Uno dei miei “cibi-passione” è l’omelette. C’è chi parla di omelette e di frittata come sinonimi e invece sono due cose completamente diverse. La frittata è cotta da entrambi i lati e su tutta la superficie della padella, mentre l’omelette soltanto da un lato ed è ripiegata su se stessa.
L’omelette inoltre, come vi dirò tra poco, può essere all’interno più o meno morbida e gli ingredienti (oltre alle uova, ovviamente) si aggiungono solo in cottura e non prima.
L’omelette mi fa ricordare i bistrot parigini, dove c’è un’atmosfera veramente unica, particolare, dove ci si può trattenere ore o in piacevole conversazione o magari anche da soli, leggendo un bel libro, come vedo si usa fare all’estero molto più che in Italia.
Le omelette in Francia vengono servite in piattoni, sono belle grandi, gonfie e guarnite in modo magistrale con insalate o croccanti frites.
Occorre però fare attenzione alla qualità di questo piatto perché in certi bistrot le omelette hanno un colore pallido dovuto all’utilizzo di polvere di uova di origine industriale: da evitare assolutamente!
La ricetta dell’omelette sembrerebbe in apparenza abbastanza semplice, ma occorre adottare alcuni accorgimenti, altrimenti si combinano pasticci.
Per 2 persone:
Sbattere brevemente (non devono essere sbattute troppo) 4 uova, aggiungere sale e pepe. Nel frattempo, in una padella antiaderente far fondere del burro su tutta la superficie.
Quando il fondo è anche bello caldo, versare nella padella il composto di uova. Nel momento in cui le parti esterne si sono un po’ rapprese, spostare con una spatola un lembo in direzione di un lato della padella, cominciando così a piegare in due l’omelette, ma non ancora totalmente. Nello stesso tempo fare scivolare il liquido che c’è ancora in superficie verso lo stesso lato della padella. Solo a questo punto, e prima di “chiudere in due” l’omelette, inserire dentro il ripieno che può essere il più vario (formaggio, prosciutto, funghi, ci si può sbizzarrire con la fantasia). Sovrapporre definitivamente infine i due lembi, lasciando l’interno ancora liquido o morbido (a me piace così).
Servire subito, spalmando sul lato non a contatto con il fuoco dei fiocchi di burro.
L’aspetto interessante dell’omelette, e che a me piace molto, è che l’interno può restare morbido o, come dicono i francesi con un termine che rende molto l’idea, “baveuse”.
E’ chiaro che chi non ama un’omelette con la parte interna morbida può optare per una cottura maggiore e il risultato sarà “più asciutto”.
Per questo post scelgo un’omelette alle erbe aromatiche (che si aggiungeranno poco prima di “richiudere” l’omelette stessa, potete scegliere menta, basilico, rosmarino, timo, prezzemolo, ecc.) in onore dello stupendo libro di Antonio Tabucchi “Sostiene Pereira”. Il protagonista, Pereira appunto, si recava spesso al Café Orquìdea di Lisbona (simile ad un bistrot parigino) e lì prendeva frequentemente una omelette alle erbe aromatiche e una limonata zuccherata.
Un libro che è uno dei miei preferiti, che leggevo pianissimo “per paura di finirlo”…Invidio chi deve ancora leggerlo perché godrà appieno dei suoi contenuti…; io, “purtroppo”, ne ho già goduto….
PS ringrazio Gracianne e Flo per i loro consigli sulle omelette.