Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

29 novembre 2013

Con Giorgione a Sua Eccellenza Italia


“Le diete sono una pausa di riflessione tra un pasto e l’altro”
Giorgio Barchiesi, “in arte” Giorgione

Tra le innumerevoli trasmissioni televisive a tema culinario una delle mie preferite è senz’altro quella che riguarda le ricette di Giorgione sul canale satellitare Gambero Rosso Channel (canale 411 della piattaforma di Sky).
Il programma si chiama “Giorgione orto e cucina” e di recente è in onda anche l’altro ciclo di puntate “Giorgione porto e cucina”.
Per chi non lo sapesse Giorgio Barchiesi, Giorgione, è un omone grande e grosso, molto simpatico, dal carattere aperto e sensibile che nelle sue trasmissioni apre le porte del suo orto dove coltiva di tutto e alleva animali di ogni tipo.
 
 
Le puntate iniziano con la raccolta dei prodotti nell’orto, corredata da interessanti informazioni sulle loro caratteristiche, per poi portarli a casa e cucinarli nel miglior modo possibile, vi assicuro.
Una cucina rustica, dai grandi sapori, vera, genuina, senza fare sconti a livello di abbondanza delle porzioni, che non cura più di tanto l’aspetto estetico dei piatti (per me questo è un particolare sostanzialmente irrilevante…).
Nella trasmissione Giorgione cucina a casa sua in Umbria - anche se ha pure un ristorante dove voglio assolutamente andare - in una dimora immersa in un bosco tra animali da cortile, cani e gatti.
 
 
Nell’ambito della riuscita manifestazione “Sua Eccellenza Italia”, che si è tenuta lo scorso weekend presso la Città del Gusto del Gambero Rosso di Roma, ho finalmente avuto modo di conoscere di persona Giorgione.
L’occasione è stata la registrazione di una trasmissione televisiva, a cui ho assistito, dedicata al Natale (“Un grosso grasso menù di Natale” che andrà in onda, segnatevelo, lunedì 9 dicembre alle ore 21.30 sul canale 411 di Sky).
Giorgione è simpatico come pensavo e ha cucinato grandi piatti insieme ad un altro bravissimo interprete della buona cucina come Matteo Tassi (sua la trasmissione, sempre sullo stesso canale, denominata “Serial Griller”).
 
 
I due hanno preparato insieme delle variazioni di frittelle di baccalà (molto buona quella fatta con pastella di farina di mais, Prosecco e poco aglio) e degli ottimi strangozzi col ragù del contadino (spuntature e rigaglie di pollo).
 
 
Spettacolare poi la loro faraona ripiena di castagne, mirtilli e macinato di salsiccia, con contorno di cavolo nero, degna davvero di un ricco e grasso pranzo di Natale.
 
 
La tre giorni di Sua Eccellenza Italia mi ha consentito di seguire anche la registrazione di un’altra trasmissione televisiva quella che, sempre con tema natalizio, hanno condotto gli altrettanto bravi Simone Rugiati e Max Mariola (tante le loro trasmissioni televisive sul Gambero Rosso Channel, tra cui rispettivamente “Io, Simone e gli altri” e “Max cucina l’Italia”).
 
 
Dalla loro cucina creativa sono venuti fuori tanti piatti interessanti, oltre che molti spunti ed idee che vorrei presto mettere in pratica a casa. Ottime le alici fresche (ripiene di Asiago e salvia) passate al forno, su broccolo fiolaro di Creazzo e crema di zucca;
 
 
buonissime le polpette alla amatriciana e incantevole il risotto col suddetto broccolo, servito con una buonissima marmellata di radicchio. Il contrasto tra il dolce e salato era davvero ben riuscito!
 
 
 
Un altro piatto fantastico che ho avuto modo di assaggiare a Sua Eccellenza Italia è stata la Cacio e Pepe di Patrizia Mattei dell’Antico Arco di Roma nell’ambito del suo interessante show cooking. All’Antico Arco ci sono stato tanto, troppo tempo fa ed ora è proprio tempo di tornarci!...
 
 
Alla manifestazione Sua Eccellenza Italia erano presenti anche tanti produttori, appunto “di eccellenza”. Una menzione particolare devo farla ai panettoni di Sal De Riso, morbidi profumati, veri dolci nel senso più godurioso della parola. Ottimi anche i tanti salumi di qualità, le mozzarelle di bufala campana e tra i superalcolici delle fantastiche grappe.
Un grande weekend all’insegna del buon gusto, quindi. Come sempre, del resto, alla Città del Gusto del Gambero Rosso.

26 novembre 2013

La mela rosa e l’aringa

 
Eccomi ancora a provare e testare in cucina la versatilità di un prodotto eccezionale, le Mele Rosa dei Monti Sibillini.
Stavolta le mele rosa le ho utilizzate in abbinamento al pesce. E con una ricetta meno legata al territorio dei Sibillini, ma secondo me buonissima e che vi invito a provare.
Volevo accostare la sapidità di un pesce con la dolcezza delle mele, ma combinando il tutto con altri elementi che potessero anche fornire croccantezza ed un lieve tocco di speziato.
Non pensate sia stato facile arrivare alla ricetta che vi propongo, che al contrario è stata frutto di lunghe (beh, non esageriamo…) riflessioni e meditazioni sulla migliore combinazione degli ingredienti. Che hanno “partorito” questa bella preparazione, che è la seguente:

Mezzemaniche mele rosa dei Sibillini, aringhe affumicate, curcuma e granella di nocciole

Ingredienti:
(per 4 persone)

5 Mele rosa
1 cipolla
Olio extravergine qb
3 filetti di aringa affumicata
2 cucchiaini di curcuma
Nocciole in granella
250 grammi di mezzemaniche di Gragnano
Sale (poco), pepe
Vino bianco, acqua qb

In una padella far soffriggere nell’olio la cipolla tagliata finemente. Aggiungere le mele mondate e tagliate a dadini (con la buccia). Sfumare con del vino bianco alzando il fuoco e poi aggiungere poca acqua. Far cuocere per circa una decina di minuti (anche meno). Pepare e salare pochissimo.
Nel frattempo far cuocere le mezzemaniche in acqua non troppo salata. Toglierle 1-2 minuti prima di fine cottura e porle in padella aggiungendo mezzo mestolo di acqua di cottura in cui avrete diluito i cucchiaini di curcuma. Aggiungere le aringhe tagliate a dadini e una abbondante manciata di granella di nocciole. Mantecare bene il tutto, finire la cottura in padella e impiattare, servendo il piatto ben caldo, il cui contenuto avrà una bella colorazione giallo-oro.
 
 
Guarnire il piatto ancora con della granella di nocciole e (più per decorazione e contrasto cromatico che altro) un ciuffetto di rosmarino.
Un piatto davvero azzeccato, con i sapori che ben si integrano tra loro. Suggerisco di provare la stessa ricetta anche con il baccalà o alici fresche o sottosale, avendo cura di inserirle verso fine cottura (il baccalà magari fatelo cuocere un po’ di più, facendo partire la cottura insieme alle mele).
Buon appetito!

22 novembre 2013

Guida Foodies 2014: ci sono anche quest’anno!

 
Come ormai di consueto, la settimana scorsa è stata presentata alla Città del Gusto del Gambero Rosso di Roma una Guida che io amo tanto: la Guida Foodies.
Sulla piacevolezza dei contenuti della Guida ho già parlato tanto (ad esempio, qui, qui, o qui) ed ho spesso detto che è quella che più si avvicina al mio modo di vedere la ristorazione e l’offerta enogastronomica di qualità, senza voti penalizzanti, senza necessariamente segnalare soltanto locali cari, ma che piuttosto va al sodo ed al cuore del gusto e delle cose buone, guidando gli amanti del buon cibo nell’acquisto o degustazione di prodotti/piatti davvero unici e che non deludono mai.
 
 
Per il terzo anno consecutivo, lo dico con grande orgoglio, ho avuto modo di collaborare a questa Guida che sento molto mia. Spero che con le mie segnalazioni tanti foodies come me possano scoprire locali nuovi, magari un po’ nascosti e ancora poco noti. Tra foodies non ci può essere che solidarietà e voglia di condividere belle food experience!
Anche io beneficerò con piacere delle nuove segnalazioni della Guida, pronto a sperimentare sempre e costantemente nuovi prodotti e locali (è il mio hobbie preferito!).
 
 
In questa Guida fresca di stampa figurano oltre 40 nuovi itinerari con box e pagine di approfondimento, per un totale di 1.200 indirizzi.
Per chi non lo sapesse ancora, non si assegnano voti ma vengono selezionati rigidamente i locali in partenza con gli esperti. Ogni regione è introdotta da un testimonial d’eccezione (un giornalista, un attore, un regista, un imprenditore, uno sportivo) che svela i suoi luoghi del gusto. Si sono ad esempio divertiti a raccontare il loro amore per la cucina e i loro locali preferiti Piero Chiambretti, Tania Cagnotto, Pupi Avati, Bruno Vespa, Lina Sastri, Mango.
È nel centro Italia che si concentra il maggior numero di locali foodies. La regione leader in questo senso è il Lazio con ben 102 locali selezionati, seguito dalla Toscana con 77 e dalla Lombardia con 72.
 
 
Questi numeri non mi sorprendono affatto: a Roma stanno emergendo velocemente tanti nuovi locali interessantissimi, che propongono una cucina innovativa, sfiziosa, senza perdere di vista la tradizione.
Analoghe considerazioni si possono fare per Milano, mentre non conosco molto i locali della Toscana ma posso solo dire che i piatti di un ristorante premiato, “In Fabbrica” di Firenze, sono davvero strepitosi (ottima la zuppa di funghi e fagioli condita con uno stupendo olio nuovo, offerta nel buffet del dopo presentazione).
 
 
 
Inoltre il locale è molto particolare perché si ambienta in una mensa aziendale di una ex fabbrica, con tanto di camerieri in divise da operai o in uniformi militari e lampadari a forma di falce e martello.
 
 
Cos’altro dire? Di locali interessanti come questo è piena questa Guida… Compratela quindi perché è davvero utile e così, da veri foodies, potremo scambiarci opinioni sui tanti locali recensiti o magari andarli a sperimentare insieme.
Buona lettura!

Guida Foodies 2014
Gambero Rosso®
352 pagine
in edicola e in libreria

19 novembre 2013

Il risotto rosa delle Marche

 
Tra le varie regole che disciplinano gli abbinamenti, una che mi convince sempre è che le materie prime di uno stesso territorio si accordano sempre bene tra loro, quasi si riconoscessero l’una con l’altra e stringessero un patto di amicizia e di amore tra loro.
Questo vale sia per l’abbinamento dei cibi con i vini, sia per le materie prime e prodotti che si combinano tra loro.
Nell’ideare allora un qualcosa che potesse accordarsi bene con le mele rosa dei Monti Sibillini, le cui ricette avevo promesso di presentarvi dopo il post della scorsa volta, non potevo che cercare nella stessa loro regione di origine e cioè le Marche. O, ancora meglio, nello stesso terroir delle mele rosa e cioè nei Sibillini.
Tra le tante idee che mi sono venute in mente, ho pensato ad un risotto con mele dei Sibillini ed il fantastico Pecorino degli stessi Monti Sibillini, altro Presidio Slow Food e gran prodotto proveniente da latte di pecora Sopravissana.
Il problema è che qui a Roma non si trova così facilmente quest’ultimo prodotto, anche se sono pronto a giurare che prima o poi riuscirò a trovarlo e che questo risotto avrà una gran riuscita.
In alternativa, e visto che mi continuava a piacere l’idea dell’abbinamento mele rosa-pecorino, ho pescato sempre nelle Marche un altro grande pecorino e cioè il ben noto Formaggio di Fossa di Sogliano, una Dop di grande pregio, sapore e sapidità. Tra l’altro questo formaggio si può produrre anche nella provincia di Ascoli Piceno e quindi più ricetta del territorio di così…
 
 
La mia prima ricetta con le mele rosa è stata quindi la seguente:
 
Risotto Vialone Nano con mela rosa dei Sibillini, composta di mela rosa e mosto d’uva e Pecorino di Fossa di Sogliano
 
Il riso che ho utilizzato è il Vialone Nano, ideale per risotti, dal chicco più piccolo e tondeggiante rispetto ad altri risi. Davvero un gran prodotto!
 
Ecco la ricetta.
 
Ingredienti per 4 persone:
8 tazzine di riso Vialone Nano (io ho utilizzato quello veronese Igp)
8 mele rosa (4 tagliate a cubetti senza buccia e le altre tagliate a cubetti con la buccia)
150 gr di formaggio di fossa Dop tagliato a dadini
4 cucchiai di composta di mele rosa e mosto
2 cipolle bianche
brodo vegetale qb (ma eventualmente può andar bene anche quello di carne)
burro qb
poco Pecorino Romano grattuggiato
 
In una padella far appassire in una generosa dose di burro una cipolla. Successivamente aggiungere le quattro mele rosa sbucciate e tagliate a cubetti.
Dopo circa 5 minuti aggiungere due cucchiai di composta, amalgamare bene. Far cuocere ancora e aggiungere successivamente poca acqua. Far ridurre e tenere da parte.
In una pentola intanto far sciogliere del burro e aggiungere l’altra cipolla tagliata sottilmente. Aggiungere due cucchiai di composta. Far ben amalgamare e poi aggiungere il riso per la fase della tostatura. Cominciare ad aggiungere il brodo facendolo assorbire ad ogni mestolo come per un normale risotto. Verso metà cottura, aggiungere tutte le mele ripassate precedentemente in padella.
Dalla metà in poi della cottura aggiungere in un paio di riprese successive (non ravvicinate) parte delle mele tagliate a dadini con la buccia e, pochi minuti prima della fine cottura, i dadini di formaggio di fossa.
A cottura ultimata, mantecare con burro e poco pecorino (romano in questo caso) grattugiato. Servire ben caldo, guarnendo ancora con dei dadini di mela rosa non sbucciata.
 
 
L’inserimento delle mele in diverse fasi di cottura del risotto è stato da me voluto per conferire al piatto finale delle consistenze diverse della mela: ben cotte nel caso di quelle ripassate in padella, abbastanza cotte nel caso di quelle della prima tornata, più croccanti quelle della seconda, sostanzialmente crude ma non troppo (il calore del riso le cuoce leggermente) quelle che hanno guarnito il piatto…
La caratteristica di questo risotto, inoltre, è il bel contrasto tra la sapidità del formaggio e la freschezza, dolcezza ed acidità delle mele.
L’aggiunta della composta poi conferisce al piatto, oltre che delle note vinose provenienti dal mosto, una colorazione rosea che è quello che mi permette, come volevo, di poter definire “rosa” il risotto. Così come le mele…
Bon appétit!

12 novembre 2013

Un week end "in rosa" nei Sibillini


Circa una settimana fa sono stato in una zona incantevole delle Marche in provincia di Ascoli Piceno. L’occasione è stata la festa della Mela Rosa dei Monti Sibillini, un prodotto di alta qualità Presidio Slow Food, molto diverso dalle mele più “commerciali”.
Le mele rosa dei Monti Sibillini sono infatti piccole, irregolari, leggermente schiacciate, rustiche, più “bruttine” rispetto alle mele che troviamo generalmente sul mercato.
Nonostante ciò, la mela rosa è un prodotto buonissimo, ma poco appariscente ed è per questo che non riesce a competere con le altre mele.
La sua coltivazione era stata quasi completamente abbandonata ma, grazie al lavoro della Comunità Montana dei Sibillini che ha reintrodotto gli ecotipi conservati nei centri di ricerca locali, è tornata sul mercato.
Le mele rosa, il cui nome è dovuto al loro profumo di rosa che emana la pianta in fiore e alle sfumature di colore che talvolta assumono, sono coltivate tra i 450 e i 900 metri di altitudine, dalle aree collinari fino alle valli appenniniche e ai Monti Sibillini. Hanno la particolarità, come ci ha spiegato il Responsabile del Presidio Slow Food Nelson Gentili, di produrre frutti solo negli anni pari, mentre negli anni dispari sono quantitativamente davvero poche. Sono raccolte da fine agosto alla prima decade di ottobre e si conservano perfettamente fino ad aprile.
Queste fantastiche mele hanno una polpa acidula e zuccherina e un profumo intenso e aromatico. Alcune di esse sono verdi con striature rosa o giallo aranciato, altre sono gialle, con sovracolore rosso vivo nella parte soleggiata del frutto (molto interessante il contributo della luce alla formazione del colore di questi frutti), altre ancora sono verdi, con striature rosso vinoso.
Il Presidio ha redatto un disciplinare di produzione, che garantisce la qualità dei frutti, prevede tecniche di coltivazione ecocompatibili e ne individua l’area di produzione, che comprende vari comuni tra cui quello di Montedinove.
E proprio Montedinove è stato teatro dei festeggiamenti per la promozione della mela rosa. Questo borgo medievale, situato ad un’altitudine di circa 600 metri, è davvero carino e pittoresco.


Sull’origine del nome ci sono varie ipotesi: la prima si rifarebbe al monte dei nove colli che appaiono anche sullo stemma comunale; la seconda invece sarebbe legata al monte delle nuove, intese come novelle, novità che nel Medioevo si trasmettevano con segnali dalle alture. Ma si vuole il suo nome legato anche alla scomparsa città di Novana, menzionata da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia.
Con il gruppo di foodblogger con cui ero in compagnia abbiamo visitato questo incantevole paesino, molto pulito, curato, addobbato in ogni dove con incantevoli ceste di mele rosa ed altri frutti d’autunno dai colori caldi.



Da ogni sua stretta traversina o viuzza, oltre che da ampi belvedere, si può godere di una superba vista sulla campagna marchigiana e sui Monti Sibillini, con tante sfumature di verde degne dei migliori paesaggi collinari della nostra Italia centrale.


Una luce particolarmente bella durante il nostro weekend ha contribuito ad impreziosire questi colori.
Nella piazza principale del paese, piazza Novana, abbiamo potuto ammirare il bel Palazzo comunale con la torre dell’Orologio, che illuminato di sera è ancora più suggestivo.

La Torre dell'Orologio nella piazza principale di Montedinove
Al suo interno il primo giorno della manifestazione abbiamo potuto assistere ad un interessante convegno con illustri relatori in cui si puntava l’accento sulle virtù della mela rosa, con le sue tante proprietà salutistiche e le differenze con le mele del Trentino, più note commercialmente.


Molto interessante è stata anche la degustazione comparativa di queste ultime mele con la protagonista della due giorni di Montedinove, con notevoli differenze dal punto di vista della consistenza, della croccantezza, della succosità, della masticabilità.
E ancora, dal punto di vista gustativo, in termini di dolcezza ed acidità. Per non parlare delle note olfattive…


Nella piazza principale, intanto, le bancarelle offrivano i migliori prodotti locali. Oltre alle mele rosa, ed alla relativa composta ho scoperto un altro eccezionale prodotto della zona, l’anice verde di Castignano.
Un prodotto eccezionale, grazie alla coltivazione in terreni collinari ad esposizione soleggiata che, grazie alle fresche correnti d’aria che si formano tra i calanchi e le falde dei monti della zona, rendono i semi ricchi di profumo e pieni di dolcezza. Inoltre la concentrazione di anetolo è senza dubbio più alta di altri anici, come hanno dimostrato autorevoli studi dell’Università di Camerino.
La cena di gala della prima sera, alla presenza delle principali figure istituzionali del comune di Montedinove e di illustri accademici, è stata come ci si attendeva molto interessante e tutta a base di mela rosa, ovviamente. Ho particolarmente gradito in particolare il risotto alla mela rosa con zafferano e noci, ma anche, tra gli antipasti, delle ottime “chips” di mela rosa fritte.


Buoni anche l’altro antipasto (polenta, salsicce e mele rosa) ed i secondi che abbinavano carni varie e mele rosa. Decisamente ottimo anche il sorbetto finale a base di questa mela, fresco, profumato, dissetante e che puliva la bocca, dopo una cena indubbiamente abbondante.
Il giorno dopo abbiamo fatto una visita veramente interessante all’azienda biologica Sanafrux.


Un’azienda gestita da un imprenditore giovane (Alberto Antognozzi), preparato, e molto convinto sulla scelta di intraprendere la strada del biologico, recuperando anche delle varietà di legumi e cereali antichi ed in via di estinzione.
L’azienda produce farro, farina di farro, farine di grano tenero, ceci ma anche frutta (comprese le mele rosa) e del vino tra cui un ottimo passito.



Nel ricordare questa visita mi ritornano in mente anche le tante sfumature di colori degli alberi da frutta ed il paesaggio mozzafiato che la campagna marchigiana in questo periodo ci regala.



Nel pomeriggio dell’ultimo giorno abbiamo infine partecipato ad una altrettanto interessante degustazione di dolci preparati con le mele rosa, tra cui lo strudel, le crostate e una versione soffice che comprendeva anche ingredienti come il mosto d’uva e l’anice.
Il nostro bel weekend è terminato con un gradito omaggio di mele rosa e relative composte. Sta alla creatività di noi foodblogger ora prepararci gustose ricette che vedrete presto su questi schermi.
Un grande ringraziamento, infine, è doveroso a chi ha fatto sì che questa manifestazione sia risultata così ben riuscita. In particolare un enorme grazie deve andare a Luca Marcelli, per aver organizzato così bene questo splendido weekend “in rosa”.

9 novembre 2013

#WestinAbruzzo: that’s amore!

 
Alcuni giorni fa nel sempre bel contesto dell’H-Club Doney di Roma ha avuto luogo un aperitivo dedicato ai sapori della bella terra d’Abruzzo, una regione in cui, ogni volta che ci sono stato, ho sempre mangiato molto bene. Non è un caso, ad esempio, che lo chef Niko Romito, col suo ristorante a Rivisondoli, abbia (meritatissimamente) ottenuto di recente la terza stella Michelin.
Nel fascinoso lounge bar del Westin Excelsior ho avuto modo di degustare ottimi piatti, che potevano nascere solo da materie prime di grande eccellenza, oltre che dalla bravura di chi li ha preparati.
 
 
 
Ed infatti il parterre des rois era di tutto rispetto: l’ottima Pasta Verrigni, l'olio Ursini (di questa azienda letteralmente adoro anche i suoi famosi “pestati”), i vini dell'azienda Marchese Luca Dazio (molto buono il Pecorino), le birre tra cui la "Blanche de Valerie" del Birrificio Almond '22.
 
 
 
Nel corso della serata il blogger Marco Ricci ha preparato e presentato una sua ricetta, degli spaghetti al pomodoro con polpettine che sono andati talmente a ruba che non sono riuscito ad assaggiarli (ma di questo piatto i miei competenti amici blogger ne hanno parlato un gran bene!).
La Pasta Verrigni, trafilata all'oro, è stata la grande protagonista anche di altri piatti, come un'ottima Amatriciana ed una Cacio e Pepe di grande pregio.
La riuscita di una serata, comunque, è sempre determinata dalle persone presenti. Ed anche da questo punto di vista l’aperitivo è risultato di successo.
Sempre ottima l’organizzazione di Carlo Vischi e sempre piacevoli sono state le conversazioni con i produttori ed i tanti amici blogger. Ma ogni volta ho l’opportunità di conoscerne di nuovi e questo non può che farmi piacere, perché gli spunti di confronto e quindi di crescita personale in questo modo sono infiniti.
 
Foodblogger e partita Juve-Real Madrid....
Ancora un ringraziamento quindi a Carlo Vischi, a “sua pastità” lo storico pastificio Verrigni e a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa bella serata.
Per chi volesse degustare tutti questi piatti e prodotti il Doney è pronto ad accogliervi, per l'aperitivo, il pranzo ed il brunch domenicale.
Alla prossima!

5 novembre 2013

Una giornata al Parc Asterix


Ogni volta che vado in Francia o Belgio compro sempre un libro in francese con le storie di Asterix, sia per esercitarmi un po’ con la lingua, sia per divertirmi con le vicende di questo gruppo pazzo di Galli.


Asterix, Obelix e la loro truppa tanto facevano impazzire e “addolorare” le legioni romane presenti nella regione della Francia che corrisponde più o meno all’attuale Bretagna, anche grazie ad una pozione magica che dava loro tanta forza, preparata con cura dal saggio Panoramix.

 

Tutto ciò non poteva non indurmi ad andare, nell’ultimo mio viaggio a Parigi, a visitare il Parc Asterix un grande parco simile a Disneyland Paris situato, come quest’ultimo, fuori città non lontano dall’aeroporto Charles De Gaulle.
Dopo aver pagato un biglietto d’ingresso piuttosto “salato”, il Parco è davvero bello e diviso in diverse aree tematiche, che ricordano le varie avventure di Asterix, anche fuori dalla terra di origine (battaglie in Egitto, Grecia, Roma, contro i Vichinghi, ecc.).


Naturalmente viene ricostruito il villaggio dove normalmente risiedevano Asterix e compagni con capanne di paglia, menhir e altre strutture e con Asterix ed Obelix “in carne ed ossa” pronti ad accogliervi e salutarvi.

 

Il Parco si adatta bene a chi vuole divertirsi con giochi tipo Luna Park (anche da forti emozioni, come vari tipi di “montagne russe”) ma è molto bello un po’ per tutti, con delle fascinose navigazioni in vari fiumiciattoli con diversi tipi di imbarcazioni, percorsi in macchine d’epoca o tour in castelli “della paura”.
Il Parco è pieno di negozi dai nomi divertenti che prendono spunto dalle storie di Asterix, con i più diversi gadget legati al suo mondo e articoli di abbigliamento.
Divertenti sono anche alcuni cartelli presenti nel Parco, come quello che indica il consiglio dei saggi druidi “di non usare il sapone nella confettura di mirtilliJ o quelli presenti su alcune costruzioni/oggetti, come il distributore di benzina che distribuisce “fieno senza piombo”.



Vi sono poi anche spettacoli dal vivo, tra cui delle divertenti battaglie tra romani e Galli, rappresentazioni teatrali e performance di delfini.
Il lato gastronomico e l’offerta di ristorazione (molto ben presente) non offre certo pietanze e carne di cinghiale da grandi banchetti a cui siamo abituati dalle storie di Asterix, né tantomeno bevande ispirate alla pozione magica di Panoramix, ma si possono mangiare panini, hot dog ed altri cibi per prendersi una pausa nella lunga visita al Parco.
Il Parco è aperto più o meno dalla primavera a fine autunno e ci sono molte formule, anche convenienti, d’ingresso.
Con il Parc Asterix si entra in un mondo di fantasia, di colori e di avventura in cui anche le persone adulte ogni tanto, volentieri e con piacere, si immergono.

Ps1: si accettano suggerimenti sugli ingredienti della ricetta della pozione magica del druido Panoramix. Prepariamola insieme e vediamone gli effetti…;))


Ps 2: anche io, come Obelix, e da buon foodblogger “ho ancora un po’ fame” ;))