Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

28 dicembre 2008

Buon 2009!

Auguro a tutti i miei lettori e lettrici ("palesi" e "nascosti") un felicissimo anno nuovo, sperando che sia migliore di quello che sta terminando.
Che la "strada" indicata da Colombo nella foto, possa essere quella che porta tutti noi alla felicità e al successo.
Buon 2009 e "buon vento", allora!

25 dicembre 2008

Auguri di un ottimo Natale 2008!


Oggi è Natale.
Auguro quindi a tutti Voi un sereno e soprattutto goloso Natale.
Un saluto da Napoli.

Enrico

19 dicembre 2008

Lussemburgo (BE, FR, DE)


Il titolo è per dire che Lussemburgo è una nazioncina che non ha una sua identità, ma è un pò belga, un po’ tedesca e un po’ francese. Del resto le tre nazioni confinanti distano davvero pochi kilometri…La popolazione è al 50% straniera e la comunità estera è principalmente portoghese (non l’avreste mai detto, eh?).
Perché parlo di Lussemburgo? Perché ci sono stato recentemente per lavoro…
Per fortuna la giornata lavorativa non è fatta di 24 ore e quindi verso sera si è più o meno liberi di fare quello che si vuole.
Allora ho goduto di una Lussemburgo addobbata (devo dire parecchio bene) a festa per il prossimo Natale, con negozi eleganti, decorazioni carine nelle strade centrali e un caratteristico mercato di Natale nella centrale Place d’Armes.
In questa piazza c’è questo tradizionale mercatino che trasmette calore, con tante piccole casupole che vendono oggettini tipici, pastori, candele di Natale, chincaglierie varie. Ma al solito nei mercatini di Natale la parte del leone la giocano le bancarelle che vendono cibi.
Street food locale che abbinato a bevande calde e non, rifocilla la popolazione locale o i turisti assiepati allegramente su banconi posti nel bel mezzo del mercato.
Tra i prodotti da citare, i classici wursteloni cotti alla griglia (influenza germanica) o gli hamburger con cipolla che rendono molto succulenti i panini. O ancora dei rosti di patate serviti con mousse di mela, dei potage caldi di vari gusti, utili per contrastare il freddo (non eccessivo a dir la verità) e tra le bevande l’immancabile vin brulé e l’altrettanto immancabile birra (influenze germaniche e belghe, ma direi anche francesi). Tralascio la descrizione dei numerosi dolci, per me poco interessanti, anche se parecchie di voi forse l’avrebbero pensata diversamente…
Ho avuto modo anche di mangiare in buoni ristoranti tipici di influenza perlopiù francese. Una sera ho cenato nella Brasserie Alfa, di fronte alla stazione. Un bel locale stile parigino, Art-déco, con begli specchi e affreschi: da rilevare un ottimo cordon blue con salsa ai funghi accompagnato dalle tipiche frites.
Inoltre nella Lussemburgo sul fiume Mosella (bellissimo e caratteristico il quartiere) abbiamo mangiato in un ex birreria un mitico jarret de porc, una sorta di stinco di maiale al forno servito con crauti (influenza tedesca), patate al forno e fave in umido…

12 dicembre 2008

Un matrimonio (secondo me) perfetto

Un abbinamento davvero ben riuscito è quello, molto semplice, tra prosciutto cotto e formaggio groviera fuso.
Senza inventarsi tante cose strane, questo abbinamento è secondo me davvero perfetto! Penso a due esempi in particolare in cui questi ingredienti sono splendidamente insieme e che provengono ancora una volta dalla mia amata Francia:

- le galettes bretoni (sorta di crêpes fatte con farina di grano saraceno) jambon et fromage (in Francia quando si parla di formaggio senza ulteriori specifiche si intende la groviera);
- il croque monsieur che oltre a questi due ingredienti ha anche una morbida besciamella.

In Italia, al contrario della Francia, si usa pochissimo in cucina il formaggio groviera, soprattutto nella sua forma grattugiata. Se provate a cercarlo in un supermercato non lo troverete mai in questa tipologia. Io l’ho trovato qui a Roma miracolosamente in un supermercato Lidl solo perché offre un sacco di prodotti esteri…
In ogni caso qui a Roma ho scoperto una pizzeria a taglio che fa una buona pizza prosciutto cotto e emmenthal. Si trova a Castro Pretorio appena usciti dalla metro B di fronte alla Biblioteca Nazionale. Una ottima pizza filante, con questi due fantastici ingredienti fusi in un gustosissimo insieme. E credo proprio che questa pizza non abbia eguali, sia come gusto che come originalità (perché non si trova, paradossalmente, altrove…).

(immagini tratte dai siti http://www.grandsfromages.com/ e www.assica.it)

5 dicembre 2008

Avec la mer du Nord.....


...pour dernier terrain vague
Et des vagues de dunes pour arrêter les vagues
Et de vagues rochers que les marées dépassent
Et qui ont à jamais le cœur à marée basse
Avec infiniment de brumes à venir
Avec le vent de l'est écoutez-le tenir
Le plat pays qui est le mien

Avec des cathédrales pour uniques montagnes
Et de noirs clochers comme mâts de cocagne
Où des diables en pierre décrochent les nuages
Avec le fil des jours pour unique voyage
Et des chemins de pluie pour unique bonsoir
Avec le vent d'ouest écoutez-le vouloir
Le plat pays qui est le mien

Avec un ciel si bas qu'un canal s'est perdu
Avec un ciel si bas qu'il fait l'humilité
Avec un ciel si gris qu'un canal s'est pendu
Avec un ciel si gris qu'il faut lui pardonner
Avec le vent du nord qui vient s'écarteler
Avec le vent du nord écoutez-le craquer
Le plat pays qui est le mien

Avec de l'Italie qui descendrait l'Escaut
Avec Frida la Blonde quand elle devient Margot
Quand les fils de novembre nous reviennent en mai
Quand la plaine est fumante et tremble sous juillet
Quand le vent est au rire quand le vent est au blé
Quand le vent est au sud écoutez-le chanter
Le plat pays qui est le mien.

Questa bellissima canzone di Jacques Brel (“Le plat pays”) mi è tornata in mente quando ho visto il gradevolissimo film francese “Bienvenues chez les Ch’tis” (in italiano “Giù al Nord”). Un film molto bello che non a caso ha avuto un successo senza precedenti in Francia.
Il protagonista del film ottiene una destinazione di lavoro indesiderata, nel freddo Nord della Francia (anziché nella calda Costa Azzurra) e non ha proprio voglia di andarci. Così quando prende l’autostrada per recarsi a prendere servizio, pensa con tristezza al grigio Nord e gli viene tra l'altro in mente ciò che del Nord diceva Jacques Brel in questa famosa canzone… Ma il suo trasferimento al Nord non sarà così spiacevole….
Anche io la penso così: il nord della Francia ed il Belgio hanno un fascino davvero particolare, soprattutto i paesini sul mare, e quindi “les plats pays” sono anche… “les miens”!

29 novembre 2008

La capitale delle ostriche

In queste giornate piovose parlare di mare, di posti di mare e di prodotti che vengono dal mare è abbastanza difficile. Però un pò perché provo a dimenticare le giornate grigie e un pò perché sono comunque un amante del mare, io ci provo lo stesso.
L’estate scorsa sono stato nella splendida Saint Malo in Bretagna e da lì a un tiro di schioppo c’è un posticino di mare veramente incantevole.
Si chiama Cancale ed è famoso per i suoi allevamenti di ostriche e soprattutto per la qualità delle sue ostriche. Ho già detto in altre occasioni che le ostriche della Bretagna secondo me hanno una marcia in più, a causa di acque molto ricche di elementi nutritivi che forniscono alle ostriche un sapore davvero particolare. In effetti ne ho avuto un’ulteriore conferma quando sono stato in questo posto di cui tanto avevo sentito parlare.
A Cancale c’è un lungomare pieno di gradevolissimi ristorantini molto marinari che propongono ovviamente la degustazione di ostriche preparate in innumerevoli modi; anche se il modo migliore per mangiarle è, secondo me, degustarle crude, con limone o con una salsina di aceto e scalogno, ma anche senza niente, perché così si assapora meglio…il mare di cui hanno proprio il sapore… Nel ristorante dove le ho mangiate ho ordinato un piatto di 12 ostriche di dimensioni piccole, medie e grandi. Queste ultime facevano quasi impressione per quanto erano enormi ed avevano anche un sapore diverso e devo dire meno buono (ma sempre eccellente, intendiamoci) delle altre.
A Cancale avrei voluto vedere tante altre cose (ad esempio il mercato del pesce e delle ostriche) ma il poco tempo che avevamo non ce lo ha consentito. Sarà per la prossima volta!
A proposito di “huitres” francesi, qualche anno fa ho assaggiato a Parigi delle ottime ostriche dell’Ile de Ré e so che sono buone anche le “Huitres Marennes Oleron”. Entrambe provengono dal litorale della “Charente Maritime” sull’Atlantico francese.
L’Ile de Ré è uno dei prossimi luoghi francesi che vorrei visitare (è un’isola che si trova di fronte a La Rochelle, pare molto bella), mentre le ostriche “Marennes Oleron” (zona non lontana da quella di cui sopra) vorrei perlomeno assaggiarle per verificare il loro gusto meno salino e più discreto e minerale che sembra abbiano. Sono ostriche allevate nelle cosiddette “claires”, cioè bacini scavati in suoli argillosi, poco profondi e collegati in modo naturale con il mare, anche se non si trovano in mare aperto.
Insomma, lode alle ostriche e al loro strepitoso sapore di mare!

22 novembre 2008

Il tramezzino è nato a Torino!

Nel mio recente weekend a Torino, dove mi sono recato per andare al mitico Salone del Gusto, ho avuto modo di scoprire e apprezzare anche il centro città.
Ho fatto un bel giro “esplorando” i più bei caffè storici e devo dire che hanno un fascino ed un’eleganza che non si trova così frequentemente in altre città d’Italia.
Mi piacciono molto i locali storici sia per la loro bellezza e i loro interni, ma anche perché trasudano di storia, cultura, eleganza, tradizione… e....donano bontà e garanzia di qualità.
C’è un sito che ritengo molto interessante che è questo e che vi invito a consultare anche per i bei bozzetti dei vari locali.
Tra i locali storici di Torino, ho apprezzato molto il Caffè Mulassano, situato sotto i portici di Piazza Castello. All’interno il locale non è grande (sono pochi i tavoli interni ed anche esterni), ma appena si entra si respira un’aria e un’atmosfera particolare. Mi ha colpito, entrando a sinistra, una piccola “bacheca” dove sono collocati tanti piccoli sandwich con l’indicazione del ripieno, sempre molto particolare ed originale.
Già...i sandwich…. Ma da dove deriva il nome sandwich? Il sandwich si chiama così perché il politico John Montagu, conte di Sandwich (che è quindi un paesino inglese), durante le partite a carte a cui amava giocare si faceva portare al tavolo una sorta di panini che gli consentissero di mangiare e nello stesso tempo di continuare il gioco.
Tornando al Caffè Mulassano, il suo nome è comunque indissolubilmente legato non al sandwich ma ad un suo "quasi corrispondente" italiano, il tramezzino: questo locale è infatti famoso per averlo inventato, pare all'inizio del XVIII secolo.
Quindi lode a questo locale che ha inventato questo golosissimo “sandwich italiano” e che ha visto nel passato illustri estimatori (sia del tramezzino che del locale) quali Macario. E quest’ultimo aveva proprio ragione, perché ho notato che a Torino i tramezzini hanno sempre un ricco e variegato ripieno, cosa che non avviene sicuramente in città come Roma…

Finisco il post con un ringraziamento ad Anna per il premio che mi ha attribuito, il premio DARDOS.


Il premio DARDOS vuole riconoscere i valori che ogni blogger dimostra ogni giorno, nel suo impegno a trasmettere i valori culturali, etici, letterali e personali. In breve, mostra la sua creatività in ogni cosa che fa.


In breve il regolamento:
1) Accettare e visualizzare l'immagine del premio;
2) Linkare il blog che ha attribuito il premio;
3) Premiare altri blog e avvisarli del premio.

Attribuisco a mia volta il premio a Kja, Alex e Mari e Fiordisale per essere state “valorose” nel combattere i plagi sui blog (continuate così!), oltre che ovviamente per i loro bellissimi blog…

14 novembre 2008

La leggenda del Polpo Mario


Qualche anno fa sono stato al bellissimo Salone nautico di Genova. Siccome per un evento importante del genere gli alberghi della città erano pienissimi, abbiamo deciso di dormire a Sestri Levante, distante da Genova una mezz’oretta.
Sestri è un paesino della Liguria carinissimo ed è uno dei tanti posti di mare deliziosi di questa regione. I suoi carrugi, le sue stradine, le sue casette colorate sono davvero incantevoli...
Arrivati lì nel pomeriggio con una discreta fame abbiamo fatto uno spuntino mangiando un pezzo di ottima focaccia al formaggio (varrebbe la pena di andare sempre in Liguria solo per non dimenticare il sapore inimitabile di questo magnifico prodotto…).
La sera siamo andati poi a mangiare in un ristorante storico di Sestri che si chiamava “Polpo Mario”. “Che nome strano”, ci siamo detti…”Chi sarà mai questo Polpo Mario???”
Ebbene, abbiamo scoperto che deriva da una leggenda di Sestri (d’altronde Sestri è la “città delle Fiabe”…). Quella di Mario infatti è una delle leggende più vecchie di Sestri Levante e le sue avventure in qualche modo rievocano la storia di Sestri.
Ecco in breve la leggenda:
Gnussa, pescatore di Sestri, nell’andare a pescare “incontra” un polpo atipico, che come un uomo quasi lo saluta, agitando i suoi tentacoli.
Il pescatore non ha il coraggio di pescarlo e lo lascia in mare. Ma racconta il fatto ai suoi curiosi e nello stesso tempo scettici compagni d'osteria. La curiosità degli amici però prevale al punto tale che il maestro della fiocina Cesare Ziona, altro compagno di osteria, cattura il polpo. Ma quest’ultimo sfugge dalle sue pentole prima di essere cucinato e si ritrova a fargli da…. cameriere….Alla fine Gnussa e Cesare si contendono il polpo e si indìce un processo per decidere chi se lo aggiudicherà…

Una storia semplice ma carina, soprattutto se letta nel libro dedicato al Polpo Mario, in cui ci sono anche elementi di colore e di folklore locale.
Di questa leggenda è stato infatti scritto un libro ed è stato fatto anche un fumetto la cui copertina vedete nella foto. Per chi fosse interessato il libro si chiama “Mario! Storia vera tragica e avventurosa del polpo Mario, del pescatore Gnussa e di Cesare Ziona, principe dei fiocinatori e re della famosa baia di Portobello" di Vincenzo Gueglio, Fratelli Frilli Editori.
Tornando alla cena a Sestri dal ristorante “Polpo Mario”, ho mangiato ovviamente un’ottima pasta al ragù di polpo…
La ricetta immagino possa essere questa (con qualche variante, che sempre amo apportare):

Pasta al ragù di polpo e pecorino

Far lessare un bel polpo grande in acqua. Quando sarà tenero, toglierlo dal fuoco e tagliarlo a pezzetti abbastanza piccoli. Conservare l’acqua di cottura del polpo. In una casseruola intanto far soffriggere uno spicchio d’aglio tagliato a pezzettini in olio extravergine di oliva. Aggiungere il polpo tagliato e farlo rosolare un po’. Aggiungere successivamente del vino bianco e quando sarà evaporato far cuocere aggiungendo dell’acqua di cottura del polpo. Continuare per qualche minuto con questo procedimento, facendo precedentemente rapprendere la salsina prima di aggiungere nuovamente l’acqua del polpo. La cottura non deve essere lunga perché il polpo è già cotto, ma si deve formare una bella salsina densa e in grado di condire la pasta.
Far bollire dei paccheri di Gragnano e condirli con questo ottimo ragù.
Cospargere il tutto con del buon pecorino e …vedrete cosa mangerete!

7 novembre 2008

“Cioccolato fondente extra”


Ho letto recentemente l'interessante e gradevole libro di Grazia Cioce (del blog Cuocapercaso) dal titolo "Cioccolato fondente extra" (Prospettiva Editrice).
E' un libro interessante perché alterna la parte narrata a gustose ricette ed è gradevole e piacevole in quanto racconta in modo ironico le dinamiche dei rapporti di coppia, evidenziando la diversità e i differenti comportamenti che hanno uomini e donne. Ma mette in rilievo anche, in modo particolare, quelle che sono "le manie" ed i difetti delle donne, che necessariamente e con tanta pazienza noi uomini dobbiamo "sopportare".
Il libro si legge velocemente non tanto per il fatto che non si tratta di un romanzo voluminoso, quanto perché è scritto molto bene, in modo semplice e accattivante e con una giusta dose di ironia. Il libro fa anche riflettere sui difetti che ciascuna persona possiede e che possono creare dissidi nell'ambito della coppia. Piccoli difetti che però si possono ampiamente superare e che non devono essere di ostacolo al buon andamento della vita di coppia.
In "Cioccolato fondente extra" l'autrice pone al centro del racconto le vicende di un uomo alle prese con una crisi sentimentale nel suo rapporto di coppia. Per ovviare a questi problemi, si rivolge ad un suo amico psicologo. Le visite psicanalitiche, però, si svolgono in un modo atipico: a casa, in cucina, il protagonista registra dei nastri per il suo medico raccontando alcune sue storie amorose, accompagnandole con ricette che dona al suo psichiatra, quasi a risarcimento dei consigli e suggerimenti ricevuti. Un bel libro quindi che consiglio assolutamente di leggere!
In conclusione faccio ancora i miei complimenti a Grazia che in questo modo ha realizzato uno dei suoi sogni, sogni in cui suo padre ha sempre creduto ed è per questo che il libro è dedicato soprattutto a lui.


PS Se per il prossimo Natale volete donare o donarVi Cioccolato Fondente Extra, con una dedica personalizzata scrivete una mail all'indirizzo: donaunlibro@tiscali.it
specificando il destinatario del dono e la dedica che vorreste o, se preferite, rimettetevi alla creatività di Grazia. Per maggiori informazioni leggete qui

Intervista a Grazia Cioce
di Le Franc Buveur


Come ti è venuta l'idea di scrivere un libro cosi originale? C'è qualche motivo specifico che ti ha dato lo spunto?
L'originalità del romanzo nasce da un incontro tra scrittura e cucina: entrambe,per me, hanno una valenza psicanalitica, quasi esorcizzante se vogliamo. Scrivere o cucinare sono un modo creativo per distrarsi, una finestra alla quale affacciarsi per respirare aria nuova. Il tema enogastronomico lo viviamo tutti, chi più consapevolmente chi meno,come una sorta di psicanalisi! Per esempio? chi almeno un volta nella vita non ha affondato il cucchiaio in un buon gelato al cioccolato per ripagarsi di una brutta giornata? Chi non ha mai preparato quel piatto peccaminoso che va contro ogni dieta, ma che ha un potere consolante ineguagliabile?... questo è esattamente quanto fa il protagonista del romanzo! Ognuna delle ricette che prepara è pensata e voluta in simbiosi ad un suo stato d’animo: prepara la lasagna quando rievoca la sua famiglia, la cucina della sua mamma! Prepara la polenta quando ha nostalgia della saggezza dei suoi nonni! Prepara la bavarese al limone quando vuole sedurre una donna sofisticata. L'incontro tra il raccontarsi ed il cucinare, quindi, è stato assolutamente spontaneo.

Quali sono i motivi per cui "ti sei messa nei panni" di un uomo come protagonista del tuo libro?
Questa è una domanda che mi è stata posta da molte persone che hanno letto il romanzo ed è una cosa che incuriosisce molto. Il romanzo narra le complicate avventure sentimentali di un giovane uomo alle prese con la quotidianità e la convivenza con la sua donna. Mi piaceva l’idea di raccontare questa storia dal punto di vista maschile, portando anche all’esasperazione alcuni aspetti del vissuto quotidiano. È un modo per comunicare che l’ironia, ma soprattutto l’autoironia, è una chiave che può sbloccare molte porte. Mi ha divertito scrivere dei difetti di noi donne, riderne e vederli da una diversa angolazione, quella maschile appunto. Mi è piaciuto vedere me stessa, i miei difetti, le mie gaffe, con gli occhi di un uomo dall’ironia pungente, che a volte esaspera alcune situazioni (ma solo alcune, perché nella maggior parte sono vere e realmente vissute) ed altre volte ha l’istinto della fuga di fronte al mondo femminile, ma che alla fine ne è irrimediabilmente affascinato ed attratto... come una falena dalla luce di una lampada! Perché i difetti, alla fine, sono la parte più bella dell’amore, no? Per esempio, Luca ha il terrore di entrare in un negozio di scarpe con la sua donna. Beh? Quanti uomini hanno questo timore?? temo molti?! E quante donne, invece, vivrebbero in un negozio di calzature? temo tutte!! Nel romanzo, allora, Luca narra di un episodio ambientato in un negozio di scarpe, ma lo fa con una verve, con una ironia che fa pensare ad un uomo che legge: "poveretto, quanto lo capisco!" Ed ad una donna: "forse quel Luca alla fine si sta anche divertendo!" Il che è vero?forse?!! Ma guardare la vita di coppia con gli occhi di un uomo, punzecchiare le nostre abitudini femminili, le nostre piccole manie, beh l’ho trovato esilarante!

Ti ritrovi nelle manie e nei "difetti" descritti nel libro che hanno in generale le donne o è una caratteristica che riguarda poco te?
Mi ritrovo come donna e mi ritrovo come compagna. L'analisi dei difetti di coppia è stata eseguita, infatti, partendo da me e dal mio vissuto quotidiano.Ma non è un'analisi impietosa o fine a se stessa: è un approccio divertente a tematiche che ci riguardano e che porta alla riflessione. Lo humor, l’ironia, del resto, è proprio il filo portante del testo. L’ironia e l’auto-ironia. Perché se la comicità può strappare un sorriso fine a se stesso e che non porta a nulla, l’ironia invece fa riflettere. I difetti, dunque, le piccole manie, sono il Sale della vita, senza il quale una ricetta sarebbe insipida ed un rapporto umano e di coppia sarebbe piatto di sapore ed emozioni. E nessuno di questi piccoli-grandi difetti è pleonastico... Se dalla ricetta dello Strudel di Mele, per esempio, togliamo un ingrediente che riteniamo "accessorio" (per esempio la cannella): beh, alla fine otterremo si un buon dolce, ma certo non uno Strudel originale. E' questo che Luca, alla fine del suo percorso e della sua ricerca, comprende: che ogni piccolo lato del carattere della sua Lisa la completa. E completa il loro rapporto con complicità, allegria, calore ed un gusto intenso che ha tutto il sapore della Cioccolata Fondente Extra.

A quando il tuo prossimo libro?
Ci sto lavorando... se avrete ancora voglia di leggermi, ci rivedremo presto! ;-)

2 novembre 2008

Partitona? Mega frittata di cipolle (e pecorino)

Stasera c’è una partita da non perdere del mio Napoli contro il Milan dei campionissimi (Ronaldinho, Kakà, ecc., ecc.). Fatti i debiti scongiuri sull’esito finale della partita, passo a descrivere i preparativi per la stessa.
Ricordando un mitico film di Fantozzi, Il secondo tragico Fantozzi del 1976 (Regia di Luciano Salce), ho invitato un po’ di amici a casa e il “menù” molto spartano non può essere che quello dettato dal bravissimo Paolo Villaggio: frittata di cipolle e birra ghiacciata! poi tifo da stadio e… rutto libero…:) (escludendo la copertona di lana che usava Fantozzi sulle ginocchia).

Ecco a tal proposito la ricetta della frittata di cipolle interpretata da me con una piccola variante, l’aggiunta del pecorino grattugiato.

Frittata di cipolle con pecorino
(per 4 persone)

Far appassire in padella in olio extravergine quattro cipolle tagliate finemente. Farle ben dorare e quando saranno bionde toglierle dal fuoco e farle intiepidire. Intanto sbattere 3 uova, salare, pepare e successivamente incorporare le cipolle. Aggiungere abbondante pecorino grattugiato e amalgamare bene.
Nella stessa padella dove sono state appassite le cipolle, aggiungere poco olio e quando sarà caldo versare il composto di uova, cipolle e pecorino. Far rapprendere bene e rivoltare la frittata aiutandosi con un coperchio.
Mettere il tutto in un piatto di portata e servire.

E mi raccomando: "stasera non ci sono per nessuno…. Pina stacca il telefono”….

PS ma io non sono sempre così, eh…

28 ottobre 2008

Un “blogger-raduno” a Torino


Come mi aspettavo, il weekend a Torino è stato molto piacevole.
Sono arrivato il venerdì sera dopo un viaggio in treno da Roma piuttosto stancante.
Il sabato mattina, rigenerato da una buona dormita, mi sono incontrato davanti al mio albergo con la simpaticissima e gentilissima Grazia e suo marito. Ci siamo quindi recati con la loro macchina al Salone del Gusto, parcheggiando al parcheggio di Eataly, altro punto di riferimento per gli appassionati di buon cibo (questa volta non sono riuscito ad andarci, ma capiterà un’altra occasione).
Alla biglietteria abbiamo poi incontrato Carla e una sua amica e più tardi all’interno del Salone Paola e il marito; nel pomeriggio poi anche Luca e Sabrina.
Il Salone al suo interno era purtroppo affollatissimo di gente. Questa è stata l’unica pecca di un’interessantissima Fiera a cui gli appassionati di buon cibo non possono proprio mancare!

Abbiamo visitato stand di prodotti tipici italiani e stranieri, con assaggi di formaggi e salumi veramente molto buoni. In particolare abbiamo degustato tra gli altri degli ottimi formaggi svizzeri, dei deliziosi formaggi toscani alle erbe, allo zafferano e stagionati nella cenere e poi (in ordine anche non sparso) una ‘nduja deliziosa, ostriche e un Castelmagno molto stagionato…
In pratica dalle 11 circa ad almeno le 16 non si è fatto altro che assaggiare i prodotti più vari, con accostamenti e avvicendamenti di cibi non proprio ortodossi…
Tutto ciò ha “innescato” in noi una notevole sete, che non si è riuscita a “placare” così facilmente, viste le file mostruose agli stand che vendevano l’acqua…
Interessante era anche la parte riservata ai presidi Slow Food, con una innumerevole serie di stand dedicati ai prodotti tipici di nicchia (anche stranieri).
Letteralmente presa d’assalto è stata l’area dedicata allo street-food, in cui si vendevano dei prodotti devo dire molto interessanti e a cui voglio religiosamente e con calma dedicare dei post separati. I prodotti presenti erano: panino con la milza e altri prodotti siciliani (arancini, cannoli), focaccia di Recco, calamaretti fritti della riviera del Brenta (i più gettonati a giudicare dalla coda),

le piadine romagnole, i lampredotti fiorentini e degli involtini di carne pugliese (di Alberobello), chiamati pericolosamente… “bombe”.
Siamo poi andati via verso metà pomeriggio, dopo esser stati quasi sempre a camminare per circa 5 ore (!).
La sera (in clima di derby Juve-Toro) ci siamo poi rivisti con il gruppo dei blogger in una trattoria tipica piemontese; devo dire che tutte le persone presenti erano veramente molto simpatiche! E’ bello conoscersi di persona dopo aver con molti per tanto tempo scambiato chiacchiere soltanto via blog o e-mail.
La serata è stata molto carina e piacevole, con la scelta da parte di tutti di ottimi piatti come gli gnocchi al Castelmagno, i tajerin ai funghi porcini e gli agnolotti al ragù, preceduti da un ottimo antipasto piemontese. Risentendo anche dei numerosi assaggi della mattina, abbiamo concluso la cena “soltanto” (?!) con un buon dolce al cacao e amaretti.
Insomma un piacevolissimo incontro, che speriamo si possa ripetere più spesso!
Il giorno dopo, prima di ripartire per Roma, ho visitato il centro di Torino con inclusa una visita ai mitici caffè storici a cui voglio presto dedicare dei post specifici, perché meritano tutto lo spazio possibile per essere ben lodati!

Ps: Altri resoconti del Salone li trovate qui, qui, qui chez Sigrid e da Grazia

23 ottobre 2008

Torino…

Sto per partire per Torino. Inutile dire che vado al Salone del Gusto. Un golosone dove può andare se non a Torino, questo weekend?
Incontrerò molti blogger che finora ho avuto modo di conoscere solo via web o al massimo al telefono e questa sarà una bellissima occasione di incontro.
Spero di essere presente anche al mega raduno di Sigrid, ma non ne sono sicuro. Sicuramente incontrerò invece Grazia, Paola, Carla e tanti altri/e blogger con cui sarà piacevole trascorrere del tempo insieme.
Ma non mi dilungo e mi riservo di raccontarvi tutto dettagliatamente al mio ritorno.
Ciao e buon weekend!

19 ottobre 2008

I voti al Gambero Channel



Normalmente il Gambero Rosso dà giudizi sugli altri. Ora invece sono io che dò i voti al Gambero. Ovviamente si tratta di un gioco…Che è quello di dare delle votazioni alle trasmissioni del canale satellitare Gambero Rosso Channel, che in generale è molto interessante da seguire.
Ecco le trasmissioni più importanti e i voti (in ordine sparso):


In cucina con lo chef
E’ tra le mie trasmissioni preferite. Uno chef famoso al mese prepara i suoi piatti e poi li degusta. Qui ho scoperto dei bravissimi chef come Esposito e Petza. Voto: 8

Questo l’ho fatto io
Cucinano persone comuni e uno chef dietro le quinte corregge gli eventuali errori fatti dai vari protagonisti. Trasmissione ben condotta dalla simpaticissima Francesca Barberini, ma preferivo la conduzione di Flavia Cercato. Voto: 7,5

Panino amore mio
Marco Bolasco invita famosi chef a ideare degli innovativi panini da abbinare a birre particolari e a vini di qualità: carina l’idea e quindi dò alla trasmissione un bell’8,5

New work
Laura Ravaioli cucina etnico e non solo. Lei è molto brava e ci sono piatti davvero sfiziosi. Preferisco però le trasmissioni viste sopra. Voto: 7

Le cucine d’Italia
Bravi chef di ottimi ristoranti cucinano piatti dolci e salati, coadiuvati e aiutati da Max Mariola. Trasmissione interessante e piacevole. Voto: 7,5

Trasmissioni con Simone Rugliati:
Ragazzo simpaticissimo, Simone è anche molto bravo per questo merita un 7

Mi interessano di meno le trasmissioni sul vino e quelle provenienti da canali stranieri quindi, ma solo per questo, attribuisco una sufficienza politica. Voto: 6

Sono invece molto interessanti le trasmissioni sui cocktail condotte da Marco Sabellico. Voto: 9

Inoltre suggerirei anche per questo canale di poter far vedere le trasmissioni abituali del Gambero a qualsiasi orario, utilizzando il tasto verde del telecomando come si fa anche per le notizie di Sky TG 24, il meteo o lo sport. E' un suggerimento che viene da una mia esigenza di mancanza di tempo :-)

12 ottobre 2008

In..cavolato…nero


No, non sono arrabbiato….è solo un modo scherzoso di dire che ho comprato, alla sempre interessante Biofiera che ogni anno la Regione Lazio organizza qui a Roma, una certa quantità di cavolo nero, che devo dire non si trova così facilmente nella mia città.
E’ un prodotto molto interessante, che è simile come sapore al broccolo ma è più saporito ed amarognolo. La mia scarsa familiarità con questo ortaggio mi ha portato a chiedere un sacco di informazioni al venditore-produttore sul suo utilizzo in cucina.
Poi ne ho tratto una ricetta personalizzata, ma in effetti quasi classica.

Eccola:

Lavare bene i cavoli dopo averli mondati. Porli in acqua bollente per 15 minuti. Scolarli e farli “riposare” per qualche minuto in un piatto. Tenere da parte l’acqua di cottura. In una padella far soffriggere uno spicchio di aglio tagliato a pezzettini in un pò di olio extravergine di oliva.
Quando l’aglio si è imbiondito, aggiungere in padella i cavoli lessati e girare di tanto in tanto. Salare. Quando la verdura sarà insaporita, spegnere il fuoco. A fuoco spento aggiungere un paio di cucchiai di colatura di alici.
Far bollire degli gnocchetti di patate nell’acqua di cottura della verdura. Toglierli un po’ prima del tempo di cottura e immergerli nella padella con la verdura. Insieme a qualche cucchiaio di acqua di cottura riaccendere il fuoco sotto la padella e far amalgamare/legare e completare la cottura. Molto gustosi!

5 ottobre 2008

Maigret e la sua cucina

immagine tratta dal sito www.toutmaigret.com

Leggo sempre con passione i romanzi di Simenon sul Commissario Maigret. Finora ne ho letti sei, ma vorrei leggerli alla lunga veramente tutti.
Non che ami particolarmente i gialli, ma quello che più ammiro di Simenon è la capacità di descrivere in modo magistrale i luoghi di Parigi e della Francia, i personaggi e la passione del protagonista per la gastronomia. E’ anche per questo che parlo qui di Maigret.
In fin dei conti quindi non apprezzo tanto la storia in sé (pur comunque sempre ben magistralmente organizzata, descritta e sviluppata) quanto tutti questi altri aspetti che secondo me rendono Simenon davvero impareggiabile.
Dal punto di vista della cucina, tutti i racconti di Maigret sono abbastanza pervasi da citazioni riguardanti luoghi e piatti tradizionali della buona cucina francese. Vi sono poi dei classici ristoranti/locali parigini, aperitivi e bevande che il Commissario era solito frequentare e consumare. Senza dimenticare l’ottima cucina tradizionale della moglie di Maigret che faceva trovare al marito quando rientrava a casa, magari di fretta e furia nel pieno di un’intrigata inchiesta.
Uno dei piatti che io amo tanto e che figura abbastanza spesso nei romanzi di Simenon è la “Soupe à l’oignon gratinée” (non voglio tradurre il nome di questo piatto perché l’effettiva traduzione italiana non mi soddisfa, non so perché), anticamente sorbita dai lavoratori dell’allora mercato parigino di Les Halles quando faceva freddo all’alba.

Ecco la ricetta:

Pelate e affettate sottilmente quattro cipolle. In una pentola scaldate dell’abbondante burro, aggiungete le cipolle e cuocete a fuoco basso mescolando spesso finché non diventano dorate. Unire del brodo di pollo, abbassando successivamente la fiamma e lasciando sobbollire per circa un'ora.
Trasferire il tutto in una ciotola capiente sulla quale si saranno poste delle fette di baguette abbrustolite e dell’abbondante groviera grattugiata. Mettete in forno caldo a 250° per una decina di minuti circa, o comunque finché non si forma una crosticina dorata.

28 settembre 2008

Tempo di Octoberfest, quindi…a tutta birra!

In questi giorni è in pieno corso l’Oktoberfest di Monaco. Non ci posso andare e quindi posso solo parlare di birre (e magari berne più della media, per associarmi idealmente al clima di festa tedesco). Il mondo della birra per me è ancora più affascinante di quello del vino.
Sarà per le etichette più accattivanti, per l’associazione a momenti convivialmente “più caldi”, ai luoghi dove è molto consumata che amo tanto (penso al Belgio, alla Germania, ma anche alla Francia). Mi affascinano poi le abbazie dove venivano e vengono tuttora prodotte ottime birre. Le birre che preferisco sono in estate sicuramente le “blanches”, freschissime, dissetanti, di colore chiaro e un pò torbide. In generale amo invece quelle trappiste e artigianali che prevedono una innumerevole varietà di tipologie a volte molto originali, molto più a misura di esperto assaggiatore. Altre birre molto interessanti sono le birre bretoni. L’estate appena passata ne ho degustate di buonissime, anche alle alghe o all’acqua di mare che si abbinano perfettamente anche a piatti a base di pesce, mangiati magari davanti a coste selvagge a picco sul mare tormentate da vento e pioggerelle sottili. Trovo comunque in generale che la birra si abbini ai cibi in modo più perfetto dei vini. Sarà solo una mia sensazione o impressione personale? Per finire direi che il modo migliore per essere vicini "spiritualmente" a tutti coloro che saranno all’Oktoberfest e di inneggiare alla birra sia di leggere le parole di Philippe Delerm sulla birra (e sulla “prima sorsata di birra”), contenute in un suo libro di grande successo che non parla solo di birra ma che consiglio vivamente di leggere o di rileggere a chi già l’ha fatto.

22 settembre 2008

Polpette…viola

La melanzana è uno dei miei ortaggi preferiti. I piatti in cui si può utilizzare sono infiniti, legati soprattutto ad una cucina che io adoro, che è quella siciliana.
Con le melanzane si fa poi la mitica parmigiana, che senza dubbio è “il piatto” in assoluto che preferisco, anche perché cucinato magistralmente da mia madre (alla parmigiana occorre che dedichi un “religioso” post a parte, che non tarderà ad arrivare).
La ricetta però che oggi vi propongo, utilizzando questa splendida materia prima è molto semplice, ottima da antipasto ma anche da aperitivo, e stupirà i vostri eventuali ospiti:

Polpettine di melanzane

Ingredienti:

4 melanzane
2 uova
pangrattato
aglio
prezzemolo
parmigiano grattugiato
provolone piccante

Tagliare a dadini le melanzane e farle cuocere in acqua bollente salata per 5 minuti.
Scolarle e strizzarle per bene. Impastare le melanzane così ottenute con le uova, il parmigiano, l'aglio tagliato molto fine, il prezzemolo ed un pò di pangrattato.
Formare delle polpettine ed in ciascuna di esse inserire un pezzetto di provolone piccante. Passarle successivamente nel pangrattato e friggerle finché non saranno dorate.
Servirle ben calde e …. buon appetito!!!!

Ps: a proposito di prodotti dal colore viola in cucina, vi devo presto raccontare di alcune ottime patate viola (è proprio così…), di una particolare varietà che ho assaggiato quest’estate a Cancale in Bretagna sotto forma di puré e come ripieno di fiori di zucca. Anche di queste patate si parlerà prossimamente su questi schermi!

15 settembre 2008

Salone del gusto_Torino


Mi piacerebbe andare di nuovo al Salone del gusto che trovo bellissimo e mooolto interessante.
Se qualcuno di Voi è interessato ad andarci, mi faccia sapere. Potrebbe essere l'occasione per fare un piccolo "blogger-raduno" per rivederci o conoscerci.
Fatemi sapere, attendo con impazienza!
Un saluto.

Enrico

8 settembre 2008

Ouessant

Non ci sono parole appropriate per descrivere Ouessant…
L’isola di Ouessant è un posto incredibilmente affascinante.
E’ un’isola alla confluenza tra due mari, quello del Nord e l’Oceano Atlantico ed è pervasa, quasi in ogni periodo dell’anno, da una pioggerellina salata e da forti venti che tormentano le sue coste.
Il relativo braccio di mare è quindi, per le notevoli correnti che lo attraversano, una zona molto temuta dai navigatori che si aiutano con i numerosi fari che circondano l’isola per superare queste acque impervie.
Anche io ho avuto difficoltà a visitare l’isola…L’anno scorso ero in Bretagna e ci volevo andare, ma le condizioni del mare abbastanza difficili me lo avevano impedito.
Anche quest’anno il mare non faceva sconti ma sono riuscito a vederla, grazie anche a un’imbarcazione davvero all’altezza della situazione che, nonostante il mare agitato, ha retto benissimo ad una tempesta o quasi!
Il tragitto per mare, soprattutto al ritorno, faceva quasi spavento, con onde altissime ma ci confortava la buona tenuta della nave e la tranquillità (?!) delle persone a bordo.
Una volta raggiunta l’isola, abbiamo assistito a dei panorami mozzafiato, resi ancora più affascinanti dalle onde che si infrangevano su selvagge scogliere.


Il faro di Creach, uno dei più potenti esistenti

I bellissimi fari dell’isola erano circondati da spuma, onde, pioggia, vento, e un po’ di nebbia: uno scenario che metteva a sistema quasi tutti gli agenti atmosferici!
A tratti sembrava di stare in un posto irreale, con tutto il fascino che ne deriva.
Purtroppo credo che le foto non rendano l’idea di quello che si poteva vedere ad occhio nudo.
Anche l’interno dell’isola è molto bello: case di pescatori, prati verdi, muretti a secco, pecore. All’interno dell’isola c’è anche un piccolo paesino molto caratteristico, Laimpol, con negozietti, creperie e una chiesetta.
Infine, come ricordo culinario di Ouessant ho comprato delle alghe essiccate del luogo che pare (non le ho ancora utilizzate) siano ottime su insalate, grigliate di pesce e, secondo me, spolverizzate su risotti alla marinara o primi di mare!
Poi vi farò sapere…

3 settembre 2008

La fraschetta del mare


Mi è capitato di andare recentemente ad Anzio, una località di mare non lontana da Roma.
Si tratta di un posto non eccezionale ma neanche brutto e vi dirò che presenta anche un porto abbastanza carino e alcuni angoli di spiaggia "non malaccio".
Inoltre in tutti i ristorantini si mangia mediamente bene e a prezzi abbastanza contenuti (salvo eccezioni…).
A tal proposito oggi voglio parlarvi di una trattoria di mare che veramente vale la pena di essere visitata. L’idea del locale è di valorizzare un tipo di pesce normalmente snobbato dai più, che è quello cosiddetto azzurro, poco costoso e “nobile”.
Come valorizzarlo al meglio? Tramite il suo impiego in ricette tradizionali della cucina locale o in generale dell’antica cucina marinara.
In questo modo si offrono al cliente piatti ottimi, di pesce freschissimo e a prezzi veramente contenuti, visto che il pesce azzurro costa poco.
Una cena composta da almeno 5-6 antipasti buonissimi e un primo di pesce (vi assicuro il tutto abbondantissimo e di qualità!) costa appena 16 euro!
Tra gli antipasti ad esempio ho mangiato una bruschetta con alici, pomodoro e mozzarella, la palamita in bianco con piselli, dei lattarini fritti, dei polipetti in umido…
Tra i primi piatti sono in genere previsti gnocchetti con gamberi e zucchine, spaghetti alle telline e altri primi di mare ancora.
Insomma un posto dove andare per una cena informale, ma dove si trova dell’ottimo pesce fresco di giornata (ogni giorno il menù cambia in base al pescato), azzurro come il mare!

28 agosto 2008

Pegli+Tabarka = Carloforte

Finalmente sono approdato in questa bellissima isola. Ne avevo sentito parlare per motivi gastronomici, grazie alle numerose citazioni di Davide Paolini che parlava del tonno di ottima qualità che si pesca da quelle parti tra fine maggio e i primi di giugno nelle tonnare ancora attive.
Oltre alla buona cucina, il paesino è davvero incantevole e la cosa interessante è che si tratta di un’isola abitata originariamente da genovesi di Pegli che si erano stabiliti inizialmente a Tabarka in Tunisia. Ebbene, oggi gli abitanti locali usano il dialetto, le tradizioni, la cucina utilizzata dai liguri presenti nel ‘700 sull’isola, con legami quindi storici e culturali con Genova.
Di conseguenza, camminando nei vicoli della cittadina, sembra di stare in Liguria con tutte quelle casettine colorate e una cucina che ne è fortemente influenzata.
Quest’ultima quindi è un misto di cucina ligure (si mangia un ottimo pesto, la farinata, le focacce…) e tabarkina (ad esempio il cous-cous con verdure) oltre che ovviamente di quella sarda.
Poi siccome lì il tonno è il pesce da pescare per eccellenza, la cucina locale ne è inevitabilmente influenzata. In particolare il tonno alla carlofortina è davvero un must. E’ un tonno brasato con salsina a base di pomodori, alloro, aceto: veramente gustoso!
Ho mangiato questo piatto ed altri in numerosi ristoranti molto buoni e dall’aria marinara, a volte ex abitazioni di pescatori (a proposito, le pescherie hanno pesce freschissimo e vendono anche del costosissimo tonno inscatolato artigianalmente).
Last but not least le spiagge: inutile dire che sono bellissime, con un mare turchese, come del resto in tutta la Sardegna. Ce n’è per tutti i gusti: sabbiose e rocciose. Da Punta Sandalo si ammira inoltre un bellissimo panorama, con un affascinante faro che nelle mie narrazioni (dove è presente) non può mai non essere citato.

13 agosto 2008

Buone vacanze a tutti e....riposatevi


Ciao a tutti,

Forse avrete notato in questi giorni la mia latitanza. E' l'estate... (per fortuna).

Ora che mi assenterò di nuovo per qualche altro giorno di ferie (poi vi racconterò dove sono stato...) colgo l'occasione per augurare a tutti buonissime vacanze.

Ciao e ci risentiamo verso la fine di agosto.

Enrico

Ps: approfitto per comunicare l'interessante iniziativa di Gianluca Pistore al seguente link:

http://www.gianlucapistore.com/2008/07/i-blog-sulla-cucina-e-larte-culinaria.html

Dovrei nominare 4 persone da invitare e da inserire nella sua lista, ma lo faccio indistintamente a tutti i miei lettori (se non hanno già ricevuto tale invito).


4 agosto 2008

Il tanto vituperato aglio


 
“Far scaldare l’olio e quando è caldo aggiungere l’aglio. Quando è imbiondito, toglierlo”.Recitano così, come ben sapete, molte ricette.
Ma perché tutta questa ostilità contro l’aglio? E’ per me un ingrediente fondamentale di tanti piatti, dà forza e tocco a molte ricette, è buonissimo sulle bruschette ed ha un sapore non così insopportabile come molti dicono (al massimo può far scappare i vampiri…).
Basta togliere la parte interna verdognola ed ha anche un gusto meno forte…
E allora W l’aglio! Non spaventiamoci di fronte a questa ottima materia prima…
Voi che ne pensate?

29 luglio 2008

Inchiostro nero…


Ecco un classico che a me piace molto: il risotto al nero di seppia.
E’ molto affascinante e quasi inquietante quel nero color inchiostro che colora i bianchi chicchi di riso…
Poi se si aggiunge qualche pomodorino il rosso può quasi sembrare della lava che scorre da un vulcano…
Ma dentro quel nero c’è il mare e si nascondono abilmente dei molluschi buonissimi, le seppie!
Insomma un piatto che è anche molto affascinante e misterioso, oltre che buono.
Farlo è un gioco da ragazzi: in una padella far imbiondire dell’aglio in poco olio extravergine. Quando sarà biondo, aggiungere delle seppie tagliate a pezzettini e le sacchette contenenti il nero che dopo poco si libererà e renderà le seppie quasi invisibili. Aggiungere a fine cottura qualche pomodorino pachino.
Preparare intanto un fumetto di pesce che servirà a bagnare il riso per il risotto. Cominciare a cuocere il risotto, aggiungendo di tanto in tanto il brodo di pesce e parte del composto di seppie e il loro nero. Continuare in tal modo, recuperando poi alla fine con del brodo gli umori della padella, il cui contenuto è stato nel frattempo vuotato nel risotto in cottura. Versare nel risotto anche quest’ultimo brodo.
Servire guarnendo con del prezzemolo fresco spezzettato grossolanamente.

25 luglio 2008

Un gradito premio….,


…Brillante Weblog”, mi è stato attribuito da Anna di ideeweekend e righeblu
Ecco le belle parole di Anna:

Le franc buveur di Enrico, un blog di idee personali e brillanti su cucina e storie di mare.

Grazie Anna!


Ed ecco il regolamento: "Il Brillante weblog è un premio assegnato a siti e blog che risaltano per la loro brillantezza, sia per i temi che per il design.” Lo scopo è promuovere tutti nella blogosfera mondiale! 1. al ricevimento del premio, bisogna scrivere un post mostrando il premio e citando il nome con link al blog di chi lo ha attribuito; 2. scegliere un minimo di 7 blog (o più) che si ritiene siano brillanti nei loro temi o nel loro design. Esibire il loro nome e link e avvisarli di avere ottenuto il Premio “Brillante Weblog” 3. (facoltativo) esibire la foto (il profilo) di chi ha premiato e di chi viene premiato nel proprio blog".

Ed ecco i miei premiati (premierei Anna ma non credo si possa ripremiare qualcuno):

(non in ordine di importanza):

Loste
Brillante per il suo graffiante stile e modo di scrivere e le sue belle foto

I filibustieri
Brillanti per il loro stile marinaro e la loro gustosa cucina di cambusa

Marguerited
Brillante per la “francesità” che traspare dal suo blog

Zenzero
Brillante per le ricette sempre originali e piene di storia, cultura e tradizione

Bretzel et cafè crème
Brillante per la fantasia e la differenziazione delle ricette, dei cibi scelti e degli argomenti proposti

Beaualalouche
Brillante per le sue dettagliate descrizioni anche fotografiche e l’originalità delle ricette

Helène
Brillante per la proposta di ricette e luoghi della mia amata Bretagna

19 luglio 2008

Street food alla napoletana

Da assiduo frequentatore della natìa Napoli, e in particolare del quartiere Vomero, ogni tanto faccio capolino in una friggitoria che chi abita a Napoli e al Vomero conosce molto bene. Si tratta della “friggitoria Vomero” a Piazza Fuca.
A Napoli, per chi non lo sapesse, vi sono centinaia di friggitorie ma questa è una delle migliori della città, a mio avviso.
Quello che si può trovare in un luogo come questo è presto detto (sempre per chi non conosce questi tempi del cosiddetto street food): paste cresciute (piccole zeppole di pasta di pane, fritte), crocché (panzarotti di patate), arancini piccoli e grandi, melanzane e zucchine in pastella, scagliuozz’(polenta fritta) e naturalmente le mitiche pizze. Di pizze ovviamente ve ne sono di fritte, ma anche (buonissime) quelle al forno.
Qualche parola in più vorrei spenderla sulla pizza fritta, detta pure “montanara”. Non mi chiedete il perché di questo nome perché non lo so. So solo che è buonissima. E’ una pizzetta fritta con sopra pomodoro, mozzarella, parmigiano (fondamentale) e basilico.
Una ottima pizza fritta (inimitabile secondo me) l’ho invece mangiata a Ischia sul mare in uno stabilimento balneare ad Ischia Porto: meno alta, ma più larga e di gran lunga la più buona di quelle che ho mai mangiato!
Per tornare ai prodotti della friggitoria Vomero (non avevo mica ancora finito di elencarli…) c’è da menzionare anche la frittatina di maccheroni (altro prodotto mitico) e le alghe fritte.
Quando si vuol mangiare veloce, ma bene facendo qualche piccolo sgarro alla dieta, andate lì e non ve ne pentirete!

13 luglio 2008

I villaggi di pescatori

Ovviamente un amante del mare come me non può non adorare i villaggi di pescatori.
Ci sono degli ingredienti veramente apprezzabili in questi posti che, proprio come in una ricetta, messi insieme fanno un piatto eccezionale!
Gli ingredienti (per tante persone, non solo per 4…) sono: beh, il mare, le casette colorate dei pescatori, le barchette altrettanto colorate in mezzo al mare o sulla riva, le reti sul molo, la semplicità del luogo, le facce cotte dal sole delle persone, le tavernette sul mare che cucinano in modo semplice il pesce appena pescato…, le pescherie con del pesce freschissimo…Altro? Per ora non mi viene in mente altro, ma penso che quelli che ho elencato siano già ampiamente più che sufficienti.
Non è però semplicissimo trovare villaggi di pescatori con queste caratteristiche. Accade invece spesso che tali villaggi vengano “involgariti” da fast food, boutique di (più o meno) alta moda, ristoranti ultrafighetti, gente che se la tira e modaiola. Allora in questi casi questi posti su di me hanno l’effetto opposto: li detesto!
Per fortuna qualche posto ancora autentico si salva (io chiamo questi posti con una mia personalissima espressione “ad alto tasso di marineria”) e spesso lo si trova di più all’estero (Bretagna, Normandia) ma anche nella nostra Liguria, a Ischia (Ischia Ponte) e in generale nei posti non eccessivamente turistici e alla moda.
Se avete da segnalare qualche “autentico” borgo di pescatori, fatemelo sapere: andrò presto a visitarlo!

6 luglio 2008

Un’inedita Ischia

Conosco benissimo Ischia e in effetti sul mio blog non ho mai parlato troppo di questa bellissima isola. E allora anche per soddisfare chi me l’ha fatto notare :), dedico un post all’“isola verde”.
Ma non parlerò delle classiche spiagge dell’isola dove si va di consueto, ma al contrario di un luogo forse poco conosciuto, ma bellissimo.
Sto parlando del giardino botanico de "La Mortella" (che vuol dire mirto in dialetto) che fu del compositore inglese William Walton che ha vissuto ad Ischia, nel comune di Forio, dal 1949. La sua moglie argentina Susana oggi gestisce questo giardino che ha una superficie di ventimila metri quadrati e dove sono presenti bellissime piante provenienti da numerosi paesi del mondo.
Nel 1956 il famoso architetto Russel Page realizzò tale giardino integrandolo con il paesaggio roccioso di origine vulcanica.
Le varie zone del giardino sono collegate con viali, sentieri, scale che conducono il turista a vedere dall’alto tutta la baia di Forio, una bellissima zona dell’isola.
Nel periodo che va dalla primavera all'autunno, vengono inoltre organizzati concerti ed altre manifestazioni culturali.

Dalla foto potete appunto vedere Forio e in fondo cerchiata una chiesetta (forse si vede poco, ma è sotto la scritta in rosso) che a me piace moltissimo: la chiesa del Soccorso, molto semplice, bianca, piccola si staglia tra un cielo azzurrissimo e un mare blu scuro.
Lì vicino una sosta impedibile da fare è in un ristorante tra i più buoni dell’isola: Umberto a mare.
A tal proposito ricordo ancora le parole di entusiasmo di un signore di Milano che in qualche forum di cucina di qualche anno fa parlava benissimo di questo ristorante.
Parlava del cosiddetto "polpo dolce forte", ovvero un'insalata di polipo con peperoncino verde e scaglie di cioccolato amaro…Parlava di una leggera marinata di mare con un timballo di riso basmati e, all'interno di questo dei pezzetti di limone di Ischia….Di taccozzette al ragù di pesce di scoglio e di "paccheri dolce mare", cioè con un sugo di pomodori, polipo, pinoli e uvetta…Di "tonnetti" (piccolissimi tonni che si pescano lì al largo) con capperi e patate……

30 giugno 2008

Une petite histoire de gens de mer

Amo in generale i cibi in scatola. A volte per l’aspetto esteriore delle scatolette, ben presentate e colorate; altre anche per il contenuto, che di fatto è molto buono.
In particolare adoro le carni in scatola, come quelle “incastonate” in gelatina di brodo, le carni argentine e altre ancora. C’è da dire che se guardiamo gli ingredienti presenti in tali scatolette, si vede che proprio naturali-naturali non sono, ma sicuramente sono molto gustose. Poi ovviamente anche in questo ci sono delle eccezioni….
Ma in questo post non parlerò di conserve di carne, ma al contrario di quelle di pesce ed in particolare di alcune che non si trovano frequentemente in Italia.
In Bretagna, regione particolarmente pescosa, vi è una tradizione molto antica nella conservazione del pesce e nella sua industria, vero Helène? Nei villaggi sul mare della Bretagna si possono quindi trovare dei negozietti come questo che vendono vari tipi di conserve di pesce inscatolato naturalmente, senza additivi e preparato divinamente.
Un pesce che viene venduto in tal modo, ad esempio, è il maccarello, cucinato in diverse ricette tipiche del Nord Europa (una di quelle nella foto è alla birra “blanche”), ma ci sono anche le sardine, il tonno (a me il tonno in scatola non piace, ma è questione di gusto personale); e poi sono presenti ancora salse e zuppe a base di pesce. Vi sono inoltre anche le alghe della Bretagna, pronte per essere utilizzate in insalate e contorni, ed altri gustosi prodotti ancora.
Insomma se vi capita di passare per Bretagna e Normandia fermatevi in alcuni di questi negozietti e prendetevi questi souvenir che all’interno portano decisamente il profumo e il sapore del mare….

26 giugno 2008

Luoghi e prodotti del Mediterraneo

E’ finalmente cominciata l’estate, si inizia ad avvertire il forte caldo, si frequentano le prime spiagge, si fanno i primi bagni, si ammira il mare e tutto quello che lo circonda…

…..si mangia più leggero, si beve molto e si gustano deliziosi gelati….
E il nostro paese, immerso nel Mediterraneo, ci offre dei fantastici prodotti agricoli.
La frutta e la verdura sono pieni di sole, di colore e di gusto e mangiati tal quali, semplicemente, ci nutrono e ci dissetano senza farci ingrassare di un grammo!
E allora buona estate a tutti!

18 giugno 2008

Ma che buon risottino!


La ricetta che vi propongo oggi è nata da una mia “gita” alla mitica pizzeria romana Pizzarium, presso la quale un giorno mi sono recato (trovandomi in zona) per uno spuntino.
Avevo preso un ottimo supplì ai peperoni rossi, salame e provola che mi ha letteralmente estasiato!
Ho pensato allora di riproporlo sotto forma di risotto (adoro tutti i risotti!) provando ad immaginare quale poteva essere la ricetta.
Io questa ricetta l’ho immaginata così: ho fatto dorare in una padella della cipolla tagliata a pezzetti in olio extravergine per pochi minuti ed ho successivamente aggiunto 3 peperoni rossi tagliati a listarelle e del prezzemolo. Li ho fatti cuocere per mezzora a fuoco basso coperti con un coperchio. A fine cottura ho aggiustato di sale e pepe. Ho poi fatto raffreddare lievemente i peperoni e li ho passati al passapomodoro in modo da poter trattenere le bucce e ricavare una vellutata crema di peperoni.
Nel frattempo ho preparato un normale risotto con del brodo vegetale, ma aggiungendo periodicamente insieme al brodo (o a parte) la crema di peperoni.
Verso fine cottura ho aggiunto circa 1 etto di salame Milano ed ho finito di cuocere il risotto.
Ho aggiunto poi, quando il risotto era ormai intiepidito, della provola a cubetti che ha fornito al piatto un giusto equilibrio tra il sapore dei peperoni e quello del salame. Ho poi aggiunto un mio tocco personale, mettendo a guarnizione del piatto una bella fogliona di basilico che al mercato un contadino mi aveva dato in grande quantità (finalmente!). Quindi anche un bel contrasto cromatico tra il rosso-arancione dei peperoni e il verde scuro del basilico
Ne è venuto fuori un piatto davvero buono, come speravo (e pensavo….:) che venisse.
Provatelo: è molto molto buono!

11 giugno 2008

Il primo compleanno del mio blog

E’ strano annunciare ad altri il proprio compleanno (o meglio quello del mio blog). Dovrebbero essere gli altri a fare gli auguri. Ma voi giustamente come fate a sapere che ieri il mio blog aveva compiuto un anno di vita? Non lo potevate di certo sapere…
E allora ve lo dico io: il 10 giugno 2007 postavo il mio primo post.
E’ passato un lungo anno in cui ho condiviso con voi le mie passioni e i miei hobbies e questo blog ha rappresentato un bel passatempo per parlarvi della mia passione per il mare, i viaggi, il buon cibo e l’enogastronomia.
Sono anche arrivati dei graditi riconoscimenti e questo non può farmi che molto piacere!
Volevo quindi ringraziare tutti, sia quelli che commentano i miei post sia i semplici lettori per la pazienza nel sopportare le mie “fissazioni”, sperando in qualche modo di arricchire la vostra cultura enogastronomica, come è successo a me consultando tanti interessanti blog di molti di voi!
Ps: La scelta della foto non è proprio appropriata per il compleanno, ma:

· il faro è uno dei simboli del mio blog (chi mi segue lo sa)
· è uno, e quindi potrebbe essere una sorta di prima candelina (l’anno prossimo potrebbero esserci due fari, ecc.)
· non mi andava di cercare foto più appropriate :)

6 giugno 2008

Zafferaniamoci

Prima o poi dovevo parlare dello zafferano. Nel mio giovane blog finora non è infatti mai capitato. Lo zafferano è un’altra spezia che utilizzo spesso nei piatti che cucino perché quel bel colore giallo (ma anche rosso quando è posto ad ornamento dei piatti), il suo profumo e il suo sapore sono veramente inimitabili.
E’ un prodotto costoso perché il costo di manodopera (raccolta, selezione, ecc.) è molto alto; però visto che pochi fili (stimmi) rendono molto fornendo un ottimo gusto, colore e profumo è uno di quei prodotti come l’aceto balsamico tradizionale o la colatura di alici che quando li compri, poi durano parecchio tempo.
In Italia zone dove se ne produce di ottima qualità (la quantità però è limitata) sono l’Abruzzo (Piana di Navelli), la Toscana (S.Gimignano), la Sardegna (al Sud) ma anche la zona di Città della Pieve in Umbria.
Diffidiamo degli zafferani di infima qualità e in polvere, spesso provenienti da altre nazioni, in cui alcuni produttori prestano poca attenzione appunto alla qualità del prodotto finito.
All’estero, al contrario, so che un altro zafferano di ottima qualità è prodotto nella regione della Mancha, in Spagna.
E’ quasi inutile sottolineare che l’utilizzo dello zafferano (che tanto tempo fa in Toscana si usava non per scopo alimentare, ma per tingere i tessuti) avviene classicamente per piatti come il risotto alla milanese o la paella. Ma può essere utilizzato anche in salse (ho provato ad esempio in Svezia un’ottima insalata di patate con salsa allo zafferano), ma anche in diversi tipi di secondi piatti, anche etnici (in particolare con la carne). Ottimo, secondo me, anche l’abbinamento con la ricotta e allora, prima di lasciarvi, vi propongo questa ricetta molto semplice ma buonissima:

Pasta, ricotta e zafferano:

Ingredienti:

rigatoni o penne
ricotta di pecora
pistilli di zafferano q.b.
formaggio parmigiano grattugiato
sale, pepe

Portare a ebollizione l'acqua per la pasta; quando bolle prelevarne un pò, farla intiepidire e metterci dentro lo zafferano; far amalgamare per alcuni minuti; successivamente incorporare l’acqua allo zafferano nella ricotta in modo da creare una cremina. Aggiungere il formaggio grattugiato.
Cuocere la pasta, scolarla e versarla nella cremina. Mantecare bene. Spolverare con poco pepe et...voila.
La foto è tratta dal sito http://www.doazafrandelamancha.com/

1 giugno 2008

Se le cantine sono aperte,….”Musica è”


All’annuncio letto su vari giornali e su internet dell’apertura nella giornata di domenica scorsa di alcune cantine, non ho perso l’occasione (come ogni anno) di andarne a visitare qualcuna e di fare qualche degustazione di buon vino e di prodotti tipici.
Quest’anno sono andato a visitare la bellissima azienda Donnardea, vicino appunto ad Ardea nei pressi di Roma.
I vini erano molto buoni: i bianchi, i rossi e soprattutto il rosato erano davvero molto interessanti. Di particolare bontà erano poi i formaggi pecorini di produzione aziendale in abbinamento: inutile dire che ne ho comprato una bella scorta!
Abbiamo poi seguito l’interessante visita guidata in azienda condotta dalla proprietaria che ci ha trasmesso tutto il suo entusiasmo nel descriverci sia il duro lavoro che comporta produrre il vino (dalla raccolta alla trasformazione, fino alla commercializzazione) sia il loro impegno a valorizzare e rivalutare vitigni autoctoni del Lazio a volte dimenticati e poco utilizzati.
L’azienda ha anche un ampio spazio dove mangiare la domenica e fare dei picnic con in buona compagnia di amici.
Un posto niente male per passare una domenica diversa…
E siccome bere del buon vino è musica, approfitto dell’occasione per rispondere al meme di Anna.
Ho selezionato 5 canzoni italiane e altrettante strofe di queste canzoni che mi piacciono o che comunque mi hanno colpito. In ordine sparso:

“Ti sposerò perché” di Eros Ramazzotti (da “Musica è”, di qui il titolo del mio post, :)
“Sono straconvinto che sarà una cosa giusta, sei un pò testarda sì, ma quel che conta onesta…”

“La Leva Calcistica della Classe '68” di Francesco De Gregori
“Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, questo altr’anno giocherà con la maglia numero sette…”

“Una vita da mediano” di Luciano. Ligabue
“Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali…”

“Un senso” Vasco Rossi
“Sai che cosa penso, che se non ha un senso domani arriverà...domani arriverà lo stesso…”

“Generale” di Francesco De Gregori
“Generale la guerra è finita. Il nemico è scappato, è vinto, è battuto. Dietro la collina non c'è più nessuno, solo aghi di pino e silenzio e funghi. Buoni da mangiare, buoni da seccare, da farci il sugo quando viene Natale. Quando i bambini, piangono e a dormire non ci vogliono andare…”

Giro il meme a chiunque voglia aderire al mio invito!

Ps: nel weekend in corso per chi si trova dalle parti di Carloforte (di cui parlerò presto in qualche post) in Sardegna c’è un interessante manifestazione sul tonno che prevede anche gare gastronomiche tra chef dei paesi mediterranei: Girotonno, per tutte le info guardate qui

27 maggio 2008

Hvar, Croazia

Tra poco ci saranno gli europei di calcio. Due anni fa c’erano i mondiali di calcio. E in quel periodo(nel pieno dei mondiali) ero in una bella isola della Croazia dal nome Hvar.
Isola molto “lunga” più che larga, la ricordo davvero con piacere per il bell’ambiente giovane, internazionale (tedeschi, inglesi, francesi, italiani), la “movida” notturna, il bellissimo mare e l’ottimo clima.
In tema di clima, anche quello dei mondiali era piacevole con gruppi di tifosi riuniti anche sotto un sole cocente a vedere le partite pomeridiane della loro squadra del cuore.

Faceva infatti un caldo fortissimo (ma secco) e al contrario (unica pecca) l’acqua del mare era gelata!
Quanto al cibo, abbiamo mangiato soprattutto pesce: freschissimo, alla griglia era una bontà! E poi frutti di mare di cui alcuni noti e altri francamente no (ad esempio delle conchiglie alte e non molto larghe) ma comunque tutti molto buoni.
Questo collegamento mentale europei-mondiali-Hvar è stato quindi forse utile per farvi conoscere (anche se solo con alcuni flash) un’isola di cui magari non tutti hanno sentito parlare, ma che vale la pena di visitare (anche perché economica).