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14 ottobre 2015

Le vere, maestosissime Fettuccine all’Alfredo


Parliamo oggi di un mitico piatto, che è entrato nella storia della ristorazione capitolina e che è ormai da tempo affermato in tutto il mondo.
Come si intuisce dal titolo di questo post, mi riferisco alle fettuccine all’Alfredo che solo di recente ho assaggiato per la prima volta (ebbene sì!) nel posto dove bisognava assaggiarle e cioè nel ristorante “Il Vero Alfredo” a Piazza Augusto Imperatore, in pieno centro a Roma.
Si tratta di un ottimo piatto, di cui è interessante soprattutto conoscere la storia, oltre che apprezzarne la bontà e le sue caratteristiche.
Dovete sapere che Alfredo Di Lelio cominciò a lavorare sin da ragazzo in una piccola trattoria aperta da sua madre in una piazza vicina all’attuale Galleria Sordi. E all’età di circa 25 anni inventò questo piatto a base di burro e parmigiano all’esclusivo scopo di fornire un “ricostituente naturale” alla moglie Ines, provata in seguito al parto del suo primogenito.
Queste fettuccine ebbero innanzitutto un grande successo a livello familiare, ma presto divennero il piatto che, inserito nel menù del locale, rese noto e popolare il suo inventore.


Alfredo Di Lelio trasferì successivamente il suo locale in via della Scrofa, per poi aprire, insieme al figlio, il ristorante che tuttora esiste in Piazza Augusto Imperatore. Ed è proprio qui che Alfredo ottenne un grande successo di pubblico e di clienti famosi negli anni della “Dolce Vita”, testimoniato dalle tante foto di vip che sono affisse alle pareti del locale. Un successo che richiama ancora oggi un flusso ininterrotto di turisti da ogni parte del mondo.


Le fettuccine all’Alfredo vengono chiamate anche “al doppio burro”, perché si mantecano una prima volta con acqua di cottura e una dose generosa di burro in modo che si formi una bella cremina. E poi una seconda volta, sullo stesso tavolo dove vengono servite, con ancora tanto burro e parmigiano e, se necessario (aggiungo io), altra (poca) acqua di cottura.


Queste fettuccine sono famose anche per un altro motivo e cioè per il fatto di esser servite con le “posate d’oro”. Queste ultime furono donate ai proprietari del locale, più o meno negli anni ’30, da una famosa coppia del cinema americano in viaggio di nozze a Roma, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, in segno di gratitudine per l’ospitalità e la bontà del piatto. Da quel momento i clienti più prestigiosi del locale gustano questo piatto proprio con delle posate d’oro.


E così la leggenda di queste fettuccine fu “esportata” in America. Per farvi capire quanto questo piatto sia conosciuto negli USA basti dire che oggi qualcuno considera addirittura le fettuccine all’Alfredo come uno dei piatti tipici della cucina americana!!!
Finisce qui il mio racconto sulla storia di questo piatto, che da qualcuno è stato considerato e definito di “archeologia gastronomica”.
Non potevo non prepararlo anche a casa e devo dire che questo super calorico primo è davvero molto buono nella sua semplicità e fa inevitabilmente tornare col pensiero alle atmosfere della Dolce Vita. 


Ma anche agli ambienti delle trattorie romane del dopoguerra, abitualmente frequentate dai cosiddetti “commendatori al doppio burro”…

4 commenti:

Chiara ha detto...

Non ho dubbi sulla bontà del piatto fatto evidentemente con burro, Parmigiano Reggiano e fettuccine fresche di eccelsa qualità ma cavoli, 19 euro per una pasta al burro, anche se targata Alfredo mi sembra un tantinello troppo !

Lefrancbuveur ha detto...

@Chiara: certamente una cosa da eccepire è quella che dici. Ma probabilmente insieme al piatto viene "venduta" anche la sua celebrità, la sua interessante storia che c'è dietro e cose simili.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per l'articolo sul mio ristorante e sulla storia di mio nonno Alfredo inventore delle fettuccine.
Sarò lieta di conoscerla al ristorante "Il Vero Alfredo" (noto all'estero come "Alfredo di Roma") e avrò modo di raccontarle qualche aneddoto storico di mio nonno che, tra l'altro, diventò un grande amico di Petrolini dopo una tipica "sassaiola" tra alcuni ragazzi romani appartenenti ai due quartieri di Trastevere (mio nonno) e di Monti (Petrolini). Era una Roma d'altri tempi, esattamente degli ultimi anni del 1800, dove, dopo qualche azzuffata tra giovani, si finiva la serata in trattoria tra scherzi e risate.
Distinti saluti Ines Di Lelio

Lefrancbuveur ha detto...

@Ines Di Lelio: grazie di questa preziosa testimonianza, è un onore per me ricevere questo commento. Sarà un grande piacere conoscerla di persona. A presto!