Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

9 giugno 2011

Sarzana & Monterosso


Nel mio weekend dedicato a Slowfish ho pernottato da mio zio a Sarzana ed ho potuto, anche se frettolosamente, visitare un paio di località dei dintorni.
Vi parlerò allora di Sarzana e di Monterosso, una località quest’ultima che fa parte delle mitiche “Cinque Terre”.
Sarzana è una cittadina interna della Liguria, non distante dal mare e dall’alta Toscana. Negli ultimi tempi è diventata un centro culturale abbastanza importante con il Festival della Mente che viene organizzato ogni anno in settembre; inoltre è interessante il mercatino dell’antiquariato che in modo caratteristico si distribuisce nel periodo estivo lungo le vie e viuzze del paese. In estate, poi, nella piazza principale di Sarzana vengono poste una serie di bancarelle che vendono prodotti tipici locali, anche cucinati ed elaborati secondo la maestrìa e la tradizione ligure ed “innaffiati” da dissetanti birre artigianali locali e delle regioni limitrofe.

Il castello di Sarzana
La cosa curiosa su Sarzana è che quasi mai ho mangiato al ristorante, visto che praticamente sempre mio zio mi offre pantagrueliche cene. Pertanto è bizzarro poter consigliare dei posti dove andare a mangiare senza quasi esserci stato.
Però qualcosa sicuramente posso dirvi:

• A Sarzana c’è il ristorante del velista Giovanni Soldini (“La compagnia dei balenieri”, Tel 0187 603537);
• A Sarzana c’è Gemmi, un importante caffè storico fondato da pasticcieri svizzeri in cui sono stato a prendere un caffè; Gemmi è veramente un gioiellino sia a livello di prodotti offerti (tra cui la spungata sarzanese e il buccellato) che come locale, un pò d’altri tempi. Carina anche la sala da tè interna e interessanti le iniziative culturali, musicali e di prosa.
• A Sarzana c’è un ristorante (Ottone I) segnalato da Davide Paolini (di cui mi fido ciecamente) che ne ha parlato nel Domenicale del Sole 24 Ore di due settimane fa e qui.
• A Sarzana sono sparse di qua e di là numerose bottegucce che vendono pasta fresca, prodotti tipici, torte rustiche, ortaggi ripieni e piatti preparati che sono davvero da non perdere. Ne segnalo allora almeno una: Cipollini - Via Antonio Bertoloni, 14, Tel. 0187 620274 presso cui già alcuni anni fa avevo fatto delle esperienze gastronomiche notevoli.

Quest’anno ho fatto anche un “toccata a fuga” a Monterosso, l’ultima delle Cinque Terre venendo da La Spezia.
Monterosso è un posto splendido ed ha secondo me tutte le caratteristiche per essere considerata una “località di villeggiatura completa”.
Dalla stazione il mare è a un passo, con un simpatico lungomare e delle spiagge attrezzate. Non manca anche la possibilità di camminare nel verde da un paesino all’altro delle Cinque Terre attraversando bei percorsi ed itinerari tra i boschi appena sopra il mare.
A non eccessiva distanza dal mare stesso, si trova il centro della cittadina, che è molto carino con tante piccole stradine e carruggi, ristorantini, negozietti e botteghe di prodotti tipici.


A Monterosso impazzano le acciughe (sotto sale, sott’olio, ecc.), visto che la zona è molto pescosa per questo tipo di pesce azzurro, ma vi sono degli ottimi limoni e non manca il vino passito della zona, lo Sciacchetrà.
Anche a Monterosso non ho avuto il tempo di sperimentare qualche ristorantino (ci sono stato solo un paio d’ore di mattina) ma ciò non mi ha impedito di assaggiare delle classiche ed ottime torte di verdure e le


altrettanto classiche focaccia al formaggio e torta di riso cui ogni volta che vado in Liguria non posso assolutamente rinunciare!

2 giugno 2011

Appunti sparsi da Slowfish


Due visitatori di Slowfish: che c'è di meglio di una buona compagnia, del mare, del sole e di un buon fritto di pesce?
In una splendida giornata di sole che soltanto le città di mare sanno valorizzare al massimo, ho fatto la mia visita a Slowfish, una fiera che amo tantissimo perché coniuga due passioni forti che io possiedo: il mare e l’enogastronomia (con tutte le possibili connessioni i tra i due concetti).
Bisogna premettere che mi aspettavo una fiera più grande e vasta, ma comunque gli stand che c’erano meritavano veramente di essere visitati con attenzione.
La parte più interessante ha riguardato a mio avviso i presìdi Slow food relativi ai prodotti del mare e ovviamente le interpretazioni che della materia prima pesce i grandi chef hanno fatto.
Nel primo caso si tratta, per chi non lo sapesse, di produzioni di nicchia ma di alta qualità che fanno capo a produttori nazionali od esteri che Slow food cerca di valorizzare. Nel secondo caso si poteva (e, aggiungerei, doveva) cogliere l’opportunità di degustare (a pagamento, of course) piatti a base di pesce magistralmente cucinati, a volte innovativi, a volte tradizionali.
Interessante è stata anche la parte dello street food legato al pesce (per lo più fritto) e quella relativa ai “panini d’amare”, ottimi sandwich di qualità farciti con del buon pesce ed altri ingredienti.
Ecco comunque in ordine sparso i miei appunti random e più specifici sulla mia giornata a Genova, divisi per temi:

  • colatura di alici: prodotto che chi mi segue sa che adoro. Allo stand del presidio slow food della colatura di alici di Cetara ho fatto un’interessante chiacchierata con un responsabile. Quest’ultimo mi ha detto che ora questo prodotto sta per essere realizato (come ho poi constatato successivamente in altri stand) ed “imitato” anche in altre zone d’Italia, che vorrebbero chiedere la Dop ma i quantitativi di prodotto sono limitati, che si produce anche all’estero in un paese della Languedoc Roussillon chiamato Sète. Sète è un villaggio di pescatori la cui popolazione è costituita addirittura per un 30% da persone provenienti da Cetara di Amalfi. A salvaguardia della tradizione, mi piacerebbe assaggiare questo prodotto francese che comunque è legato in qualche modo a Cetara e non la colatura di altre parti d’Italia, anche per una sorta di “dispetto” per chi “è arrivato molto dopo”. Mi è piaciuto molto inoltre osservare da vicino (e fotografare) il contenitore dal quale “cola” la colatura di alici (a chi è interessato spiegherò poi meglio il processo di produzione);
Dal recipiente grande "cola" la colatura goccia a goccia...
  • assaggi: gli assaggi si dividono in piccoli (quasi sempre gratuiti) e grandi (quasi sempre a pagamento). Tra i piccoli da rimarcare quelli di piccolissimi gamberetti, di baccalà, di acciughe. Tra i grandi mi devo soffermare su alcuni ottimi piatti assaggiati. Il primo è quello effettuato in uno stand che faceva capo ad un ristorante veneto e precisamente alla Trattoria Al Ponte di Lusia (RO). Il piatto più buono era costituito da 2-3 ravioloni ripieni di branzino e conditi con pesto senza formaggio, zucchine e pomodori confit: davvero squisito! Ho assaggiato inoltre un notevole piatto, dello chef indiano Manjit S. Gill costituito da riso basmati condito con un ragù di pesci misti, latte di cocco, verdure e zafferano;





  • seminari del gusto: volevo tanto partecipare nella giornata di domenica ad un evento nel quale non c’era più posto. Protagonista era lo chef Gaël Orieux dello stellato Auguste di Parigi, padrino della campagna Mr Goodfish che promuove lo slogan “Buono per voi, buono per il mare”. Come si legge nel sito di Slowfish “l’iniziativa nasce per incoraggiare il consumo responsabile e consapevole del pesce, mettendo a disposizione di cuochi e ristoratori un elenco dettagliato – che include luoghi e fornitori – delle specie da preferire in base alla stagione e alla effettiva quantità disponibile, diminuendo così i costi (acquisti locali e meno miglia percorse nei trasporti) e favorendo la rigenerazione degli stock”. Peccato, sarà per la prossima!
  • rivalutazione specie poco conosciute e pesce azzurro: mi sono molto piaciute le diverse iniziative promozionali, che condivido fortemente, volte alla diffusione e alla rivalutazione del pesce dimenticato e “povero” che, se ben cucinato e valorizzato, è ottimo e fa anche molto più bene alla salute rispetto alle specie più classiche;

  • lato folkloristico: mi emoziona sempre vedere i pescatori vestiti con i loro abiti tipici, le barchette in legno, le reti, le nasse e tutti coloro i quali lavorano attorno al mondo della pesca e del pescato (ora stanno sorgendo anche i primi agriturismi del mare);

  • i frutti di mare le mie care ostriche di Bretagna: in genere in questi eventi è un tripudio di coquillages e frutti di mare che fanno la loro bella figura e sono proprio fotogenici oltre che ottimi; non potevo certo esimermi dall’assaggiare le “mie” ostriche della “mia” Bretagna, ma anche dal riassaggiare dopo tanto tempo i cosiddetti “fasolari”, un frutto di mare dall’interno molto colorato.


Queste le mie brevi impressioni ed appunti. Per altre info golose sul mio weekend in Liguria dovrete attendere i prossimi post…
Buon ponte del 2 giugno!

24 maggio 2011

Ecco a voi l’Azz Burger


Amo molto il blog di una ragazza portoghese delle Azzorre. Elvira ha due blog, uno scritto in perfetto francese ed uno naturalmente in lingua portoghese, entrambi molto curati e piacevolmente golosi.
Ogni volta che faccio una capatina nelle sue pagine trovo sempre ricette interessanti, a volte con quel tocco di esotico che non guasta mai. Un sito insomma secondo me da non perdere, che non tralascia anche classici della cucina francese e portoghese.
Una ricetta che mi è piaciuta non poco nel suo blog è stata quella dell’Azz Burger (definizione tutta personale, coniata da me) e cioè un hamburger delle Azzorre.
La particolarità di questo hamburger è l’utilizzo di una succosa fetta d’ananas nel panino e di alcune materie prime locali di eccellenza, tipiche del territorio, come la carne bovina delle Azzorre, l'ananas di São Miguel ed il formaggio di São Jorge.
E’ chiaro che questi ingredienti in Italia sono introvabili, ma con opportune sostituzioni vi assicuro che il risultato finale è stato altrettanto di successo rispetto a quello che sono sicuro avrà riscosso quello di Elvira.
Ecco allora gli ingredienti (adattati all’Italia) e la ricetta per realizzare questo succulento panino, davvero buono e “fresco”.

Ingredienti per quattro “paninazzi” :-)

- 4 rondelle/dischi di ananas
- 1 cipolla tagliata a rondelle fini
- burro demi-sel
- poco zucchero
- 4 hamburger di ottima carne bovina
- sale e pepe
- del buon formaggio come il Parmigiano Reggiano stagionato (a pezzo intero) o, come ho fatto io, del buon Emmenthal svizzero
- 4 belle foglie di lattuga
- 4 panini da hamburger al sesamo


Tagliare alcune lamelle sottili di formaggio con un pelapatate e metterle da parte.
Riscaldare un po’ di burro in padella e far saltare le rondelle di cipolla fino a quando non risultino tenere e trasparenti. Insaporire con lo zucchero e fare “caramellizzare” un po’.
Nel frattempo imburrare una bistecchiera e far grigliare le fette di ananas da tutte e due le parti finché non sono ben dorate. Conservare in caldo.
Grigliare poi normalmente gli hamburger sulla bistecchiera, salandoli e pepandoli.
Sulla stessa griglia della carne, far tostare velocemente le due metà dei panini.
Mettere una foglia di lattuga sulla parte inferiore di ciascun panino Distribuirvi sopra la cipolla e sovrapporvi gli hamburger. Aggiungere le lamelle di formaggio che io ho fatto leggermente sciogliere sempre sulla piastra e concludere aggiungendo i dischi di ananas. Chiudere il panino e servire senza attesa (anche se io ho dovuto prima fotografarli per voi :-), con delle patate alle erbe di Provenza come suggerisce Elvira o con le più classiche patatine fritte.
Un gusto davvero originale e particolare, con i sapori dolci che vanno a contrastare la sapidità della carne, del pepe e del formaggio.
L’ananas inoltre “pulisce la bocca” e “sgrassa” l’untuosità della carne. E chissà quanto più buono può essere l’originale, vero Elvira?

17 maggio 2011

Giro d’Italia (Nord, Centro, Sud)


Ogni tanto mi piace parlare nel mio blog di un genere di locali che amo molto, che sono quelli “storici”. Da essi trasuda cultura, eleganza, antichità, legami più o meno stretti con personaggi storici che hanno dato lustro alle più diverse arti….
E accade regolarmente che le visite a locali storici che non conosco e che scopro per la prima volta sono sempre all’altezza delle aspettative…
Oggi faccio un breve giro d’Italia, visto che anche quello di ciclismo è in corso, toccando tre locali storici, uno del Nord, uno del Centro ed uno del Sud. Ho già parlato altre volte nel mio blog di locali storici, ma a questa “collezione” aggiungo altri tre indirizzi sperimentati nel corso dell’ultimo anno.
Partiamo da Nord e rechiamoci nell’elegante Via Montenapoleone, famosa via del centro di Milano regno del lusso e della moda. Sul lato sinistro della strada (percorrendola verso San Babila), c’è una nota, storica, esclusiva e raffinata pasticceria che è famosa per essere una delle migliori della città per preparare il dolce simbolo di Milano, il panettone. Ma non solo: è anche una famosa ed importante confetteria e pralineria.
Sto parlando di Cova. Entrando si nota subito l’eleganza di questo caffè-istituzione e sulla sinistra vi sono alcuni tavolini riservati alla sala da tè. Molto buona anche l’offerta salata, che è quella sulla quale mi soffermo sempre di più. L’ultima volta che ci sono stato ho preso una buonissima torta rustica con ripieno di prosciutto, formaggio ed asparagi. Questi ultimi avevano il sapore ed il profumo della primavera, con sentori erbacei molto accentuati: una vera delizia!
Insomma è sempre bello tornare da Cova, che fu tra l’altro tra i promotori dei moti delle Cinque Giornate di Milano contro l’Austria e nel 1868, batté addirittura moneta.
Spostiamoci ora al Centro e per questa volta non vi parlerò di un locale di Roma, ma andremo in Umbria e nel suo capoluogo di provincia, Perugia.
Nel corso principale della città, spicca Sandri un bellissimo caffè di origine svizzera. Appena si entra, si notano subito i soffitti affrescati, che fanno di questo locale un autentico, piccolo gioiellino.


E’ un locale non grande, più che largo lungo, ma veramente delizioso. Mi hanno colpito anche le fascinose divise rosse dei camerieri, che ben spiccano in un contesto già di per sé molto bello.


Oltre a molte ghiottonerie dolci e tipiche umbre, il locale dispone per la pausa pranzo anche di una buona tavola calda, con piatti ben preparati e con quel tocco di innovazione che non guasta mai. Ci sono stato tempo fa, ma ricordo in particolare di aver mangiato delle ottime farfalle al curry e gamberi.
Ultima tappa di questo mio breve giro d’Italia tra i locali storici: andiamo al Sud e come non poter citare in una città come Napoli il Gambrinus?

Immagine tratta dal sito http://www.localistorici.it/
A due passi da Piazza Plebiscito, in pieno centro troviamo questo glorioso caffè che ha visto tra i suoi illustri frequentatori anche D'Annunzio e i migliori esponenti del mondo politico, giornalistico e artistico di Napoli.
I babà qui sono tra i migliori di Napoli ma le sfogliatelle ricce non sono da meno….Per non parlare delle pizzette e dei calzoni…Il caffè poi è buonissimo, servito in splendide e decorate tazzine rigorosamente bollenti, quasi da scottarsi dita e labbra.
Da sottolineare che nel caffè Gambrinus figura anche una notevole serie di affreschi e dipinti dell'Ottocento napoletano…
La sensazione che si ha quando si frequentano questi locali storici è che la tradizione rimane intatta ma che c’è comunque un’evoluzione, più al passo con i tempi. Ciò però non vuol dire che questo genere di locali cambi la sua natura…I fatti dimostrano che essi “resistono” benissimo nel tempo. Quindi, come scrivo spesso nelle pagine di questo blog, viva la tradizione!!!

8 maggio 2011

Moules grillées


Oggi ricettina veloce tratta da un interessante libro di cucina bretone: “Les recettes bretonnes de tante Soizic”, Edizioni Ouest France.
Si basa sull’aggiunta di un burro definito dai francesi “d'escargot” a delle semplici cozze aperte a fuoco vivo in padella e passate poco tempo in forno.
Questo burro “d'escargot” non è altro che quella salsina deliziosa fusa che si degusta quando si mangiano a Parigi o altrove in Francia le buonissime escargot di Bourgogne…
Escargot tra l’altro che amo da morire, nonostante le mie perplessità iniziali e “della prima volta”.
Ma torniamo alle nostre cozze. Dopo aver ben pulito le cozze, uno dei più fantastici frutti di mare a mio avviso, le ho fatte aprire in padella con dell’olio extravergine, insaporendo con dell’aglio e del vino bianco (la ricetta prevederebbe l’utilizzo di un buon Muscadet).
Una volta aperte le cozze, ho tolto la parte di sopra di ciascun guscio ed ho posto le cozze in una teglia ricoperta di carta da forno. Sopra ogni cozza ho messo una noce di burro “d'escargot” ed ho infornato in forno molto caldo per meno di un minuto.

Le cozze prima di essere infornate
Come ho ottenuto il burro d'escargot? In un modo molto semplice, è una sorta di burro maître d’hotel: ho tagliato finemente del prezzemolo, dell’aglio e dello scalogno (il suo profumo in pochi istanti mi riporta in Francia…) e li ho incorporati a del burro precedentemente lasciato per una mezz’oretta fuori frigorifero. Ho lavorato il tutto con un cucchiaio fino a rendere il composto “pomatoso”. Ho ricompattato il tutto e messo in frigorifero a rassodare per diverse ore.
Le cozze, infornate per poco tempo, vanno mangiate immediatamente e caldissime per gustarle al meglio, con quel sughettino delizioso che si forma al loro interno: una goduria davvero!
Ricordatevi infine di non trascurare o gettare via l’acqua che si è formata precedentemente con l’apertura delle cozze: in questo caso almeno un’ottima “scarpetta” è d’obbligo e non ve la leva nessuno!