Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

27 giugno 2013

Un tour tra i grandi chef


 Negli ultimi tempi ho assaggiato tanti ottimi piatti di illustri chef stellati.
Ma ciò è avvenuto non recandomi (e quindi….“sbancandomi”… :-)) presso i loro ristoranti (cosa che comunque secondo me ogni tanto vale la pena di fare) ma semplicemente prendendo parte ad alcune manifestazioni che si sono svolte in questo periodo, dove gli stessi super-chef erano presenti.
Ho già sottolineato come questi eventi siano molto interessanti, perché con una spesa abbastanza contenuta si riescono ad assaggiare piatti prelibati che non si ha tutti i giorni l’opportunità di degustare. Ed anche in questi eventi che vado a raccontarvi è stato così.
Una prima occasione di assaggio l’ho avuta in occasione del Roma Food and Wine Festival che si è tenuto presso l’Eataly appunto della capitale.
Qui al costo di 10 euro a piatto si potevano assaggiare interpretazioni diverse di varie pietanze, preparate appunto da grandi chef. In questo caso ho degustato quattro piatti tutti interessanti, ma che voglio elencare in ordine di gradimento: 
  • Al primo posto metterei senz’altro il buonissimo “Cous cous del pescatore” di Fabrizio Ferrari de Il Porticciolo84  di Lecco. Un piatto in cui il sapore del mare la fa da padrone grazie alla presenza di una bisque di pesce, ma anche di capesante essiccate e vari tipi di pescato con diverse consistenze. Il tutto ben si integrava con della buccia di limone grattugiata, che conferiva al piatto una gradevole freschezza: davvero una preparazione ben riuscita, oltre che una scoperta (per me) di un grande chef la cui cucina non conoscevo! 
 
  • Un altro cous-cous superbo è stato quello preparato da Francesco Apreda, lo chef del ristorante Imago dell’Hotel Hassler di Roma che l’ha abbinato con del “Curry indiano, abbacchio alla brace inversa e fluido di pasta al pomodoro”. Un piatto speziato, equilibrato, dalla non esagerata piccantezza, dalla carne morbida e affumicata e con una salsa leggera e deliziosa con cui irrorare il cous-cous. 
 
  • Uno dei miei chef preferiti, Gennaro Esposito (della Torre del Saracino) ha invece preparato un morbidissimo “Baccalà con le sue trippe, zuppetta di fagioli di Controne e broccoli “foglia d’olivo”. Un pesce tenero quindi, immerso in una zuppetta di tipicissimi fagioli del Sud, dolci, a fare da contraltare alla sapidità del baccalà: veramente un piatto notevole.
 
 
 
  • Infine Marco Stabile, de l’Ora d’Aria di Firenze, di cui avevo sentito parlare un gran bene ha preparato in quell’occasione un “Vitello Palamité” cioè a dire un vitello tonnato con l’utilizzo al posto del tonno della palamita, un pesce del mediterraneo che ha caratteristiche simili al tonno. La particolarità del piatto era innanzitutto la cottura a bassa temperatura della carne, condita con olio toscano, miele e aceto e poi la presenza di una sorta di uovo di tonno, con al centro un “tuorlo liquido” a base di capperi e acciughe. E che esplosione di sapori quando si “rompeva” il suddetto “tuorlo”…  
 
Tra i grandi chef ci metto senz’altro anche Andy Luotto al  cui ristorante temporaneo ad Eataly non sono certo mancato lo scorso mese di maggio.
 
 
 
Mi sono piaciute particolarmente le sue polpettine di baccalà con salsa agrodolce ai peperoni, ma anche l’ottima e morbidissima coscia di maiale cotta a bassissima temperatura. E che dire di questa pasta fatta in casa con erbette ed acciughe? Grande Andy, come al solito!
 
 
In ordine di tempo la mia più recente degustazione presso grandi chef è avvenuta al Vinòforum dove ho finalmente potuto assaggiare la notevole cucina dell’ormai notissimo Davide Scabin del Combal.zero abbinata a delle grandi bollicine di Franciacorta.
 
 
 Ho assaggiato cinque piatti di questo bravo chef, tra cui delle ottime capesante thai scottate appena in padella su un nido di pasta e latte di cocco ed un magnifico tonno di coniglio e verdurine di diverse consistenze, che ci ha riportato agli antichi sapori delle nostre nonne.
E vogliamo anche parlare della sua originale carbonara con uno spaghetto cotto “a freddo”? In pratica si tratta di spaghetti cotti perfettamente con una “cottura passiva” (2 minuti in acqua bollente con fiamma accesa ed il resto della cottura a fuoco spento con coperchio) conditi con una crema appunto di carbonara, erogata da un dispenser sul genere di quelli del ketchup, che conteneva i suoi perfetti ed esatti sapori, anche di affumicato: una magnificenza!
Insomma, un bel giro tra la cucina dei grandi chef, non è vero?

21 giugno 2013

I pub del ciclismo nelle Fiandre


Nelle Fiandre c’è un genere di locali molto interessante che abbina due grandi passioni del popolo fiammingo: la birra ed il ciclismo.
Li definirei pub del ciclismo e quelli che ho visitato sono tutti nei dintorni di Oudenaarde, una cittadina dove la popolazione cresce a “pane e ciclismo”.
Non è un caso che ad Oudenaarde sia presente il CentrumRonde Van Vlaanderen (CRVV) un bellissimo museo sulla storia del giro ciclistico delle Fiandre che contiene al suo interno tanti cimeli storici ma anche biciclette per sperimentare e simulare di persona quello che si prova quando si percorre un tratto in pavé, video sulla corsa, maglie retrò di corridori, ciclisti in miniatura, storie di eroi di ieri e di oggi e quant’altro.
 
 
 
Ma ad Oudenaarde è interessante visitare, oltre alle sue caratteristiche strade tra cui la sontuosa piazza centrale, anche il MOU il museo situato nello splendido palazzo del Comune che narra l’interessante, coinvolgente ed antica storia della città.
 
 
Ma torniamo al mio itinerario sui pub del ciclismo, che parte proprio dal museo di cui vi parlavo sopra. Infatti al suo interno c’è una bella brasserie, chiamata De Flandrien, in cui tutto parla di ciclismo. Persino alcuni sgabelli davanti al bancone principale riproducono la sella di una bicicletta. Biciclette sospese in aria, manifesti ciclistici di tempi andati, vecchie foto, maglie di corridori, insomma tutto trasuda ciclismo.
 
 
 
E che festa e quanta gente consuma della buona birra in questa brasserie quando è in corso il Giro delle Fiandre! LA corsa dell’anno per i fiamminghi… E magari in questo locale si può essere fortunati ed incontrare il mitico corridore (rivale di Merckx) Freddy Maertens che oggi collabora col Museo e che proprio qui ho avuto l’onore di intervistare.

In un discreto italiano, il grande ex corridore che è stato anche campione del mondo e che ha raggiunto significativi risultati anche al Fiandre ed alla Roubaix, ci ha raccontato tante cose. Tra cui il peso e la responsabilità di correre con la maglia di campione del mondo, la grande festa di un pubblico non solo fiammingo per il Giro delle Fiandre, la progressiva crescita del nostro campione di casa Vincenzo Nibali che quest’anno ha vinto per la prima volta il Giro d’Italia.
Altri mitici pub del ciclismo si trovano poco fuori Oudenaarde. Uno di questi è senz’altro il Café Sportpaleis (Kerkplein 6, 9750 Zingem, Tel. 09 384 11 33) che si trova nelle Ardenne fiamminghe a Zingem. Qui il proprietario è il cugino di Arthur Decabooter denominato "El Toro" per la sua potenza in bici, che vinse il Giro delle Fiandre nel 1960.
 
 
Un pub anch’esso molto orientato al ciclismo e a questo mitico corridore, dove trovano spazio anche delle antiche biciclettine e dei vecchi velocipedi di ferro in miniatura.
 
 
Qui si può bere dell’ottima birra, come quella già descritta nel precedente post dedicata al muro di Kwaremont, ma anche mangiare degli ottimi salami locali che figurano ben in evidenza appena dietro il bancone principale. Discreto anche il caffè che ho degustato insieme ad un gruppo di giornalisti spagnoli.
Un altro pub dedicato al ciclismo che consiglio è il De Nieuwe Keizer (Hauwaart 22, 9700 Oudenaarde, Tel. 0472-42.95.87) con tante grandi foto di campioni ciclistici belgi sulla facciata esterna del locale.
 
 
La caricatura del ciclista belga Leif Hoste
All’interno ci sono anche le maglie autografate di grandi campioni belgi odierni del ciclocross, come Sven Nijs e Niels Albert.
Già che ci sono, vi segnalo al volo altri locali (ristoranti/brasserie in questo caso) dove sono stato ad Oudenaarde:  
  • Wine & Dine dove ho mangiato tra l’altro dei superbi asparagi bianchi alla fiamminga;
 
 
  • La brasserie Priorij Van Elsegem dove la carbonnade è sempre ottima e si può mangiare anche una gustosissima zuppa di pomodoro;
  • E poi c’è da citare l’ottima birreria De Carillon dove bere, seduti anche ai gradevoli tavolini all’esterno, birre quali l’Ename blond, l’Ename Tripel, l’Adriaan Brouwer, la Liefmans Gouden Band, la Liefmans Kriek, ecc.  
 
ps: vi volevo segnalare un Concorso che vi dà la possibilità di vincere un weekend a Bruges. In caso di vittoria, vi consiglio anche di fare un salto ad Oudenaarde. E sui locali dove andare mi sembra cha abbiate solo l’imbarazzo della scelta…

13 giugno 2013

Compleanno del mio blog: il miglior brindisi è con le birre fiamminghe!


Il Belgio, si sa, è terra di buone birre e lo stesso si può senz’altro dire per la sua parte più a Nord e cioè la regione delle Fiandre.
Durante il mio weekend in questa bella zona, di cui già vi ho raccontato parecchio, ne ho avuto la conferma assaggiando tante ottime birre bevute spesso in contesti molto particolari, come ad esempio nei pub del ciclismo, di cui vi parlerò nel prossimo post.
Le prime birre degne di attenzione, nella parte delle Fiandre dove sono stato, sono quelle di un antico birrificio (risale al 1679) che ha sede lungo il fiume di Oudenaarde, il bel paesino delle Fiandre in cui il ciclismo è davvero un culto.


In questo birrificio la famiglia Liefmans porta orgogliosamente avanti un processo produttivo che per alcune birre segue una ricetta che risale a ben 300 anni fa. Con il nostro gruppo abbiamo fatto una visita molto interessante agli impianti, con una guida che ci ha ben spiegato tutti i passaggi produttivi.





La Liefmans produce birre tradizionali come la Goudenband birra bruna, corposa e complessa come tutte quelle tipiche di Oudenaarde, ma anche prodotti più “alla portata di tutti” come la buonissima birra alle ciliegie, la “Fruitesse”. Quest’ultima è rappresentata da un mix di birre “tagliate” con succhi di frutta naturali, che macerano 18 mesi insieme alle ciliegie nelle cantine dell’azienda. Ne viene fuori una birra fruttata, spumeggiante, effervescente e rinfrescante. E’ ottima servita fredda ed è perfetta per un dopo cena nelle serate calde che cominciamo ad avere.

 
Un luogo ideale dove degustare queste birre è proprio nella bella e caratteristica birreria accanto agli impianti di produzione Liefmans.
Un altro bell’esempio di birra di qualità proviene dal microbirrificio Smisje, poco fuori Oudenaarde, che ho visitato con un gruppo di giornalisti spagnoli l’ultimo giorno prima della partenza.



In questo caso si tratta di birre prodotte con passione dall’autodidatta e ormai grande esperto Johan Brandt, in una piccola azienda collocata in campagna in un contesto molto piacevole soprattutto nel periodo primaverile.


Johan produce con competenza le cosiddette “nature ales”, realizzate con ingredienti e materie prime naturali. Ottime le sue birre stagionali, che impiegano i prodotti disponibili appunto nelle varie stagioni.


Alcune altre birre fiamminghe, poi, sono legate a fil doppio a quello che è lo sport più importante nelle Fiandre e cioè il ciclismo; perché i birrai fiamminghi amano il ciclismo almeno quanto la birra!
Abbiamo ad esempio la Orvélo (cioè bicicletta d’oro) che fu birrificata per la prima volta in un garage o la brown ale “Orvélo Drome” (a ricordare i velodromi dove i ciclisti effettuano le loro corse su pista) dall’intenso profumo di luppolo ed erbe.
 
 
Poi c’è la birra dal gusto liscio con note di frutti maturi nata in onore del Muro di Geraardsbergen, la GiesbaargsMuurken che fu lanciata da alcuni appassionati nell’agosto 2011 nel Café 't Hemelryck in cima al “Muur”: questo locale è proprio il luogo migliore dove consumarla, anche per l’atmosfera ed il fascino del mitico muro.
Altra birra legata ai “muri” del Giro delle Fiandre è la Kwaremont Blond, birrificata dall’azienda Bavik nella zona occidentale delle Fiandre. Una birra bionda con sentori speziati creata per celebrare un altro mitico muro del Giro, il “Vecchio Kwaremont” (Oude Kwaremont).
Ultimo cenno ad una birra (una “amber ale”) della Vallonia, e quindi non fiamminga, ma legata fortemente al ciclismo. Si tratta di un prodotto biologico e gluten free di grande qualità, la Malteni. Il nome deriva dalla gloriosa squadra ciclistica italiana Molteni (convertito in Malteni a ricordare l’utilizzo del malto nella birra) in cui corse Eddy Merckx. In effetti l’etichetta ricorda la maglietta arancione di questa squadra ciclistica e, anche se non è una birra facile da trovare, la si può degustare ad esempio alla brasserie “De Flandrien” presso il Centrum Ronde Van Vlaanderen ad Oudenaarde.



Piccola chiosa finale per dire che il 10 giugno scorso il mio blog ha compiuto ben sei anni! Grazie quindi a tutti i miei lettori, silenziosi e commentatori, che vengono quotidianamente a frequentarlo. Sono cresciuto tanto insieme a voi e di questo vi ringrazio!
Allora cento di questi giorni al mio blog, brindando con bel boccale di buona birra delle Fiandre: scegliete voi il tipo che più vi aggrada!

10 giugno 2013

Nelle Fiandre sulla Due Cavalli

  
I festeggiamenti per i cento anni del Giro delle Fiandre ciclistico sono stati, come avete potuto già constatare da qualche mio post, davvero importanti e suggestivi.
Nell’ultimo week end di maggio, in particolare, essi sono culminati in due grandi e simpatici eventi, entrambi a tema retrò e vintage, che meritano di essere raccontati.
Gli eventi hanno quindi avuto come filo conduttore un ritorno al passato nel quale io, i miei “colleghi” blogger ed i rappresentanti italiani del Turismo delle Fiandre ci siamo piacevolmente immersi, così come tanta gente del luogo o rappresentanti di altri paesi.
Il primo evento, quello del sabato sera, ha riguardato una festa da ballo tenutasi nel suggestivo scenario del Palazzo del Comune di Oudenaarde. E il “dress-code” “imponeva” di vestirsi con abiti retrò…
La serata ha visto così “sfilare” tante bellissime “interpretazioni” di questo tema, con uomini e soprattutto donne davvero ben abbigliati secondo uno stile vintage corrispondente a diversi periodi del passato e non ad uno in particolare.


Anche la musica dal vivo ed i balli erano ispirati a tempi passati, con dei provetti ballerini che si immedesimavano alla perfezione nello spirito di epoche ormai andate.
Nel corso della piacevole e simpatica serata, mi sono anche divertito a scattare delle foto color seppia o in bianco e nero, che ben riproducevano un contesto in cui tutto sembrava piacevolmente retrocedere nel tempo.


Il giorno dopo si è tenuto un altro grosso evento del week end e cioè la RetroRonde  un Giro delle Fiandre amatoriale in bici d’epoca (comunque tenute ottimamente) con i relativi ciclisti anch’essi, ovviamente, vestiti “retrò”. Ad esempio, con pesanti e colorate maglie di lana, un tempo usate dai ciclisti, e con i copertoncini di ricambio delle ruote messi a tracolla.


Ma anche qui l’interpretazione “retrò” è stata la più varia, con maglie di squadre ciclistiche nazionali o sponsorizzate di varie epoche, sia abbastanza recenti (anni ’70-80) sia molto più antiche.
Non sono mancate bici da tandem, da donna o vecchi velocipedi con una ruotona grande davanti ed una molto più piccola dietro.



La Retroronde prevedeva diversi percorsi, dai più facili ai più impegnativi e il nostro gruppo ha avuto come unici rappresentanti nella corsa i simpatici Leo e Veronica del bel blog di viaggi “Life in travel”.
Mi riservo davvero (lo giuro solennemente!) il prossimo anno di arrivare allenato e fare anch’io questa divertente passeggiata in bicicletta.
Una passeggiata molto “panoramica”, per il bellissimo paesaggio che offrono le verdi campagne delle Fiandre, con campi coltivati, muccone bianche al pascolo, casettine dai tetti spioventi, fattorie e mulini a vento a fare da contorno agli eroi della giornata, i ciclisti.
 

Alcuni giornalisti e blogger che non hanno corso in bicicletta, come me, hanno poi avuto la bellissima opportunità di essere invitati dall’organizzazione a seguire la corsa in macchina.


In che tipo di macchina? Ma ovviamente in tipologie anch’esse retrò. Personalmente, ho seguito la corsa in due vetture che amo tanto (non a caso ho tanti modellini di macchine e queste due sono ben presenti nella mia collezione!): la mitica Trabant dell’ex Germania Est e l’altrettanto mitica Due Cavalli.
La prima, che sembrava quasi la bianchina di Fantozzi, con tanto di bandiera della Germania Est era un po’ scomodina dietro, ma bellissima. A tratti sembrava, poverina, quasi di non farcela sulle strade di campagna e in pavè delle Fiandre, che accolgono in altri periodi gare ciclistiche professionistiche con biciclette ben più tecnologiche.


Un altro tratto del percorso l’ho fatto in una mitica e fiammante Due Cavalli rossa, una macchina che adoro e che sto pensando seriamente di comprare usata (anche se sono consapevole che alcuni modelli ben tenuti costano una fortuna!).


Un altro aspetto carino di questa corsa erano le soste previste per ciclisti e suiveurs (i nostri autisti comunque ci hanno fatto fermare per fare delle foto anche fuori dai luoghi prestabiliti).
Soste che spesso avvenivano presso autentiche e bucoliche fattorie dove fare un break per ristorarsi brevemente, bere qualcosa, o scattare tante belle e colorate foto.
Nella prima sosta, ad esempio, sono state offerte delle freschissime e succose fragole, mentre delle pacifiche mucche guardavano in modo interrogativo la confusione di persone e di colori che si aggirava intorno a loro.
 
 
 
In una seconda sosta è stata invece offerta una zuppa tiepida di pomodoro, con biscotti croccanti tipo fette biscottate da intingerci dentro (ottimo il contrasto!): in quel momento della giornata una zuppa ci stava proprio bene, sia per i ciclisti che per i “più pigri”.
Il mio ritorno verso il punto da dove eravamo partiti, Ouenaarde, è stato altrettanto piacevole, scambiando tra l’altro interessanti chiacchiere sul ciclismo fiammingo con il conducente e sua moglie.
Come non poteva esserlo, d’altronde, nel bello scenario delle Fiandre e su una fascinosa Due Cavalli?

4 giugno 2013

Gent, uno scrigno di cose buone


Nel mio intenso weekend nelle Fiandre ho avuto modo anche di visitare (brevemente, purtroppo) la cittadina di Gent, che dista circa mezzora di treno da Bruxelles.
Con una simpatica ed esperta guida abbiamo fatto un tour dei luoghi del gusto di una delle tante città-gioiello delle Fiandre.
La prima tappa, in pieno centro, mi ha consentito di conoscere un interessante “street food” tipico di Gent. Si tratta di un prodotto, il “mastelle”, preparato fino a poco tempo fa solo nelle famiglie o nelle feste di quartiere come quello di Patershol, che utilizza ingredienti poveri come lo zucchero ed il burro.

Foto tratta dal sito www.facebook.com/pages/Mastelle-Co-Gent/345781935533686
In pratica si tratta di panini tipo bagels ripieni di burro e zucchero di canna che vengono letteralmente stirati col ferro da stiro per esser cotti (avevo visto stirare dei cibi solo nel caso di un locale a Roma, il No.Au, che stira le seppie…).
Ovviamente la stiratura non avviene direttamente a contatto coi panini, ma solo dopo che questi ultimi siano stati inseriti tra due fogli di alluminio.
Tutte le fasi della preparazione di questo cibo di strada le trovate in
questo sito che, sia pur in fiammingo, rende sicuramente l’idea del “processo produttivo”. A quanto pare l’unico posto dove attualmente si vendono in strada è quello dove me li hanno fatti scoprire.

 
La seconda tappa molto, molto interessante del mio tour gastronomico ha riguardato la visita ad un negozio di gourmandises tipiche della regione delle Fiandre e di Gent in particolare. Il negozio si trova nel bel contesto di un ex mercato della carne, con soffitto in legno e tanti prosciutti appesi a rendere l’atmosfera ancor più invitante.  


Perché i prosciutti sono una specialità di Gent e dintorni. Ne ho assaggiati di buonissimi: uno cotto favoloso, due crudi di diversa stagionatura (tra cui il tipico e tradizionale Jambon Ganda). Da abbinare assolutamente a dell’ottima senape piccante (Carlo V diceva che il prosciutto si gusta veramente solo se accompagnato dalla senape) che potete trovare ovviamente nel negozio in questione.
 
 
Ma il luogo deputato al solo acquisto della senape è Tierenteyn , un antico e spettacolare punto vendita dall’aria un po’ rétro, dove viene preparata ancora sul luogo.
Nell’ex mercato della carne si possono trovare anche le matten taarten di cui vi ho già parlato in altri post o i cuberdons, dei dolcini con un morbido cuore di lamponi, chiamati anche neuzekes o “piccoli nasi” per la loro forma simile ad un naso. Si possono poi trovare mille altre specialità tipiche come biscotti, birra, liquori, ecc.
E’ stata quindi la volta di una visita ad una stupenda formaggeria, chiamata non a caso la Mecca del Formaggio (Mekka van de kaas).
 
 
Beh, in effetti vedere quelle belle mucche bianche o pezzate nelle verdissime campagne delle Fiandre fa pensare che col loro latte ne devono venir fuori dei fantastici formaggi. Ed è proprio così…
Nella bottega che ho visitato figurano quindi ottimi formaggi belgi, ma anche olandesi e di altri paesi come il nostro, spesso molto ricercati e particolari. Nella breve (ahimé) sosta fatta presso questo negozio ho degustato i seguenti formaggi belgi, tutti imperdibili: 
 
  • Hopus: un ottimo formaggio alla birra Hopus;
  • Maredsous: prende il suo nome dalla relativa Abbazia nelle cui caves da generazioni il formaggio è affinato seguendo una ricetta dei monaci benedettini. La sua crosta color arancio, il suo aroma tipico ed suo gusto quasi cremoso sono davvero speciali;
  • Passendale: formaggio semiduro dal buon gusto quasi dolce e non eccessivamente deciso;
  • Pas de bleu: è un formaggio erborinato molto buono, non troppo piccante, che si chiama così perché nella prima prova che si fece per ottenere le classiche venature di erborinatura il risultato (il “blu”) non venne fuori. 
 
Ultima tappa del mio tour non poteva non toccare una cioccolateria. Un negozio che ha ben 75 anni di vita, gestito da quattro generazioni dalla famiglia Van Hecke che ha come obiettivo la massimizzazione della qualità dei suoi prodotti, conosciuti anche all’estero.
Per festeggiare i 75 anni di vita, a partire dal 2012 è stato realizzato un cioccolatino dalle caratteristiche uniche, che prende il nome di “Euforie75”. Il numero evoca appunto gli anni di vita della ditta, mentre la parola euforia è il sentimento che (giustamente) si ha quando si degusta la cioccolata.
In un prossimo viaggio a Gent visiterò meglio la città che avevo comunque già visto, sia pur ancora di fretta, lo scorso anno e mi riservo di sperimentare qualche bel ristorante magari nel quartiere di Patershol, dove ce ne sono di interessanti.
Di certo sò una cosa: che anche a Gent c’è il ristorante Belga Queen e se è come quello di Bruxelles vi consiglio di corsa di farci un salto…