Sono
stato qualche giorno fa a vedere a Napoli una partita di Europa League del
Napoli.
Guardare allo stadio un partita di calcio è sempre un’emozione tutta particolare, soprattutto per me che non ci vado così frequentemente (più o meno una volta all’anno).
E’ bella l’atmosfera festosa fuori dallo stadio, ovviamente quando si tratta di partite non a rischio violenza e scontri tra tifosi, e condividere con gli altri le emozioni di ciò che avviene in campo e sugli spalti, quando si inneggia e si canta.
Guardare allo stadio un partita di calcio è sempre un’emozione tutta particolare, soprattutto per me che non ci vado così frequentemente (più o meno una volta all’anno).
E’ bella l’atmosfera festosa fuori dallo stadio, ovviamente quando si tratta di partite non a rischio violenza e scontri tra tifosi, e condividere con gli altri le emozioni di ciò che avviene in campo e sugli spalti, quando si inneggia e si canta.
E poi sono stupendi i colori dello stadio, a cui ciascuno
contribuisce con bandiere, magliette, striscioni, che danno quel “valore
aggiunto” che non si può necessariamente avere davanti al televisore di casa.
L’atmosfera dello stadio di Napoli, il San Paolo, poi, “sà” di pizze fritte, di panini con salsicce e friarielli, di caffè Borghetti, di canzoni di Pino Daniele e di ricordi di Maradona che più di tutti ha reso grande il Napoli.
Giovedì scorso la partita ha avuto il suo inizio con uno striscione molto divertente ed eloquente di quello che doveva essere o si auspicava che fosse il risultato finale.
“Magnammancill”, recitava, parola che tradotta dal dialetto napoletano vuol dire “mangiamoceli”. Giusta affermazione, in senso sportivo ovviamente, visto che l’avversario in teoria non doveva essere per niente impegnativo per la mia squadra.
Il risultato finale, 1-1, dimostra che gli avversari non ce li siamo propriamente “mangiati”, ma rimane l’affermazione divertente e piacevole.
Orbene, un foodblogger come me, quando si sposta, abbina sempre al viaggio qualche ottima zingarata enogastronomica e anche questa volta ho voluto confermare questa tradizione. Quindi il “magnammancill” si poteva comunque benissimo adattare al consumo di qualche buon pasto di qualità nella mia città natale. E così è stato.
Il giorno dopo la partita ho cominciato la giornata con una buona colazione da La Caffettiera a Piazza dei Martiri (ottimo in particolare il latte macchiato freddo, che consumo spesso quando sono in queste zone e che a mio avviso solo a queste latitudini sanno ben fare).
L’atmosfera dello stadio di Napoli, il San Paolo, poi, “sà” di pizze fritte, di panini con salsicce e friarielli, di caffè Borghetti, di canzoni di Pino Daniele e di ricordi di Maradona che più di tutti ha reso grande il Napoli.
Giovedì scorso la partita ha avuto il suo inizio con uno striscione molto divertente ed eloquente di quello che doveva essere o si auspicava che fosse il risultato finale.
“Magnammancill”, recitava, parola che tradotta dal dialetto napoletano vuol dire “mangiamoceli”. Giusta affermazione, in senso sportivo ovviamente, visto che l’avversario in teoria non doveva essere per niente impegnativo per la mia squadra.
Il risultato finale, 1-1, dimostra che gli avversari non ce li siamo propriamente “mangiati”, ma rimane l’affermazione divertente e piacevole.
Orbene, un foodblogger come me, quando si sposta, abbina sempre al viaggio qualche ottima zingarata enogastronomica e anche questa volta ho voluto confermare questa tradizione. Quindi il “magnammancill” si poteva comunque benissimo adattare al consumo di qualche buon pasto di qualità nella mia città natale. E così è stato.
Il giorno dopo la partita ho cominciato la giornata con una buona colazione da La Caffettiera a Piazza dei Martiri (ottimo in particolare il latte macchiato freddo, che consumo spesso quando sono in queste zone e che a mio avviso solo a queste latitudini sanno ben fare).
Successivamente, una lunga passeggiata in centro mi ha consentito, in una giornata estremamente
calda con un mare che era un incanto,
di poter presto digerire la colazione e
di poter apprezzare le mitiche sfogliate di Pintauro e il Vesuvio di babà di
Scaturchio (in questo caso l’apprezzamento è stato solo visivo).
Una
successiva e altrettanto lunga camminata per le strade della Pignasecca e per
via dei Tribunali mi hanno fatto riscoprire una Napoli che da tempo non vedevo
così bella. Le sue stradine un po’ “sgarrupate” e caratteristiche mi hanno
d’incanto fatto immergere nello splendido film-documentario Passione o in
quello sulla musica napoletana condotto da Joe Bastianich su Sky Arte.
Tra
una viuzza e l’altra scorgo anche un posto dove, quando avrò più calma, andrò di
corsa: Le Zendraglie (un giorno vi spiegherò l’interessante origine di questo
nome) che è al tempo stesso tripperia e trattoria …Qui si mangia ‘o pere e ‘o
musso, la zuppa di soffritto, la trippa cacio e uova. Ma è possibile trovare
anche piatti tipici napoletani come quella che io chiamo PPP (pasta, patate e
provola) e la mitica genovese.
All’ora
di pranzo non potevo non mangiare una bella pizza…Beh, a Napoli, …. la città
campione del mondo della pizza…
E poiché non avevo mai assaggiato la pizza da Gino Sorbillo sul lungomare di Via Partenope era ora di sperimentare…
E poiché non avevo mai assaggiato la pizza da Gino Sorbillo sul lungomare di Via Partenope era ora di sperimentare…
Da
rilevare per inciso che Gino Sorbillo vende in un paio di punti della città
(vicino al suo locale storico ai Tribunali e anche nei prezzi di Piazza
Plebiscito) dell’ottimo street food di qualità preparato con materie prime di
pregio, offrendo pizze fritte e altre tipicità da pizzeria.
Il
locale di Sorbillo sul bellissimo lungomare di Napoli si chiama Lievito Madre
al mare ed è stupendo innanzitutto per la sua splendida location vista Castel
dell’Ovo e per l’arredamento riposante e piacevole (pareti in maioliche bianche
e blu).
Dal
punto di vista del cibo, si trovano cose buone a cominciare dagli antipasti:
taralli con birra o con bollicine, una grandiosa fresella della larghezza di
una pizza con pomodori e il mitico “sizzone” di mozzarella di bufala (per 4
persone), crocchè (con provola) ottimi e grandi, frittatine comme il faut e verdure in pastella
leggerissima e non unta. Poi è stata l’ora della pizza. Come non prendere la
Margherita che è anche quella benedetta di recente da Papa Francesco (chiamata
appunto “pizza Benedetta”) e che rappresenta un benchmark e un riferimento
rispetto al quale effettuare confronti? E il confronto con altre pizze margherite
la colloca al top…o almeno alla pari con quella di altri grandi pizzaioli
campani.
Prima
di riprendere il treno, una sosta al Gran Caffè Cimmino, per un ottimo caffè cremoso
in tazza bollentissima con acqua minerale (frizzante ma non troppo, come piace
a me) servita “in automatico”, cose tutte queste che ci sogniamo a Roma…
E a Napoli c'è chi ancora dona il caffè sospeso ;) |
Alla
prossima, Napoli, sei sempre bellissima! ;)
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