Nel
periodo primaverile-estivo mi capita spesso di recarmi ad Anzio, posto non
tanto bello dal punto di vista del mare ma molto vivace e ricco di interessanti
locali per veri foodies.
Quest’anno, girando per i suoi sfiziosi ristoranti, ho notato in alcuni di essi un’etichetta che ricordava la presenza in menù di un piatto molto rinomato, la minestra dei pescatori di Anzio.
Con qualche approfondimento ho accertato che questo piatto è da poco ufficialmente una Denominazione Comunale di Origine (De.C.O.), nell’ambito di un progetto di marketing territoriale e di promozione dell'ottima cucina marinara anziate.
La minestra dei pescatori di Anzio, piatto prelibato, molto antico e tipico della cucina popolare di questa cittadina, viene preparata con brodo di mazzama, cioè con diverse tipologie di pesce povero come sgavaioni, manfroni, zerri, gardonie, tracine, presenti nel mercato ittico locale.
Come si legge nel comunicato di presentazione del Comune di Anzio, un tempo "le piccole barchette pescavano sotto costa ed al rientro il pesce veniva messo negli spasini, piccole ceste di vimini. Quello più commerciale, era caricato su carretti trainati da cavalli e si portava a Roma e Velletri, centro di smistamento per i Castelli Romani; il rimanente veniva venduto alla popolazione locale, o salato/essiccato.
Si divideva, poi, il pesce da fare arrosto (sugherelli, maccarelli, cefali), da quello adatto alla zuppa e da quello per fare il brodo con ingredienti più raffinati (arzilla e San Pietro). Considerando che non c’era il ghiaccio e quindi il pesce doveva essere lavorato subito, quello piccolo, come gli sgavaioni, veniva bollito e con il brodo si preparava la minestra.
Fatto il brodo l’indomani, in una pentola, si metteva aglio, olio, due filetti di acciuga di Anzio, alcuni pomodorini simili a quelli del Piennolo e il brodo di pesce filtrato. Si portava poi il tutto ad ebollizione.
Nel frattempo si prendevano gli spaghetti, quelli recuperati dal cartoccio (gli spaghetti venivano venduti in cartocci da un kg) già spezzati e se non bastavano se ne spezzavano degli altri. Portata a cottura nel brodo, la pasta si scodellava, con l’aggiunta di una grattugiata di pecorino”.
Questa minestra preparata dai pescatori, soprattutto nelle fredde sere d’inverno per riscaldarsi un po’, era molto economica ed alla portata di tutti, perché spesso il pesce piccolo veniva regalato. I pescatori aggiungevano al brodo di pesce anche del pane spezzato.
Io ho assaggiato da “Romolo al Porto” qualche tempo fa una minestra molto simile a questa. Il piatto originale invece lo proverò molto presto, in occasione di qualche gita di fine estate… Vi terrò aggiornati.
Ps Sempre su questo blog, qui, trovate anche la ricetta di un’altra minestra di mare tipica di Anzio, che provai qualche tempo fa ad eseguire a casa.
Quest’anno, girando per i suoi sfiziosi ristoranti, ho notato in alcuni di essi un’etichetta che ricordava la presenza in menù di un piatto molto rinomato, la minestra dei pescatori di Anzio.
Con qualche approfondimento ho accertato che questo piatto è da poco ufficialmente una Denominazione Comunale di Origine (De.C.O.), nell’ambito di un progetto di marketing territoriale e di promozione dell'ottima cucina marinara anziate.
La minestra dei pescatori di Anzio, piatto prelibato, molto antico e tipico della cucina popolare di questa cittadina, viene preparata con brodo di mazzama, cioè con diverse tipologie di pesce povero come sgavaioni, manfroni, zerri, gardonie, tracine, presenti nel mercato ittico locale.
Come si legge nel comunicato di presentazione del Comune di Anzio, un tempo "le piccole barchette pescavano sotto costa ed al rientro il pesce veniva messo negli spasini, piccole ceste di vimini. Quello più commerciale, era caricato su carretti trainati da cavalli e si portava a Roma e Velletri, centro di smistamento per i Castelli Romani; il rimanente veniva venduto alla popolazione locale, o salato/essiccato.
Si divideva, poi, il pesce da fare arrosto (sugherelli, maccarelli, cefali), da quello adatto alla zuppa e da quello per fare il brodo con ingredienti più raffinati (arzilla e San Pietro). Considerando che non c’era il ghiaccio e quindi il pesce doveva essere lavorato subito, quello piccolo, come gli sgavaioni, veniva bollito e con il brodo si preparava la minestra.
Fatto il brodo l’indomani, in una pentola, si metteva aglio, olio, due filetti di acciuga di Anzio, alcuni pomodorini simili a quelli del Piennolo e il brodo di pesce filtrato. Si portava poi il tutto ad ebollizione.
Nel frattempo si prendevano gli spaghetti, quelli recuperati dal cartoccio (gli spaghetti venivano venduti in cartocci da un kg) già spezzati e se non bastavano se ne spezzavano degli altri. Portata a cottura nel brodo, la pasta si scodellava, con l’aggiunta di una grattugiata di pecorino”.
Questa minestra preparata dai pescatori, soprattutto nelle fredde sere d’inverno per riscaldarsi un po’, era molto economica ed alla portata di tutti, perché spesso il pesce piccolo veniva regalato. I pescatori aggiungevano al brodo di pesce anche del pane spezzato.
Io ho assaggiato da “Romolo al Porto” qualche tempo fa una minestra molto simile a questa. Il piatto originale invece lo proverò molto presto, in occasione di qualche gita di fine estate… Vi terrò aggiornati.
Ps Sempre su questo blog, qui, trovate anche la ricetta di un’altra minestra di mare tipica di Anzio, che provai qualche tempo fa ad eseguire a casa.
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