Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

27 marzo 2012

In carrozza con la mozzarella


Anche di questo golosissimo piatto campano non avevo mai parlato nel mio blog e, visto che l’ho mangiato recentemente dopo tanto, troppo tempo, eccolo condiviso con voi sul mio diario enogastronomico on-line :-)
Si tratta della mitica mozzarella in carrozza, un piatto che mi fa davvero impazzire e che rientra sicuramente nella top-ten dei miei preferiti.
Un piatto certamente non leggero, ma che mangerei a volontà per la sua morbidezza, fragranza ed eccellente bontà.
C’è chi prepara la mozzarella in carrozza con del pane casareccio ma io preferisco di gran lunga le morbide fette di pane in cassetta che sono anche più pratiche da usare. E che mangerei in quantità industriali, anche semplicemente fritte senza la mozzarella…. Da bambino ne andavo ghiotto…
 In ogni modo, visto che oggi non ho tantissimo tempo di dilungarmi ulteriormente, vado subito al sodo. Ricetta:

Prendere delle fette di pan carré (questa volta le ho tagliate in diagonale in modo da ricavare dei triangolini) e bagnarle appena in un po’ di latte. Formare quindi dei tramezzini ponendo tra le due fette di pane in cassetta una fettina non troppo spessa di mozzarella. Immergere i tramezzini in abbondante uovo sbattuto (leggermente salato) e passare il tutto nel pangrattato, assicurandovi che tutti i lati siano ben ricoperti e “saldati”. Friggere successivamente in abbondante olio di semi. Far asciugare quindi su carta assorbente e gustate i “tramezzini” quando saranno diventati tiepidi, con la mozzarella ancora filante. Devo dire però che anche freddi e ben riposati hanno il loro perché…

Fuori di casa non sono mai riuscito a mangiare della mozzarella in carrozza così buona.
Mi date dei consigli su dove mangiarla come si deve al ristorante o in pizzeria? Ve ne sarei grato….
Alla prossima!

22 marzo 2012

Il Canada a Roma, almeno per una sera

Foto Gambero Rosso
Il mio rapporto con la cucina e le materie prime di origine canadesi certamente non aveva dei precedenti sia perché non sono mai stato in Canada sia perché è difficile qui a Roma trovarne molte tracce.
Ho colto quindi con grande piacere l’invito del Gambero Rosso a partecipare alla cena canadese che si è tenuta l’altro ieri sera alla Città del Gusto di Roma.
La serata è stata veramente molto piacevole ed elegante nel fascinoso scenario del Teatro della cucina di questa bellissima struttura, che io definisco la “capitale del gusto” a Roma.
Ho scoperto tanti nuovi ed interessanti prodotti ed ho molto apprezzato la capacità di usarli sapientemente da parte di due bravissimi chef, uno canadese di origine italiana (Cesare Santaguida) e l’altro italiano (Luca Ogliotti) e “padrone di casa” alla Città del Gusto.

lo chef canadese

I due chef hanno proposto due menù differenti, uno canadese e l’altro italiano, utilizzando delle ottime materie prime provenienti dal Canada.
Materie prime da cui vorrei partire per poi inserire il commento ai piatti offerti durante la serata, che sono stati tutti in grado di esaltarle in modo magistrale. Anche per mettere un po’ di ordine nei miei “appunti mentali” che “ho preso” durante la degustazione delle varie portate.
Bisonte
Si tratta di una carne rossa magra, con un sapore ricco, ben distinto e particolare, ideale da cucinare alla griglia e al forno, per sensazioni culinarie assolutamente uniche.
Nella cena dell’altra sera il bisonte è stato preparato in due ottimi modi:

· coperto da un demiglace di mirtilli, servito con riso selvaggio e accompagnato da mirtilli rossi e rafano;
·
in tartare in un cannolo croccante, con spuma di ceci di Onano al rosmarino.

foto Gambero Rosso

Per ulteriori informazioni su questo prodotto: www.canadianbison.ca

Astice
Questo crostaceo dal sapore dolce e dal colore bianco con “rivoli” rossi è stato una delle note più liete della serata. La sua dolcezza e delicatezza in tartare contrastava benissimo con la sapidità della carne in un piatto chiamato “Carpaccio mare e monti con filetto di manzo heritage angus canadese e coda di astice accompagnato da una vinaigrette di mirtilli rossi canadesi”.
O trionfava nei due piatti più buoni della serata a mio avviso:

· una bisque di astice con “sabbia” di mais croccante ed erba cipollina;

prima della bisque, foto Gambero Rosso

con la bisque, foto Gambero Rosso

· dei golosissimi tortelli di astice con crema di carciofi alla romana e foglioline di mentuccia.





Alcuni siti per approfondire la conoscenza dell’astice canadese:


Riso selvatico
E’ un riso a grani molto lunghi e sottili, dal colore marroncino e dalla consistenza croccante, piacevole in bocca ed anche molto leggero.
Nella serata di dell’altro ieri si abbinava molto bene nel piatto di cui sopra col bisonte ed era perfetto in un ottimo dolce preparato dallo chef italiano e cioè la “golosità ai mirtilli rossi, ricotta di bufala e riso selvaggio canadese”.


Devo dire che è un riso che già adoro e che spererei di trovare in qualche negozio qui a Roma. Anche se verosimilmente molto più costoso rispetto agli altri risi, lo comprerei di sicuro.

Vini canadesi ed Icewine
I vini canadesi sono ottenuti da uve coltivate nelle aree meridionali dell’Ontario e della British Columbia. Tra i vini canadesi degustati mi è piaciuto molto l’icewine, una sorta di vino passito ma meno dolce e molto profumato (quello degustato è stato il Paradise Ranch Riesling IceWine 2006 Okanagen Valley, British Columbia).


Gli icewine sono probabilmente i vini canadesi più famosi ed il Canada è il maggiore produttore mondiale. La loro dolcezza, inimitabile e avvolgente, ha dato loro una reputazione imbattibile nel mondo dei vini da dessert. La produzione di questi vini di prestigio è regolata in modo molto severo, per garantirne la qualità. La temperatura deve scendere ad almeno -8°C affinché i grappoli, ghiacciati, possano essere vendemmiati a mano e possano quindi rilasciare soltanto il meglio del loro concentrato zuccherino. Ne derivano vini di spettacolare densità e ricchezza che, anche a causa della limitatezza dei raccolti e della bassa resa per ettaro, vengono venduti a prezzi piuttosto elevati.

Sciroppo d’acero
Non lo abbiamo assaggiato direttamente come può accadere nei classici pancakes irrorati di questo sciroppo, ma lo abbiamo comunque degustato in un dolce molto sfizioso che è il tortino allo sciroppo d’acero con composta di frutti di bosco e panna. Un dolcetto un po’ pesantino, ma molto particolare e gustoso.


Da questa descrizione delle principali materie prime canadesi assaggiate ieri, avete potuto vedere quindi quali sono stati i buonissimi piatti che ci hanno accompagnato durante la cena.
Una cena allietata inoltre da tanti amici che ho rivisto con piacere, come Daniela, Elisa, Giulia, Tania, Agnese.
Un grazie ancora al Gambero Rosso e all’Ambasciata del Canada per la perfetta organizzazione dell’evento!

16 marzo 2012

Il colorato, mediterraneo, profumato pesto alla trapanese


A Norimberga ho “raccattato” in fiera un sacco di prodotti bio interessanti che via via utilizzerò nelle mie ricette. Tra questi ho avuto in regalo delle ottime mandorle siciliane di un’azienda agricola biologica in provincia di Caltanissetta.
La prima cosa che mi è venuta in mente sull’utilizzo di queste mandorle è stata la preparazione di un bel pesto alla trapanese.
Il pesto alla trapanese l’ho preparato molte volte a casa, ma mi sembra di non averne mai parlato sul mio blog ed allora è giunto il momento per farlo.
E’ un pesto molto semplice che ha come protagonista le mandorle di qualità, che nella zona del trapanese sono molto diffuse.
Per prepararlo si dovrebbe al solito utilizzare un mortaio, ma io per motivi di fretta ho utilizzato un bel minipimer (lo so che non si dovrebbe, crocifiggetemi pure!). Le mandorle le avevo intere e quindi le ho pestate grossolanamente aiutandomi con un batticarne, avendo cura di chiuderle in un panno per non farle spargere per ogni dove in cucina.
Al di là di questo, la preparazione è semplicissima (tutti gli ingredienti sono “q.b.”, mitica parolina che tanto spesso si usa nelle ricette): mettere nel bicchiere del minipimer le mandorle grossolanamente tritate con dei pomodori freschi appena sbollentati, senza semi e buccia (io invece ho usato dei pachino con semi e buccia poiché non mi danno assolutamente fastidio!), aglio (in quantità moderata per i miei gusti, altrimenti è troppo forte), olio extravergine, sale, pepe, basilico. Frullare bene e…voilà, ecco il pesto alla trapanese dal bel colore arancione e ben profumato.
Questo buon pesto si può usare per condire la pasta o per gustose tartine.
Io ci ho condito dei fusilli aggiungendoci, quasi a mò di parmigiano, le mandorle precedentemente schiacciate ed ancora grossolanamente visibili, a ricordare la loro presenza nel pesto. E ad aumentare ancor di più il gusto della già prelibata preparazione…

11 marzo 2012

Variazioni di scagliuozz’


Durante i giorni in cui a Roma ha fatto molto freddo è stato d’obbligo preparare della buona polenta, cucinata in modo classico e con i classici condimenti.
Gli avanzi della polenta non conditi non potevano però rimanere inutilizzati ed allora un modo interessante di riutilizzarli era farne degli scagliuozz’.
Gli scagliuozz’ sono uno dei tanti street food che si mangiano a Napoli ed in Campania. Si tratta in pratica di triangoli di polenta fritta che mangio sempre volentieri quando torno a Napoli o ad Ischia.
Stavolta però ho preparato gli scagliuozz’ in tre modi diversi: 1) semplicemente fritti, 2) passati nell’uovo e poi fritti e 3) passati nell’uovo e nel pangrattato e poi fritti.
In tutti e tre i modi sono risultati ottimi, anche se ovviamente negli ultimi due casi gli scagliuozz’ erano più pesanti.
Con l’uovo avanzato, come sempre, ci ho preparato una gustosa frittatina per arrivare così a quattro diverse preparazioni nello stesso piatto...

ps a voi di saper distinguere quali sono nella foto le varie versioni :-)

5 marzo 2012

Tatin di porri e prosciutto di Parma


Prima di tutto un pro-memoria personale: ricordarsi di utilizzare più spesso i porri perché sono proprio buoni e si possono utilizzare in mille preparazioni. Cerco di impormi spesso questa regola ma regolarmente la disattendo. Speriamo che stavolta sia la volta buona.
Per arrivare a cucinare questa torta rustica il percorso è stato un po’ tortuoso e casuale, ma simpatico:

1. Vado al mercatino bio della Città dell’Altra Economia e compro casualmente dei porri;
2. Qualche giorno più tardi, mi capita per le mani un libretto di cucina francese e mi rendo conto che non facevo da tempo una quiche di porri tipica del Nord della Francia chiamata “Flamiche aux poireaux”;
3. Sono determinato a preparare la ricetta del libricino, ma la cerco anche su internet;
4. Nel cercarla mi imbatto in qualche ricetta un po’ diversa;
5. Decido la classica via di mezzo e ne è venuta fuori una….


TATIN DI PORRI E PROSCIUTTO DI PARMA

Far bollire 4-5 porri mondati e poi lavati e puliti. Dopo un quarto d’ora circa scolarli e tagliarli a pezzettini.
Farli successivamente appassire in padella con del burro. Salare e pepare. Aggiungere poi circa un etto di Prosciutto di Parma tagliato a dadini e far insaporire. Aggiungere (sempre sul fuoco) a questo composto una quantità abbondante di besciamella e farla ben incorporare.
Imburrare quindi uno stampo da forno e porvi il composto di porri, prosciutto e besciamella. Coprirlo quindi con della pasta sfoglia precedentemente stesa, facendo aderire la pasta ai bordi dello stampo. Con una forchetta bucare la pasta sfoglia al fine di non farla gonfiare in cottura ed infornare a 180 °C finché non diventa dorata.


Far raffreddare e successivamente rivoltare lo stampo come avviene per una normale tarte tatin.
Ne è venuta fuori una torta rustica davvero gustosa e facile da preparare. Cosa volere di più?