A Chambéry
sono approdato per la prima volta alle 4 del mattino di un giorno d’estate di
tanti anni fa. Dovevo prendere un treno per Lione qualche ora dopo ed ho quindi
potuto apprezzarla nella sua evoluzione, dalla notte all’alba.
Dal buio e dalle luci accese di qualche lampione o camion che puliva la strada al progressivo avanzare della luce naturale, che mi ha consentito di ricostruire a poco a poco i contorni nitidi delle montagne della Savoia che la circondano.
Al ritorno poi, al rientro dalla mia bella vacanza lionese a casa di amici francesi, sono transitato di nuovo per Chambéry, per riprendere il mio treno per Roma. Stavolta di sera. E avevo, anche in questo caso, qualche ora libera prima di ripartire.
Giusto il tempo per poter gustare con calma una cena, assaggiando evidentemente qualche specialità locale, tra cui non potevo perdere la Fondue Savoyarde.
Un gran piatto che mi è rimasto nel cuore, a base di formaggi tipici della regione della Savoia e di altri ingredienti, sia pur minori, che fanno davvero la differenza rendendola unica.
Sono tornato anche altre volte nella bella Chambéry, ad esempio per vedere il Tour de France nella vicina Annecy (qui il racconto), ma non ho più mangiato quella splendida fondue della prima volta.
Ora, dopo tanto tempo, ho voluto prepararla a casa e devo dire che il risultato è stato molto positivo e soddisfacente.
Dal buio e dalle luci accese di qualche lampione o camion che puliva la strada al progressivo avanzare della luce naturale, che mi ha consentito di ricostruire a poco a poco i contorni nitidi delle montagne della Savoia che la circondano.
Al ritorno poi, al rientro dalla mia bella vacanza lionese a casa di amici francesi, sono transitato di nuovo per Chambéry, per riprendere il mio treno per Roma. Stavolta di sera. E avevo, anche in questo caso, qualche ora libera prima di ripartire.
Giusto il tempo per poter gustare con calma una cena, assaggiando evidentemente qualche specialità locale, tra cui non potevo perdere la Fondue Savoyarde.
Un gran piatto che mi è rimasto nel cuore, a base di formaggi tipici della regione della Savoia e di altri ingredienti, sia pur minori, che fanno davvero la differenza rendendola unica.
Sono tornato anche altre volte nella bella Chambéry, ad esempio per vedere il Tour de France nella vicina Annecy (qui il racconto), ma non ho più mangiato quella splendida fondue della prima volta.
Ora, dopo tanto tempo, ho voluto prepararla a casa e devo dire che il risultato è stato molto positivo e soddisfacente.
E’
fondamentale procurarsi dei formaggi rigorosamente provenienti dalla Savoia (la
loro combinazione e scelta cambia molto da ricetta a ricetta) ed i giusti
ingredienti (che non è banale trovare in una città come Roma, ma questa è stata
per me una sorta di sfida…) e state sicuri che il risultato sarà molto
positivo.
Per quanto riguarda i formaggi, io ne ho scelti tre: il Comté dal suo sapore fruttato, latteo, quasi di torrefatto, il Reblochon dal color avorio, cremoso con una pasta dolce, vellutata e morbida e la Tomme de Savoie, un formaggio a pasta dura dal sapore abbastanza deciso.
Nel preparare la Fondue Savoyarde, dovete conteggiare circa 200 grammi di formaggi a persona.
Ma ecco tutti gli ingredienti necessari, per 4 persone:
formaggi della Savoia (almeno tre; oltre a quelli usati da me, potete usare anche l’Abondance, il Beaufort o l’Emmental de Savoie) 800 grammi
2 bicchieri scarsi di vino bianco secco (l’ideale sarebbe prenderne uno di quella zona, come l'Apremont o les Abymes)
uno spicchio d’aglio
sale, pepe, noce moscata
poco burro e farina o un cucchiaino di maizena per addensare
un bicchierino di kirsh, che è un ottima acquavite ricavata dalle ciliegie (più info qui)
6-7 fette di pane casareccio tagliate a dadini e tostate in forno
Ed ecco l’esecuzione: strofinare l’aglio sul fondo di una pentola per fondue (quella a cui si può applicare un fornelletto da accendere, per intenderci). Versare i due bicchieri di vino e accendere il fuoco (per ora quello del fornello normale). Far cuocere brevemente e aggiungere i formaggi tagliati a dadini. Far fondere per bene a fuoco medio-basso, girando costantemente e aggiungere, quando il composto sarà diventato liscio, una noce di burro e poca farina. Regolare eventualmente di sale e aggiungere un pizzico di pepe e noce moscata. Inserire poi il bicchierino di kirsh e continuare a girare a fuoco basso finché la fonduta non tenda ad addensarsi.
Portare in tavola, accendere il fornelletto sotto la pentola e intingere con le tipiche forchettine lunghe i crostoncini di pane nella fonduta.
Per quanto riguarda i formaggi, io ne ho scelti tre: il Comté dal suo sapore fruttato, latteo, quasi di torrefatto, il Reblochon dal color avorio, cremoso con una pasta dolce, vellutata e morbida e la Tomme de Savoie, un formaggio a pasta dura dal sapore abbastanza deciso.
Nel preparare la Fondue Savoyarde, dovete conteggiare circa 200 grammi di formaggi a persona.
Ma ecco tutti gli ingredienti necessari, per 4 persone:
formaggi della Savoia (almeno tre; oltre a quelli usati da me, potete usare anche l’Abondance, il Beaufort o l’Emmental de Savoie) 800 grammi
2 bicchieri scarsi di vino bianco secco (l’ideale sarebbe prenderne uno di quella zona, come l'Apremont o les Abymes)
uno spicchio d’aglio
sale, pepe, noce moscata
poco burro e farina o un cucchiaino di maizena per addensare
un bicchierino di kirsh, che è un ottima acquavite ricavata dalle ciliegie (più info qui)
6-7 fette di pane casareccio tagliate a dadini e tostate in forno
Ed ecco l’esecuzione: strofinare l’aglio sul fondo di una pentola per fondue (quella a cui si può applicare un fornelletto da accendere, per intenderci). Versare i due bicchieri di vino e accendere il fuoco (per ora quello del fornello normale). Far cuocere brevemente e aggiungere i formaggi tagliati a dadini. Far fondere per bene a fuoco medio-basso, girando costantemente e aggiungere, quando il composto sarà diventato liscio, una noce di burro e poca farina. Regolare eventualmente di sale e aggiungere un pizzico di pepe e noce moscata. Inserire poi il bicchierino di kirsh e continuare a girare a fuoco basso finché la fonduta non tenda ad addensarsi.
Portare in tavola, accendere il fornelletto sotto la pentola e intingere con le tipiche forchettine lunghe i crostoncini di pane nella fonduta.
E in questo momento inizia il godimento puro…
Un piatto molto conviviale, da mangiare insieme a vecchi amici, che adoro perché oltre al gran gusto dei formaggi è anche molto profumato ed aromatico, grazie al vino e soprattutto al kirsh che gli dà un decisivo tocco di eleganza che lo rende unico.
Qualche
chicca prima di salutarvi:
- il vino che si deve bere deve essere necessariamente lo stesso usato nella fonduta
- vi svelo un segreto: io non l’ho fatto, ma mi dicono che una volta arrivati al fondo della pentola, quando quasi tutta la fonduta è ormai finita, si usa aggiungere qualche crostoncino di pane e aprirvici sopra un uovo facendolo cuocere.
E pare che questa ricetta nella ricetta sia una cosa fantastica. Proverò e vi dirò. Se lo fate prima voi, provate e ditemi, sono molto curioso ;-)
- il vino che si deve bere deve essere necessariamente lo stesso usato nella fonduta
- vi svelo un segreto: io non l’ho fatto, ma mi dicono che una volta arrivati al fondo della pentola, quando quasi tutta la fonduta è ormai finita, si usa aggiungere qualche crostoncino di pane e aprirvici sopra un uovo facendolo cuocere.
E pare che questa ricetta nella ricetta sia una cosa fantastica. Proverò e vi dirò. Se lo fate prima voi, provate e ditemi, sono molto curioso ;-)
2 commenti:
Leggendo il tuo articolo mi hai fatto venire in mente tanti ricordi, perchè scoprire l'enogastronomia delle nazioni che visito, è uno dei motivi che mi spinge a viaggiare.
@Ippocrate: anche a me ;) Grazie della visita!
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