Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

31 marzo 2011

Cicerchie, cottura slow ma che gusto!


La cicerchia era uno dei legumi che non avevo mai assaggiato, se non in piccole degustazioni in qualche fiera.
Il fatto di averla trovata nel mercatino bio di Testaccio a Roma mi ha spinto finalmente a prenderla, cucinarla ed assaggiarla per bene, poiché ricordavo solo che aveva un gusto particolare e un po’ diverso dagli altri legumi.
La signora da cui l’ho acquistata mi ha garantito che la cottura in pentola a pressione sarebbe stata di circa dieci minuti, mentre per la cottura in una normale pentola i tempi, secondo lei, si sarebbero aggirati “intorno alla mezzora” (dopo averla messa a bagno per una notte).
La cottura invece è durata CLAMOROSAMENTE oltre due ore e mezza!!!....
Comunque ne è valsa la pena...Ho cercato di cuocere le cicerchie nel modo più classico possibile, senza inventarmi abbinamenti strani, proprio per conoscerla meglio e sbizzarrirmi in altri utilizzi ed esperimenti in occasioni successive.
Ho quindi messo a bagno per una notte l’equivalente di una confezione di cicerchie bio, che nel mio caso erano provenienti da un’azienda in provincia di Rieti. Il giorno dopo le ho fatte bollire in quantitativo di acqua salata sufficiente a coprirle e quando l’acqua si è addensata un po’, ho aggiunto dell’olio, del rosmarino, dell’aglio, qualche pomodoro, del basilico e del prezzemolo.
Di tanto in tanto ho aggiunto dell’altra acqua, visto che la cottura è stata tutt’altro che veloce, purtroppo.
Arrivato finalmente a fine cottura, ho frullato parte delle cicerchie ed ho nel frattempo cotto al dente dei tubetti. Ho infine messo insieme i tubetti tolti poco prima del loro tempo di cottura, dell’acqua di cottura, la cicerchia frullata e quella intera, facendo amalgamare il tutto a fuoco medio.
Ho lasciato poi riposare per 5-10 minuti, rimestando ogni tanto, ed ho poi impiattato guarnendo il piatto con un rametto di rosmarino ed un filo di buon olio extravergine.
Il piatto è risultato davvero gustoso. Il sapore della cicerchia cotta è simile a quello dei ceci, ma forse è più delicato e aromatico.
Se quindi avete pazienza nel cuocerle molto (ma capisco che al giorno d’oggi non si ha tanto tempo a disposizione) è una preparazione che consiglio e che vale veramente la pena di assaggiare.
Anche se la prossima volta che vado al mercatino bio…due chiacchiere di commento con la venditrice me le farò…;-)

26 marzo 2011

Scrambled topinamburs


Adoro i topinambur. Il loro gusto, che assomiglia un pò a quello dei carciofi, è veramente particolare. Li ho assaggiati in mille preparazioni per la prima volta in una zona tipica, quella delle Langhe, ed è stato subito amore a prima vista.
Sul mio blog i topinambur sono stati già “censiti” in un’occasione, quando li ho utilizzati per farne un magnifico risotto.
Ora mi ripeto con l’utilizzo di questa ottima materia prima. Tutto è nato da una mia sortita al sempre interessante mercatino bio della Città dell’Altra Economia nel quartiere Testaccio a Roma.
In un banco di ortofrutta ho trovato questi bellissimi topinambur, che aspettavano solo di essere comprati e cucinati. Detto fatto.


Stavolta ho deciso di prepararci una sorta di frittata, ma utilizzando meno uova. Sostanzialmente ho fatto dei topinambur “strapazzati in padella”.

Ecco come sono arrivato a fare questa preparazione:

Sbucciare per bene i topinambur (5-6 tuberi di media grandezza) e lavarli in acqua corrente. Tagliarli successivamente a dadini. In una padella, nel frattempo, far soffriggere dell’aglio in olio extravergine; aggiungere poi i dadini di topinambur e del prezzemolo tritato. Far saltare per bene e cuocere i topinambur fin quando non diventano morbidi. Occorre aggiungere poca acqua ogni tanto in quanto la cottura non è proprio così breve. Aggiustare ovviamente, durante la preparazione, di sale e pepe.
Quello che viene fuori da questo primo step della ricetta è già un ottimo contorno.
Per arrivare invece alla ricetta del post di oggi occorre far raffreddare i topinambur saltati in padella (che si riducono molto durante la cottura) e successivamente porli in una ciotola dove è stato sbattuto un uovo. Ho scelto di utilizzare un solo uovo perché non occorre fare una vera e propria frittata, ma semplicemente delle “uova strapazzate al topinambur”; e quindi, se anche il composto in padella si “slega” un po’, non fa nulla.
All’uovo sbattuto aggiungere poco sale e, come dicevamo, i topinambur; inserire poi del parmigiano grattugiato e del prezzemolo tritato e amalgamare bene.
Riversare il tutto in una padella con dell’olio, mescolando abbastanza frequentemente in modo da ottenere un composto che si rassoda ma non troppo. Il risultato finale è quello che vedete nella foto: ipergustosissimo e tutto sommato veloce.

PS: Segnalo che da ieri le Poste italiane hanno emesso dei francobolli relativi a quattro importanti formaggi italiani, grandi esponenti del Made in Italy agroalimentare: il Parmigiano Reggiano, la Mozzarella di Bufala Campana, il Gorgonzola e il Ragusano, tutti prodotti Dop.


















Anche questo è un modo di unire l’Italia da Nord a Sud. Viva i formaggi italiani!

21 marzo 2011

Salmone & Melone (bianco)


Ora della prima colazione in un albergo di una città tedesca. La colazione è molto diversa da quella italiana. Ci sono salumi inconsueti e formaggi bavaresi, insalate di patate (buonissime!) e di carne, wurstel e salsiccette con relative salse, uova strapazzate e sode. Il tutto accompagnato da una miriade di pani molto particolari, uno più buono dell’altro. I tedeschi in questo sono maestri…
Oltre alle più banali brioche e torte dolci, c’è ovviamente della frutta fresca (macedonia di frutta), ma anche del pesce. Aringhe marinate nel ketchup ed anche dell’ottimo salmone affumicato abbinato ad un melone bianco.
Adoro queste prime colazioni...E mi sembra il minimo provare a ripetere almeno quest’ultimo abbinamento... Melone bianco, salmone rosso selvaggio dell’Alaska affumicato, fettine di limone e, a ricordare l’origine di alcune tipologie di salmone, bandierine norvegesi a guarnizione e a mò di spiedino, tipo finger food.
Un fresco, armonico e goloso abbinamento, ottimo anche come aperitivo o antipasto: buon appetito ed inizio settimana!

14 marzo 2011

On dirait le Sud…


Lo sgombro. Qualche altra volta ho parlato di questo buon pesce azzurro che troppo spesso viene trascurato e poco utilizzato in cucina, almeno nel nostro paese. Invece a me piace molto e lo utilizzo spesso nei miei “esperimenti” ai fornelli.
Al contrario in paesi o aree come la Francia e la Bretagna questa ottima materia prima è molto più utilizzata, anche sotto forma di conserva, in ricette davvero stuzzicanti e gustose.
In Bretagna, in particolare, sono molto diffuse le industrie conserviere che preparano ed inscatolano questo ed altri pesci come le sardine in piccole e colorate lattine, che possono essere anche collezionate, come faccio io. Penso ad esempio alle ottime conserve bretoni della Belle Iloise, in cui il maquereau (traduzione di maccarello o sgombro) viene lavorato con metodi artigianali e preparato in vari modi, ad esempio in marinatura con vino bianco ed aromi, con la mostarda, con del curry e mandorle, con la birra bianca…Ci sono anche delle conserve di sgombro definite “dei bucanieri”, arricchite da sale affumicato, pimento jalapeño e peperoni e chiamate così forse perché i pirati affumicavano la carne ed il pesce prima di partire per le loro spedizioni. Un gusto davvero deciso ed interessante!
Ma per tornare in casa nostra e ad utilizzi più mediterranei e meridionali dello sgombro, lo spunto della ricetta di oggi è venuto dal bellissimo calendario 2011 di Sigrid del blog Cavoletto di Bruxelles che nel mese di aprile 2011 prevede la preparazione che di seguito vado a proporvi (leggermente modificata in alcune parti):

Bucatini con sgombro, colatura, mozzarella di bufala e limone

Ingredienti:

350 gr. di bucatini
2 sgombri freschi o una scatola di sgombri al naturale di buona qualità
1 limone bio
1 cucchiaio di colatura di alici
150 gr. di Mozzarella di Bufala Campana
olio extravergine

In una padella versare dell’olio extravergine e farvi scaldare a fiamma medio-bassa la buccia grattugiata del limone. Dopo 5 minuti aggiungere la polpa dello sgombro e far insaporire (nel caso di utilizzo di sgombri freschi, questi ultimi si bollono precedentemente per circa 10 minuti e si utilizza quindi la polpa). Aggiungere poi la pasta cotta al dente, e infine la colatura e la bufala tagliata a dadini piccoli. Mescolare bene, spegnere il fuoco e servire.

Un piatto molto profumato grazie al limone e che al tempo stesso sa di mare, grazie alla colatura e al sapore deciso dello sgombro. La mozzarella di bufala, inoltre, fornisce ulteriore sapore al piatto e rappresenta il giusto completamento di questo ottimo primo.

E' tempo di polpette...di sgombro in questo caso...
Avendo ancora della polpa di sgombro disponibile, ho preparato delle polpettine per la cui composizione ho usato ciò che avevo in casa. Quindi alla polpa ho aggiunto un uovo, del Parmigiano Reggiano (anche se ci sarebbe andato bene del pecorino romano), basilico, prezzemolo, pochi capperi tagliati grossolanamente, dell’uvetta fatta rinvenire in acqua tiepida e del pangrattato. Ho formato delle polpette che successivamente ho passato nella farina e poi nella salsa di pomodoro, facendo insaporire sul fuoco: ancora un doveroso e degnissimo omaggio alle polpette, che finiranno presto anche nel blog polpettoso dedicato.

8 marzo 2011

Polpettine di cavoletti di Bruxelles, sauce aioli


Quando si parla di cavoletti di Bruxelles in rete, il pensiero va subito al nome del blog della più famosa foodblogger d’Italia. Sul mio blog invece non avevo mai parlato del prodotto cavoletto di Bruxelles, che rientra sicuramente tra i miei ortaggi preferiti. A casa mia non tutti li amano e quindi finisce che spesso li mangio più fuori casa che in casa…
Bisogna premettere poi che in questi giorni è nata su twitter, innescata da @vivereincucina, una simpatica idea di creare un evento che abbia come tema centrale quello delle polpette. Inoltre la “storica” blogger Senzapanna ha aperto un blog dedicato all’evento e alle ricette collegate alle polpette, con la possibilità da parte di tutti di contribuire.
Ho pensato allora di preparare anche io delle polpette e proprio di….cavoletti di Bruxelles, visto che oltretutto la forma rotonda già ce l’hanno e sono belli sodi e compatti.
Delle polpette vegetali, quindi, che possono essere un’alternativa (o un completamento) delle polpette vegetali per eccellenza (per me) e cioè quelle di melanzane (la ricetta di mia mamma è stata postata qui).
Insieme alle polpettine di cavoletti era necessaria una salsina di accompagnamento ed ho pensato alla ottima e provenzale salsa aioli, che si abbina sempre bene agli ortaggi.
E’ sempre cosa opportuna infatti, secondo me, accompagnare polpette, crocchette e quant’altro con delle salsine, anche se questi sfiziosi cibi sono buoni anche senza nessun accompagnamento!
Recentemente sono stato all’ottima pizzeria di Bir e Fud (Via Benedetta, 23 Roma Tel. 06 5894016) dove si applica con grande rigore quest’ultimo principio: ogni supplì, arancino o polpetta è sempre accompagnato in modo pertinente da appropriate salse. Tra l'altro abbiamo mangiato anche un’ottima polpetta di cavoli (non cavoletti). Sarò inconsciamente partito da lì per ideare questa ricetta?
Ma bando alle chiacchiere e veniamo alla ricetta, molto semplice, delle polpette di cavoletti (le dosi dipendono dalla quantità di polpette che si vogliono fare):


Far bollire in acqua bollente i cavoletti di Bruxelles dopo averli lavati e mondati. Scolarli una volta diventati morbidi o al dente (circa 20 minuti).
Farli raffreddare e successivamente passarli prima nella farina, poi nelle uova e infine nel pangrattato. Friggere in abbondante olio, finché le polpettine non diventano dorate.

Per la salsa aioli: 6-8 spicchi d’aglio, 2 tuorli d’uovo, succo di limone, olio extravergine, sale (io ho usato del fleur de sel dell’Ile de Ré), pepe.


In un mortaio schiacciare gli spicchi d’aglio fino ad ottenere una sorta di crema. Aggiungere poco succo di limone, i tuorli d’uovo, il sale e il pepe e mescolare bene. Porre il tutto nel bicchiere del minipimer e aggiungere l’olio extravergine a filo fino a che la salsa non “monti” come una maionese.

Che dire? Le polpettine erano proprio buone…., soprattutto insieme alla salsetta, e ne avrei mangiate altre 750, come fossero caramelle. Può bastare per farvi capire che le ho gradite? :-)

2 marzo 2011

Itinerari gastronomici romani in una bella giornata di grande rugby


Come ho scritto più di una volta (ad esempio qui  e qui) nel periodo di febbraio-marzo a Roma è il momento del grande rugby internazionale. C’è il mitico torneo “6 Nazioni” e quando c’è da andare a vedere le partite allo stadio, non mi tiro certo indietro.
E’ il fascino di questo sport duro ma leale, rude ma rispettoso dell’avversario, che i giocatori e i tifosi praticano e seguono con grande orgoglio.


E poi il rugby è uno sport conviviale, proprio come siamo noi foodies....E si, perché il bello del rugby è anche il famoso “terzo tempo”, quando i componenti e i fan delle due squadre si ritrovano davanti ad un bel boccale di birra a festeggiare insieme quello che è stato comunque un evento di festa.
Quest’anno a Roma la seconda partita in casa dell’Italia era contro il Galles. Inizio partita alle 15.30. Parto di casa prima di pranzo e mi incontro con un mio amico davanti alla Pasticceria Siciliano-Svizzera a Piazza Pio XI. Questa pasticceria, come suggerisce il nome, offre degli ottimi dolci siciliani e anche a mio avviso dei buonissimi cornetti. Ma questo locale offre anche delle interessanti proposte di rosticceria, come dei fantastici arancini e rustici siciliani, oltre a dei gustosi timballetti di anellini e, a volte, piatti tipici come la caponata. Questa volta ho assaggiato un ottimo arancino al pistacchio e un rustico di pasta sfoglia ripieno di funghi e formaggio veramente notevole (in qualche altra occasione vi parlerò della mia profonda passione per i rustici di pasta sfoglia). Un locale, insomma, che segnalo come da non perdere a chi non lo conoscesse…


Sulla strada che porta allo stadio Flaminio erano presenti altri posti golosi dove poter completare il nostro pranzo itinerante prima della partita.
Ho saltato Pizzarium perché ci ero stato recentemente, ma ci tenevo ad andare in un posto di cui avevo tanto sentito parlare ma dove non ero mai stato, anche per motivi di lontananza rispetto a dove abito.
Mi riferisco a Settembrini, che è un locale difficile da circoscrivere in una specifica categoria perché è al tempo stesso gran caffè, enoteca, gastronomia, ristorante e forse altro ancora.


Limitando il mio giudizio alle sole proposte di rosticceria che ho assaggiato (il resto sarà testato al più presto) devo dire che i prodotti che ho degustato sono stati all’altezza delle aspettative. Ottima la polpetta di melanzane che abbiamo preso, con all’interno un ripieno molto saporito e lasciato (credo) volutamente grossolano e a pezzi (nella foto in basso). Un gradino più in giù, a mio avviso, i supplì di zucca e taleggio e al ragù di polipo.


Giunti allo stadio, prima dell’ingresso alla partita non poteva mancare la degustazione di una buona birra bionda, tra tifosi gallesi vestiti dei loro colori (rossi), con folkloristici e a volte buffi copricapo.


La partita è stata, come spesso accade al 6 Nazioni, molto vibrante, a cominciare dagli emozionanti inni nazionali (qui il bell’inno gallese) e continuando con il match vero e proprio, anche se a mio parere gli azzurri non hanno ancora la capacità di giocare bene nei momenti importanti della partita, mostrando a volte delle inspiegabili ingenuità…
Chiusa la breve descrizione dell’evento sportivo, che per la cronaca ha visto prevalere il Galles, rimane da dire che dopo ci siamo recati a “vivere” il “terzo tempo”, poco fuori lo stadio.
E quindi ancora birra, musica, chiacchiere (anche in inglese), allegria, gadget degli sponsor e, naturalmente, caffè finale a completare una bellissima giornata di sport e di buona e sfiziosa cucina!