Passate
ampiamente le ferie sono tornato, comme
d’habitude, a preparare e sperimentare ricette a cui cerco di dare sempre
un pizzico di personalizzazione e, spero, di originalità, almeno rispetto ai
miei piatti abituali.
In
questo post ve ne propongo ben due, preparate nel mese di settembre.
La
prima nasce un po’ per caso: al mercato dove abitualmente mi rifornisco ho
visto delle bellissime e attraentissime “papaccelle” (peperoni bassi e
schiacciati, assolutamente non piccanti) ed ho subito colto l’occasione per
acquistarle e quindi prepararle, visto che non mi capita spesso di trovarle qui
a Roma.
Con
quelle sottaceto che si trovano a Napoli, tra l’altro, tempo fa avevo preparato una sorta di salsa ketchup da accompagnare a carni varie, in
primis gli hamburger.
Questa
volta invece quelle fresche le ho preparate ripiene con del tonno e cotte in
umido anziché al forno.
Più
in particolare ho riempito le papaccelle svuotate e pulite con un impasto
composto da pane raffermo bagnato e poi strizzato, del buon tonno in scatola,
pomodorini, basilico, prezzemolo, pecorino grattugiato, olio e sale.
Coperte
col loro “cappello”, le ho fatto cuocere in un tegame con olio extravergine
dopo averle fatte rosolare e sfumare con del vino bianco (prima della cottura, inoltre,
le ho cosparse leggermente di colatura di alici nella parte esterna).
Dopo
una mezzoretta circa, le papaccelle saranno cotte. Vi consiglio di mangiarle
tiepide o fredde dopo che l’impasto interno si sarà rassodato e insaporito.
Un
ottimo antipasto, contorno o, volendo, secondo piatto che vi farà rimanere in
estate anche se l’autunno sta cominciando a prendere il sopravvento: provare
per credere!
La
seconda ricetta di oggi proviene invece da una interessante Guida di Repubblica
sui meravigliosi Monti Lattari, una zona che è sempre piacevole visitare per le
sue meravigliose bellezze naturali ma anche e soprattutto per i suoi notevoli
giacimenti gastronomici.
In
questa Guida era presente anche la ricetta che vado ad illustrarvi, che da
subito mi ha intrigato: delle linguine con estratto di carota e garum (in
alternativa potete usare, come io ho fatto, della colatura di alici).
Ecco
come si prepara: ottenere, se avete una centrifuga, del succo di carota (per
due persone ve ne serviranno 4-5). In alternativa potete tagliare molto
finemente delle carote pulite e frullarle con poca acqua fino ad ottenere un’acqua
di carote non troppo densa.
Intanto
cuocere le linguine per circa metà del loro tempo di cottura. A parte in
padella rosolare dell’aglio tagliato a pezzetti in olio extravergine e sfumare
con del vino bianco, aggiungendo poi metà del garum o colatura (12-13 ml).
Aggiungere
il succo di carota e finire la cottura delle linguine in questo composto, a cui
si aggiungerà successivamente la restante parte di garum e ancora olio
extravergine.
Un
piatto devo dire davvero strepitoso, ben equilibrato e mediterraneo che
conferisce dignità alla materia prima carota, ingrediente troppo spesso
marginale nella composizione di diverse ricette.
Avrete
notato che ultimamente sul mio blog di carote ho parlato abbastanza (ad esempio
qui).
Ciò che non ho ancora fatto ma che farò è utilizzare i loro ciuffi che non
vorrete certo buttare quando le comprate, perché ci potrete preparare uno
splendido pesto o una gustosa frittata. Preparazioni che vedrete a breve (forse,
se non troverò di meglio da raccontare) su questi schermi.
Bon
appétit!
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