Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

30 settembre 2016

Brusc...ando a Trastevere


Lo street food, anche e soprattutto di qualità, pare che non conosca limiti nella capitale e forse anche fuori.
A pochi passi dalla trasteverina Piazza Trilussa, ad esempio, è stato inaugurato di recente Brusco lo Strabuono, un locale dal format nuovo, dedicato esclusivamente alla realizzazione di sfiziose bruschette.
Il locale nasce dall'idea di tre giovani amici (Valeria Bortolan, architetto, Stefano Bugoni, ingegnere, e Alessandro Bursi, chef) uniti dalla passione per la cucina e desiderosi di creare qualcosa di tipicamente italiano che fosse davvero buono, o meglio…strabuono.


"Brusco suona bene, richiama la bruschetta, il pane bruscato, croccante; strabuono, poi, lo diciamo ogni volta che assaggiamo qualcosa di speciale ed è il complimento che ci piace di più ricevere" spiegano i tre ragazzi.
Da Brusco ci si sente subito a proprio agio: è un posto accogliente, divertente e colorato e non è un caso che i proprietari abbiano cercato di tradurre la loro idea in una versione fumettistica spiritosa, in cui gli ingredienti delle bruschette sono i protagonisti della Brusco City, come si osserva nel grande poster affisso nel locale.


In questa bruschetteria si può godere di un prodotto caratteristico del made in Italy, che non corrisponde però alla solita, classica, bruschetta, ma a tante preparazioni invitanti, da gustare dall’aperitivo fino a tarda sera, presso il locale stesso o lungo le strade di Trastevere in comodi e fantasiosi packaging (ed è da rimarcare, inoltre, che è attiva la consegna a domicilio in tutta Roma tramite Deliveroo).
Naturalmente per tale tipo di street food sono bandite le posate, perché da Brusco è d’obbligo mangiare con le mani, a rischio anche di sporcarsi un pò.
Inoltre nulla è preconfezionato: si entra, si sceglie tra le oltre venti proposte di bruschette e si ordina. Per alcune di esse è possibile optare tra la versione Buona e quella Strabuona. Quest’ultima prevede l’aggiunta di un ingrediente che esalta ancora di più il sapore di questo tipico antipasto italiano.


Le bruschette sono costituite da pane casareccio tostato al punto giusto per renderle croccanti fuori e fragranti dentro, le materie prime sono fresche e selezionate nel rispetto della stagionalità, mentre per i contenuti sono state prese in considerazione le ricette più buone della tradizione italiana, sperimentate e rivisitate fino ad arrivare alla scelta che si combinasse al meglio con il pane bruscato.
Tra le tante le proposte presenti nel menù, da abbinare a ottime birre in bottiglia, vi segnalo innanzitutto la buonissima “Sciccheria” con pomodori confit, acciughe e burrata o la goduriosa "Saint Tropea", con cipolle caramellate, Taleggio e pancetta. 


Da provare anche la “Bismark” con salsiccia e uovo al tegamino (+cipolle caramellate: yum!), la “Cacciatora” con pollo alla cacciatora e la “Cacio e pepe” che, sono sicuro, vi stupirà per una sua caratteristica che non vi rivelo e che dovrete scoprire recandovi nel locale...


Per...dessert non mancano le bruschette dolci (certamente inferiori di numero), come quella con “Crema e pinoli”.
Non mi resta quindi che rinnovare l’invito a provare questa bruschetteria. Perché, vi assicuro, le bruschette sono... strabuone!

26 settembre 2016

Un all-day-long in…Centro


Sono stato di recente all’inaugurazione del locale Centro. Ci troviamo in Via Cavour, al civico 61, a pochi passi dalla Basilica di Santa Maria Maggiore.
Centro è un posto molto versatile (aperto dalle 8 di mattina fino alla mezzanotte) dal respiro internazionale, ma con le radici ben salde nella tradizione capitolina - in primis - e italiana.
L’ambiente è elegante e al contempo informale, con un tocco retrò ed è adatto a molteplici occasioni.


Inoltre la convivialità recita un ruolo primario, come testimoniano anche la saletta ricreativa e il tavolo sociale.
Centro nasce dall’idea di quattro giovani soci, Manuel Hassan, Amos Halfon, Daniel Camerini e Giulio Glam, che da sempre coltivano una grande passione per il buon cibo. Decisivo è stato poi il loro incontro con l’affermato chef Arcangelo Dandini, garante di una raffinata genuinità delle diverse proposte del menù.


I principi di base che guidano questo locale sono la qualità delle materie prime, la bravura e competenza di chi le lavora, l’attenzione per il servizio e la cura per i dettagli. Qualche esempio? Le uova sono di Paolo Parisi, la pasta è di Verrigni e del Pastificio dei Campi, i formaggi sono selezionati da DOL, le alici sono quelle cetaresi, splendide, di Pasquale Torrente…
Proprio per dare risalto al livello degli ingredienti che usa, Centro ha scelto di esporli sugli scaffali del locale e di dare così la possibilità ad ogni ospite di acquistare ciò che mangia.
La sfida -spiega Daniel Camerini – è quella di proporre della buona gastronomia in una zona che non brilla per la qualità dell’offerta e in cui non mancano le trappole per turisti. Siamo estremamente soddisfatti del lavoro svolto, in particolare dell’intervento di Arcangelo Dandini, che è riuscito a dare al progetto grande professionalità, passione e, senza alcun tipo di personalismo, un’identità gastronomica e un profilo gourmet ben delineati.


I menu, breakfast, lunch e dinner, sono ampi e variegati, studiati per soddisfare ogni esigenza. Dai dolci, tutti fatti in casa, ai prodotti sceltissimi del banco gastronomia, dai crudi di carne e pesce a sostanziosi primi e appetitosi secondi, passando per hamburger e ciriole gourmet.



Non mancano alcuni grandi classici firmati Arcangelo Dandini, come il celebre Anabasi o il Viaggio a Rocca Priora. Spazio anche ai fuori menu, con piatti del giorno studiati in base alla stagionalità delle materie prime.


Altrettanto numerose e importanti sono le opzioni presenti sulla carta dei vini, che annovera circa 100 tra le migliori etichette nazionali ed estere, e su quella dei distillati, con 60 top label da tutto il mondo, oltre a pregiati vermouth, liquori e amari. 


Stimolante poi la lista dei cocktail, pensata per i diversi momenti della giornata, con varianti a seconda dei trend e delle stagioni.
La cucina è affidata all’executive chef Biagio Minafra, pugliese, giovanissimo ma già con una solida esperienza costruita a Roma e nel resto d’Italia. Il suo è uno stile che unisce sostanza e ricercatezza, basato sulla qualità delle materie prime con interpretazioni moderne e delicate.


Ancor più giovane, classe 1990, è Marco Nuzzo, chef pasticcere, cresciuto nel locale di famiglia a Lecce e con diverse esperienze romane. Propone una pasticceria di scuola italiana rivisitata in chiave francese, ponendo molta attenzione all’equilibrio dei sapori.


Dietro al bancone infine c’è Roberta Martino, bartender di comprovata bravura, che può avvalersi inoltre della consulenza di Diego Rampietti, uno dei massimi esperti di miscelazione sulla piazza capitolina.

21 settembre 2016

La gastronomie est une fête

Questo week end (quindi tra il 23 e il 25 settembre prossimi) torna la Festa della Gastronomia, un evento che in poco tempo è diventato un riferimento importante per la cucina francese (solo nell'ultimo anno si sono registrati oltre 2 milioni di visitatori e più di 11.000 appuntamenti, sparsi tra le diverse regioni d'oltralpe).
Nell’edizione 2016 il tema di tale festa è quello delle cucine popolari, argomento a cui in generale tengo molto, perché amo la cucina tradizionale, conviviale e non eccessivamente innovativa.
Le cucine popolari sono un patrimonio comune, sono le cucine di tutti i giorni, dei pranzi in famiglia, delle serate con gli amici, un simbolo del vivere insieme quotidiano, accessibili a tutti e legate alle diverse culture e tradizioni locali. Delle cucine, quindi, che valorizzano i prodotti regionali e il savoir-faire, tramandato di generazione in generazione.
Padrino della festa di quest’anno è il giornalista Eric Roux, da tempo appassionato difensore delle cucine popolari e quotidiane, che tra le altre cose nel 2011 ha creato l’OCPOP, l'Osservatorio delle Cucine Popolari. Quest'ultimo ha l’obiettivo di scoprire e far conoscere la cucina popolare anche contemporanea, attraverso vari approfondimenti quali quello, attraentissimo a mio avviso, dei quaderni di cucina familiare (date un'occhiata sul sito, ne vale la pena!).
Le idee di Roux sul tema della Festa della Gastronomia 2016 sono ben chiare: “festeggiare le cucine popolari vuol dire festeggiare la tradizione, la trasmissione dei saperi e delle conoscenze su come produrre e trasformare i prodotti base della nostra alimentazione e festeggiare insieme il nostro “pranzo di famiglia”. Con le differenze culturali regionali e gli apporti delle successive migrazioni, la nostra società contemporanea si è estremamente diversificata e più che di una cucina popolare si deve parlare di “cucine popolari”. Quindi il cibo è una pratica culturale e sociale globale”.
Trasmissione e condivisione sono i valori-guida della festa e non è un caso che Martine Pinville, ministro del commercio, dell’artigianato, dei consumi e dell’economia sociale, abbia voluto puntare anche sulle “lezioni di cucina popolare”, momento di condivisione e di convivialità, di scambio di tradizioni ed esperienze. E pure l'opuscolo "Ricette degli Chef", che la festa propone dal 2013, va in questa direzione e sarà dedicato alle ricette di tale cucina, classiche o rivisitate.
Le varie iniziative legate alla festa della gastronomia prevedono banchetti e pic-nic nel segno della convivialità, visite e itinerari gastronomici, percorsi didattici, degustazioni, incontri con i mestieri del cibo, atelier creativi e concorsi di cucina, laboratori nelle scuole e per il grande pubblico.
Inoltre fra gli appuntamenti regionali dell'anno in corso, sono da ricordare:

La Festa della Gastronomia e del Gusto all’Île de la Réunion
La Festa della Gastronomia a Orléans
Il week-end gourmand a Dole
La Festa della Gastronomia a Nancy, tutta dedicata al formaggio
La Festa della Gastronomia in Alsazia
Tolosa a tavola
Al mercato con gli chef Relais et Châteaux a Parigi
Street Food Temple al Carreau du Temple a Parigi

E molte altre sorprese ancora vi aspettano...

Per saperne di più e per conoscere il programma dettagliato, cliccate qui o collegatevi ai social:

Facebook: Fête de la gastronomie
Twitter: @_gastronomie_ #FeteGastronomie
Instagram: @fete_gastronomie

Tutte le novità potranno infine anche essere apprese iscrivendovi alla newsletter gastronomica che può essere richiesta al seguente indirizzo: fete-gastronomie.dge@finances.gouv.fr

16 settembre 2016

Lecce, street food in salsa “barocca”


Eccomi finalmente a riassumere la mia vacanza estiva a Lecce, ormai lontana purtroppo.
Beh, per cominciare, va detto che Lecce è davvero un piccolo gioiellino, con dei bellissimi edifici di un bianco accecante che fanno da contrasto a un cielo azzurrissimo.


Di Lecce mi ha colpito la sua pulizia, la sua cura, oltre che le splendide e appartate piazzette, autentici salottini con tanti locali di qualità dove mangiare o bere qualcosa, magari appena cullati dal vento che da quelle parti è abbastanza una costante.


E’ quasi inutile sottolineare che Lecce è una città nota per le sue tante, splendide chiese barocche. E in effetti c’è davvero l’imbarazzo della scelta: la basilica di Santa Croce, la Cattedrale, la Chiesa Greca e tante altre bellissime chiesette sparpagliate in centro e nelle sue vicinanze.


Lecce costituisce anche un’ottima base di appoggio per fare delle intriganti escursioni al mare in splendidi e paradisiaci posti limitrofi (o quasi), come Torre dell’Orso, Gallipoli e Porto Cesareo a cui si può approdare anche grazie ad un abbastanza efficiente servizio di bus. Non è un caso che la capitale del Salento fosse, nel periodo a ridosso del ferragosto, gremita come un vero e proprio posto di villeggiatura sul mare.
Coté food, la città offre moltissimo. Innanzitutto c’è dello street food di qualità molto importante. Dominano i pasticciotti e i rustici, che si trovano praticamente ovunque ma che vale la pena di assaggiare ad esempio al bar-pasticceria Alvino (tel. 0832 246748), nella bella Piazza Sant'Oronzo, che li sforna caldi a tutte le ore (questo bar prepara tra l'altro anche un buon caffè freddo con latte di mandorla!).


I pasticciotti (buoni anche nella gelateria-pasticceria Natale) sono dei piccoli scrigni di frolla ripieni classicamente di crema, mentre i rustici (che adoro) al loro interno hanno mozzarella, pomodoro, besciamella e pepe.


Altro monumento dello street food leccese è la puccia, in pratica un panino con poca mollica e quindi con poco lievito al cui interno si può mettere di tutto. Ho assaggiato ad esempio una mitica puccia con del capocollo (non il salume, ma la vera e propria carne cotta), caciocavallo e rucola: davvero splendida! 


Delle ottime pucce si possono degustare all'Angolino di Via Matteotti, ma vi toccherà fare una fila notevole prima di assaggiarle.


Sempre in tema street food, se il consumo di gelato può essere considerato tale, vi consiglio la gelateria Natale (ottima anche come pasticceria, con fantastici dolci, citata anche poco più su). Qui si può degustare un gelato davvero molto interessante, con materie prime freschissime, di stagione e di prima qualità. Vi consiglio in particolare di assaggiare il gusto dedicato a Maria D'Enghien (contessa di Lecce che visse tra il 1300 e il 1400) al limone e pan di spagna, davvero gradevole, fresco e da dipendenza.


Vi segnalo inoltre una rosticceria (La Foglia Matta) che vende anche frutta e verdura e che prepara degli ottimi piatti tipici, come fatti dalle nostre mamme, esclusivamente da asporto.
Sul fronte aperitivi, nei pressi del centro, va segnalato un locale giovane ma già pluripremiato, il 300mila LoungeBar elegante e versatile luogo dall'atmosfera soft, ottimo anche per un dopo cena con favolosi drink e after dinner. Per bere bene, inoltre, potete frequentare le tante buone enoteche della città, come ad esempio quelle vicino alla Basilica di Santa Croce, dove oltre a qualche calice di buon vino locale (magari rosato) potete anche gustare degli ottimi taglieri, delle buone frise e altri sfiziosi prodotti e piatti tipici locali.


Quanto ai ristoranti, a Lecce si trovano molti locali che fanno una cucina prettamente casalinga e della tradizione salentina. A questo trend generale si contrappone però qualche eccezione, come il locale dei promettenti fratelli Pellegrino che nel loro ristorante Bros propongono una cucina innovativa con accostamenti inediti ma davvero ben riusciti.
Tra i ristoranti tradizionali, è da citare l'Osteria degli Spiriti, bel locale con personale competente che offre piatti tipici quali la pasta con polpettine e uno strepitoso pecorino locale o un buon filetto al Negramaro.



Per quanto riguarda i ristoranti di pesce, vi segnalo la Pescheria con Cottura, un locale dove gli avventori possono scegliere il tipo di pesce (fresco), la sua quantità e la modalità e tipo di cottura e vederselo servire dopo poco ai tavoli. Il locale comunque prevede anche un normale menù, da cui scegliere altri piatti ancora, come la pasta col tonno fresco o il polpo alla piastra. 



Sempre a proposito di ristoranti con cucina marinara, a Lecce e dintorni non potete infine non assaggiare gli spaghetti col sugo di ricci, dal sapore di mare, unito alla piacevole dolcezza del suo principale ingrediente.


Credo che per ora sia tutto. Al prossimo post, quando vi parlerò dei posti di mare vicino Lecce.


Ps: Ah, dimenticavo: tra i souvenir leccesi da riportare a casa (esclusi quelli culinari: ve ne sono tanti e magari ve ne parlerò in un altro momento) è d'obbligo acquistare nelle botteghe cittadine i bellissimi prodotti a base di cartapesta, la cui lavorazione fa parte della tradizione del territorio leccese e salentino.

7 settembre 2016

Spritz sì, ma ischitano


‘O vino c’a percoca è nu cannone. 
                Anonimo napoletano

Di solito in estate nelle afose terre del Sud e in particolare in Campania si è soliti bere una bevanda dissetantissima, costituita da vino bianco molto freddo con all'interno le famose percoche (una varietà di pesche gialle). Un ottimo drink, che è molto piacevole in quanto i pezzi di pesca conferiscono delle note eleganti e dolci al vino secco.
E' forse partendo da questa bevanda di base che è stato inventato lo spritz ischitano, che ho assaggiato per la prima volta questa estate ad Ischia all'hotel San Giovanni.
Il barman della piscina dell'albergo, Michele, mi ha infatti fatto assaggiare questa variante del classico spritz, che oltre all'Aperol e al Prosecco prevede l'aggiunta di Sprite e di palline di percoca. Quindi in qualche modo il vino con la percoca c'è sempre, ma ad esso viene aggiunto sostanzialmente un Aperol soda o quasi (Aperol + Sprite).
Cercando in rete ho scoperto, oltre a qualche aneddoto, che questo cocktail è stato ideato dal barman ischitano Gabriele Carcaterra e preparato per la prima volta sulla bella terrazza panoramica dell’Hotel Terme Cristallo Palace di Casamicciola Terme (un comune di Ischia). Qui Pascal Giovanni Perna ed appunto Carcaterra lo hanno preparato e servito agli ospiti dell'albergo, suscitando subito il loro apprezzamento. E in effetti anche il mio assaggio ha avuto lo stesso effetto: fresco, estivo, dissetante, piacevole, molto easy…
Ecco la ricetta, per chi volesse prepararlo a casa:

5 parti di Prosecco
3 parti di Aperol
2 parti di Sprite
palline di pesca gialla

Zuccherare poi il bordo del bicchiere, precedentemente inumidito con la pesca. Guarnire con una fetta di arancia.
Cin cin!