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14 luglio 2014

Volcanic wines, un weekend da ricordare


E’ stata una magnifica esperienza prender parte alla tre giorni itinerante dedicata ai Volcanic Wines. Questi ultimi sono vini accomunati dal fatto di essere prodotti con uve provenienti da terreni vulcanici, di cui disponiamo di molteplici esempi in Italia, da Nord a Sud del nostro bel paese.
La manifestazione dello scorso anno, Vulcania, è quindi diventata Volcanic Wines, con relativa registrazione del marchio collettivo, che è stato festeggiato per tutto un week end nel territorio del grande complesso vulcanico dei vulsini.
Tre paesi, Montefiascone, Pitigliano e Orvieto, hanno collaborato in perfetta sinergia per un evento che ha coinvolto 100 aziende italiane accomunate dalla produzione di grandi vini, che durante la manifestazione sono risultati più di duecento.
L’evento ha avuto inizio la settimana scorsa nell’incantevole scenario della Rocca dei Papi di Montefiascone, con una stupenda vista sul lago di Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa.
 

In tale magnifico contesto, giornalisti ed operatori sono stati ospitati per una degustazione tecnica ad invito, guidata dal noto giornalista enogastronomo Alessandro Scorsone e da Giovanni Ponchia, enologo del Consorzio di Tutela dei vini del Soave.
 

Ben dodici i vini in degustazione, tra cui un Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Vigna Lapillo dell’azienda Sorrentino (che viene consigliato in abbinamento alla genovese di pesce) o un Gambellara Classico Rivalonga dell’azienda Menti, ottenuto da uve Garganega 100%, piacevolmente minerale e dal retrogusto di mandorla. Tra i rossi mi è piaciuto molto l’Etna Rosso Cavanera Rovo delle Coturnie di Firriato, nove mesi in barrique, corposo, prodotto nei pressi dell’area di questo vulcano, definito da qualcuno “un’isola nell’isola”. Di grande spessore anche gli ultimi due vini degustati, l’Orvieto Classico Superiore Vendemmia Tardiva di Custodi, un vino “dolce non dolce”, fresco e di grande finezza e il Colli Euganei Fior d’Arancio Passito Cà Lustra con poco zucchero e sentori di frutta matura e fichi secchi.
 

A questa interessante degustazione tecnica è seguita, sempre all’interno della Rocca dei Papi, una cena con dei buoni prodotti tipici della Tuscia (legumi, salumi e formaggi in testa) a cura di Romano Gordini, chef stellato del ristorante La Parolina di Trevinano.
Il giorno dopo il gruppo di giornalisti di cui facevo parte ha avuto modo di frequentare, nella splendida Pitignano presso il Teatro Salvini, l’interessante Convegno denominato “Dentro il Vulcano: il gusto del territorio”. In particolare ho trovato di grande interesse l’intervento del Prof. Massimo Mattei dell’Università di Roma Tre, che dopo aver fatto una panoramica sulla presenza di vulcani in tutto il mondo (esiste ad esempio nel Pacifico una “cintura di fuoco”, un’area circolare vulcanica che abbraccia il lato occidentale delle Americhe e paesi come Filippine, Nuova Zelanda, Indonesia, Giappone) ha delineato un quadro sui vulcani in Italia (ben 60, 5 attivi, 3 che lo sono stati), tracciandone l’evoluzione geodinamica e mettendone in evidenza il ruolo di risorsa per la viticoltura. Su cui vi è una continua ricerca scientifica, come si evince dallo studio del Prof. Sandro Conticelli dell’Università di Firenze: “Stiamo provando a individuare l’impronta digitale del terreno nel vino, afferma il Professore. L’identificazione di una certa provenienza è necessaria per tutelare il valore del territorio. Gli studi presentati, frutto di un lavoro sperimentale condotto su particolari territori italiani, hanno evidenziato un legame tra il prodotto finale e i territori di allevamento dell’uva”.
 

All’ora di pranzo abbiamo poi visitato la suggestiva Cantina di Pitigliano, nella quale abbiamo ancora potuto degustare grandi vini del territorio e preparazioni tipiche locali, tra cui una ottima zuppa di ricotta, spinaci e cannella (la “ricetta segreta” non è stato possibile “estorcerla”) e lo “sfratto”, un dolce tipico ebraico che si prepara nel periodo natalizio a Pitigliano a base di noci, miele, scorzette di arancia, anice e noce moscata.
 

Nel pomeriggio è stata la volta della visita a diverse interessanti cantine. Abbiamo iniziato con la bella azienda Sassotondo, 72 ettari, che ricade nell’area delle Doc Bianco di Pitigliano e Sovana. Quella di Sassotondo è una vecchia cantina sotterranea, completamente scavata nel tufo, con la produzione di vini fini ed eleganti, sapidi e speziati.
 

Edoardo Ventimiglia, proprietario dell’azienda e presidente del Consorzio di tutela di questi vini, ha inoltre in progetto di farli diventare una sottozona della Doc Maremma Toscana, con la creazione di una zona “Pitigliano Classico”.
E’ seguita la visita all’azienda Villa Corano che fa del connubio tra tradizione e tecnologia il suo cavallo di battaglia. Nascono così vini, riservati esclusivamente al circuito delle enoteche e dei ristoranti, frutto della vinificazione di uve provenienti da cloni autoctoni, a volte “introvabili” come il Procanico.
Scendendo di nuovo verso Montefiascone, abbiamo poi visitato l’antica Cantina Leonardi che consente una splendida vista dall’alto sul lago di Bolsena.
 

Cuore della struttura, che offre anche servizi di agriturismo, sono le antiche grotte scavate a mano nel lapillo vulcanico alla fine dell'800, che oggi sono il luogo ideale dove far "riposare" in barrique i vini di punta dell'azienda. Si tratta di prodotti complessi, caratterizzati dal perfetto equilibrio tra aroma e struttura, tutto a temperatura ed umidità controllate "naturalmente". Tra i vini degustati mi è piaciuto L’Est! Est!! Est!!! Poggio del Cardinale, dal sapore morbido ma rotondo, di notevole pienezza con piacevole fondo di mela matura e di mandorla, ideale per antipasti a base di molluschi e crostacei.
La lunga ma interessantissima giornata ci ha poi condotto nella bellissima e medievale Orvieto, dove la sera nello splendido scenario del Palazzo del Popolo ha avuto luogo un’elegante cena, “innaffiata” ancora una volta dagli ottimi vini vulcanici della zona.
E proprio il Palazzo del Popolo è stato la sede, il giorno dopo, della presentazione al pubblico di tutti i vini dei territori vulcanici d’Italia nel grande Banco d’Assaggio. L’evento ha registrato la presenza di tantissime cantine (tra cui anche alcune della “mia” Ischia), ospiti di una città dove tutto parla di vino e di questo legame secolare.
Ma la giornata era ancora lunga ed abbiamo potuto visitare altre due grandi cantine, produttrici anche di deliziose “muffe nobili”. Le muffe nobili, per chi non lo sapesse, si realizzano soltanto in particolari condizioni climatiche (nebbia e umidità la mattina, clima mite e ventilato nel pomeriggio) conferendo in questo modo agli acini ed al vino note aromatiche e gustative uniche ed inconfondibili; da rilevare che sono necessarie diverse vendemmie per raccogliere frutti a sufficienza che abbiano le caratteristiche richieste.
La prima cantina visitata, situata nei dintorni di Orvieto, è stata l’azienda Decugnano deiBarbi, nel cuore dell’antica zona di produzione dell’Orvieto Classico. Un’azienda bellissima, ben curata, di 60 ettari della cui storia e produzione di vino (120 mila bottiglie) ci ha parlato il giovane proprietario Enzo Barbi, nonché Direttore del Consorzio dei vini di Orvieto.
 

La particolare e privilegiata posizione dell'azienda determina condizioni ideali per una produzione di qualità. Il clima, il microclima e l'esposizione al sole sono particolarmente adatti alla coltivazione della vite, come pure il sabbioso terreno di origine marina, argilloso, ricco di fossili, di ostriche e conchiglie di epoche lontane. Guidati dal proprietario, ed anche….dal suo simpatico cane Tom, abbiamo visitato i vigneti, la cantina e delle suggestive grotte, “laboratorio naturale” dove vengono prodotti anche un ottimo spumante ed i vini più pregiati.
 
 

Un’altra bella realtà è l’azienda Barberani. Nel bello scenario nei pressi del lago di Corbara abbiamo apprezzato la storia di una famiglia, delle sue vigne e di un’azienda gestita con grande passione da due fratelli che portano avanti una viticoltura di qualità e rispettosa dell'ambiente (l’azienda sarà presto certificata bio).
Ottimi i loro vini di punta, in particolare il “Luigi e Giovanna”, dedicato ai loro genitori, che coniuga il Grechetto, di grande struttura e complessità, e la “muffa nobile”, elegante e aromatica. Strepitoso poi il vino dolce Calcaia, anch’esso regalmente “muffa nobile”.
 

In conclusione, la tre giorni sui vini vulcanici è risultata davvero ben riuscita, mantenendo i suoi principali obiettivi, tra cui il rafforzamento del legame tra vino e territorio, indagando su una comune e distintiva linea “magmatica” presente nei diversi calici.
Un ringraziamento doveroso deve essere infine fatto a Carlo Zucchetti ed il suo team, che hanno organizzato in modo perfetto il nostro soggiorno sul posto.

2 commenti:

Alem ha detto...

:D
MA dove avete dormito?
Mi dai qualche indirizzo?

Lefrancbuveur ha detto...

Ciao Alessia, ti mando una mail e ti rispondo.
Buona serata.

Enrico