Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

12 aprile 2025

Il pancristiano e la Via Francigena, un pieno di storia e di semplice bontà

 

Sono ripresi gli ormai tradizionali show cooking organizzati dalla Camera di Commercio di Rieti e Viterbo e dalla sua Azienda Speciale Centro Italia nell’ambito dell’interessante loro Progetto, denominato Turismo e Cultura.

Nella prima parte del 2025 gli show cooking riguardano e riguarderanno i soli piatti (e prodotti) tipici della Tuscia, mentre in autunno l’attenzione si concentrerà su quelli del reatino.

Gli show cooking attualmente in corso continueranno anche nelle date del 15 aprile e 6 maggio. Seguiteli on line: potrete partecipare attivamente anche voi, procurandovi gli ingredienti che vi comunicherò per tempo. Ci sarà da divertirsi!

Lo scorso martedì, ad esempio, ho preparato insieme ad altri blogger e giornalisti con la conduzione del bravissimo chef Felice Arletti una interessante ricetta, intrisa di storia, il Pane Fritto o Pancristiano Fritto.

Infatti già nei libri di cucina del XVI secolo si potevano trovare indicazioni sul pane fritto, che sono rimaste praticamente invariate fino ad oggi.

Nel Medioevo del resto sul territorio italiano transitavano tanti pellegrini che percorrevano la Via Francigena* e quando quest’ultima toccava la Tuscia viterbese i pellegrini venivano rifocillati con una pietanza chiamata Pancristiano fritto, in quanto pane offerto in nome della carità di Cristo. Ciò rappresentava quindi il valore simbolico e sacro dell’ospitalità dei pellegrini lungo il percorso, che ricevevano il sostentamento necessario per affrontare il cammino.


La ricetta era molto semplice e nasceva dall'esigenza di recupero di quanto si possedeva senza sprecare nulla, utilizzando il pane raffermo da immergere in acqua o latte, da passare nell’uovo e da friggere in grasso animale od olio. Spesso, inoltre, veniva insaporito con erbe aromatiche o miele.

Un alimento povero, quindi, ma nutriente ed energetico e facilmente trasportabile, che veniva offerto anche dai monasteri lungo il cammino.

Il Pancristiano era diffuso oltre che nella Tuscia anche in altre regioni lungo la Via Francigena, come la Toscana e la Liguria. Oggi sopravvive in alcune tradizioni locali con varianti regionali, spesso associate a dolci fritti o a pane dorato (simile al french toast).

Ma veniamo alla ricetta di questa buonissima pietanza:

INGREDIENTI

(per due persone)

4 fette di pane casareccio raffermo (circa 400 gr.); 4 uova; erbe aromatiche varie (rosmarino, salvia, alloro); 300 gr di farina 00; 500 gr di pan grattato; olio extravergine q.b (minimo 250 cl); sale fino q.b.

PROCEDIMENTO

Tagliare le fette di pane. Inserire in una ciotola grande i tuorli delle uova sbattuti. Versare la farina in un piatto piano grande. Porre inoltre il pangrattato in un altro piatto piano grande.

In una padella inserire dell’olio extravergine (della Tuscia) e immergervi le erbe aromatiche, accendere il fuoco al minimo per qualche minuto e quindi far rosolare il pane da entrambe le parti. Spegnere il fuoco.

Intanto immergere il pane prima nella farina, poi nelle uova, e poi ancora nel pan grattato; ripetere la procedura, ma nella seconda tornata passarlo solo nell’uovo e poi nel pangrattato; far riposare un minuto.

Versare altro olio nella padella, togliendo preventivamente le erbe aromatiche, alzare la temperatura e a bollore dell’olio immergere il pane e farlo friggere bene su tutti i lati fino a doratura. Aggiungere sale a piacere. 

Del pancristiano c’è anche una variante dolce: immergere le fette di pane raffermo nel latte, poi nelle uova sbattute (intere questa volta) e friggerle direttamente in padella, senza passarle nel pan grattato. A piacere si può poi aggiungere sopra dello zucchero.

Che vino si può abbinare alla versione salata? Sicuramente un bianco Greco di Vignanello o un Grechetto viterbese.

La versione salata si può accompagnare con stracciatella e cime di rapa o cicoria (entrambe saltate in padella). In tal modo il piatto presenterà note aromatiche, dolci (stracciatella) e amare (cicoria o cime di rapa), con in più un contrasto caldo-freddo e una nota croccante.

Io, non avendo in casa nessuna verdura, ho optato per una versione con fiordilatte, olio della Tuscia e origano del Monte Epomeo (Ischia): buonissima lo stesso!


Concludo qui il mio lungo post di oggi. Allora al prossimo show cooking del 15 aprile, quando cucineremo i fagioli in greppa (vi darò indicazioni sui social su quali ingredienti procurarvi e il link per il collegamento Facebook).


*La Via Francigena (che significa “proveniente dalla Francia” e che indicava la strada percorsa dai pellegrini che arrivavano dai territori franchi) è parte di un fascio di percorsi che dall'Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma, proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d'imbarco per la Terrasanta, meta di pellegrini e di crociati. Era una delle principali vie di comunicazione medievali, utilizzata anche da mercanti e sovrani diretti verso la Città Eterna.

Oltre al significato religioso, la Via Francigena ha avuto un ruolo fondamentale nei commerci e negli scambi culturali tra il Nord e il Sud Europa. Oggi è un itinerario turistico e spirituale, riconosciuto dal Consiglio d’Europa come Itinerario Culturale Europeo, attirando pellegrini e viaggiatori da tutto il mondo.

Per chi volesse, come me, percorrere la via Francigena nella terra della Tuscia vi segnalo che quest’ultima viene attraversata seguendo un tratto di grande rilevanza storica e paesaggistica. I principali centri toccati nella provincia di Viterbo sono: 

• Proceno

• Acquapendente (con il suggestivo Santo Sepolcro nella Basilica del Santo Sepolcro)

• San Lorenzo Nuovo

• Bolsena (famosa per il miracolo eucaristico del Corpus Domini)

• Montefiascone (noto per il vino Est! Est! Est!)

• Viterbo (la “Città dei Papi”, con il Palazzo Papale e il quartiere medievale di San Pellegrino)

• Vetralla

• Capranica

• Sutri (con l’anfiteatro romano scavato nel tufo)

• Monterosi