionali, che nazionali, che internazionali.
Proprio una bella esperienza, quindi, la mia prima cena da Giovanni Guarneri, un uomo che, oltre a fare un’ottima cucina (e a tifare Palermo), ha anche voluto festeggiare i trent’anni del suo locale scrivendo un libro (“Cu mangia fa muddichi”) dove racconta la sua storia, e ovviamente quella del ristorante, arricchita da tanti aneddoti, da personaggi noti con cui negli anni è venuto a contatto e non facendo mancare gustose ricette.
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