Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

28 febbraio 2013

Pollo alla piastra su crema arancione e granella di mandorle


 
Preparatevi perché sul mio blog vi aspetta una serie di ricette che hanno come ingrediente (principale o secondario) le mandorle.
E’ una materia prima che mi piace e poi me ne hanno regalate un bel po’, di origine siciliana e tostate.
Cosa farci? Le mandorle le preferisco nettamente nelle preparazioni salate (e di questo mi occupo io) ma nei dolci come mi consigliate di usarle a parte la torta caprese e quelle più classiche?
Mentre ci pensate, io vi propongo un primo utilizzo in cui le mandorle appaiono come ingrediente direi secondario, ma neanche tanto.
Una ricetta semplice ma molto buona, una di quelle preparazioni che piacciono tanto a me :-)
Tanto per fare i fighi (mica solo con lo scalogno si può esser tali…) il nome di questa ricetta potrebbe essere:

 “Petti di pollo alla piastra su crema di zucca e carote, con granella di mandorle tostate tagliate grossolanamente e rosmarino
Eh?

Ecco come si fa:

Pulire per bene e tagliare a dadini una bella fetta di zucca e 4-5 carote. Lavare i dadini così ottenuti sotto l’acqua corrente. In una casseruola far imbiondire in olio extravergine della cipolla e successivamente metterci dentro i cubetti di carota e zucca. Far “tostare” poco tempo e poi coprire a filo con dell’acqua fredda. Dopo circa mezz’ora (anche meno) gli ortaggi saranno cotti. Far raffreddare un po’ e successivamente frullare col minipimer, fino ad ottenere una bella crema densa.
Sulla piastra intanto cuocere per il tempo necessario due petti di pollo. A questo punto siamo pronti per impiattare: sul fondo del piatto “a specchio” mettere una bella dose di crema arancione di zucca e carote tiepida. Adagiarci sopra i due petti di pollo grigliati e ben caldi. A guarnizione, sulla crema, aggiungere le mandorle tostate pestate grossolanamente (anche con un batticarne in un tovagliolo chiuso) e del rosmarino fresco.
Che dire? Provate e fatemi sapere. E fatemi sapere anche qualche proposta di utilizzo mandorle (in ricette dolci, ma anche salate).
Alla prossima!

24 febbraio 2013

Liguria, le specialità di un grande terra


 
L’altro ieri sera, nella bella cornice dell'H_Club Doney di Via Veneto a Roma, si è tenuta una piacevole serata dedicata alla Liguria.
Una regione che adoro come dimostrano i tanti post ad essa dedicati nel mio blog. La Liguria mi piace per il suo bel mare, le casette dei suoi borghi marinari tinte di colori pastello, la sua gente. Un popolo di marinai e di gente di mare che ho sempre apprezzato a dispetto di quanto si dice a proposito del loro carattere chiuso, poco aperto e molto parsimonioso.
Ovviamente adoro questa regione anche, last but not least, per la sua ottima cucina. Una cucina tra le migliori di Italia a mio avviso, che utilizza tanti ortaggi ed erbe aromatiche, sa bene come trattare il pesce, senza disdegnare i piatti di terra. E quindi nel complesso assolutamente non pesante ed altrettanto assolutamente in linea con i dettami della dieta mediterranea.
E’ stato quindi molto piacevole riassaggiare tanti cavalli di battaglia di questa buona cucina al Doney.
La serata, organizzata da Carlo Vischi nell’ambito del Progetto #pertuttiigusti, ha visto la partecipazione dello chef stellato Ivano Ricchebono, noto anche per la partecipazione in Tv alla ''Prova del Cuoco'' e titolare del ristorante The Cook di Genova Nervi (ed aggiungo anche tifoso della Sampdoria, squadra a me molto simpatica!).


Il braccialetto con i colori della Sampdoria dello chef
Con una interessante dimostrazione dal vivo lo chef ci ha mostrato tutti i segreti del pesto genovese, preparato al mortaio con un pestello rigorosamente di legno.
Anche se la cucina di oggi a volte porta ad utilizzare strumenti veloci e sbrigativi come il minipimer per preparare il pesto, è invece stato ancora una volta molto istruttivo vedere dal vivo la sua preparazione “artigianale”. Quest’ultimo è fatto innanzitutto di ingredienti di alta qualità e Dop: Aglio di Vessalico, Basilico genovese Dop, olio Riviera Ligure Dop, Parmigiano Reggiano Dop e Pecorino Romano Dop, oltre ai pinoli e al sale.
 
Dall'incarto si intravede il marchio Dop del Basilico genovese
 

Rispetto ai pesti più industriali una delle cose che fa la differenza è il grande profumo che viene su sin dalle prime battute delle operazioni di “pestaggio”. Un profumo che ricorda il mediterraneo, l’estate ed i suoi aromi. Ed in bocca è piacevole sentire a volte anche dei frammenti di basilico non perfettamente sminuzzati… E’ l’imperfezione (e non serialità) dell’artigianalità, cari miei…


Questo buon pesto lo abbiamo assaggiato in purezza (ottimo anche con la focaccia ligure), ma anche a condimento delle classiche trenette con fagiolini (altra materia prima tipica ligure) e patate; o ancora in arricchimento a sfiziosi finger food.
 
La sofficissima e profumata focaccia con le cipolle

Un altro piatto mitico offerto, poi, è il cappon magro che un ligure Doc presente alla serata ha definito “il piatto che si prepara alle persone che si vogliono veramente bene”.


A concludere degnamente la cena un dolce tipico di gran pregio e bontà: la Sacripantina (base di pan di spagna con crema al burro, cacao e nocciole), in questo caso in versione mignon.
E poi che dire dei vini? Semplicemente fantastici. Quello che più ho gradito è stato il Pigato “O mai bèn”, con sentori di cedro, alloro, macchia mediterranea.
 
 
Il produttore è il simpatico e preparato enologo Mauro Feola. Buono anche il rosso dal bizzarro nome Ormeasco di Pornassio di Casa Lupi e il Solarancio 2011 di La Pietra del Focolare.
Per non perdere anche a Roma (in attesa di recarsi sul posto) le specialità liguri ed il pesto fino al 28 febbraio potete recarvi quindi al Doney dove prosegue la rassegna ''Vi pestiamo tutti''. Info qui e nella locandina di seguito riportata.
 

16 febbraio 2013

Baccalà in salsa di krokos kozanis


 Per quanto mi piace il baccalà sembro un portoghese. Amo cucinarlo nei modi più disparati e cerco ogni volta di trovare una maniera diversa ed originale di prepararlo.
Questa volta l’ho voluto cucinare con della salsa allo zafferano (un piatto che ho mangiato tanto tempo fa in Svezia). Si, ma quale zafferano?
Ho utilizzato un buonissimo zafferano greco che ho comprato la scorsa estate: il krokos kozanis (è anche un prodotto Dop).
Del resto si dice che lo zafferano fosse coltivato in Grecia fin dall'epoca minoica. Tale ipotesi è confermata anche da un affresco di quell'epoca (1600 a.C.), “Il raccoglitore di crochi”, rinvenuto nella reggia di Cnosso a Creta, che rappresenta un giovane intento a raccogliere un cesto di crochi. Si sostiene poi che i greci fossero dediti alla coltura dello zafferano in epoca macedone e bizantina e che con la spedizione di Alessandro Magno tale coltura si sia diffusa in Oriente.
Lo zafferano che ho usato si coltiva nella Macedonia occidentale , in un’area che ha per epicentro Kozani, una pittoresca cittadina greca dove già nel XVII secolo d.C. lo zafferano era presente.
Il prodotto deve le sue elevate caratteristiche qualitative alle particolari condizioni pedoclimatiche della regione di coltivazione, nonché alle tecniche colturali (che costituiscono anche un importante fattore culturale e di conservazione dell'ambiente naturale) e alla tradizionale pratica seguita dai produttori della zona.
Lo zafferano costituisce uno dei principali settori produttivi della regione e svolge un ruolo preponderante nell'economia sia locale che, in generale, dell'intera provincia di Kozani.
 
Il mio piatto tra sole ed ombra
Dopo queste informazioni su questo zafferano, spero non noiose, ecco la ricetta del piatto di oggi:

In una padella, mettere del burro e farci imbiondire della cipolla. Aggiungere un cucchiaio o poco più di farina girando ed amalgamando con un cucchiaio di legno. Aggiungere del latte a poco a poco in modo da creare una sorta di besciamella.
Intanto a parte far decantare degli stimmi di krokos kozanis in del latte tiepido per circa mezzora. Inserire poi nella padella il baccalà a tocchettoni e aggiungere uno-due mestoli di brodo vegetale (o, volendo, di fumetto di pesce). Aggiustare di sale (poco). Far ridurre e poi aggiungere il latte tiepido dove sono stati posti gli stimmi di zafferano. In breve tempo la salsa assumerà un bel colore giallo carico. Far cuocere fino a che la salsa diventi di media densità (né troppo liquida, né troppo densa) ed il baccalà cotto (non impiega troppo tempo). Spegnere il fuoco, cospargere il baccalà di prezzemolo fresco tritato ed amalgamare bene. Impiattare e gustare subito!

9 febbraio 2013

Al rugby, encore une fois


 Il titolo mezzo francese è d’obbligo quando la partita di rugby a cui sono andato ad assistere domenica scorsa era Italia-Francia.
Italia-Francia… un motivo in più per andare a vedere uno sport che amo tanto, visto che in campo c’era l’équipe di una nazione che amo altrettanto molto (la Francia), come chi mi segue ben sa.
Un recente articolo di un bravo giornalista, Marco Pastonesi, dice che il rugby “accorcia l’inverno”. Per me è proprio così, il 6 Nazioni “mi tiene impegnato” a seguirlo per un paio di mesi ed il duro e lungo inverno sembra più corto…


Il bello del rugby è il suo spirito, la sua lealtà, l’unione dei tifosi anche avversari, al di là delle regole del gioco, tra l’altro piuttosto complesse. E’ la battaglia in campo e l’amicizia tra tifosi avversari sugli spalti: in una parola, quello che ogni vero sportivo vorrebbe.
 
Cos'è il rugby? I tifosi hanno provato a dare una risposta qui
Ma di tutto questo ho parlato già più volte, quindi non vi tedio ulteriormente.
Cosa dire allora su Italia-Francia? L’ambiente era bellissimo, di festa. Il fatto poi che la nostra nazionale sta progressivamente crescendo, battendo anche i forti rivali francesi, ha portato ancora più entusiasmo e allegria (io tuttavia non ero contento al 100%, perché la squadra sconfitta era quella della mia amata Francia…).
Un cenno ai tifosi francesi: ho apprezzato molto la loro competenza.
 

 
 Del resto il rugby in Francia (me lo confermeranno le mie amiche francesi che commentano sul mio blog) è uno sport nazionale, forse più del calcio. Non mi sorprende quindi che la cultura del rugby sia molto più intrinsecamente radicata nei francesi che in noi, come del resto accade anche nelle nazioni anglosassoni. In questo siamo anni luce indietro.
 
 
 
 
E non mi sorprende quindi anche che l’età media dei tifosi francesi presenti fosse abbastanza alta. Cosa molto diversa da quello che accade col pubblico italiano, con tanti giovani, molti dei quali secondo me vanno allo stadio più per curiosità e moda che per una forte e vera passione rugbistica.

 

E poi la protagonista di questi eventi è lei, la birra, che scorre a fiumi prima, durante e dopo le partite quando nel terzo tempo ha luogo, se vogliamo, la parte più divertente del match, con i tifosi che si uniscono e festeggiano comunque insieme, indipendentemente dall’esito della partita.


Il bello del rugby è anche il fatto che all’evento sportivo di solito accompagno qualche bella esperienza gastronomica. Io che abito dall’altra parte di Roma rispetto allo stadio, approfitto sempre di queste occasioni per mangiare “a rate” toccando vari punti “gourmet” di avvicinamento fino ad arrivare ai luoghi di ristoro nell’area del “terzo tempo” che però devo dire non mi fanno impazzire (e sono stato buono nel giudizio…).
Quest’anno lungo la strada verso lo stadio ho toccato il ben noto “Cristalli di zucchero” vicino al lungotevere, Bonci con la sua mitica pizza ed un arancino (di tagliolini al basilico) che va citato per la sua bontà. Poi, tornando a casa ormai esausto per la giornata intensa, una tappa alla pasticceria Siciliano-svizzera la faccio sempre, per mangiare sul momento e portare a casa cannolini e cassatine oltre, volendo, a delle specialità salate della grande, splendida cucina siciliana.

2 febbraio 2013

Le mie crêpes per la Chandeleur

 
Oggi è la Candelora o, come si dice in Francia, la Chandeleur. E’ la festa delle candele (in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Gesù, luce per illuminare le genti), che celebra la presentazione al tempio, di Cristo 40 giorni dopo la sua nascita. E’ quindi anche la festa della purificazione di Maria perché, secondo l'usanza ebraica, in base alle informazioni che ho acquisito su wikipedia, "una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre".
Un detto napoletano dice che alla Candelora c’è “viern à dint e estat à fora” cioè inverno all’interno delle case ed estate fuori. Non mi sembra che quest’anno sia proprio andata così…
In Francia il giorno della Candelora si mangiano le crêpes. E io oggi ne ho preparate alcune, ma in piccolo formato. Delle mini crêpes fatte con la mia mini padellina per blinis.
Per fare un omaggio alla Francia ed ai paesi di lingua francese, le ho preparate con dell’ottimo formaggio Saint Marcelin fermier (formaggio del lionese) e dello sirop de Liège e passate al forno con un pò di besciamella Chef. Buonissime!
E per concludere, vi lascio con questo link che celebra ancora fotograficamente la Candelora: buona festa!