Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

30 luglio 2012

Uno dei migliori abbinamenti delle “ruote pazze”


Ho finalmente sperimentato questa ottima pasta del pastificio Benedetto Cavalieri. E cioè le cosiddette ruote pazze, che sono chiamate così nella tradizione salentina perché non perfettamente circolari. Dopo la cottura, le ruote pazze non si schiacciano ma restano ben solide, tenaci e “profonde” nel senso che, rivoltate sul fianco, sono parecchio “alte”. Inoltre presentano un’articolazione dei raggi molto complessa che consente al condimento di ben penetrare all’interno e di restarci, in modo da ottenere un perfetto amalgama.
Mi “sfiziava” abbinarle con due ingredienti che amo molto e che secondo me stanno molto bene insieme: i fichi e la bottarga. I primi sono dolci e zuccherini ed in questo periodo, pur con qualche difficoltà, si trovano già (ad esempio i “fioroni”); la seconda ha un bel sapore sapido e di mare che adoro e che si abbina davvero bene con la dolcezza dei fichi.
Ne è venuta fuori questa ricetta molto golosa, adatta a questo periodo estivo perché se non altro ricorda il mare ed il periodo di agosto quando i fichi danno il meglio di loro stessi.


Ecco come l’ho preparata (dosi “ad occhio”, come amo spesso di fare):

Sbucciare i fichi (circa 5 o 6) e ripassarli in padella con del burro per pochi minuti. Nel frattempo cuocere in acqua bollente le ruote pazze. Sulla confezione non si precisa il tempo di cottura e quindi valutate voi, secondo la vostra sensibilità ed assaggiando il prodotto, quale può essere il minutaggio ottimale.
Poco prima del raggiungimento del tempo di cottura, scolare le ruote e saltarle in padella insieme a poca acqua della cottura stessa. Far ben insaporire e spegnere il fuoco. Grattugiare sulla pasta così amalgamata una generosa dose di bottarga di muggine di Cabras e mantecare ancora (quindi fuori fuoco) fino a che la bottarga non sia ben incorporata. Guarnire con del basilico fresco e servire immediatamente questo piatto delizioso.

23 luglio 2012

Du vrai sirop de Liège


Avrete capito da alcuni post precedenti che uno dei prodotti che mi ha più favorevolmente colpito nel mio recente viaggio in Belgio è lo sirop de Liège.
E’ un prodotto fatto con succo concentrato di mele, pere e datteri cotti per un 65% e zucchero per il restante 35%. Si distingue dalle normali marmellate per l’alto contenuto di frutta. Infatti per ogni 100 grammi di prodotto ce ne vogliono 400 di materia prima. Ne viene fuori un prodotto abbastanza dolce, ma veramente buono ed aromatico.
Si abbina bene con i formaggi più stagionati o quelli erborinati. Per restare in Belgio, ad esempio, si sposa bene col formaggio di Herve nella sua versione piccante (un’altra positiva scoperta fatta nel mio viaggio).
Si può utilizzare comunque in mille altri modi. Qui trovate molte ricette per utilizzarlo al meglio, anche se non sono sicuro che in Italia si trovi così facilmente. A Roma si può forse provare da Castroni, ma devo verificare. Fortuna che ne ho fatto una scorta nel plat pays
In ogni caso un utilizzo classico dello sirop de Liège è nell’altrettanto classico piatto tipico di Liegi che sono les boulets liègeois. Si tratta di polpette fatte con una deliziosa salsina dal colore bruno, un po’ dolce, ma veramente gustosa.


 
Ecco la ricetta:

Ingredienti:
(per 4 persone)

500 gr. di macinato di maiale e vitella
1/2 scalogno tritato
100 gr di pane ammollato nel latte
sale, pepe e noce moscata
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 uovo
50 gr di burro
1 cucchiaio di zucchero
2 cucchiai di aceto
200 gr di cipolle tagliate a pezzetti
timo, alloro e maggiorana
2 cucchiaini di sirop de Liège
uvetta q.b.

Mescolare il macinato con lo scalogno, il pane, il prezzemolo, l’uovo, il sale, il pepe e la noce moscata e formare delle polpette.
Far riscaldare in una casseruola il burro e rosolare le polpette su ogni lato, poi metterle in un piatto.
Deglassare con l’aceto e lo zucchero, lasciar evaporare per metà ed aggiungere le cipolle, il timo, l’alloro e la maggiorana. Mettere le polpette sul letto di cipolle e bagnare con dell’acqua fino a metà altezza.
Lasciar cuocere 20 minuti, coprendo con un coperchio. Mettere le polpette in un piatto con metà delle cipolle e frullare la restante salsa, passandola al setaccio. Aggiungere lo sirop de Liège e l’uvetta, amalgamare bene e rimettere le polpette nella salsa. Scaldare prima di servire. Insieme a cosa servirle ? Ma a delle frites, naturalmente…
Un piatto magari non proprio estivo, ma era troppo buono per non provarlo subito, anche fuori dalla sua terra d'origine!

16 luglio 2012

Può essere superfluo ribadire “Vive la France”?


Ieri è stato il mio compleanno (sorvoliamo sull’età…) e l’altro ieri “quello” della Francia (festa nazionale per la presa della Bastiglia). Per festeggiare anche quest’ultimo evento e confermare la straordinarietà di alcuni terroir viticoli italiani e francesi la settimana scorsa si è tenuta presso la Città del Gusto del Gambero Rosso un’interessante serata con degustazione di vini di eccellenza italiani e francesi.
Senza dubbio la parte più interessante della serata sono stati i due seminari o workshop su grandi vini francesi che secondo me, ma anche secondo più autorevoli esperti, rispetto ai vini italiani hanno una maggiore eleganza, carattere e a volte freschezza.


I conduttori della serata, come ormai di consueto, sono stati Marco Sabellico e Thierry Desseauve grandi esperti e profondi conoscitori dei vino francese di alta qualità.
Molto interessante la serie di Bordeaux degustati, alcuni dei quali provengono da uve che godono di un particolare microclima tra l’oceano ed il fiume che passa per quelle zone.


Eccellente anche il Saint-Estèphe Château Montrose, un Bordeaux del 2003. Quella del 2003 è stata un’annata particolarmente calda, ma che nei grandi territori come quello bordolese ha saputo esprimere grandi vini. Un’uva quindi che anziché essere troppo matura, risulta invece fresca e persino dolce nei relativi vini, con note di prugna e frutti rossi.
Di grande classe ed eleganza anche gli Champagne degustati, tra cui il Cuvée William Deutz del ’99.
E per finire un grande vino di una regione vitivinicola che adoro, la zona del Roussillon, la Catalogna francese. Una sorta di Porto, il Banyuls Thérése Reig 2011 del Domaine de la Rectorie che abbinerei in modo ideale con un fromage della famiglia dei bleu.

Ps da non sottovalutare la freschezza di un altro vino degustato, bianco in questo caso, un Pouilly-Fuissé “Vers Cras” Château de Beauregard della Maison Joseph Burrier, annata 2010. Un vino di Borgogna morbido e fresco, più adatto alle calde (se non torride) serate estive che ci stanno assalendo!

11 luglio 2012

La Belgique gourmande


E veniamo, come promesso, al post “goloso” del mio viaggio in Belgio. 
Direi di cominciare da Bruxelles che è la città in cui risiedevo con l’albergo, dove sono stato di più e sulla quale ci sono senz’altro più cose da dire da questo punto di vista. 
Bene, bene. Da dove iniziare? 
E’ da premettere che evidentemente già conoscevo i classici prodotti tipici della gastronomia belga: moules, frites, cioccolata e gaufres e quindi affronto “l’argomento” solo in seconda battuta. Invece questo mio viaggio mi ha fatto conoscere tanti piatti di cui avevo soltanto sentito parlare (magari sul sito del Cavoletto di Bruxelles) ma non avevo mai avuto modo di assaggiare. 
Ora so ad esempio molto meglio cosa è lo stoemp, il waterzoi, gli speculoos, ecc. 
Cominciamo coll’elencarvi dei bei posticini dove sono stato nella capitale belga, commentando poi le pietanze assaggiate.
Si tratta di posti vicini alla Grand Place, in una zona quindi più che centrale e colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Sigrid per la sua miniguida sulla Bruxelles golosa che mi è stata molto utile.
 
Locali:

Per una buona birra (altro emblema di notevole entità del Belgio) consiglio di andare nel bellissimo locale. “A la morte subite” situato alla fine (o all’inizio a seconda di come la vedete) della stupenda Galleria St. Hubert, posto molto elegante e con negozi molto raffinati.



Il nome della birreria deriva dal fatto che un tempo i clienti di una vicina banca attendevano il loro turno bevendo una birra in questo locale giocando anche a dadi. Il gioco era il 421. E chi perdeva era “il morto”. Se poi il tempo era limitato, dopo una giocata breve si aveva un morto immediato, quindi una “morte subite”. Di qui il nome del locale nel quale si possono gustare ottime birre come la Gueze, la Kriek, la Faro, la Lambic. Il locale merita anche per il suo ambiente di altri tempi, i suoi bei tavolini in legno ed i suoi bei quadri tra cui campeggia anche una foto di Jacques Brel che pare fosse un gran frequentatore del locale. Ma qui si mangia anche, mica si beve solo!

La tartina viene servita così....

Da assaggiare la tartina (si fa per dire) con formaggio bianco e ravanelli. Devo descriverla meglio però, altrimenti non rendo l’idea: al tavolo, per capirci, viene servita una grossa tartina di pancarré (lunga sui 40-50 cm!) da condire by yourself con burro, formaggio bianco, ravanelli tagliati a fettine, cipollotto fresco, sale e pepe. Devo dire che davvero vale la pena di assaggiarla e sfama parecchio, oltre ad essere molto bella a vedersi!

La tartina dopo la mia opera ;-)

Torniamo sulla Grand Place (non vicino, proprio sulla Grand Place) e arriviamo sul lato dove c’è il ristorante T’kelderke che non classificherei affatto come turistico a giudicare dalla bontà dei suoi piatti, tutti preparati come si deve e tipicamente belgi e bruxellesi.


 Io ho mangiato all’esterno ma anche l’interno, in una sala al piano inferiore in una sorta di taverna dall’aria antica, è molto gradevole. Qui ho mangiato delle ottime croquettes de crevettes (finalmente dopo averle tanto desiderate!) e lo stoemp una sorta di puré con pancetta accompagnato da una carbonnade à la flamande a la bière veramente buona (in pratica uno spezzatino di vitello molto aromatico e sostanzioso). Dopo questo piatto non ce la farete più a mangiare altro, ma potrebbe essere interessante assaggiare anche qui le mitiche cozze preparate in modo classico e spettacolare, il coniglio alla gueuze, l’anguilla au vert, ecc.
Altro indirizzo secondo me imperdibile a Bruxelles è il ristorante Belga Queen anch’esso non lontano dalla Grand Place. E’ un posto innanzitutto molto curato ed elegante, frequentato da bella gente; una ex banca con soffitti molto alti, con colonne di marmo e ambiente fine.


 Qui si mangiano piatti tipici belgi molto ben presentati e leggermente rivisitati. Io ho mangiato davvero divinamente: feuilleté di gamberetti di Ostenda, guance di gallinella fritte, crema di champignons e foie de canard scottato e poi il fantastico coucou de Malines (un polletto ruspante) al forno su panino di pain d´épices con salsa allo sciroppo di Liegi e chips di patate fatte in casa. Ma ci sono tanti altri mille e buonissimi piatti anche a base di pesce e una sontuosa carta di coquillages e frutti di mare. A supporto dei piatti, del buon pane servito con del burro al sel de Guerande: quelle finesse!
Altri luoghi golosi alla rinfusa: ho mangiato discrete zuppe bio (tra cui il waterzoi) ed altre cosine salutistiche dolci (buone soprattutto per la prima colazione) e salate da Exki che si trova in varie parti centrali della città (vi sono dei punti vendita anche in Italia a Torino e Milano).
Per le frites ci sono tanti bei posti. Vi linko ad un sito dove ci sono le migliori friterie; mi ricordo in un altro viaggio a Bruxelles di averne mangiate di buone alla Maison Antoine a Place Jourdan.
Per i biscotti tradizionali belgi andate dallo storico Dandoy dietro Place de la Bourse. Qui scoprirete, per chi non li conosce, degli ottimi speculoos, il pain à la grèque, il pain d’épices, il pain aux amandes. Al posto dei soliti cioccolatini potete portare come regalo qualche bella confezione comprata qui. Sorvolo quindi sulle cioccolaterie per me tutte buone. I veri amanti del cioccolato sapranno maggiormente discernere.
Potendo portare con sé tante cose (forse quindi non in aereo) anche nei supermercati si trovano tanti bei prodotti tra cui prima di tutto lo sirop de Liège e delle ottime birre. Comunque per evitare il problema dei liquidi in aereo, potete comprarli in aereoporto!

Luoghi:
E’ molto particolare ed interessante la zona un po’ periferica chiamata Marolles, ex quartiere operario dove si trova qualche ristorantino interessante (non sono riuscito però ad andare da Stekerlapatte www.stekerlapatte.be/ che si trova da quelle parti perché nel giorno che ero lì era chiuso), dove si beve della buona birra e dove si può andare all’intrigante mercatino di Place Jeu de Balle: un insieme un po’ disordinato ma molto caratteristico di chincaglierie vendute per terra: dalle macchinine alla roba per la casa, da vecchi giradischi a libri antichi e più moderni, ma c’è veramente di tutto: una Porta Portese in piccolo che vale la pena di vedere!


 Una bella vivacità si sviluppa di fronte a Place de la Bourse, (île Saint Géry) di nuovo in centro, con localini molto simpatici bar à tapas, sushi bar e belle ragazze…
La zona della stazione du Midi è interessante per una serie di locali etnici: vi sono delle sale da tè marocchine, dove si serve il tè alla menta che ci stava proprio bene nelle calde mattinate bruxellesi nel periodo in cui ci sono stato; e poi tipici e caratteristici ristorantini e bar portoghesi e spagnoli non lontani da lì: quest’ultimi anche addobbati a festa dopo la vittoria della Spagna agli europei…
Non lontana dalla stazione du Midi è anche la storica e visitabile Brasserie Cantillon (risale al 1900) dove è possibile con un contenuto prezzo del biglietto degustare anche una gueze; si può inoltre anche acquistare qualche cosa (t-shirt, felpe, ecc.).



 Qualche parola sulla gastronomia liègeoise: ho assaggiato durante il Tour de France una buona insalata liègeoise con fagiolini, patate e pancetta (si può fare anche con l’aggiunta di salsicce), le buonissime boulets de Liège, delle polpette accompagnate ad una salsa fatta con il mitico sirop de Liège (un po’ dolci ma di un buono…) e poi c’è il famoso caffè liègeois che non ho assaggiato ma che è una sorta di affogato al caffè.


Per ora, c’est tout!

Ps in Belgio si trovano ovunque anche le gaufres ma non le adoro perché troppo pesanti e dolci per i miei gusti (e c’è pure chi ci aggiunge sopra questo mondo e quell’altro!).

6 luglio 2012

Un bel tour grazie al Tour


Anche quest’anno sono andato a vedere una tappa del Tour de France ciclistico. Questa volta il Tour partiva da Liegi, ma io ho dormito a Bruxelles perché non ho trovato posto nella città che ha dato i natali a Simenon. In questo post sintetizzo molto velocemente quello che ho fatto e visto per poi postare specifici articoli sulle città e luoghi mangerecci dove sono stato e che vi consiglierò vivamente di visitare.
Di seguito vi riporto un sintetico indice per argomenti che poi si dipanerà successivamente in altri post.

Bruxelles: città dove sono già stato altre volte ma dove torno sempre volentieri. La zona intorno alla Grand Place è veramente carina e piena di ristorantini molto caratteristici. Ma attenzione a non incappare in quelli turistici… Tuttavia, anche in zone molto turistiche della città, si trovano degli egregi ristoranti e birrerie che mi hanno fatto scoprire tanti prodotti tipici belgi e piatti-monumento della gastronomia del “plat pays”. Ho visto di questa città ovviamente anche zone che non conoscevo (come il quartiere Marolles), ho visitato la storica Brasserie Cantillon ed il bellissimo parco vicino al Palazzo Reale dove spiccavano delle belle opere di artisti dedicate alla gastronomia belga (nel 2012 a Bruxelles si festeggia l’anno della gastronomia con tantissime iniziative interessanti in merito, di cui vi parlerò).


A Bruxelles poi in molte zone della città si è “accompagnati” dalla presenza del personaggio dei fumetti simbolo del Belgio: Tin Tin. Tutto parla di lui, dai muri delle strade, alla pubblicità sui palazzi e nelle stazioni, ai negozi fino ad arrivare al bellissimo museo della “Bande Dessinée”.

 Europei 2012: ero a Bruxelles nelle due sere in cui l’Italia ha giocato contro la Germania e la Spagna. Tutte e due le partite le ho viste in un bel pub del centro. Nella prima partita in questo locale prevalevano nettamente gli italiani sui tedeschi. I festeggiamenti ed i caroselli dopo la vittoria dell’Italia erano davvero paragonabili a quelli che ci sono stati nelle principali città italiane.


Diverso discorso con la Spagna: netta prevalenza spagnola nel pub e “casino” indescrivibile dopo il 90’ a Place de la Bourse al grido di “Campeones, campeones, alé, alé, alé”…


Le Tour: il Tour per me è sempre una festa come ho più volte detto. Philippe Delerm, scrittore francese di bei libri, dice che se anche escludiamo tutti i ciclisti dopati rimane comunque molto al Tour: la Francia.


Questo è il Tour de France. Un tripudio di emozioni, di colori, di gesti tecnici; la folla, l’entusiasmo, la fatica dei corridori (e degli spettatori), una metafora della vita.

Delle belle miss che premiano la maglia a pois al Tour

Quest’anno il Tour partiva da Liegi: bella città soprattutto nel cosiddetto Carré, un quadrilatero di fascinose viuzze, anche se il Tour ha assorbito quasi tutta la mia giornata passata lì. A Liegi, comunque, vale la pena di andare solo per vedere la sua futuristica e stupenda stazione, progettata se non erro da Calatrava.



Un pupazzo del Commissario Maigret a Liegi

Bruges e Gand: ho rivisto con grande piacere queste due belle cittadine non lontane da Bruxelles che avevo visitato nel mio secondo viaggio all’estero in un freddo settembre di tantissimi anni fa (a Gand, allora, i primi giorni di settembre il termometro non eccedeva i 9°C!).


Le ho riviste con un occhio diverso ed ho molto apprezzato soprattutto Bruges, davvero degna di essere considerata la Venezia del Nord. Bella la sua Grand Place, come pure tutte le piazze grandi delle principali città del Belgio: hanno qualcosa di sontuoso e sono quasi dei salotti, che solo in questa nazione riescono ad essere così eleganti. Ho imparato pure qualche parola di fiammingo perché nelle Fiandre i cartelli in francese potete scordarveli…

Il tempo: erano circa 10 gradi in meno rispetto a Roma. Il maglioncino la sera era d’obbligo. Ma sono riuscito ad abbronzarmi nonostante il tempo “fresco-caldo-freddino-piovoso-coperto-di nuovo caldo-ventoso”…



Cibo e birra: non voglio anticiparvi nulla, ho fatto tante scoperte e riscoperte, ma di un prodotto non posso esimermi dal parlarvene sin da ora: il mitico sciroppo di Liegi! Qui trovate notizie e ricette. Ma non voglio dirvi di più e di questo ed altro vi parlerò nei prossimi post…:-)