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24 dicembre 2014

Metti una sera a cena con…. Fellini


Recentemente sono stato ad una cena molto particolare e decisamente diversa dalle solite.
Diversa, per almeno due ordini di motivi: il primo, perché durante il suo svolgimento sono state proiettate delle scene di un film; il secondo, perché a queste scene sono stati abbinati i piatti che hanno composto il menù della cena stessa.
Si trattava infatti di una serata di Cinegustologia, termine “inventato” e creato da Marco Lombardi, giornalista e critico gastronomico, che in buona sostanza significa “abbinare” le scene di un film o un film nella sua interezza a determinati piatti o vini. Si tratta in pratica quasi di un gioco del “se fosse”… Se un determinato film fosse un piatto, a quale corrisponderebbe?
La cena ha avuto come tema centrale il grande Federico Fellini e il suo capolavoro “La Dolce Vita”, dal quale sono state tratte alcune scene a cui sono stati abbinati altrettanti piatti.  


La serata si è tenuta presso lo storico ristorante Al 59 (Via Angelo Brunetti, 59, appunto) che Fellini frequentava assiduamente, alla presenza anche della nipote (Francesca Fabbri Fellini) del grande regista. Quest’ultima tra l’altro ha scritto anche un interessante libro sul rapporto tra Fellini e la cucina (“A tavola con Fellini”), che rappresenta un omaggio alle gioie semplici di una tavola genuina e casalinga, con tanti ricordi, curiosità e piccoli riti.
Nel ristorante figura una targa vicino al tavolo dove abitualmente Fellini si accomodava e accanto ad essa uno dei disegni che ogni tanto il Maestro, quando era a tavola, abbozzava. 
 

 

La serata ha visto proporre piatti gustosi e interessanti ma anche particolari, fuori dagli schemi, con abbinamenti tra gli ingredienti a volte un tantino azzardati e provocatori, laddove le scene del film si riferissero ad esempio ad aspetti grotteschi, come se ne trovano nella pellicola della Dolce Vita.
 
 
 
Ma non sono mancati dei piatti classici che hanno aperto e chiuso la cena. In apertura, come amouse-bouche, sono stati offerti degli ottimi tortellini in un ottimo brodo, con una aggiunta originale, una chiccheria, che il Maestro usava fare: un goccio di whisky nel brodo che fornisse aroma e quel “non so che” ad un piatto già ottimo. Un piatto che si faceva preparare o in questo ristorante (servito dallo storico cameriere Aminta, detentore di infiniti aneddoti sul grande regista) o a casa dalla sorella.
Per concludere la cena e per discostarsi necessariamente un po’ dai piatti del menù, lo chef ha proposto una splendida spaghettata aglio, olio e peperoncino che gli invitati hanno senz’altro molto gradito, pur a stomaco pieno.
 
 
Il ristorante, del resto, offre abitualmente piatti classici della cucina romana e anche di quella della terra di origine di Fellini, preparati dal bravo chef della serata, nonché proprietario e nuovo gestore del locale Alberto Colacchio.
Viene ad esempio riproposto il carrello dei bolliti che la gente continua a richiedere e viene utilizzata come un tempo la macchina della pasta degli anni ‘50, per permettere a tutti di immergersi nell’atmosfera di quegli anni. “Darò comunque ad ogni piatto il mio tocco personale, senza però sconvolgerne l’idea - sostiene lo chef - perchè non ce n’è bisogno”.
Tornando alla cinegustologia, gli appuntamenti “cine-gastronomici” con Fellini, comunque, non sono finiti con questa cena. Ecco il calendario dei prossimi eventi, a ciascuno dei quali è abbinato uno specifico menù: 
  • 15 gennaio “Lo sceicco bianco”
  • 12 febbraio “I clowns”
  • 12 marzo “Otto e mezzo”
  • 16 aprile “Amarcord”
  • 14 maggio “Ginger e Fred”
Consiglio vivamente di partecipare a questi appuntamenti, per ritrovare le atmosfere e i piatti che hanno visto il grande Federico essere protagonista della dolce vita romana di un tempo.
 
Ps: ah, è Natale: auguri a tutti!

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