Da Achilli è sempre un piacere tornare. Il visitatore, infatti, è attratto in questo bel locale dalle pareti fittamente ricoperte di grandi vini ed etichette, dal suo ambiente molto gradevole, impreziosito dagli scaffali in legno che lo rendono caldo e accogliente, dai tanti prodotti tipici di qualità che, oltre a bevande alcoliche e distillati, possono essere scelti ed acquistati.
E poi da Achilli si torna sempre volentieri per un aperitivo di classe, con cocktails a base di ingredienti ben combinati e miscelati, accompagnati dalle famosissime e golosissime tartine, un vero e proprio must per il pubblico romano.
Ma la piacevole novità del mio ritorno da Achilli è stato l’assaggio della cucina del ristorante della stessa enoteca, che non conoscevo.
Oltretutto il fatto che il proprietario Daniele Tagliaferri abbia scelto di mettere al timone di questo ristorante il bravo chef ligure Massimo Viglietti non poteva che incuriosirmi ancora di più, visto anche il suo ottimo, fresco riconoscimento da parte della Guida dell’Espresso. Quest’ultima gli ha attribuito un eccellente 16/20, cioè un cappello, collocandolo al di sopra di ben noti e importanti ristoranti romani.
L’ex chef del Palma di Alassio, ha presentato in anteprima ad un gruppo selezionato di foodblogger e giornalisti il suo “DemoMenu” autunnale, mostrando delle indubbie doti, con una cucina influenzata anche dalle sue origini, che fanno capo ad un territorio sospeso tra terra (monti) e mare.
Abbiamo cominciato con una “Lampuga marinata, coulis di lampone e acetosella a ricordare delle caramelle”, un piatto dal perfetto bilanciamento delle note dolci con quelle sapide e di mare del pesce.
E’ seguita poi una “insalatina di spinacio con baccalà e foie gras d’anatra, funghi porcini”, ben presentata in una “scatola” di vetro. Un piatto interessante, ricco, completo, che ci porta dalla Francia al mare, dalla campagna ai boschi in una fusione di sapori molto ben riuscita.
Non sono mancati durante la cena effetti…“speciali”, come è capitato con la salsa di mozzarella versata sul piatto chiamato “Non è una parmigiana”. In questo caso a delle melanzane fritte è stata aggiunto del sale al caffè, della polvere di basilico e pomodoro, con in più, appunto, questa salsa di mozzarella versata scenograficamente sul piatto.
Del piatto che è seguìto, “Seppie e filettino di coniglio in padella, ratatouille, amarene e rosmarino in salsa” ho apprezzato anche e soprattutto la buonissima salsa dolce, che ben si sposava con il profumo del rosmarino al suo interno.
E ancora i
“friscioi” di cappasanta, verza e infusione di
tè keemun” oltre che un piatto ottimo e decisamente di
stagione, come quello che ha visto abbinati il nobile tartufo bianco, le castagne,
il cioccolato fondente e…una salsa alle olive taggiasche.
Sorprendente ma veramente buono, infine, il
dolce di bietole saltate con zucchero di canna, uvetta e pinoli con pangrattato
al muscovado e mousse al Pimm’s.
Vi
segnalo inoltre che in carta figurano tanti altri piatti sfiziosi e altrettanto
sorprendenti, come le prugne ripiene di foie gras con gelato al sigaro toscano
(secondo me questo piatto da solo deve valere la visita da Achilli!).
Alla
fine di questa completa degustazione, devo dire che ho apprezzato molto la
cucina di questo chef, che non segue un ordine ben preciso di piatti
(antipasto, primo, secondo, ecc.) ma piuttosto un percorso che abbia un filo
conduttore nell’ambito della degustazione, con una spiccata armonia dei sapori sia
nell’ambito degli ingredienti dello stesso piatto sia tra i piatti stessi che
compongono il menù.
Mi
ha colpito il suo “osare” abbinamenti soltanto apparentemente azzardati (“è come viaggiare in tanti posti diversi e
scoprire sempre cose nuove”, sostiene lo chef. “Se non ci si apre, si rimane sempre e solo legati a quel poco che si ha
a disposizione”) giocando molto sull’integrazione dei sapori, sempre ben
riuscita e indovinata.
Insomma
vi consiglio vivamente di andare a provare il wine-restaurant Achilli al Parlamento, che oltretutto ha il valore
aggiunto di far pagare le bottiglie di vino servite al tavolo allo stesso
prezzo dell’enoteca. Con la carta dei vini che è davvero “profonda” e, vi
assicuro, di notevolissima qualità.
Nessun commento:
Posta un commento