Se
vogliamo il mio blog ha un nome ben legato alla Belle Epoque. Come alcuni di
voi sapranno, infatti, Au Franc Buveur era una piccola locanda di Montmartre frequentata a
quell'epoca da tanti noti impressionisti. Ed io che amo tanto questo periodo
storico ho voluto dare questo nome al mio blog, che tra l'altro evoca anche temi
enogastronomici di cui scrivo principalmente su queste pagine. Quando
allora ho appreso che il bravissimo Alberto Angela aveva dedicato una puntata
del suo ottimo “Ulisse, il piacere della scoperta” alla Parigi della Belle Epoque, sono corso subito su Raiplay a recuperare e
vedere la puntata. Una
puntata bellissima, devo dire. Davvero completa e non pesante, in perfetto
stile Alberto Angela.
In
questo reportage, della durata di circa 2 ore, vengono descritti gli anni della
Belle Epoque parigina, un periodo di grandi trasformazioni in tutti i campi.
In
quello artistico un ruolo centrale era giocato dai pittori impressionisti.
Spesso squattrinati, approdarono a Parigi in cerca di fortuna, trovandola
soltanto molto dopo (o essendo apprezzati solo dopo la loro morte). Le
difficoltà erano tante, con poca stima da parte della critica, e per promuoversi
dovettero creare una esposizione a parte, il "Salon des Refusés". Per
fortuna un mercante d'arte, Durand Ruel, li sostenne e li aiutò, intuendo in
anticipo la loro grandezza.
Nella
trasmissione di Angela emerge anche l'importante ruolo che ebbero Manet e Monet
nello sviluppo della corrente impressionistica, il cui nome deriva da uno
specifico dipinto dello stesso Monet denominato “Impression: soleil levant”. Così nacque l'impressionismo, che ebbe
il merito di riprodurre fedelmente la realtà nell’istante esatto in cui la si osservava,
come in un'istantanea. Nacquero così anche meravigliose opere d'arte dipinte
"en plein air", in mezzo alla natura, tra cui anche il discusso e
"trasgressivo" per l’epoca "Déjeuner sur l'herbe" di Manet,
ora da ammirare insieme ad altri capolavori impressionisti al Museo d’Orsay. Questa
esposizione permanente, situata in una ex stazione ferroviaria, oggi attira
tanti visitatori proprio per la massiccia presenza di grandi capolavori dell’impressionismo
(uno su tutti: Van Gogh, delle cui vicende non si poteva non parlare nella
trasmissione).
La
puntata di Alberto Angela ci porta anche in una Parigi in pieno fermento, come
sottolineato, anche in altri campi, come quello architettonico con le profonde
ristrutturazioni della città ad opera del Barone Haussmann, quello delle arti
visive con l’invenzione del cinematografo, che secondo i fratelli Lumière non
era destinato ad avere futuro e quello della moda, mentre ad inizio del ‘900
milioni di visitatori approdavano a Parigi per l’Esposizione Universale.
Nel
frattempo anche a livello sociale c’era una grande vivacità: sui grandi
boulevard uomini con il cilindro e baffi all’insù e donne che esibivano una
femminilità fino ad allora sopita affollavano i locali, in cui la musica, l’assenzio,
il divertimento e le relazioni sentimentali si fondevano in un mix esplosivo;
si andava all’Opera Garnier per esibire bei vestiti, conoscere, sedurre, non
solo per assistere agli spettacoli. Le sale interne dell’Opéra sono di una
bellezza mozzafiato, eleganti e sfarzose e Alberto Angela racconta la storia di
questo teatro da una di esse, il foyer de
la danse, luogo della nota tela di Degas che raffigura le ballerine durante
il loro riscaldamento. Quando si parla di Opéra, è doveroso fare un cenno al suo
fantasma e se qualcosa va storto, “alla fine è sempre colpa sua”…
“Ulisse”
menziona anche i Magazzini Samaritaine, un vero “paradiso delle signore” e
naturalmente non poteva non soffermarsi sul locale più caratteristico
dell’epoca: il Moulin Rouge, dove lo Champagne scorre a fiumi e si assiste al
coreografico e inconfondibile “Can can”.
Questa
ebbrezza e, se vogliamo, il sogno della Belle Époque venne però bruscamente
interrotto dalla Grande Guerra. La Belle Epoque quindi svanì, mostrandosi al
tempo stesso luminosa ma anche dai contorni sfumati, come tutti i sogni e
qualche intramontabile quadro di Monet.
Del
resto la felicità è precaria e può scomparire da un momento all’altro ma,
conclude Alberto Angela, questa puntata ci porta anche a fare un’altra
considerazione: “i momenti più felici della nostra vita sono proprio quelli in
cui non ci rendiamo conto di esserlo”.