Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

30 novembre 2009

Venus rice

Non scopro certamente nulla di nuovo, ma il riso venere per me è un prodotto molto interessante.
E’ un riso di colore nero e non è tale per esser stato condito dopo la cottura con nero di seppia. Non è neanche uno di quei prodotti che vengono tinti con qualche colorante più o meno naturale. E’ nero, come molti di voi sapranno, semplicemente perché cresce così, naturalmente.
E’ originario dell’Asia, ma si coltiva anche in Italia nella zona del Po.
L’altro giorno ho mangiato questo buonissimo riso e devo dire che oltre ad essere leggero è anche molto buono e, a detta degli esperti, più ricco rispetto ad altri risi in sostanze utili e benefiche per l’organismo.
Passando al suo utilizzo culinario, l’idea che mi sono fatto è che questo riso è molto (più?) buono lessato (così come lo vedete nella foto) e saltato in padella con i più vari condimenti, anche se può certamente essere utilizzato anche come risotto.
Le ricette che proverei per utilizzarlo, le ordinerei in base al grado di fotogenicità e di contrasto di colori. Il nero contrasta molto bene con colori come il rosso, il giallo, l’arancione o anche il verde.
E allora una ricetta molto gustosa ed esteticamente piacevole può essere quella con cui si salta il riso venere lessato in una bella padellata di gamberi e zucchine o di gamberi e zucca.
Un’altra bella ricetta che ho trovato in rete e che devo fare moooolto presto è la seguente: cuocere in una padella antiaderente in un pò di burro un paio di uova (“a tegamino”) senza far rompere il giallo. Farci fondere sopra, coprendo la padella successivamente con un coperchio, del formaggio Taleggio tagliato a fettine. Porre le uova così cotte in un piatto dove sarà stato adagiato un “disco” di riso venere caldo: una delizia di colori e sapori!
Recentemente ho invece mangiato un piatto di riso venere (precedentemente bollito) con del radicchio e gorgonzola: anche in questo caso una squisitezza ed un contrasto di colori rimarchevole!

25 novembre 2009

Un tuffo nella Belle Epoque

All’epoca (seconda metà dell’800) in cui Le franc buveur era una locanda parigina frequentata da artisti e uomini di cultura e non un blog di enogastronomia, nella capitale francese ferveva una grande attività culturale e mondana. Il crescente benessere economico della borghesia cittadina, inoltre, spingeva la popolazione a frequentare molto locali e teatri e le vie e le piazze della città erano un trionfo di vivacità.
E’ il periodo cosiddetto della “Belle Epoque” che produsse fior di artisti tra cui i famosi impressionisti, oltre ad essere caratterizzato da scoperte scientifiche, dallo sviluppo dei mezzi di trasporto, dalla nascita del turismo di massa e dallo splendore dei teatri.
In questo periodo felice (non per tutti, però), alcuni pittori italiani giunsero a Parigi per garantirsi un’ottima formazione e realizzare un sicuro “aggiornamento” culturale.
Tutto ciò traspare dalla bellissima mostra “Boldini e gli italiani a Parigi” che sono recentemente andato a visitare al Chiostro del Bramante a Roma. La mostra è incentrata sui dipinti di Boldini ma anche di De Nittis, Zandomeneghi ed altri artisti italiani presenti a Parigi in quel periodo (Colcos, Mancini, Signorini, di cui tra l’altro c’è in questi giorni una bella mostra a Padova).
In questa esposizione vi sono molti ritratti di importanti figure femminili dell’epoca e dei bei quadri, in gran parte provenienti da collezioni private, da cui si evince la vivacità della vita parigina, tramite la rappresentazione di caffè, balli e ritrovi “alla moda”.
Una bella mostra, insomma, che consiglio vivamente (a chi può) di visitare.
Uscendo dalla mostra, ci si può fermare alla bella caffetteria all’interno del notevole chiostro.
Se completate la visita prima dell'ora di cena, inoltre, una buona idea è andare a mangiare qualcosa di buono in alcuni forni romani veramente da non perdere dove fermarsi per prendere della buona ed economica pizza bianca o rossa.
Due nomi su tutti: il forno di Campo de’ Fiori e Roscioli.

18 novembre 2009

Profumi e sapori d’autunno

I profumi e i sapori dell’autunno (ma anche e, forse, soprattutto i suoi colori) sono quelli che più mi attraggono nell’arco di un anno.
Il piatto di oggi ne è un’autentica testimonianza (oltre alle bellezze che la natura ci regala in questo periodo).
E’ un piatto che coniuga due prodotti molto rappresentativi del bosco, i funghi e le castagne, che secondo me si integrano perfettamente e sono estremamente complementari fra loro.
Ecco come realizzare questo ottimo primo (che è anche molto veloce, se seguirete i consigli che vi dirò…) che chiamerei semplicemente “pasta funghi e castagne” (non amo i piatti dai nomi eccessivamente fantasiosi e lunghi):

Far dorare in una padella in olio extravergine uno-due spicchi d’aglio tagliati in piccoli pezzi. Aggiungere un rametto di rosmarino, del timo e una foglia di alloro.
Inserire successivamente 200 grammi di castagne già sgusciate, morbide e pronte all’uso (se ne trovano al super, anche di alcune note marche). Per facilitare la cottura, vi consiglio di sminuzzarle in pezzetti non eccessivamente grandi.
Far cuocere per una decina di minuti (in questa fase della cottura sentirete un profumo, ma un profumo… che vorrei in questo momento trasmettervi, se potessi farlo :-). Alla fine di questa fase, eliminare la foglia di alloro.
Aggiungere successivamente un buon quantitativo di funghi freschi misti ben lavati (porcini, chiodini, galletti, ecc.; vanno bene anche quelli surgelati se avete fretta) e portare a cottura dopo aver aggiunto mezzo bicchiere d’acqua. All’occorrenza aggiungerne dell’altra, durante la cottura.
Questo condimento secondo me si sposa bene con della pasta lunga fresca e non all’uovo (acqua e farina) che deve essere mantecata nella padella dove si trovano funghi e castagne, con aggiunta di poca acqua di cottura. Aggiungere alla fine in giusta dose un po’ di prezzemolo tritato e servire (non avendo in casa una pasta del genere, ho optato per dei rigatoni che hanno comunque fatto lo stesso la loro bella figura!).
A proposito di funghi e di altre delizie autunnali, per chi è della zona, segnalo che nella Val di Taro (famosa per i suoi buoni funghi porcini e situata tra la provincia di Parma e di Massa) per tutto il mese di novembre si celebra la cacciagione valtarese. Nei migliori ristoranti della zona verrà proposto un menù speciale, il menù “autunno gastronomico valtarese” per gustare al meglio lepri, cinghiali, caprioli, fagiani, pernici e molte altre eccellenze locali.
Per info date un’occhiata qui:
Buon autunno a tutti!

13 novembre 2009

Incontri mondani tra blogger

Foto tratta dal sito www.cavolettodibruxelles.it

La settimana in corso è stata caratterizzata, nella capitale, da molti eventi legati al cibo ed al mondo dei food-blogger. Io sono stato presente ad un paio di questi (il terzo si è tenuto ieri all’Open Colonna).
Ecco la descrizione dei due eventi a cui ho partecipato.

Domenica 8 novembre 2009 h 17.00: blogger tea-time.
Ho avuto l’idea di fare un mini blogger-raduno in un posto abbastanza atipico rispetto ai consueti luoghi di incontro e cioè in una sala da tè. Bere un tè in buona compagnia in una domenica uggiosa, umida e quasi fredda per me è il massimo!
L’organizzazione della cosa è avvenuta in collaborazione con Nadia del blog “Mammachebuono”. Abbiamo invitato molte persone e all’inizio il numero elevato di possibili partecipanti ci preoccupava un tantino, vista la non grande capienza media delle sale da té. Successivamente però una serie di defezioni a catena dovute ad impegni già precedentemente presi, hanno determinato un numero finale giusto, di sei partecipanti.
Eravamo presenti io, mio fratello, Max, Nadia e Fabrizio e Antonella, una blogger romana che non conoscevo e che è davvero simpatica e carina.
La scelta è ricaduta su una delle migliori sale da tè di Roma, il Babington’s che si trova a Piazza di Spagna ed è un locale caldo, elegante e accogliente.
In accompagnamento al tè, quasi tutti i maschi hanno ordinato delle torte, mentre le restanti persone/foodblogger dei pasticcini da tè, a dire il vero poco abbondanti, anche se molto buoni (almeno questo…).
Tra i dolci, le scelte sono ricadute sulla torta di mele (buona ma non ottima, mi dicono) e un cake all’arancia (foto più in basso) che ho ordinato io, molto buono, fragrante e morbido.

Sono stato contento di organizzare questo piccolo blogger-evento in quanto ho conosciuto persone nuove ed ho rivisto blogger che non vedevo da qualche tempo.
Prezzo finale decisamente salato, ma tutto sommato ne valeva la pena. Babington’s comunque vale almeno un’altra visita, anche per assaggiare le sue specialità salate (anch’esse dal prezzo altrettanto salato).

Martedì 10 novembre 2009 h 18.30: presentazione del libro del "Cavoletto di Bruxelles".
Qui si parla di un grande evento, la prima presentazione del libro di Sigrid all'Open Baladin in Via degli Specchi. Su questa serata vi sono ampi resoconti sul suo blog ma non mancano citazioni anche (nientemeno che) da parte del Corriere della Sera.
Quindi farò solo una breve sintesi dell'evento:
Folla notevole, con conseguenti disagi in termini di procacciamento cibo, incontro di persone, saluto della protagonista, ecc.
In questa occasione ho rivisto Nadia, Antonella, ed ho incontrato dopo molto tempo e con molto piacere Paola. Verso la fine della serata ho rivisto anche Elisa, “armata” di un paio di libri da far autografare.
Le fans di Sigrid erano quasi tutte belle fanciulle in pazientissima attesa di una dedica, come si fa con le pop-star
Che dire del libro? Molto bello, curato, non banale, con belle foto e stuzzicanti, come al solito, ricette.
Bello il locale, da tornarci con calma, senza ressa, per una buona birra di qualità.

Da assaggiare e degustare “con lentezza” anche l’olio di Pianogrillo e la cucina di Massimiliano Sepe che purtroppo questa volta ho potuto sperimentare soltanto in misura minima.

8 novembre 2009

Burro maître d’hotel


Questo prodottino è una delle cose sfiziose, divertenti e utili che ho in cucina, da tenere conservato e al momento opportuno da utilizzare in mille ricette.
E’ un burro aromatizzato, sui contenuti del quale ovviamente ci si può ampiamente sbizzarrire…
Si prepara in modo molto semplice. Si lascia del burro a temperatura ambiente per una mezz’oretta circa. Si lavora poi con un cucchiaio di legno fino a farlo diventare una crema. Si incorporano poi gli ingredienti che si preferiscono, sempre amalgamando e mescolando bene. Si pone poi il composto in un foglio di carta stagnola e si modella in modo da formare un cilindro. Si chiude poi bene, formando una sorta di “caramella” (come nella foto).


Il prodotto sarà in questo momento ancora morbido. Lasciare allora il prodotto in frigorifero per una giornata, in modo da fargli riacquistare consistenza.
Il burro aromatizzato così ottenuto è poi utilizzabile quando sarà il momento, tagliandolo a rondelle da porre sulle carni o pesci alla griglia, scaloppine, arrosti, pesci bolliti, ancora caldi.
Io il mio burro aromatizzato questa volta l’ho fatto in questo modo (è un quasi un classico): prezzemolo e basilico ed aglio tritati molto fini, qualche goccia di limone, sale e pepe, tutti amalgamati nel burro precedentemente lavorato a crema.
Altri suggerimenti su burri aromatizzati: alla senape, al peperoncino, all’aneto per preparazioni di pesce…
Preparare in questa stagione un burro maître d’hotel non è poi così politicamente scorretto, visto che ora comincia a fare freddo e qualcosa di meno leggero può essere quasi autorizzato :-)

1 novembre 2009

Le empanadas argentine

Il post di oggi è nato in qualche modo lo scorso weekend. Sono stato infatti alla Fiera internazionale del francobollo, dove erano presenti le amministrazioni postali di molti paesi europei ed extraeuropei. Allo stand dell’Argentina, ho acquistato dei francobolli a tema enogastronomico tra cui quello celebrativo delle empanadas.

Il giorno dopo sono invece stato ad una maratonina organizzata dalla Fao, la “Run for food” e nel villaggio di accoglienza gli organizzatori offrivano a prezzi modici specialità dolci e salate provenienti da tutto il mondo. Anche lì non mancavano, oltre a dolci molto buoni tra cui uno delizioso alla banana, delle gustosissime empanadas.
Ho così deciso di capire meglio la realizzazione delle empanadas argentine, proponendomi di cucinarle il più presto possibile.
Ho allora contattato la mia amica blogger argentina Marcela, per farmi dare la ricetta.
Lei è bravissima e la sua ricetta è senz’altro molto buona e collaudata. Per ora purtroppo non l’ho ancora realizzata, ma nel frattempo ve la lascio lo stesso, nel caso aveste il tempo di realizzarla prima di me.
Le empanadas possono essere fatte al forno o fritte, ma quelle cotte nel forno a legna sono proprio, secondo Marcela, un’altra cosa. Ogni regione dell’Argentina ha inoltre la sua varietà di empanada, ed ogni cuoco la sua ricetta.
Ecco quella di Marcela (qui quella in spagnolo):

Per la pasta:

1 kg di farina
200 grammi di strutto
1 cucchiaio e mezzo di sale
circa 350 ml di acqua.

Unire farina e strutto. Diluire il sale nell’acqua e aggiungerlo a poco a poco alla farina. Lasciar riposare a temperatura ambiente almeno 10-15 minuti.

Per la farcia:

1 kg di carne
2 cucchiai di sale grosso
200 gr. di cipolla bianca
1 peperone verde
150 ml di olio
1 cucchiaio di paprica
1/2 cucchiaio di cumino
1 cucchiaino di pepe, sale, peperoncino
cipollotti (la parte verde), uova sode
brodo q.b.

La tradizione vuole che il pezzo di carne venga bollito intero e poi tagliato col coltello, anche se ora difficilmente si ripete questa tradizione e si usa la carne macinata prima della cottura.
Soffriggere nell’olio la cipolla e il peperone, tagliati a cubetti. Togliere dal fuoco e aggiungere la paprica. Nuovamente sul fuoco versare due tazze di brodo, il cumino, il pepe, il sale e il peperoncino.
Aggiungere la carne e, se c’è bisogno, più brodo. La farcia non deve risultare asciutta. Far bollire poco e lasciar raffreddare; successivamente porre il tutto in frigo.
A parte, tagliare poi i cipollotti e le uova e mescolare.
Ora è tutto pronto per preparare le empanadas.
Stendere la pasta e tagliare dei dischi della grandezza desiderata.
Mettere al centro un pò di ripieno, di cipollotti e di uova; inumidire ai lati e chiudere, cercando di non far entrare troppa aria dentro.
Infornare ad alta temperatura per 10-15 minuti. Prima di infornare, spennellare ogni empanada con uovo appena sbattuto. Si può aggiungere anche un pò di latte o anche paprica.

Ps: questa ricetta è dedicata, oltre che ovviamente a Marcela, anche ai giocatori argentini della mia squadra del cuore, il Napoli, che hanno contribuito in modo determinante alla splendida vittoria in casa della Juventus ieri sera!