Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

29 settembre 2013

La mia amata…. “L’Ambretta”


Sono appassionato e tifoso della Cultura,
del Cibo, della Roma, della Vita, delle Moto.
Quindi a queste cose chiedo qualità e ricambio
con rispetto.

Valter Casini – filosofo, economista e realizzatore
del format del Teatro Ambra e de L’Ambretta

 
Devo ammettere che a me tutto ciò che è vintage attrae parecchio. Nostalgia di tempi passati, ma anche un ritorno ad un mondo di cose semplici, ma bellissime che oggi purtroppo non c’è più.
Tra gli “oggetti di impresa” un po’ retrò che amo, c’è senza dubbio la Lambretta, uno scooter di grande successo prodotto dalla Innocenti di Milano, nel quartiere Lambrate, dagli anni ’50 fino ai ’70 e che prende il nome dal fiume Lambro, presente nella zona in cui sorgevano gli stabilimenti di produzione.
Ricevere quindi un invito per l’inaugurazione di un locale, L’Ambretta, che evoca fortemente questo storico scooter non poteva che stuzzicarmi e incuriosirmi molto, oltre che farmi molto piacere.
Mi aspettavo qualcosa di innovativo ed originale rispetto ai normali locali e devo dire che le aspettative si sono rivelate fondate.
Innanzitutto il locale prende il nome dal fatto che esso si trova all’interno di un teatro della Garbatella, l’Ambra. Di qui il nome Ambretta ed il gioco di parole che ricorda lo scooter. L’Ambra, in particolare, situato a due passi dal noto bar dei “Cesaroni”, è una struttura che unisce il teatro, la musica, il cinema, l’esposizione d’arte. In pratica una “cittadella delle culture”.
Il locale di sua derivazione dai proprietari viene definito “enocibolibroteca”. In effetti è molto versatile e nasce per promuovere e rendere disponibili a tutti le eccellenze alimentari italiane, attraverso un percorso esperienziale che unisce parole, musica, cibo, vino, immagini, libri.
Il locale è organizzato in modo molto particolare, e quello che mi ha colpito di più è la cura dei dettagli, che ricordano spesso la Lambretta, con marchi, emblemi, candele, modellini, etichette vintage, giochi di parole in ogni sua parte.
 
 
 
Avrete quindi capito che in questo locale si possono fare tante cose: mangiare, bere, consultare libri, vedere una proiezione, ascoltare musica, parlare, magari anche con estranei. Dove? Ad esempio in una specifica sala dove è collocato un grande divano e un tavolo comune.
 
 
Se si preferisce la riservatezza, c’è invece il T42 (tea for two), un unico tavolo, separato da una tenda rossa dagli altri ambienti, dove è presente una lampada che cambia colore utilizzando un apposito telecomando.
 
 
All’Ambracadabra, poi, tutto è possibile, dalle feste, alle presentazioni di libri, alle sfilate, in un grande spazio con alle pareti quadri di grandi personaggi del mondo dello sport, dell’economia, della politica, oltre a quello di Valter Casini, vulcanico proprietario ed ideatore di questo bel progetto.
 
 
E poi naturalmente c’è la sala dove si mangia e si beve, un pò newyorkese con scaffali che espongono bottiglie di vino, libri e dischi.


Cosa si può mangiare? L’offerta proviene dai migliori produttori di specialità gastronomiche di nicchia. E dall’Ambrarta, grande come un libro, si possono scegliere tante gustose pinse romane, piadine e pane carasau, ma anche primi della tradizione, formaggi e salumi ricercati e di alta qualità.
 
 
E poi non può mancare l’ambrurgher, come quello di chianina scottona… Nella carta denominata Ambrar si trovano infine cocktail sfiziosi e molti, fantastici dolci del mitico Noel Crochon.
L’Ambretta è quindi un punto di ritrovo per consumatori attenti ed esigenti che potranno scegliere (molto interessante questo aspetto) se farsi stuzzicare soltanto da un assaggio, gustare per bene una porzione sul posto o portarla a casa (anche il vino non consumato al tavolo può essere take away).
 
 
Ed è proprio a questo tipo di consumatore a cui L’Ambretta si rivolge scegliendo i suoi Ambrassador, veri e propri ambasciatori che racconteranno gli spazi de L’Ambretta trasmettendo ad altri un’esperienza così “multidisciplinare” e che saranno graditi ospiti tutte le volte che vorranno.
Magari per una cena a lume di candela, ma attenzione…. di candela di Lambretta…

Il locale è aperto tutti i giorni dalle 18.00, per info: prenotazioni@ambretta.org e +39 338 1137099.

Ps 1: presto una navetta, sotto forma di taxi londinese, farà la spola tra il locale e la metro Garbatella per trasportare i clienti.
 
 
Ps 2: le saliere a forma di Lambretta sono deliziose…chissà se i proprietari le vendessero…le comprerei di corsa!!!

22 settembre 2013

Bar d’Italia, l’estetica oltre al gusto

 
La presentazione della Guida dei Bar d’Italia del Gambero Rosso è stata, come negli anni passati, molto interessante sia in sede di premiazione dei vincitori sia per quanto riguarda l’offerta del successivo buffet.


Davanti ad un folto e numeroso pubblico, anche quest’anno sono stati premiati i migliori bar del nostro paese, un format che ormai tende ad essere estremamente versatile, adattandosi ai diversi momenti di consumo della giornata, con un’offerta di altissima qualità che punta anche sulla differenziazione.
L’attenzione infatti alle materie prime, selezionate meticolosamente e quando possibile autoprodotte, il recupero di antichi sapori dimenticati oltre a formule diversificate come l’orario no stop, costituiscono il valore aggiunto di questi locali che consente loro di fronteggiare al meglio la domanda di un consumatore in evoluzione.
Non è un caso che il Bar dell’anno, la Caffetteria Torinese di Palmanova (UD) sia stato premiato con la seguente motivazione: “si conferma per la seconda volta nel giro di tre anni, il locale che meglio interpreta il concetto di bar del terzo millennio, assommando qualità delle materie prime, originalità dell’offerta, attenzione all’ambiente, capacità di innovazione”.
Forse i Bar d’Italia stanno fronteggiando meglio questo periodo di crisi perché, al contrario dei ristoranti, consentono di “comprare felicità” ed eccellenze gastronomiche dolci e salate anche a prezzi contenuti ed in coerenza con l’alta ristorazione. Un modo di trasformare una “minaccia” in opportunità.
Molti nuovi locali che sposano le caratteristiche finora elencate (anche aperti da poco) sono entrati nella Guida e sono sicuro che la loro scelta sarà vincente come gli altri e soddisferà molto bene le esigenze del mercato.



Il post premiazione mi ha consentito ancora una volta di riassaggiare le delizie di noti e storici caffè, ma anche di gustare le prelibatezze, soprattutto salate (chi mi segue sa che di gran lunga le preferisco alle dolci), di locali che non conoscevo.

 
Voglio qui menzionare in particolare tre locali di cui ho particolarmente apprezzato i prodotti.
Innanzitutto citerei la pasticceria Caprice di Pescara della famiglia Camplone, delle cui tante specialità ho fatto un’autentica degustazione sequenziale.
 
 
Buonissimi i “tajarille e fasciule” un’ottima pasta e fagioli con zafferano, l’agnello cace e ove, le pipindune e ove e le lenticchie di Santo Stefano, servite in simpatiche cocottine.
 
I tajarille e fasciule della Pasticceria Caprice
Da non perdere sono poi a mio parere i bignè al formaggio de Il Chiosco di Lonigo (Vicenza), “un chiosco in versione luxury” come si legge nella Guida.
Ottime anche le specialità salate del Via delle Torri di Trieste, degli stessi proprietari del tempio dello street food triestino, Buffet da Pepi di cui ho parlato qui, presentando un’altra mitica Guida del Gambero Rosso. Ottimi in particolare erano i crostini con salmerino del Trentino, come pure il pan brioche e altre golosità rustiche.
Per una elencazione esaustiva di tutti i locali premiati, comunque, potete dare un’occhiata qui. Per scendere invece nel dettaglio delle caratteristiche di questi fantastici caffè, vi consiglio di acquistare di questa utile Guida. In cui sono presenti tanti bar che curano molto l’estetica, oltre che i contenuti ed il gusto.
 
 
Perché anche l’occhio vuole assolutamente la sua parte.

Bar d’Italia del Gambero Rosso 2014
1750 indirizzi per spuntini sani e sfiziosi
Gambero Rosso®
pp 352  - 10,00 euro

19 settembre 2013

Una pizza “Magnifica”

 
Il tema della pizza a Roma vede sempre il dualismo tra la pizza cosiddetta romana (più bassa e sottile) e quella “napoletana” (più alta e spessa). A fronte di questo scenario, si stanno però sempre più affermando locali di qualità più attenti alla particolarità degli abbinamenti, alla selezione degli ingredienti e delle farine, con un impasto la cui lunga lievitazione rende soffice e soprattutto leggera e digeribile la pizza. Una pizza 2.0 che rappresenta “una terza via”, non coincidendo né con quella romana, né con quella napoletana e che nasce a volte da continui “esperimenti” che si affinano nel tempo, in modo da creare un vero e proprio “metodo” e uno stile unico.
Un ulteriore esempio di questa tendenza è fornito dalla pizzeria “Magnifica”, situata in zona Balduina, in un locale accogliente e gradevole, di cui lunedì scorso si è tenuta l’inaugurazione alla presenza di tanti noti foodblogger e giornalisti.
Dopo più di dieci anni di pizza a domicilio di qualità Maurizio Valentini, proprietario di diverse pizzerie d’asporto a Roma, ha deciso quindi di investire in un progetto nuovo, ma sempre basato su prodotti d’eccellenza, lunga lievitazione e cura dell’ambiente.
 
 
Le sue pizze, cotte in forno a legna, sono preparate con farine integrali pregiate e impasto indiretto a lievitazione 48 ore, che viene valorizzato dall’utilizzo di soli prodotti freschi e di stagione.
La degustazione dell’altra sera non ha fatto che confermare le elevate aspettative che avevo su questo locale. Abbiamo cominciato con degli ottimi fritti, tra cui un buonissimo supplì ai fegatini e un filetto di baccalà croccante, digeribile e non unto, accompagnato molto bene con della buona marmellata di cipolle.
E’ stata poi la volta dell’assaggio delle protagoniste del locale, le pizze, che, come si nota scorrendo il menù, sono preparate seguendo un criterio di “regionalità”.
Veramente molto buona “La Tommasino” con mozzarella di bufala Dop sfilacciata, pomodorini semi dry (da dipendenza!) ed emulsione di basilico. Ottima anche quella con culatello, fichi e foglioline di menta, dal perfetto equilibrio tra i vari sapori.
 
 
Ma come resistere anche alla Pugliese, con burrata, pomodorini semi secchi ed olive taggiasche o alla “Carbonara al contrario”?
 
 
 
E’ da segnalare, inoltre, che presto arriveranno anche le “pizze d’autore” studiate e firmate ad hoc da illustri chef come Arcangelo Dandini e Pasquale Torrente, presenti tra l’altro all’inaugurazione.
 
 
Ottimi anche i dolci di Andrea De Bellis, tra cui una strepitosa mousse al cioccolato nero.
 
 
 

Interessante la carta delle birre, selezionate tra i migliori produttori artigianali (segnalo in particolare la AFO, All For Obsessed).


Se volete consumare una magnifica pizza, non vi resta quindi che recarvi alla… Pizzeria Magnifica!
Un ringraziamento doveroso va infine fatto agli organizzatori della serata, gli amici di Food Confidential, che hanno come al solito organizzato in modo perfetto un evento molto piacevole e soprattutto gustoso.

Pizzeria Magnifica
Via Ugo De Carolis, 72 D
00136 Roma
06/35452285

14 settembre 2013

Ajo, ojo e p…imenton de la Vera

 
Guardando la foto di apertura probabilmente penserete subito ad uno spaghetto al pomodoro più o meno ben riuscito. E invece no… si tratta di un piatto molto più particolare, anche se altrettanto semplice.
Il “segreto” è una spezia che ho scoperto relativamente da poco e che è davvero versatile, particolare e buonissima, il Pimenton de la Vera.
In pratica ho preparato uno spaghetto aglio, olio e Pimenton de la Vera, la cui preparazione è davvero facile, al punto tale che preferisco concentrare l’attenzione del lettore sulle caratteristiche del protagonista di questo piatto.
Il Pimenton de la Vera è in pratica un tipo di paprica (Dop) prodotta in Spagna nella zona di Caceres in Extremadura (Sud-Ovest della Spagna, abbastanza vicina al confine col Portogallo).
Questa paprica, che risale al secolo XVI quando era coltivata nel monastero di Yuste, è ottenuta dalla macinazione di frutti rossi delle varietà Jaranda, Jariza e Jeromín e della varietà Bola, essiccati con legna di quercia e/o rovere, con una tecnica tradizionale, la cosiddetta essiccazione a fumo. Si tratta di varietà estremamente rustiche, che si adattano bene alle condizioni climatiche della zona e all'essiccazione a fumo.
Quest’ultima, lenta, delicata e poco aggressiva, fa sì che nell'arco di 10-15 giorni il tasso di umidità dei frutti passi dall'80% a meno del 15%. Il prodotto finale ottenuto, chiamato cáscara, presenta un sapore e un aroma di affumicato intenso e penetrante e un colore rosso brillante. Successivamente la cáscara è trasportata ai mulini della zona per essere macinata in mulini di pietra. Infine, il Pimenton macinato passa attraverso le cosiddette piedras de transmitir, disposte orizzontalmente.
Il Pimentón de la Vera si può trovare nelle versioni dolce, agrodolce o piccante ed ha un alto potere colorante.
 
 
Tornando alla semplice preparazione del mio spaghetto, occorre far imbiondire in padella dell’aglio in olio extravergine ed aggiungerci al massimo (mettetene anche meno) un cucchiaino di Pimenton. Far ben amalgamare ed inserirvi gli spaghetti cotti al dente con qualche cucchiaio di acqua di cottura. Mantecare ancora e servire questo ottimo spaghetto quando sarà diventato più cremoso.
Il Pimenton de La Vera è anche un classico condimento del pulpo alla gallega e si utilizza in tutte le preparazioni dove c’è bisogno di avere un apporto di qualcosa di affumicato. La butto lì, anche se non l’ho ancora provata: una carbonara con un po’ di Pimenton al posto della pancetta? Provate, gente, provate…
Così un piatto classico della tradizione romana diventerà giallorosso, come la principale (non me ne vogliano i laziali) squadra di calcio della capitale…

7 settembre 2013

Paris est (toujours) une fête

 
Il mio viaggio a Parigi dello scorso luglio è ormai lontano, ma trovo solo ora il tempo di riordinare le idee sugli ottimi ristoranti che ho sperimentato nei giorni in cui sono stato nella Ville Lumière.
Questa volta vi racconto il mio tour per zone della città.
Il quartiere del Marais, vicino alla vivace Place de la Bastille, è il primo di cui vi parlo in questo goloso tour. Il Marais è un quartiere molto carino e alla moda, che consiglio sempre a tutti di visitare. Belle botteghe, negozi non omologati, musei molto interessanti ed originali, cibo kosher e felafel da sogno. Volendo fare una piccola deviazione, per i fan di Maigret non lontano da qui c’è il Boulevard Richard Lenoir, dove abitava nei romanzi di Simenon il noto Commissario (in realtà si tratta di un Boulevard piuttosto lungo, che arriva praticamente fino a Place de la République ed è proprio quasi alla fine di questo viale che si trova la sua abitazione).


Nel quartiere del Marais ho scoperto due ristoranti veramente meritevoli di essere recensiti, tutti casualmente nella stessa via, rue Vielle du Temple.
Il primo, Robert et Louise è definito “restaurant de feu” in quanto la sua specialità è la carne cotta a legna in uno scoppiettante e affascinante camino.
 
 
E’ un ristorante quasi d’altri tempi, che stride un po’ con lo stile del quartiere. Ma che bontà si possono trovare… La carne alla brace (tra cui l’ottima entrecôte) è tenera e succosa, servita con patate, insalata e deliziose salsine che solo i francesi sanno utilizzare così sapientemente.
 
 
Bello anche il locale, rustico, molto caldo ed accogliente e non caro. Si può mangiare anche sul bancone, se non c’è molto posto, e ciò aumenta il già forte fascino del locale.
Sempre in rue Vielle du Temple, poco lontano da questo ristorante, c’è una crêperie bretone à ne pas manquer, il Breizh Cafè .
 
 
Superato “lo scoglio” del proprietario davvero scortese, il posto è molto carino e si mangiano delle autentiche, classiche e croccanti crêpes bretonnes, le famose galettes di grano saraceno.
 
 
Ma le crêpes offerte sono anche declinate in mille altre varianti, anche “innovative”, con ingredienti e materie prime di alta qualità. Non a caso lo slogan del locale, aperto dal 2007 e con sedi anche a Cancale e Tokyo, recita: “La crêpe, autrement”. Ottimi anche i sidri, anche bio, serviti in seducenti “ciotole” di terracotta, che possono essere serviti con delle gustose crêpes dolci, oltre che con le galettes (in questo caso prendete quello molto secco).
 
 
Ci spostiamo ora in zona Montparnasse, un quartiere dalla cui stazione partono i treni verso l’Ovest, in direzione quindi della Bretagna, dell’Atlantico, dei paesi della Loira.
E’ un quartiere vivace, dominato dalla famosa Tour dalla quale, come la Torre Eiffel, si vede tutta Paris. A Montparnasse ci sono dei gloriosi ristoranti come Le Dome, La Rotonde (uno di fronte all’altro) o La Coupole, locali molto eleganti e cari che accolsero durante la Belle Epoque e non solo grandi artisti e scrittori (Picasso, Modigliani, Ezra Pound, Cartier Bresson solo per citarne alcuni).


Le Dome in particolare, oggi lussuoso restaurant de poisson, venne definito caffè anglo-americano per la presenza di scrittori inglesi ed americani che lo frequentavano, tra cui il grande Hemingway che lo citò anche nel suo bel romanzo “Paris est une fête”.
A Montparnasse ho optato per un ristorante sempre di proprietà del Dome, ma “più abbordabile” in termini di conto finale: Le Bistrot du Dome (il Dome possiede lì accanto anche una pescheria). Anche in questo caso si tratta di un restaurant de poisson dall’ambiente piacevole e accogliente e dai piatti a base di pesce particolarmente sfiziosi, indicati giornalmente sulla lavagnetta esterna.
 
 

Ho assaggiato in particolare un ottimo gazpacho andaluso con spiedino di gamberi e un lotte (una sorta di rana pescatrice) al limone confit (grande prodotto!), di una delicatezza e di un profumo eccezionali.


Sempre a Montparnasse ho scoperto (purtroppo tardi) un locale da sogno, molto simile a Vagenende, dagli interni Art Nouveau che era molto in voga durante la Belle Époque.


Già pregusto di assaggiare in un prossimo viaggio a Parigi le sue specialità come l’épaule d’agneau confite «façon 7 heures», il demi poulet rôti au jus, frites maison o il foie de veau poêlé lyonnaise, purée maison.
Last but not least un’altra mia validissima degustazione parigina: in zone “variabili” di Parigi (Place de la Madeleine, Porte Maillot, ecc.) c’è un camion “che fuma” ;-) ("Le camion qui fume") e che fa degli hamburger veramente gourmand: qui la mia recensione.
E la descrizione di altri luoghi golosi (e non solo) di Parigi non finisce qui… Stay tuned