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17 aprile 2016

Di caci e di pepi


Oramai a Roma ogni locale che offre cibo, sia esso una trattoria, un ristorante, un bistrot, un’enoteca o quant’altro sembra quasi obbligato ad avere nel menù almeno tre piatti tipici romani che fanno capolino molto più frequentemente e diffusamente di qualche tempo fa: la carbonara, la amatriciana e la cacio e pepe.
Un’esagerazione a mio avviso, perché si possono offrire tanti altri interessanti piatti, anche tipici, e soprattutto credo che questo tipo di primi debbano più propriamente essere offerti da un certo tipo di locali tradizionali (che dovrebbero prepararli come si deve) e non da tutti.
Ma il fatto che il ritorno alla tradizione fa moda e fa bello, ha portato purtroppo quasi tutti i locali a proporre questi monumenti della cucina romana (con relative offese indecorose, a volte, al nome e alla storia di questi piatti) e ce ne dobbiamo purtroppo fare una ragione.
Qualche volta però, per fortuna, qui a Roma se ne mangiano di veramente buoni, in certe circostanze anche in locali di qualità meno storici, rendendo anche, nella zona in cui lavoro, molto più piacevole la mia pausa pranzo.
Oggi vi parlo in particolare della cacio e pepe, piatto non semplice perché il condimento della pasta (tipicamente i tonnarelli) deve essere ben cremoso e non colloso e “mappazzoso” (per dirla con Barbieri), come purtroppo capita a volte.
Nelle vicinanze del mio ufficio, come accennavo, ho assaggiato nei mesi scorsi delle buone cacio e pepe.
La prima, con una piccola variante che non ci sta per nulla male, è quella di un ottimo locale che ho scoperto da poco. Si chiama Misticanza e si trova in Via Sicilia a pochi passi da Via Veneto. Un locale oltretutto molto carino e ben arredato, dove per ora ho assaggiato pochi piatti a pranzo, senza però perdermi una cacio e pepe molto buona.


Lo chef ischitano (di Forio, per la precisione) Ermanno Nicolella la prepara aggiungendo anche delle interessanti scagliette di lime, che sgrassano ed aromatizzano il piatto, che comunque presenta la giusta cremosità, fluidità e sapidità.
Di recente ho mangiato una buona cacio e pepe anche in Via Po, da Bucavino. Una breve pausa pranzo di pochi giorni fa al momento mi ha consentito di assaggiare soltanto questo piatto, ma presto sperimenterò altre loro preparazioni. Per il momento posso senz’altro dire che la cacio e pepe di Bucavino è eseguita correttamente, con un buon pepe di qualità, una buona cremosità e un ottimo tonnarello a supportare la salsa.
In zona via Salaria c’è poi un altro locale che si chiama “Mamma mia, che prepara anche una discreta cacio e pepe con scaglie grandi di pecorino a guarnire la buona salsa che dovrebbe però essere soltanto un tantino più fluida.


Per questa volta, ho completato il mio tour delle cacio e pepi. Probabilmente c’è ancora abbastanza da scoprire a Roma su questo fronte, anche se sappiamo già tutti quali sono i locali “top”.
Uno di questi è senz’altro Felice, dove tanti anni fa ho fatto conoscenza, proprio davanti ad una strepitosa cacio e pepe, con dei simpatici amici foodblogger che saluto e con i quali auspico si ripeta prestissimo una nuova “cacio e pepe night”, come la definimmo a suo tempo ;)

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