E’ stata una
magnifica esperienza prender parte alla tre giorni itinerante dedicata ai Volcanic Wines. Questi ultimi sono vini
accomunati dal fatto di essere prodotti con uve provenienti da terreni
vulcanici, di cui disponiamo di molteplici esempi in Italia, da Nord a Sud del
nostro bel paese.
La manifestazione
dello scorso anno, Vulcania, è quindi diventata Volcanic Wines, con relativa registrazione del marchio collettivo,
che è stato festeggiato per tutto un week end nel territorio del grande
complesso vulcanico dei vulsini.
Tre paesi,
Montefiascone, Pitigliano e Orvieto, hanno collaborato in perfetta sinergia per
un evento che ha coinvolto 100 aziende italiane accomunate dalla produzione di
grandi vini, che durante la manifestazione sono risultati più di duecento.
L’evento ha avuto
inizio la settimana scorsa nell’incantevole scenario della Rocca dei Papi di
Montefiascone, con una stupenda vista sul lago di Bolsena, il più grande lago
vulcanico d’Europa.
In tale magnifico
contesto, giornalisti ed operatori sono stati ospitati per una degustazione
tecnica ad invito, guidata dal noto giornalista enogastronomo Alessandro
Scorsone e da Giovanni Ponchia, enologo del Consorzio di Tutela dei vini del
Soave.
Ben dodici i vini
in degustazione, tra cui un Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Vigna Lapillo dell’azienda
Sorrentino (che
viene consigliato in abbinamento alla genovese di pesce) o un Gambellara
Classico Rivalonga dell’azienda Menti, ottenuto da uve Garganega 100%, piacevolmente minerale e dal retrogusto di
mandorla. Tra i rossi mi è piaciuto molto l’Etna Rosso Cavanera Rovo delle
Coturnie di Firriato, nove mesi in barrique, corposo, prodotto nei pressi
dell’area di questo vulcano, definito da qualcuno “un’isola nell’isola”. Di grande spessore anche gli ultimi due vini
degustati, l’Orvieto Classico Superiore Vendemmia Tardiva di Custodi, un vino “dolce non dolce”,
fresco e di grande finezza e il Colli Euganei Fior d’Arancio Passito Cà Lustra con poco zucchero e sentori di
frutta matura e fichi secchi.
A questa
interessante degustazione tecnica è seguita, sempre all’interno della Rocca dei
Papi, una cena con dei buoni prodotti tipici della Tuscia (legumi, salumi e
formaggi in testa) a cura di Romano Gordini, chef stellato del ristorante La Parolina di Trevinano.
Il giorno dopo il
gruppo di giornalisti di cui facevo parte ha avuto modo di frequentare, nella
splendida Pitignano presso il Teatro Salvini, l’interessante Convegno denominato
“Dentro il Vulcano: il gusto del
territorio”. In particolare ho trovato di grande interesse l’intervento del
Prof. Massimo Mattei dell’Università di Roma Tre, che dopo aver fatto una
panoramica sulla presenza di vulcani in tutto il mondo (esiste ad esempio nel
Pacifico una “cintura di fuoco”, un’area circolare vulcanica che abbraccia il
lato occidentale delle Americhe e paesi come Filippine, Nuova Zelanda,
Indonesia, Giappone) ha delineato un quadro sui vulcani in Italia (ben 60, 5
attivi, 3 che lo sono stati), tracciandone l’evoluzione geodinamica e
mettendone in evidenza il ruolo di risorsa per la viticoltura. Su cui vi è una
continua ricerca scientifica, come si evince dallo studio del Prof. Sandro
Conticelli dell’Università di Firenze: “Stiamo
provando a individuare l’impronta digitale del terreno nel vino, afferma il
Professore. L’identificazione di una
certa provenienza è necessaria per tutelare il valore del territorio. Gli studi
presentati, frutto di un lavoro
sperimentale condotto su particolari territori italiani,
hanno evidenziato un legame tra il prodotto finale e i territori di allevamento
dell’uva”.
All’ora di pranzo
abbiamo poi visitato la suggestiva Cantina di Pitigliano, nella quale abbiamo
ancora potuto degustare grandi vini del territorio e preparazioni tipiche
locali, tra cui una ottima zuppa di ricotta, spinaci e cannella (la “ricetta
segreta” non è stato possibile “estorcerla”) e lo “sfratto”, un dolce tipico ebraico
che si prepara nel periodo natalizio a Pitigliano a base di noci, miele, scorzette
di arancia, anice e noce moscata.
Nel pomeriggio è
stata la volta della visita a diverse interessanti cantine. Abbiamo iniziato
con la bella azienda Sassotondo,
72 ettari, che ricade nell’area delle Doc Bianco di Pitigliano e Sovana. Quella
di Sassotondo è una vecchia cantina sotterranea, completamente scavata nel
tufo, con la produzione di vini fini ed eleganti, sapidi e speziati.
Edoardo
Ventimiglia, proprietario dell’azienda e presidente del Consorzio di tutela di questi
vini, ha inoltre in progetto di farli diventare una sottozona della Doc Maremma
Toscana, con la creazione di una zona “Pitigliano Classico”.
E’ seguita la visita
all’azienda Villa Corano
che fa del connubio tra tradizione e tecnologia il suo cavallo di battaglia.
Nascono così vini, riservati esclusivamente al circuito delle enoteche e dei
ristoranti, frutto della vinificazione di uve provenienti da cloni autoctoni, a
volte “introvabili” come il Procanico.
Scendendo di nuovo
verso Montefiascone, abbiamo poi visitato l’antica Cantina Leonardi che consente una
splendida vista dall’alto sul lago di Bolsena.
Cuore della
struttura, che offre anche servizi di agriturismo, sono le antiche grotte
scavate a mano nel lapillo vulcanico alla fine dell'800, che oggi sono il luogo
ideale dove far "riposare" in barrique i vini di punta dell'azienda.
Si tratta di prodotti complessi, caratterizzati dal perfetto equilibrio tra
aroma e struttura, tutto a temperatura ed umidità controllate
"naturalmente". Tra i vini degustati mi è piaciuto L’Est! Est!!
Est!!! Poggio del Cardinale, dal sapore morbido ma rotondo, di notevole pienezza
con piacevole fondo di mela matura e di mandorla, ideale per antipasti a base
di molluschi e crostacei.
La lunga ma
interessantissima giornata ci ha poi condotto nella bellissima e medievale
Orvieto, dove la sera nello splendido scenario del Palazzo del Popolo ha avuto
luogo un’elegante cena, “innaffiata” ancora una volta dagli ottimi vini
vulcanici della zona.
E proprio il
Palazzo del Popolo è stato la sede, il giorno dopo, della presentazione al
pubblico di tutti i vini dei territori vulcanici d’Italia nel grande Banco
d’Assaggio. L’evento ha registrato la presenza di tantissime cantine (tra cui
anche alcune della “mia” Ischia), ospiti di una città dove tutto parla di vino
e di questo legame secolare.
Ma la giornata era
ancora lunga ed abbiamo potuto visitare altre due grandi cantine, produttrici
anche di deliziose “muffe nobili”. Le muffe nobili, per chi non lo sapesse, si
realizzano soltanto in particolari condizioni climatiche (nebbia e umidità la
mattina, clima mite e ventilato nel pomeriggio) conferendo in questo modo agli
acini ed al vino note aromatiche e gustative uniche ed inconfondibili; da
rilevare che sono necessarie diverse vendemmie per raccogliere frutti a
sufficienza che abbiano le caratteristiche richieste.
La prima cantina
visitata, situata nei dintorni di Orvieto, è stata l’azienda Decugnano deiBarbi, nel
cuore dell’antica zona di produzione dell’Orvieto
Classico. Un’azienda bellissima, ben curata, di 60 ettari della cui
storia e produzione di vino (120 mila bottiglie) ci ha parlato il giovane proprietario
Enzo Barbi, nonché Direttore del Consorzio dei vini di Orvieto.
La particolare e privilegiata posizione
dell'azienda determina condizioni ideali per una produzione di qualità. Il
clima, il microclima e l'esposizione al sole sono particolarmente adatti alla
coltivazione della vite, come pure il sabbioso terreno di origine marina, argilloso, ricco di fossili, di ostriche e conchiglie di epoche lontane. Guidati
dal proprietario, ed anche….dal suo simpatico cane Tom, abbiamo visitato i
vigneti, la cantina e delle suggestive grotte, “laboratorio naturale” dove vengono
prodotti anche un ottimo spumante ed i vini più pregiati.
Un’altra bella
realtà è l’azienda Barberani.
Nel bello scenario nei pressi del lago di Corbara abbiamo apprezzato la storia
di una famiglia, delle sue vigne e di un’azienda gestita con grande passione da
due fratelli che portano avanti una viticoltura di qualità e rispettosa
dell'ambiente (l’azienda sarà presto certificata bio).
Ottimi i loro vini
di punta, in particolare il “Luigi e Giovanna”, dedicato ai loro genitori, che
coniuga il Grechetto, di grande struttura e complessità, e la “muffa nobile”,
elegante e aromatica. Strepitoso poi il vino dolce Calcaia, anch’esso
regalmente “muffa nobile”.
In conclusione, la
tre giorni sui vini vulcanici è risultata davvero ben riuscita, mantenendo i
suoi principali obiettivi, tra cui il rafforzamento del legame tra vino e
territorio, indagando su una comune e distintiva linea “magmatica” presente nei
diversi calici.
Un ringraziamento
doveroso deve essere infine fatto a Carlo Zucchetti
ed il suo team, che hanno organizzato in modo perfetto il nostro soggiorno
sul posto.