La scorsa settimana ho avuto l’opportunità di scoprire le
meraviglie enogastronomiche di una nazione che sotto certi aspetti ci è molto
vicina e non solo dal punto di vista geografico, la Slovenia.
In pieno centro di Roma, nello splendido scenario di Palazzo Ferrajoli e alla presenza di molti rappresentanti del mondo diplomatico, si è infatti tenuta una serata (decisamente ben organizzata da Andreja Lajh) dedicata ai vini di questa interessante nazione.
Ma ho avuto modo di assaggiare anche alcuni piatti della cucina slovena, sapientemente preparati da bravi chef (Ana Roš ed Uroš Fakuč) provenienti da questo paese nostro vicino, a cui si può accedere tramite “la porta” del Friuli Venezia Giulia. Con questa regione la Slovenia ha in comune molte materie prime e vitigni. Basti pensare alla polenta e ad alcune carni sul fronte dei prodotti tipici e alla Ribolla Gialla su quello delle uve...
Tra i piatti degustati, tutti devo dire piacevoli e con una spiccata personalità, un ruolo di rilievo è stato giocato da quelli (buonissimi!) a base di tartufo, presente in varie preparazioni. Non posso fare a meno di citare a quest’ultimo proposito delle palline di formaggio fresco rivestite appunto di questo pregiato fungo ipogeo, tra l’altro molto ben presentate su un piatto anche scenograficamente perfetto (il merito è del ristorante Dam).
In pieno centro di Roma, nello splendido scenario di Palazzo Ferrajoli e alla presenza di molti rappresentanti del mondo diplomatico, si è infatti tenuta una serata (decisamente ben organizzata da Andreja Lajh) dedicata ai vini di questa interessante nazione.
Ma ho avuto modo di assaggiare anche alcuni piatti della cucina slovena, sapientemente preparati da bravi chef (Ana Roš ed Uroš Fakuč) provenienti da questo paese nostro vicino, a cui si può accedere tramite “la porta” del Friuli Venezia Giulia. Con questa regione la Slovenia ha in comune molte materie prime e vitigni. Basti pensare alla polenta e ad alcune carni sul fronte dei prodotti tipici e alla Ribolla Gialla su quello delle uve...
Tra i piatti degustati, tutti devo dire piacevoli e con una spiccata personalità, un ruolo di rilievo è stato giocato da quelli (buonissimi!) a base di tartufo, presente in varie preparazioni. Non posso fare a meno di citare a quest’ultimo proposito delle palline di formaggio fresco rivestite appunto di questo pregiato fungo ipogeo, tra l’altro molto ben presentate su un piatto anche scenograficamente perfetto (il merito è del ristorante Dam).
Buona anche la polenta con formaggio fermentato, oltre a delle ottime cozze con
“aria” di patate.
Da padrone nella serata l’hanno fatta i vini di cinque cantine,
selezionate molto bene a mio avviso. Dei vini che non conoscevo affatto e che è
stato un piacere degustare, con la speranza di poterne trovare, almeno alcuni,
qui a Roma.
Dell’azienda Brda ho assaggiato una Ribolla spumantizzata, che ho trovato piacevole, fresca e interessante nella sua semplicità.
Interessanti anche i vini biologici di Nicholas Gee, giovane produttore di origine neozelandese che ha messo in degustazione solo delle Magnum con etichette molto particolari, in bianco e nero e disegnate in modo divertente. Mi sono piaciuti il suo Pinot Nero dalle note di frutti di bosco e il per me sconosciuto Blaufrankisch.
Dell’azienda Brda ho assaggiato una Ribolla spumantizzata, che ho trovato piacevole, fresca e interessante nella sua semplicità.
Interessanti anche i vini biologici di Nicholas Gee, giovane produttore di origine neozelandese che ha messo in degustazione solo delle Magnum con etichette molto particolari, in bianco e nero e disegnate in modo divertente. Mi sono piaciuti il suo Pinot Nero dalle note di frutti di bosco e il per me sconosciuto Blaufrankisch.
Un nome molto noto tra gli esperti è poi quello di Marjan Simčič , un personaggio interessante oltre che un bravissimo produttore
di cui ho apprezzato l’elegante Pinot Nero oltre che la Ribolla Opoka 2009 minerale
e fresca, che può andare sul mercato solo dopo tre anni dalla vendemmia.
Buonissimi anche i vini Sanctum, che
nascono in una zona dove già nel XIII secolo i monaci certosini hanno iniziato
a coltivare le viti portate dalla Francia.
L’ultima cantina, ma non per importanza, è l’azienda Movia che risale addirittura al 1700.
L’ultima cantina, ma non per importanza, è l’azienda Movia che risale addirittura al 1700.
La metà degli ettari di produzione delle sue uve copre anche il territorio del
Collio italiano. Ottimo il suo Lunar per
la produzione del quale, come recita la descrizione di questo vino nel relativo
sito, “la natura, aiutata dalla luna, fa
quello che di solito è compito dell'uomo”. Un vino dal colore intenso,
ambrato, con un aroma forte e giovanile che ricorda i grappoli d'uva. In bocca
lascia un sapore secco, elegante, leggermente aspro. Insomma, “un vino dal carattere forte, dal quale non ci
si separa facilmente”.
Personalmente, non mi separerei facilmente nemmeno da tutti gli altri vini. Se li troverò qui a Roma, costituiranno senz’altro un regalo gradito per chi li riceverà per Natale o per gli ospiti della mia tavola delle feste (e, evidentemente, anche per me stesso!).
Personalmente, non mi separerei facilmente nemmeno da tutti gli altri vini. Se li troverò qui a Roma, costituiranno senz’altro un regalo gradito per chi li riceverà per Natale o per gli ospiti della mia tavola delle feste (e, evidentemente, anche per me stesso!).
4 commenti:
se poi vuoi fare una gita sulle splendide colline del Brda(che ho descritto in diversi miei post) passa per Trieste e ci andiamo insieme! Un abbraccio
ces pays, et leur culture vinicole et gastronomique sont encore si peu connus, quelle chance de pouvoir gouter a tout ca.
@Chiara: mi piacerebbe molto, speriamo di poter organizzare presto!
@Gracianne: tout à fait!
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