Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

28 maggio 2015

Tatin di pomodorini, ma che bontà!


Ogni tanto mi piace tornare ai classici della cucina francese o di ispirazione transalpina. Sia per ragioni di gusto, sia per trasferirmi idealmente oltralpe un po’ più di frequente di quanto non riesca a fare fisicamente.
Ed ecco allora che vi propongo oggi una tatin dolce-salata molto interessante, che parte dall’idea di base dei pomodorini confit, che tanto adoro.
I pomodorini tipo Pachino ben si prestano infatti a preparazioni di questo tipo e mi piacciono particolarmente quando sono cucinati in questo modo.
Ho voluto quindi preparare una tatin di pomodorini, partendo da un’analoga ricetta con le cipolle rosse che avevo pubblicato sul mio blog qualche tempo fa.
Per realizzare quindi questa torta, che non è né rustica né un dolce ma una via di mezzo, partite dalla ricetta sopra riportata e apportate le seguenti varianti:
  • utilizzare meno zucchero e lo stesso quantitativo di burro
  • mettere i pomodorini con la parte tagliata verso l’alto, in modo che quando la torta si rivolta si possano ammirare le loro “cupolette”
  • aggiungere prima della cottura anche dell’aglio tagliato finissimo e, se vi piace, poca scorza di limone (bio) grattugiata, come si fa a volte con i pomodorini confit
Tutto il resto rimane uguale, nelle stesse proporzioni della torta di cipolle, balsamico e timo che avevo già proposto sul mio blog.


Ne viene fuori una preparazione piacevolissima con il caramellato che si viene a formare che contrasta molto bene le note aromatiche e sapide del timo e dell’aglio e che ben si abbina con le caratteristiche dei pomodorini.
Una torta golosa, bella visivamente ("lucidata" dalla sua caramellizzazione) e semplice che si adatta benissimo a questo periodo dell’anno e che è ideale anche per chi è pigro e non vuol passare molto tempo in cucina.
La torta, infatti, è caratterizzata da un ottimo rapporto qualità-prezzo dove per qualità intendo la bontà e per prezzo il tempo impiegato per prepararla, tutto sommato limitato.
Provatela e fatemi sapere. E… bon appétit!

22 maggio 2015

Mille Miglia e Santa Margherita, la grande bellezza


Dopo qualche anno sono piacevolmente tornato alla Mille Miglia, in occasione del suo passaggio a Roma.
Avevo già parlato nel mio blog, ormai parecchio tempo fa, di questa gara di auto d’epoca che ha fatto la storia dell’automobilismo, così piena di fascino e di personaggi famosi e che ancora oggi richiama milioni di fans lungo tutto il suo percorso.


Un percorso ricco di passione, bellezza e batticuore che parte da Brescia, scende giù a Roma e ritorna a Brescia, toccando in quattro giornate alcune delle più belle città d’Italia.
Pensate che ogni anno, a fronte di poco più di 400 posti in gara, sono quasi 3 mila le domande di iscrizione di piloti e vetture provenienti da ogni parte del mondo: Usa, Giappone, Germania, Regno Unito e, negli anni più recenti, anche Cina. Il 76% dei concorrenti è infatti straniero e proviene da ben 35 Paesi.


Quest’anno ho avuto modo di ammirare le splendide auto della Mille Miglia dall’alto della terrazza di Castel Sant’Angelo. 



Un posto incantevole, con vista su San Pietro, sui ponti sul Tevere e su una Roma sfavillante di luci che continua a sorprendere anche chi ci abita da una vita.


Il tutto grazie all’invito ricevuto da Santa Margherita, main sponsor wine di Mille Miglia, che ha partecipato all’edizione 2015, nell’ottantesimo anniversario della sua Fondazione, con tre equipaggi, a consolidare un legame che fin dagli Anni Cinquanta associa la famiglia Marzotto a questa gara.


Per l’occasione, Santa Margherita ha presentato insieme ai suoi ottimi vini una “Special Edition Mille Miglia” del Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene 52 in versione magnum. Una confezione rosso fiammante, decisamente in tema con questo evento.


Santa Margherita, tra tradizione e passione, ribadisce così il proprio legame con la corsa più bella del mondo, che non è soltanto un momento sportivo, ma la celebrazione della passione italiana in tutte le sue forme.


E poi, come dichiara Stefano Marzotto, che ha partecipato alla gara con una bellissima Aurelia B20 del 1953, nella competizione vi è una fondamentale scuola d'impresa e occorre che la bellezza italiana, la tradizione e la competenza - siano esse legate alla meccanica o al mondo del vino e del gusto - siano sostenute, difese e valorizzate attraverso un grande impegno collettivo”.
Come non essere d’accordo?

13 maggio 2015

Magnammancill!


Sono stato qualche giorno fa a vedere a Napoli una partita di Europa League del Napoli.
Guardare allo stadio un partita di calcio è sempre un’emozione tutta particolare, soprattutto per me che non ci vado così frequentemente (più o meno una volta all’anno).
E’ bella l’atmosfera festosa fuori dallo stadio, ovviamente quando si tratta di partite non a rischio violenza e scontri tra tifosi, e condividere con gli altri le emozioni di ciò che avviene in campo e sugli spalti, quando si inneggia e si canta.


E poi sono stupendi i colori dello stadio, a cui ciascuno contribuisce con bandiere, magliette, striscioni, che danno quel “valore aggiunto” che non si può necessariamente avere davanti al televisore di casa.
L’atmosfera dello stadio di Napoli, il San Paolo, poi, “sà” di pizze fritte, di panini con salsicce e friarielli, di caffè Borghetti, di canzoni di Pino Daniele e di ricordi di Maradona che più di tutti ha reso grande il Napoli.
Giovedì scorso la partita ha avuto il suo inizio con uno striscione molto divertente ed eloquente di quello che doveva essere o si auspicava che fosse il risultato finale.
Magnammancill, recitava, parola che tradotta dal dialetto napoletano vuol dire “mangiamoceli”. Giusta affermazione, in senso sportivo ovviamente, visto che l’avversario in teoria non doveva essere per niente impegnativo per la mia squadra.
Il risultato finale, 1-1, dimostra che gli avversari non ce li siamo propriamente “mangiati”, ma rimane l’affermazione divertente e piacevole.
Orbene, un foodblogger come me, quando si sposta, abbina sempre al viaggio qualche ottima zingarata enogastronomica e anche questa volta ho voluto confermare questa tradizione. Quindi il magnammancill si poteva comunque benissimo adattare al consumo di qualche buon pasto di qualità nella mia città natale. E così è stato.
Il giorno dopo la partita ho cominciato la giornata con una buona colazione da La Caffettiera a Piazza dei Martiri (ottimo in particolare il latte macchiato freddo, che consumo spesso quando sono in queste zone e che a mio avviso solo a queste latitudini sanno ben fare).


Successivamente, una lunga passeggiata in centro mi ha consentito, in una giornata estremamente calda con un mare che era un incanto, 


di poter presto digerire la colazione e di poter apprezzare le mitiche sfogliate di Pintauro e il Vesuvio di babà di Scaturchio (in questo caso l’apprezzamento è stato solo visivo).


Una successiva e altrettanto lunga camminata per le strade della Pignasecca e per via dei Tribunali mi hanno fatto riscoprire una Napoli che da tempo non vedevo così bella. Le sue stradine un po’ “sgarrupate” e caratteristiche mi hanno d’incanto fatto immergere nello splendido film-documentario Passione o in quello sulla musica napoletana condotto da Joe Bastianich su Sky Arte.


Tra una viuzza e l’altra scorgo anche un posto dove, quando avrò più calma, andrò di corsa: Le Zendraglie (un giorno vi spiegherò l’interessante origine di questo nome) che è al tempo stesso tripperia e trattoria …Qui si mangia ‘o pere e ‘o musso, la zuppa di soffritto, la trippa cacio e uova. Ma è possibile trovare anche piatti tipici napoletani come quella che io chiamo PPP (pasta, patate e provola) e la mitica genovese.


All’ora di pranzo non potevo non mangiare una bella pizza…Beh, a Napoli, …. la città campione del mondo della pizza…
E poiché non avevo mai assaggiato la pizza da Gino Sorbillo sul lungomare di Via Partenope era ora di sperimentare…


Da rilevare per inciso che Gino Sorbillo vende in un paio di punti della città (vicino al suo locale storico ai Tribunali e anche nei prezzi di Piazza Plebiscito) dell’ottimo street food di qualità preparato con materie prime di pregio, offrendo pizze fritte e altre tipicità da pizzeria.


Il locale di Sorbillo sul bellissimo lungomare di Napoli si chiama Lievito Madre al mare ed è stupendo innanzitutto per la sua splendida location vista Castel dell’Ovo e per l’arredamento riposante e piacevole (pareti in maioliche bianche e blu).


Dal punto di vista del cibo, si trovano cose buone a cominciare dagli antipasti: taralli con birra o con bollicine, una grandiosa fresella della larghezza di una pizza con pomodori e il mitico “sizzone” di mozzarella di bufala (per 4 persone), crocchè (con provola) ottimi e grandi, frittatine comme il faut e verdure in pastella leggerissima e non unta. Poi è stata l’ora della pizza. Come non prendere la Margherita che è anche quella benedetta di recente da Papa Francesco (chiamata appunto “pizza Benedetta”) e che rappresenta un benchmark e un riferimento rispetto al quale effettuare confronti? E il confronto con altre pizze margherite la colloca al top…o almeno alla pari con quella di altri grandi pizzaioli campani.


Prima di riprendere il treno, una sosta al Gran Caffè Cimmino, per un ottimo caffè cremoso in tazza bollentissima con acqua minerale (frizzante ma non troppo, come piace a me) servita “in automatico”, cose tutte queste che ci sogniamo a Roma…

E a Napoli c'è chi ancora dona il caffè sospeso ;)
Alla prossima, Napoli, sei sempre bellissima! ;)

3 maggio 2015

Viaggio nel mondo della cipolla ramata


Vi ho raccontato nello scorso post le mie sensazioni ed emozioni riguardanti il mio piacevole weekend in Irpinia, dove sono stato recentemente.
Vi avevo anche promesso di parlarvi più approfonditamente di un’azienda la cui visita ha rappresentato per me davvero una bella esperienza ed una delle cose che ricordo con più piacere di questo blog-tour.
Detto fatto, ed eccomi a illustrarvi i “tesori” dell’azienda agricola Gaia, situata a Montoro in provincia di Avellino e specializzata in modo particolare nella produzione di una cipolla dalle caratteristiche davvero peculiari, definita cipolla ramata. E per me che sono un amante di tutti i tipi di cipolle e di tutti i piatti a base di cipolla visitare un’azienda di questo tipo non poteva che essere istruttivo e interessante.
La cipolla ramata, dicevo. Tale cipolla è chiamata in questo modo perché la parte esterna che la ricopre presenta dei riflessi ramati. A differenza delle normali cipolle, inoltre, non è forte ma delicata, dolce, profumata e dall’aroma intenso. Si presta inoltre ad essere utilizzata in preparazioni caratterizzate da lunghe cotture, essendo dotata di una fibra tenace e particolarmente resistente.


La Cipolla Ramata di Montoro viene commercializzata con un marchio collettivo geografico, la cui funzione è quella di assicurare la provenienza del prodotto da un territorio ben preciso ed è quindi uno strumento di valorizzazione per il produttore e di garanzia per il consumatore. A tutela di quest’ultimo, infatti, il marchio garantisce ed implica il rispetto di un disciplinare di produzione e rigorosi controlli.
Ma la produzione agricola dell’azienda non si limita solo alle cipolle e si estende anche ad altri prodotti, tra cui delle buonissime insalate bio, che vengono vendute come prodotti di IV gamma sul mercato tedesco, presso l’esigente catena REWE. Il prodotto viene commercializzato ancora da lavare - spiega Antonio Barbato, proprietario e responsabile commerciale dell’azienda - in modo da garantire una shelf-life più ampia, a differenza del prodotto già lavato.
Il fatto che l’azienda produca prodotti bio denota sensibilità e rispetto per l’ambiente. Non è un caso quindi che tutti i mobili, le sedie e gli espositori presenti all’interno dell’azienda siano realizzati con materiale riciclato, grazie ad imballaggi in cartone ondulato proveniente al 100% dalla raccolta differenziata dei comuni campani. E, anche per questi motivi, l’azienda ha ricevuto nel 2014 l’Irpinia Innovation Award come impresa innovativa.
Una delle cose più interessanti di Gaia è la sua predisposizione ed orientamento verso un nuovo concetto di agricoltura, che prevede una serie di attività collaterali alla mera attività produttiva. Con l'inaugurazione di Gaia Farm e Showroom, l’Agricola Gaia ha voluto creare un ambiente all'interno dell'azienda aperto tutti i giorni per offrire i prodotti di qualità sia suoi, sia dei suoi fornitori qualificati: prodotti tipici irpini e più in generale campani come pomodori, pasta, conserve, ovviamente anche a base di cipolle, confetture, vini, formaggi, salumi, ma anche prodotti per la cura del corpo ricavati da prodotti dell'agricoltura…


Gaia, inoltre, dedica ampio spazio alla ristorazione di qualità, proponendo e offrendo dalla sua cucina (a vista) piatti tradizionali o più innovativi, a base dei suoi prodotti (cipolla in primis) e di altre materie prime locali a Km zero.


Altre proposte interessanti sono la cucina didattica, i menù che vanno incontro alle esigenze e alle mode dei giovani e l’organizzazione di specifici eventi.
Nell’ottimo pranzo che ho avuto il piacere di degustare durante la mia visita, abbiamo consumato un intero pasto con piatti a base di cipolle, tutti buonissimi e ben abbinati anche ad un ottima birra locale, la Serro Croce.


Qualche esempio: anelli di cipolla in pastella (croccantissimi e leggerissimi!), la parmigiana di cipolle e… sua maestà la genovese.

Onion rings in frittura....

.... e....dopo la frittura
Sono un cultore della genovese e devo dire che qui ho mangiato una delle migliori genovesi di sempre. Anche in questo caso la ricetta adottata è quella tradizionale che richiede una lunghissima cottura, ma il risultato finale con le cipolle di Montoro è favoloso, vi assicuro. Il tutto impreziosito dagli ottimi ziti del locale Pastificio Vicidomini. 


Al di là di quello che mi è stato offerto, sbirciando sul sito dell’azienda o nei tweet di Antonio Barbato si scorgono sempre, nel menù che propone questo ristorante, piatti davvero sfiziosi, oltretutto a prezzi davvero contenuti.

Le preparazioni a base di cipolle sono anche dolci: crostata con composta di cipolle/1
Il Pan Ramato con cipolle candite/2

Vengono infatti offerte tante altre prelibatezze, come le pizze montanare con cipolle di Montoro e la zuppa di cipolle con caciocavallo irpino (una sorta di soupe à l’oignon gratinée alla francese ma più densa e con ingredienti locali).
Vi consiglio anche di consultare la sezione ricette del sito, dove troverete tante altre golosissime e interessanti preparazioni, anche a cura di grandi chef campani come Gennaro Esposito, Paolo Barrale o Antonio Pisaniello.
Durante il pranzo presso l’azienda Gaia, ho avuto il privilegio di aver di fronte la moglie del proprietario, potendo così raccogliere molte idee interessanti per ricette che preparerò utilizzando la cipolla di Montoro.
Ma per ora non posso svelarvi nulla. Posso solo dire che troverete prossimamente sul mio blog tante sorprese a tal proposito…
Intanto, tornando a Roma dopo il mio bel tour in terra di Irpinia, ho impiegato le tante cipolle che ho portato a casa per provare a replicare due ricette già assaggiate a Montoro: la parmigiana di cipolle e gli ziti alla genovese, e l’esame è più che riuscito.



Ho infine notato con piacere che anche altri colleghi foodblogger, pur non amanti delle cipolle in generale, sono poi rientrati a Roma con un carico indicibile di cipolle di Montoro e con il serio problema di come trasportarle a casa, anche tramite i mezzi pubblici. Sarà un caso? Penso proprio di no… ;)