Sono ripresi gli ormai tradizionali show cooking organizzati dalla Camera di Commercio di Rieti e Viterbo e dalla sua Azienda Speciale Centro Italia nell’ambito dell’interessante loro Progetto, denominato Turismo e Cultura.
Nella prima
parte del 2025 gli show cooking riguardano e riguarderanno i soli piatti (e
prodotti) tipici della Tuscia, mentre in autunno l’attenzione si concentrerà su
quelli del reatino.
Gli show
cooking attualmente in corso continueranno anche nelle date del 15 aprile e 6
maggio. Seguiteli on line: potrete partecipare attivamente anche voi,
procurandovi gli ingredienti che vi comunicherò per tempo. Ci sarà da
divertirsi!
Lo scorso
martedì, ad esempio, ho preparato insieme ad altri blogger e giornalisti con la
conduzione del bravissimo chef Felice Arletti una interessante ricetta, intrisa di storia, il Pane Fritto
o Pancristiano Fritto.
Infatti già
nei libri di cucina del XVI secolo si potevano trovare indicazioni sul pane
fritto, che sono rimaste praticamente invariate fino ad oggi.
Nel
Medioevo del resto sul territorio italiano transitavano tanti pellegrini che
percorrevano la Via Francigena* e quando quest’ultima toccava la Tuscia
viterbese i pellegrini venivano rifocillati con una pietanza chiamata Pancristiano fritto, in quanto pane offerto in nome della carità di
Cristo. Ciò rappresentava quindi il valore simbolico e sacro dell’ospitalità dei
pellegrini lungo il percorso, che ricevevano il sostentamento necessario per
affrontare il cammino.
La ricetta
era molto semplice e nasceva dall'esigenza di recupero di quanto si possedeva
senza sprecare nulla, utilizzando il pane raffermo da immergere in acqua o
latte, da passare nell’uovo e da friggere in grasso animale od olio. Spesso, inoltre,
veniva insaporito con erbe aromatiche o miele.
Un alimento
povero, quindi, ma nutriente ed energetico e facilmente trasportabile, che
veniva offerto anche dai monasteri lungo il cammino.
Il Pancristiano
era diffuso oltre che nella Tuscia anche in altre regioni lungo la Via
Francigena, come la Toscana e la Liguria. Oggi sopravvive in alcune tradizioni
locali con varianti regionali, spesso associate a dolci fritti o a pane dorato
(simile al french toast).
Ma veniamo alla ricetta di questa buonissima pietanza:
INGREDIENTI
(per due persone)
4 fette di pane casareccio raffermo (circa 400 gr.); 4 uova; erbe aromatiche varie (rosmarino, salvia, alloro); 300 gr di farina 00; 500 gr di pan grattato; olio extravergine q.b (minimo 250 cl); sale fino q.b.
PROCEDIMENTO
Tagliare le
fette di pane. Inserire in una ciotola grande i tuorli delle uova sbattuti.
Versare la farina in un piatto piano grande. Porre inoltre il pangrattato in un
altro piatto piano grande.
In una
padella inserire dell’olio extravergine (della Tuscia) e immergervi le erbe
aromatiche, accendere il fuoco al minimo per qualche minuto e quindi far rosolare il pane da entrambe le
parti. Spegnere il fuoco.
Intanto immergere il pane prima nella farina, poi nelle uova, e poi ancora nel pan grattato;
ripetere la procedura, ma nella seconda tornata passarlo solo nell’uovo e poi
nel pangrattato; far riposare un minuto.
Versare altro olio nella padella, togliendo preventivamente le erbe aromatiche, alzare la temperatura e a bollore dell’olio immergere il pane e farlo friggere bene su tutti i lati fino a doratura. Aggiungere sale a piacere.
Del
pancristiano c’è anche una variante dolce: immergere le fette di pane raffermo nel
latte, poi nelle uova sbattute (intere questa volta) e friggerle direttamente
in padella, senza passarle nel pan grattato. A piacere si può poi aggiungere sopra
dello zucchero.
Che vino si
può abbinare alla versione salata? Sicuramente un bianco Greco di Vignanello o un
Grechetto viterbese.
La versione
salata si può accompagnare con stracciatella e cime di rapa o cicoria (entrambe
saltate in padella). In tal modo il piatto presenterà note aromatiche, dolci
(stracciatella) e amare (cicoria o cime di rapa), con in più un contrasto caldo-freddo
e una nota croccante.
Io, non
avendo in casa nessuna verdura, ho optato per una versione con fiordilatte,
olio della Tuscia e origano del Monte Epomeo (Ischia): buonissima lo stesso!
*La Via Francigena (che significa “proveniente dalla Francia” e che indicava la strada percorsa dai pellegrini che arrivavano dai territori franchi) è parte di un fascio di percorsi che dall'Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma, proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d'imbarco per la Terrasanta, meta di pellegrini e di crociati. Era una delle principali vie di comunicazione medievali, utilizzata anche da mercanti e sovrani diretti verso la Città Eterna.
Oltre al significato religioso, la Via Francigena ha avuto un ruolo fondamentale nei commerci e negli scambi culturali tra il Nord e il Sud Europa. Oggi è un itinerario turistico e spirituale, riconosciuto dal Consiglio d’Europa come Itinerario Culturale Europeo, attirando pellegrini e viaggiatori da tutto il mondo.
Per chi
volesse, come me, percorrere la via Francigena nella terra della Tuscia vi
segnalo che quest’ultima viene attraversata seguendo un tratto di grande
rilevanza storica e paesaggistica. I principali centri toccati nella provincia
di Viterbo sono:
• Proceno
•
Acquapendente (con il suggestivo Santo Sepolcro nella Basilica del Santo
Sepolcro)
• San
Lorenzo Nuovo
• Bolsena
(famosa per il miracolo eucaristico del Corpus Domini)
•
Montefiascone (noto per il vino Est! Est! Est!)
• Viterbo
(la “Città dei Papi”, con il Palazzo Papale e il quartiere medievale di San
Pellegrino)
• Vetralla
• Capranica
• Sutri
(con l’anfiteatro romano scavato nel tufo)
• Monterosi
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